Sommario
L’ipnosi è una procedura che induce in una persona uno stato di alterazione della coscienza. Per mandare in trance un soggetto, l’operatore può evocare sensazioni, emozioni e associazioni mentali.
Quindi, l’ipnotizzato è in una condizione di profondo rilassamento e raggiunge parti della mente inaccessibili. Tuttavia, non è totalmente estraniato dall’ambiente e partecipa alle suggestioni dell’operatore.
Concentrazione, attenzione e capacità cognitive sono ampliate dalla metodica che consente di modificare in meglio comportamenti e disagi. Entrando in contatto con l’inconscio, l’ipnotizzato scopre risorse sconosciute e le adopera per il suo benessere.
Praticata nell’antichità, a scopi magici o rituali, l’ipnosi si è affermata come psicoterapia negli ultimi 20 anni.
Le tecniche disponibili sono molte, come l’ipnosi regressiva con cui il soggetto ricorda esperienze passate, anche di vite precedenti. Più diffusa è l’ipnosi ericksoniana, non direttiva, che richiede un’attività immaginativa e creativa del paziente.
Invece con l’autoipnosi, una persona raggiunge da sola la modifica della coscienza e può agire in autonomia per ottenere benefici.
Adoperata soprattutto per gestire il dolore, l’ipnosi può migliorare memoria, comportamenti, carattere e abitudini scorrette. L’ipnoterapia è utilizzata in psichiatria, psicologia e, di recente, in chirurgia, per ridurre gli anestetici.
Le controindicazioni alla metodica sono poche ma va evitata per alcuni malati psichiatrici, bambini, epilettici e cardiopatici.
Contrariamente a quanto creduto da molti, la disciplina non permette di plagiare una persona per farla agire contro la sua volontà. I detrattori sostengono che l’ipnosi è una finzione e che quella regressiva fissa nella memoria ricordi falsi, immaginari.
Ipnosi: che cos’è
L’ipnosi è l’induzione in un individuo dello stato di trance o dell’alterazione dello stato di coscienza. Il passaggio dalla condizione di normalità allo stato modificato, o ipnotico, si attua in vari modi.
Per l’induzione, l’ipnotista evoca emozioni, visualizzazioni, sensazioni e associazioni mentali, con simboli come i 5 elementi.
L’operazione può essere svolta tramite parole oppure oggetti, interessando vari sensi.
Prima viene coinvolto il sistema uditivo, poi quello ottico e alla fine la muscolatura.
L’ipnotizzato viene posto in una condizione di rilassamento avanzato in cui è relativamente estraniato dall’ambiente. Infatti, il soggetto non è completamente incosciente, ma tende a non essere consapevole dell’esperienza a cui è sottoposto.
Attraverso l’induzione, l’ipnotizzato vive nuovi modi espressivi, di comunicazione e di rapporto con il corpo. Quindi, in sostanza, il fenomeno è psicosomatico, perché coinvolge contemporaneamente corpo e psiche.
Lo stato ipnotico è provocato da suggestioni date da:
- particolari suoni
- immagini
- movenze
- altre procedure codificate.
Il soggetto da ipnotizzare percepisce profondamente la suggestione e risulta coinvolto sia nella sfera fisica sia in quella psicologica. In questo modo, l’ipnotista può influire sui parametri psicofisici e comportamentali del paziente.
Differenza sostanziale tra ipnosi e sonno
Poiché l’ipnosi è paragonabile al sonno, l’ipnotizzato si trova in una condizione di relativa coscienza e volontà. Tuttavia, nell’ipnosi l’interessato riesce a:
- comunicare
- comprendere
- agire per il suo bene.
Ma, rispetto al sonno, nella trance, la concentrazione è aumentata per cui l’individuo è più suggestionabile. Del resto, la parola ipnosi deriva dal greco hypnos, o sonno, per le similitudini tra queste situazioni.
Tuttavia, lo stato di estremo rilassamento dell’ipnotizzato incrementa le sue capacità cognitive che intervengono per migliorarlo. Quindi, lo stato ipnotico è utilizzato soprattutto nell’ipnoterapia, associato all’intervento psicoterapeutico.
Questa tecnica mente-corpo si fonda sulla teoria che i fattori mentali ed emotivi possono influenzare il benessere fisico. Secondo l’American Psychological Association, il particolare stato di coscienza è distinto dalla veglia.
La condizione è caratterizzata da:
- attenzione focalizzata
- minor consapevolezza
- maggior abilità di rispondere alle suggestioni.
Quindi assorbimento, dissociazione e ipnotizzabilità sono le 3 dimensioni connesse allo stato ipnotico. Per assorbimento si intende la capacità di prestare attenzione in modo totalizzante, coinvolgendo altre funzioni psicologiche.
Infatti, in gioco entrano soprattutto:
- immaginazione
- percezione
- pensiero.
La dissociazione corrisponde alla perdita dei consueti legami tra le varie funzioni che sottendono il comportamento. Invece, l’ipnotizzabilità è ritenuta la facilità di rispondere alle suggestioni ipnotiche, che sono istruzioni comportamentali.
In uno stato di ipnosi, le risposte sono eseguite in maniera involontaria. A sostegno dei vantaggi dell’ipnosi esistono alcune prove scientifiche, ma non mancano i detrattori della metodica.
Storia dell’ipnosi
Origini della disciplina
Le origini della disciplina potrebbero risalire ai tempi antichi, secondo quanto riscontrato in alcuni reperti. Una primitiva seduta ipnotica sarebbe incisa in una stele egiziana di circa 3.000 anni fa.
In alcuni papiri, risalenti a epoche a.C., sono descritti rituali magici per portare la persona ad uno stato alterato, terapeutico. Ad esempio, in quello di Leida, il risultato viene ottenuto facendo oscillare una lampada davanti agli occhi del paziente.
Numerose popolazioni del passato, come Persiani, Aztechi e Maya, erano dedite a queste pratiche. Invece in India, già 2.000 anni fa, la tecnica, ma soprattutto l’autoipnosi, era esclusiva dei fachiri.
Gli Ebrei avevano simili metodi per la divinazione e i nativi americani per alleviare il dolore e iniziare i giovani. L’esistenza di forme primitive di ipnosi è stata ipotizzata da Gualtiero Guantieri, intorno agli anni ’50.
La teoria dello psicoterapeuta veronese distingue nella disciplina una fase empirica e una scientifica, dedicata a definizione e ricerca. Lo stadio primordiale prescientifico sarebbe nato nella preistoria, con manifestazioni a scopo divinatorio o curativo.
Molti riti e cerimonie sacre, come quelli del Buddhismo o dei Romani, avevano inseriti atti praticamente ipnotici.
Evoluzione
Invece, gli esordi della fase scientifica si devono alle prime scoperte del medico viennese Franz Anton Mesmer, nel 1700. Il ”mesmerismo” terapeutico includeva pratiche per l’induzione di stati di coscienza alterati, detti sonnambulismo artificiale.
Invece, l’inglese James Braid, nel 1843, ha revisionato e reinterpretato le convinzioni di Mesmer. Il medico ha dato una spiegazione fisiologica all’ipnosi, attribuita dal mesmerismo a un fluido magnetico universale. Inoltre, Braid ha coniato i termini ipnosi e neuro-ipnotismo e praticato l’autoipnotismo, per combattere i dolori reumatici.
A James Braid, si deve anche la diversificazione tra stato di trance e quello di suggestione, più tipico dell’ipnosi.
La fissazione della mente e la concentrazione su una sola immagine sono state definite da Braid come monoideismo. Quindi, il medico è l’artefice del presupposto che un ipnotizzato non può essere forzato ad agire contro la sua volontà.
In seguito, l’ipnosi perse d’interesse e venne adoperata negli ambienti popolari, come nel teatro di strada. Successivamente la scuola di Nancy, nell’800, ha descritto l’ipnosi come normale fatto psicologico, legato alla suggestione.
In contrasto, i seguaci del parigino Jean-Martin Charcot sostenevano che l’ipnosi fosse una nevrosi isterica artificiale e patologica. La pratica incominciò ad essere impiegata in chirurgia tra il 1829 e il 1880, prima in Inghilterra e poi in Francia.
Sigmund Freud
Invece, per Sigmund Freud, i processi dissociativi derivano dal meccanismo di difesa psicologica che converte il disagio emotivo in sintomi fisici. Infatti, è diffuso uguagliare i meccanismi che sottendono l’ipnosi a quelli presenti nell’isteria o nel disturbo da conversione.
Dopo un periodo di oblio, la disciplina fu ripresa durante la prima guerra mondiale, per lenire le nevrosi da traumi bellici. Ma solo dopo la seconda guerra mondiale, la comunità scientifica si è interessata più marcatamente all’ipnosi.
Nel corso dei decenni del XX secolo, si sono costituite nel mondo numerose società riservate alla disciplina. In Italia, la prima associazione in proposito è datata 1960 e altre si sono succedute fino alla SII-Società Italiana di Ipnosi nel 1985.
Evoluzione della metodica: imaging cerebrale
La metodica è cambiata nel corso degli anni ed in maggior misura dopo i lavori di Milton Erickson, nella seconda metà del ‘900. Infatti, l’approccio naturalistico dello psicoterapeuta americano ha reso il suo tipo di ipnosi rivoluzionario, superando le tecniche induttive.
In essa, vengono considerati anche il carisma e la direttività del terapeuta e la modificazione dello stato di coscienza.
Nel 1990, l’americano Irving Kirsch ha affermato che “agli ipnotizzati era chiesto di sperimentare”:
- paralisi
- amnesia
- anestesia
- movimenti involontari
- allucinazioni.
In effetti, l’ipnotizzabilità è misurata da alcuni come il numero di sintomi di conversione e dissociazione, mostrati dall’interessato. Comunque, l’uso in medicina e in psicologia della tecnica si è diffuso soprattutto negli ultimi 20 anni.
Invece, autori, come lo svizzero Patrik Vuilleumier nel 2005, si sono concentrati su fattori psicologici, come quelli affettivi o motivazionali.
Questi stati potrebbero indurre la distorsione degli input sensoriali e motori, con conseguente esclusione dalla consapevolezza cosciente.
Così i disturbi di conversione rappresentano deficit funzionali non spiegabili da una compromissione neurologica. Grazie a nuove tecnologie, come quella di imaging cerebrale, l’ipnosi ha avuto ulteriore sviluppo.
Infatti, oggi, è possibile osservare e studiare i cambiamenti delle attività a livello cerebrale, durante la condizione ipnotica.
Ipnosi: come funziona
In senso pratico, la seduta di ipnosi per essere valida si svolge in un luogo tranquillo, senza stimoli sonori e visivi.
Quindi, nella stanza, le luci devono essere soffuse, la temperatura inferiore ai 21° C e le pareti con colori opportuni. Infatti, verde, blu, violetto e rosa tenue favorirebbero il processo di induzione così come un orario dalle 11 alle 17. L’ipnosi fa rilassare e calmare il soggetto, mentre sperimenta cambiamenti a livello di:
- percezioni
- sensazioni
- pensieri
- comportamenti.
Il principale meccanismo della procedura è che separa l’esecuzione dei movimenti dal controllo volontario sulle azioni. Con la suggestione, è possibile modificare le relazioni funzionali tra volontà e azione, sia nel sano sia nel malato. All’inizio della seduta, l’interessato è sottoposto all’induzione tramite soprattutto suggestioni di relax e benessere.
Rapporto tra ipnotista e ipnotizzato
Attraverso il processo, l’ipnotista può rieducare il paziente per migliorarne l’adattamento alla vita e l’integrazione della personalità.
Comunque, per poter provocare l’ipnosi, l’operatore deve conoscere bene le tecniche e scegliere la più adatta. Infatti, ogni individuo reagisce in maniera diversa, in quanto funzioni e percorsi mentali variano dall’uno all’altro. Quindi, per indurre lo stato ipnotico bisogna personalizzare la procedura e fornire chiarimenti appropriati.
Il soggetto deve essere rassicurato, spiegando in dettaglio la prassi e fugando pregiudizi e falsi concetti. Chi sta per essere ipnotizzato non deve credere che potrà svenire o compiere azioni contro la propria volontà.
Ottenuta la fiducia del paziente, che va convinto sulla sua capacità di entrare in trance, lo specialista può procedere. A seconda dei bisogni e dell’indole all’ipnosi del soggetto, l’operatore utilizza la tecnica che sfrutta meglio la situazione.
Tra le tante pratiche, oltre la suggestione, le principali sono:
- visualizzazione
- regressione
- progressione
- ristrutturazione
- ipnosi metaforica.
In ogni caso, occorrono persuasioni di tranquillità e distensione, a cui conseguono anche fattori neuropsicofisiologici.
Per mezzo dell’ipnosi, l’interessato raggiunge così l’equilibrio tra mente e corpo, in un profondo stato di benessere. Il gradevole modo consente alla persona di far emergere e rielaborare le sue doti inconsce a favore della psiche.
In definitiva, l’ipnotizzato si abbandona alla mente che può affrontare i problemi secondo il suo ritmo, senza stress.
Stato di trance
Nella trance ipnotica, il paziente si concentra maggiormente su di sé, ovvero sulla propria parte inconscia. In questa condizione, l’ipnotizzato mette più a fuoco le sue difficoltà e le alterazioni alla base.
Inoltre, il soggetto ha così più probabilità di:
- comprendere
- imparare
- riuscire a cambiare la sua situazione.
Tuttavia, non è indispensabile arrivare a un’introspezione profonda per avere risultati, ma possono essere sufficienti livelli inferiori. Certamente, più il paziente, in base alle sue capacità, riesce a scendere nell’intimo e più evita le interferenze consce.
Qualunque sia il tipo di trance, da ipnoide e leggero a medio e profondo, l’ipnotista lo identifica dalle variazioni neurofisiologiche. L’ipnotizzato manifesta un respiro meno superficiale, che segue le indicazioni dell’operatore. Lo sguardo dell’interessato non si ferma sugli oggetti intorno, il suo colorito cambia e le funzioni motorie rallentano.
Le percezioni cinestetiche e la facoltà di osservazione si modificano nell’individuo, tutto concentrato su di sé. Quando l’individuo è in trance può ricevere suggestioni intraipnotiche, allo scopo di farlo sentire bene e sostenerlo.
Invece, suggestioni postipnotiche possono essere somministrate per lavorare sulla psiche per un lungo periodo. Queste non vengono ricordate dal paziente da sveglio, ma l’aiutano nella elaborazione inconscia più idonea per lui.
Ipnosi e risveglio
A volte, in persone poco inclini a risvegliarsi, vengono impiegate anche suggestioni dette persuasive. Per stimolare l’ipnotizzato, si ricorre al conto alla rovescia oppure alla riattivazione delle sue percezioni sensoriali della realtà.
Però, nella maggior parte dei casi, il risveglio risulta semplice e spontaneo, senza necessità d’intervento. Per spiegare la metodica, le ricerche neurofisiologiche si sono occupate principalmente degli effetti dell’ipnosi sul dolore.
La procedura sembra modulare le sensazioni dolorose, anche a livello del midollo spinale. In tale parte è attivato un sistema di inibizione discendente del dolore a cui segue una riduzione della sua percezione.
Ma l’ipnosi agisce anche in altre aree, a livello sottocorticale e corticale, come evidenziato da alcuni studi.
Infatti, i soggetti con migliore risposta alle suggestioni ipnotiche, cioè con alta ipnotizzabilità, focalizzano di più l’attenzione. Il fenomeno, a cui partecipa la corteccia cingolata anteriore, è dovuto alla capacità di spostare l’attenzione dallo stimolo doloroso.
Alterazione della percezione
Comunque, è improbabile che le alterazioni delle funzioni mentali date dall’ipnosi siano mediate da una singola regione del cervello. Nel meccanismo, sarebbero coinvolti cambiamenti distribuiti nelle reti cerebrali che supportano la volontà e la consapevolezza di sé.
Quindi, il processo terapeutico dipende non tanto dall’ipnotista quanto dal paziente, che può riorganizzare le sue risorse interne. L’ipnotizzato si trova in uno stato speciale, psicologico e neuropsicologico, in cui pensa e agisce meglio di quando è cosciente.
La sua attenzione risulta aumentata, mentre le distrazioni non lo coinvolgono in modo significativo. Perciò l’interessato non è molto malleabile, ma è perfettamente in grado di utilizzare la ragione e la sua volontà.
Dunque il terapeuta non può controllare l’esperienza ipnotica né imporre ingiunzioni e suggerimenti al soggetto. Tuttavia, se non si instaurano fiducia e collaborazione tra paziente e operatore, l’ipnosi può non conseguire gli obiettivi previsti.
Studi hanno rilevato che l’80% delle persone è moderatamente recettivo, il 10% lo è molto e il resto scarsamente.
In merito al cervello, l’ipnosi riduce in modo temporaneo lo stato cosciente dell’emisfero sinistro, dominante e razionale. In contemporanea, la pratica attiva l’emisfero destro, inconscio, irrazionale e deputato al piacere e alle emozioni.
Un collegamento tra mente e corpo avviene tramite l’ipotalamo che traduce gli impulsi nervosi mentali in messaggi ormonali. Il processo, in cui è coinvolta la ghiandola ipofisi, va a modificare le reazioni dell’organismo, con risultati positivi.
Ipnosi: a cosa serve e cosa cura
Dal momento che l’ipnotizzato può avvertire stimoli inesistenti e viceversa, l’ipnosi trova molte applicazioni. Il paziente diventa capace di rendere insensibile ogni parte del corpo e di modificare qualunque sensazione.
Oltre al dominio sugli organi di senso, nell’ipnosi si attua anche quello sui sistemi immunitario, neurovegetativo e neuroendocrino.
Facilmente nel soggetto si riscontrano riduzione o aumento dei parametri fisiologici, come il battito cardiaco.
Inoltre, le modifiche possono riguardare:
- temperatura corporea
- ritmo del respiro
- funzioni motorie
- tensione arteriosa.
In risposta a semplici suggestioni, l’individuo può procurarsi vasocostrizione o vasodilatazione e regolare la secrezione gastrica.
Inoltre, chi è ipnotizzato riesce a provare meno fatica o ansia, migliorare la memoria e ridurre collera e paura. Rispetto alle emozioni il soggetto può accrescere o limitare un’esperienza e passare dall’una all’altra.
Per questi motivi, la metodica rappresenta una delle prime forme di intervento psicologico in ambito medico.
Uso dell’ipnosi in medicina
L’ipnoterapia, esclusiva dei professionisti, ha un ampio spettro di utilizzi e recentemente è adoperata sempre più spesso in campo chirurgico. Negli interventi, la tecnica è raccomandata in associazione o in sostituzione a procedure anestetiche (Ipnosi procedurale).
Infatti, è molto indicato l’uso dell’ipnosi durante pratiche invasive, quali punture lombari o cure odontoiatriche. In questi piccoli interventi, l’induzione ipnotica ha determinato, soprattutto in età pediatrica, una riduzione del dosaggio di anestetici. Inoltre, il sistema ipnotico è applicato anche nella preparazione dei pazienti a un intervento chirurgico, per rilassarli.
In ambito non terapeutico, il metodo potrebbe aiutare per:
- smettere di fumare
- perdere peso
- migliorare il sonno.
Inoltre, la procedura viene impiegata per intervenire sulle dipendenze da alcool e da droghe.
Attacchi di panico, timidezza, malinconia e altre emozioni negative o in eccesso possono essere controllate attraverso la tecnica.
Spesso l’ipnosi è indicata per attutire gli acufeni (rumori nelle orecchie) e quindi calmare il paziente. Infine, la tecnica può essere usata in campo giuridico, per il meccanismo di accesso a parti della mente non cosciente.
Ipnosi nello sport
In altri campi, l’ipnosi è praticata nell’ambito della ricerca e delle discipline sportive. Infatti, viene distinta un’ipnosi per lo sport che ha il compito di preparare gli atleti a migliori risultati nelle competizioni.
Allo scopo, lo sportivo tramite la tecnica può controllare tono muscolare ed emotività, raggiungendo un pieno relax. Inoltre, con l’ipnosi l’atleta tiene a bada l’ansia prima della gara e, dopo di essa, recupera le forze fisiche e mentali.
Ansia da palcoscenico
Infine, vanno ricordate anche l’ipnosi da spettacolo, o da palcoscenico, quella militare e per programmi spaziali.
Per incentivare la concentrazione, l’apprendimento e la motivazione allo studio in un soggetto, alcuni operatori fanno uso dell’ipnosipedia.
Anche per mezzo di suggerimenti dopo l’ipnosi, l’interessato può potenziare facoltà cognitive e personalità.
Infine, la metodica viene utilizzata per lo studio dei fenomeni paranormali, ma anche per attività extrascientifiche, spesso illecite.
I benefici dell’ipnoterapia
Dolore e disturbi fisici
In prevalenza, l’ipnoterapia viene prescritta per gestire il dolore e per contribuire a curare disturbi fisici. Infatti, lo stato ipnotico può favorire il rilassamento e quindi diminuire ansia e tensione, ad esempio in pazienti gravi e molto sofferenti.
La disciplina può intervenire in odontoiatria, per il controllo del dolore e della fobia da “poltrona del dentista”. Mentre, in dermatologia, l’ipnoterapia è ritenuta efficace in particolare nelle manifestazioni delle malattie psicosomatiche.
Di recente, l’ipnosi è stata introdotta in ostetricia come complemento al parto, nelle fasi di preparazione e di conduzione. Inoltre, in ginecologia, la pratica viene anche consigliata contro i disturbi d’origine psicosomatica.
In chirurgia, l’ipnosi fa parte dei mezzi per la preparazione del paziente e per sedare il dolore, anche post-operatorio. La pratica potrebbe favorire il potenziamento delle difese immunitarie, soprattutto in persone debilitate.
Stimolando il sistema immunitario, l’ipnosi potrebbe collaborare ad alleviare allergie respiratorie e patologie cutanee.
Ma la procedura viene adoperata specialmente per trattare alcune sindromi dolorose.
In caso di ipertensione, asma e artrite a volte l’ipnosi può coadiuvare l’effetto dei farmaci specifici. Anche per cefalea, malattie coronariche e incontinenza, si può ricorrere alla pratica che agisce su disturbi e funzioni.
Oncologia
Nei malati di tumore, la disciplina ha un ruolo importante nella gestione dei sintomi e della terapia. In effetti, in oncologia l’ipnosi è un valido sostegno per corpo e mente, in quanto produce distacco nel paziente.
Non solo la pratica fa provare meno dolore, ma anche evita gli effetti collaterali delle terapie tumorali.
Inoltre, grazie all’ipnosi, il soggetto vince la nausea e il vomito e non si sente troppo stanco ed afflitto da sentimenti negativi.
In pratica, l’ipnotizzato può riuscire a fronteggiare il dolore cambiando il modo di focalizzare l’attenzione nei suoi confronti.
Traumi e stress
Oltre che in analgesia, diverse condizioni psicopatologiche possono essere avvantaggiate dall’ipnoterapia. Ad esempio, il disturbo post traumatico da stress è tra quelli che possono maggiormente beneficiare di un trattamento ipnotico.
Nell’amnesia dissociativa, causata da traumi o stress, l’ipnosi fa abbassare il livello di ansia associata al periodo dimenticato. In questo modo, il medico penetra o supera le difese create dal soggetto amnesico per allontanare il ricordo di esperienze dolorose.
Tuttavia, i ricordi richiamati possono non essere accurati e pertanto richiedono una conferma esterna. Perciò, prima di ipnotizzare il paziente, il terapeuta deve informarlo e avere il suo consenso per poter procedere.
Anche i soggetti con disturbo ossessivo compulsivo d’ansia o dismorfofobico traggono beneficio dall’ipnosi. I malesseri da sintomi somatici di solito non rispondono ai comuni farmaci, bensì alla terapia ipnotica.
Quindi, la tecnica è utile nelle malattie da conversione, che sembrano fisiche ma invece sono dovute a stress e conflitti psicologici.
Depressione e bipolarismo
L’ipnosi è consigliabile anche in soggetti affetti da depressione, in particolare quella unipolare. Gli specialisti, tra cui psichiatri e psicoterapeuti, possono prescrivere l’ipnoterapia per curare alterazioni psicologiche.
Infatti, la prassi può essere determinante per combattere:
- vari tipi di nevrosi
- disturbi alimentari e quelli sessuali psicogeni.
Particolarmente rilevante il fatto che alcuni soggetti riescono a imparare la tecnica per autoipnotizzarsi, quando necessario.
Le diverse tecniche di ipnosi
Negli anni, le procedure di ipnosi si sono diversificate, in seguito a studi, nuove conoscenze e progressi.
Il terapista può scegliere tra numerose tecniche, secondo la sua convinzione e soprattutto i problemi del paziente. Di per sé, la classica psicoterapia ipnotica, attraverso le suggestioni, consente di rieducare un soggetto per farlo adattare alla realtà.
Tecnica tradizionale
L’ipnosi tradizionale, detta anche direttiva, si basa su testi codificati, frutto di numerose e proficue applicazioni negli anni. Infatti, il caratteristico stato di trance viene procurato nell’individuo in particolare tramite la lettura di un testo. Quindi, l’induzione dello stato ipnotico avviene grazie ad alcune parole selezionate e il timbro enfatico della voce.
Pertanto, l’operatore favorisce nel paziente il relax e l’estraniazione dalla realtà solo se ha conseguito la sua fiducia.
Durante lo stato di trance indotto, l’ipnotizzato entra in contatto con il proprio inconscio, per ottenere benefici fisici o psicologici.
La forte distensione e il distacco permettono all’interessato di concentrarsi sul suo mondo interiore. Al termine della seduta, è ancora il terapista che opera per riportare il paziente alla realtà e risvegliarlo.
Ipnosi dinamica
Invece nell’ipnosi dinamica, sono i gesti e i simboli a provocare nella persona una percezione alterata. A tale scopo, il terapeuta esegue rumori, sfioramenti, manovre di distanziamento e di ravvicinamento sul soggetto.
Quindi, l’ipnosi dinamica esercita una comunicazione non verbale, ma costruita su 3 simboli:
- asta
- cerchio
- triangolo.
Nella comunicazione prossemica, il corpo viene ruotato nello spazio ma entrambi i protagonisti mantengono le loro posizioni. Gestualità, movimenti e posture adeguate compongono la comunicazione definita cinesica.
Quando lo specialista tocca il corpo del paziente, la comunicazione viene chiamata digitale. Vocalizzi senza alcun senso ma singolari e prefissati costituiscono la comunicazione paralinguistica.
Dopo l’avvenuta induzione, nel soggetto c’è la fase ipnotica, in cui può scaricare le sue tensioni. Il paziente risponde così al terapeuta che ha il compito di risolvere le sue difficoltà con nuovi e diversi riferimenti.
Ricalco-guida
In analogia, l’ipnosi denominata ricalco-guida è contraddistinta dalla “copiatura” degli atteggiamenti del paziente. Nella versione totale, l’ipnotista riprende completamente tutti i movimenti e le posture dell’individuo.
Il tipo incrociato prevede stimolazioni effettuate dall’operatore, come i toccamenti, per riscuotere l’attenzione dell’interessato. In seguito a molte ripetizioni del ricalco-guida, l’ipnotizzato assimila le reazioni del terapeuta alle sue e le riproduce in automatico.
Metodo regressivo
Un altro tipo della disciplina, l’ipnosi regressiva, si rivolge al paziente per fargli scoprire le cause dei suoi conflitti personali. La tecnica vuole far rivivere al soggetto i traumi che hanno provocato i suoi sintomi, riducendo la loro influenza.
Nel corso di una decina di sedute, di 15 minuti l’una, l’ipnotizzato può addentrarsi nei sogni, mentre è in trance. Quindi, ripercorrendo a ritroso il passato, il soggetto può trovare situazioni, anche di vite precedenti, in cui ricercare le basi dei conflitti.
Anche se la tecnica regressiva ha il fine di dare soluzioni ai problemi conflittuali, nel 20% dei casi si dimostra inefficace.
Tuttavia, l’evoluzione prevista dell’ipnotizzato, con il recupero delle sue forze naturali, non avviene sempre.
Differenza tra ipnosi tradizionale e tecnica Ericksoniana
Comunque, la maggiore distinzione delle tecniche ipnotiche è tra ipnosi tradizionale e quella Ericksoniana. La cosiddetta “nuova ipnosi” si differenzia dall’altra in quanto comporta un’attività immaginativa e creativa del paziente. Al contrario, nella seduta tradizionale, il paziente sarebbe inerme, passivo e sottomesso alle imposizioni e influenze del terapeuta.
Secondo le direttive dell’operatore, l’ipnotizzato diventerebbe poco autonomo, con scarsa volontà. In lui, devono manifestarsi risposte motorie e psicologiche straordinarie, a sostegno della buona riuscita della tecnica.
Invece nell’ipnosi ericksoniana, non direttiva, il paziente viene accompagnato dal terapeuta alla scoperta di sé stesso.
Con il supporto dell’immaginazione, l’interessato può rinvenire nell’inconscio risorse sconosciute e utilizzarle per i cambiamenti voluti. In questa pratica, l’intervento dello specialista è minimo e rispettoso ed è rivolto soprattutto a cogliere piccoli cambiamenti nell’ipnotizzato.
I più comuni segni riscontrabili sono:
- sbadigli
- distrazione
- sospiri
- fatica a mettere a fuoco
- dondolarsi sulla sedia
- tamburellare con le dita.
In questo modo, è possibile verificare a quale stadio sia arrivato il paziente e la sua personale evoluzione.
Stato di trance nella tecnica ericksoniana
Nell’ipnosi ericksoniana, lo stato raggiunto non è paragonabile al sonno, ma è simile ai normali momenti di assoluta concentrazione.
Tutti, ogni giorno, hanno esperienze di sogni ad occhi aperti o di distacco dall’ambiente, mentre sono intenti in un’attività. Allo stesso modo, con il metodo di Erickson, senza definire il fenomeno come trance, il soggetto sconfina dalla realtà, rimanendo assorto.
Di stampo umanistico, la prassi vede l’ipnotizzato suggestionato dal terapeuta ma in uno stato di coscienza allargata. In definitiva, l’operatore si limita a stimolare le capacità inconsce del paziente e a indirizzarle verso modi nuovi di rivalutare i disagi. Inoltre, al risveglio, il soggetto ricorda l’attività svolta in ipnosi e il conseguente cambiamento, incrementando la conoscenza di sé.
Che ne pensa la scienza di questa tecnica
Dal punto di vista scientifico, l’ipnosi Ericksoniana si fonda sui seguenti costrutti.
- L’ipnosi è uno stato. Infatti, questa prospettiva si discosta dall’assunto che la tecnica sia dipendente esclusivamente da condizioni intrinseche al soggetto.
- Dipende dalle capacità dell’ipnotista (mentre prima si pensava dipendesse solo dall’individuo ipnotizzato). L’operatore, usando ogni elemento, ambientale, relazionale, comportamentale, quale la resistenza al trattamento, può personalizzare (tailoring) l’ipnosi rendendola più efficace.
- Suggestioni dirette ed indirette. Per Erickson, le suggestioni indirette aiutano il paziente ad accedere al potenziale ed alle esperienze precoci della vita, bypassando la resistenza conscia. Invece, le suggestioni dirette dell’ipnosi tradizionale sono caratterizzate da dichiarazioni specifiche, simili ad un comando. Le suggestioni indirette implicano dichiarazioni permissive, con un range di risposte. Perciò possono avere un grado di ambiguità, includere metafore, storie, paradossi, legami.
La tecnica ericksoniana ha permesso più di quella tradizionale di considerare e utilizzare precise difficoltà dei pazienti.
Ipnosi veloce
Esiste anche l’ipnosi rapida o veloce che si svolge nel giro di circa 4 minuti, quasi istantaneamente. La tecnica viene utilizzata soprattutto come dimostrazione o per intrattenimento, come accade anche in trasmissioni televisive. L’ipnosi veloce è anche uno strumento utile per evitare che il soggetto possa avere il tempo di distrarsi.
L’induzione rapida va fatta assicurandosi che il soggetto non perda improvvisamente l’equilibrio e crolli al suolo.
Quindi, chiesto il permesso al soggetto, l’operatore deve rassicurarlo e impedire che venga disturbato da stimoli nocivi, come l’intrusione di estranei.
Infatti, in questo frangente, l’individuo potrebbe credersi in pericolo e rivivere traumi passati, a proprio danno. In tempi così ristretti, l’operatore non deve usare parole, quali paura e dolore, che possono evocare uno stato sfavorevole. In questi casi, la reazione del soggetto sarebbe negativa e non ci sarebbe la possibilità di correggerla. Nell’ipnosi rapida, la comunicazione è sottile, tramite il tono della voce, lento e cadenzato, l’espressione e la postura del tecnico.
Come funziona
Il discorso, di solito di 8 parole, deve essere pronunciato senza accenti duri o discordanti, ma in maniera melodiosa. I principi messi in pratica sono gli stessi della metodica classica, ma usati in maniera veloce.
Il tecnico invita chi deve essere ipnotizzato ad affidarsi alla sua mano che pone sotto a quella del soggetto.
L’attenzione della persona viene catturata in un lampo, ad esempio per fissazione su un singolo punto, magari un pendolino. Oppure l’ipnotizzatore toglie bruscamente la mano, che era appoggiata a quella dell’altro, e gli chiede di addormentarsi.
Per condurre a un sonno profondo il soggetto, si può fargli oscillare la testa con le mani o contare alla rovescia. Colti i segnali di inizio dello stato di trance, l’operatore passa immediatamente a dare la suggestione.
Il tecnico può:
- impartire ordini all’ipnotizzato
- invadere il suo spazio
- toccarlo oppure infliggergli piccoli tocchi o strattoni.
Per un passaggio non traumatico allo stato di veglia, l’operatore, parlando con voce normale, spiega all’ipnotizzato che si sentirà bene.
Fino a circa 20 anni fa, erano in auge tecniche fondate sul magnetismo, da cui probabilmente è derivata l’ipnosi rapida. Tuttavia, alcune di queste procedure vengono ancora usate al giorno d’oggi, ma non a livello scientifico.
Ipnosi instantanea
Per ipnosi istantanea non verbale viene intesa la tecnica, nata all’inizio del ‘900, che si avvale di alcune manovre per l’induzione.
Il metodo del passato, detto di Dèleuze e incentrato sui fenomeni magnetici, richiedeva l’imposizione dell’ipnotizzatore.
Agiva soprattutto tenendo le sue mani contro quelle del soggetto e fissando lo sguardo su di esso. Spostando poi le mani varie volte su alcune zone del corpo dell’interessato, il tecnico gli infondeva torpore.
L’operatore poteva procedere con la sola chiusura delle palpebre del cliente, premendo con pollice e indice sui suoi occhi. Oppure il tecnico, collocato di fronte all’individuo, lo ipnotizzava stringendogli forte i polsi e fissandolo negli occhi. Per un’ipnosi rapida, si poteva anche usare uno stimolo sonoro prolungato e monotono, come quello del diapason.
A volte, l’interessato veniva sottoposto a uno shock, come l’apparizione di un fulmine, o a un forte condizionamento. A tale fine, il tecnico si serviva di un oggetto brillante, tenuto con le prime 3 dita della mano sinistra davanti al soggetto. L’oscillazione dello strumento causava nella prsona disturbi visivi, intontimento e fissazione dell’attenzione.
Oppure un frammento di vetro, splendente e sfaccettato, era fatto fissare dal soggetto a cui poi venivano chiusi gli occhi. L’ipnotizzato non riusciva a riaprire le palpebre e, privo di volontà, poteva eseguire qualsiasi comando. Sembra che il sonno profondo, ricercato da questo metodo, veniva ottenuto anche semplicemente toccando un soggetto predisposto.
Autoipnosi: che cos’è e come praticarla
L’autoipnosi è uno stato mentale naturale, contraddistinto da una elevata concentrazione, che si raggiunge da soli. Infatti, la fissazione su una immagine o un’idea può portare una persona ad una modifica di coscienza fino ad autoipnotizzarsi.
In generale, il processo è fattibile soprattutto in seguito ad un adeguato periodo di apprendimento. Per un certo tempo, l’ipnotista educa il soggetto all’ipnosi e gli indica suggestioni costruite sulle sue difficoltà.
L’interessato, una volta appresa la metodica, può progressivamente cambiare le suggestioni imparate. Quindi, con questo meccanismo, il praticante arriva a percepire in che modo e quando entra in ipnosi più facilmente.
Utilizzata fino dall’antichità, oggi l’autoipnosi è supportata da valide evidenze scientifiche. Tramite la prassi, un individuo riesce ad entrare in contatto con la sua parte più interiore e a trarne benefici.
Per avere buoni risultati, il metodo deve essere eseguito con costanza, dopo aver stabilito l’obiettivo da raggiungere.
Metodo di Betty Erickson per praticare da soli l’autoipnosi
Invece, la moglie di Erickson ha ideato un metodo molto semplice ed efficiente, alla portata di tutti.
Innanzitutto, il soggetto deve visualizzare ciò che desidera cambiare, ad esempio un vizio, come il fumo. Per facilitare l’operazione, è importante creare un’immagine di quello che si vorrebbe ottenere oppure essere.
Poi, nella prima fase, la concentrazione va condotta su 3 oggetti circostanti, quindi su 3 rumori e infine su 3 sensazioni.
Dopo aver pian piano diminuito il numero di concentrazioni, l’autoipnotizzato deve lasciar vagare la mente. In questo contesto, il soggetto può gradatamente recuperare l’immagine che aveva concepito all’inizio del procedimento.
Rilassamento fisico
Con la tecnica del training autogeno, sono necessari 2 esercizi, soprattutto per tenere sotto controllo ansia e stress.
Il primo esercizio interessa i muscoli che devono venir rilassati al massimo, iniziando dai piedi e salendo pian piano.
Alla fine, l’intera muscolatura deve rilasciare un senso di pesantezza, che invade tutto il corpo.
Il secondo esercizio è rivolto a produrre calore intenso in ogni parte dell’organismo, facilitando la vasodilatazione periferica.
In pratica, il metodo più agevole per l’autoipnosi comprende alcune strategie di base, molto facili.
Come praticare
Il soggetto deve stare in una stanza tranquilla, seduto e ad occhi chiusi, indossando indumenti comodi. Il tempo dedicato alla metodica deve essere breve all’inizio per poi aumentare progressivamente.
Per calcolare la durata e per svegliarsi al momento giusto, si può usare una sveglia, da far suonare a fine seduta. Nella prassi, è consigliata la respirazione con ritmo regolare e la visualizzazione di un percorso, come un’arrampicata fino alla vetta.
L’interessato può concentrarsi su una parte del corpo per volta oppure immaginarsi in una circostanza piacevole, ad esempio in mare.
Nell’intento di sgombrare la mente dai pensieri, può essere indicato fissare un punto preciso della stanza. Anche procedere con un conteggio crescente o decrescente può potenziare la propria concentrazione.
Contare all’indietro, da 10, agevola anche il risveglio del soggetto che in alternativa può ricorrere a una parola prefissata.
Benefici dell’autoipnosi
L’ipnosi autoindotta può aiutare a:
- calmarsi
- ridurre lo stress
- dormire meglio
- dimagrire
- recuperare le energie.
Con l’ipnosi autonoma, è possibile modificare abitudini sbagliate, come quella dell’abuso di alcolici.
Ad esempio, per fare questo, l’autoipnotizzato deve adottare una frase in proposito, da ripetere per convincersi, come “bere nuoce all’organismo”.
Inoltre, il metodo può servire per aumentare l’autostima e correggere lati della personalità, tra cui il carattere e i difetti.
Anche, fobie e problemi psicologici non patologici possono essere superati se l’ipnotizzato forma immagini mentali di come vorrebbe essere.
Come nell’ipnoterapia, in quella fatta da sé si possono gestire il dolore e rafforzare la memoria e le performance sportive.
Comunque, solo avendo fissato un traguardo, il soggetto sa, durante la trance, su cosa concentrarsi e attivarsi. Per agevolare l’azione, è bene stabilire prima, magari scrivendole, le affermazioni positive da ripetere per autoconvincersi.
Anche le suggestioni, a cui sottoporsi autonomamente, possono essere preparate e scritte in precedenza.
Controindicazioni e limiti
La pratica non ha controindicazioni se non quella di evitare di concentrarsi su pensieri negativi e deprimenti. Essenzialmente, nell’autoipnosi si procede da soli, senza un terapeuta, e quando e dove si vuole.
In autonomia, per costruire un contatto speciale con l’inconscio, una persona ha a disposizione molte tecniche. Le diverse pratiche, elaborate da specialisti, non hanno tutte lo stesso effetto, che varia da un soggetto all’altro.
Tra le altre, l’autoipnosi di Benson è ispirata alla meditazione trascendentale orientale. Ripetendo continuamente, senza distrarsi, un concetto, o meglio una parola, l’individuo si concentra intensamente.
Falsi miti sull’ipnosi
Si entra in ipnosi solo se lo vogliamo: il concetto permette di prendere le distanze da chi non la utilizza per scopi scientifici. In effetti, la disciplina non va ritenuta un mezzo per scoprire informazioni sul paziente o nuove possibilità di analisi.
L’ipnosi non corrisponde al sonno
Da sfatare anche l’idea che l’ipnosi corrisponda al sonno, in quanto smentita da studi in proposito. Infatti, analisi sull’attività cerebrale hanno evidenziato che le 2 condizioni sono completamente differenti.
Probabilmente la convinzione è legata al fatto che lo stato ipnotico è connesso a rilassamento e abbandono totali.
L’ipnotizzato non perde la sua volontà
Un’altra diceria sostiene che l’ipnotizzato perde ogni volontà per cui può essere costretto a compiere qualsiasi azione. Invece, al contrario, il soggetto conserva attivamente il suo volere anche se si trova in stato di trance.
Inoltre, in condizione di ipnosi non si dorme, come pensano tanti, ma si è in grado di ascoltare e seguire il terapeuta.
Non corrisponde al vero la supposizione che l’ipnotizzato non sia capace di intendere, dato che recepisce le suggestioni. Le ricerche sul paziente confermano che con l’ipnosi non si può fargli fare cose contrarie al suo volere, illegali o immorali.
Non è molto probabile che un ipnotizzatore riesca a spingere il suo cliente ad azioni criminali, come un delitto. Per comandare la mente, è indispensabile abbinare la pratica ad altre tecniche e per un lungo periodo di tempo. Nella mente umana ci sarebbero sistemi di vigilanza preposti a valutare se una suggestione è buona o meno. Perciò in caso di procedura a fini coercitivi, il processo non è totale ma viene limitato da questa supervisione.
Risveglio
Anche per il risveglio, l’ipnotizzato non è in balia dell’operatore e non ne ha bisogno per tornare alla realtà, come supposto. Infatti, non è necessario il comando del tecnico per uscire dall’ipnosi, ma è la volontà del soggetto a decidere.
Perché la gente ha paura dell’ipnosi
Per alcuni l’ipnosi non esiste, ma è una finzione, organizzata per imbonire o fare spettacolo, simile a un gioco di prestigio. Inoltre, negli anni, la pratica è stata inserita in esibizioni, varietà, film, fiction e, in genere, in televisione per motivi d’intrattenimento.
Ma questi eventi effimeri, da baraccone, non hanno nulla da spartire con la vera ipnosi, condotta esclusivamente da specialisti qualificati.
All’opposto, ad altri la disciplina fa paura perché chi ipnotizza potrebbe riuscire a impadronirsi di psiche e corpo del soggetto. Molti sono convinti che l’ipnosi potrebbe essere impiegata per spillare soldi oppure per avere favori sessuali.
Spesso le persone ritengono che la pratica possa essere eseguita solo su stupidi, creduloni e individui manipolabili. Invece, sono i curiosi, i creativi, i coraggiosi e quanti amano esplorare e non si pongono limiti ad andare in trance.
Controindicazioni dell’ipnosi
Disturbi psicologici e psichiatrici
L’ipnosi non è consigliata per alcune patologie, come la depressione bipolare, specialmente con manifestazioni psicotiche. Infatti, il disturbo bipolare potrebbe addirittura peggiorare con la tecnica, a causa della sua instabilità.
Inoltre, la metodica può essere controindicata nei disturbi schizofrenici e di personalità, che presentano ideazione con componente psicotica.
La psiche di chi ha disturbi psichiatrici severi, dati da squilibri chimici, potrebbe essere ulteriormente compromessa dall’ipnosi.
Alcuni specialisti ritengono che la tecnica non debba essere eseguita per fare diagnosi di disturbo dissociativo d’identità. In effetti, i sintomi della patologia, caratterizzata da personalità multipla, possono essere generati dall’ipnosi nelle persone in esame.
Chi ha una forte conflittualità interna e non ha approfondito i punti principali del proprio io potrebbe aggravarsi con l’ipnosi. Le controindicazioni psichiatriche sono dovute al fatto che la metodica dissocia i due emisferi cerebrali.
Su quali soggetti non praticarla
La pratica non è adatta per quanti hanno disturbi somatici, come la diarrea, dovuti a meccanismi automatici di difesa e compensazione.
L’ipnosi andrebbe evitata negli ipertesi, negli ipertiroidei e nei cardiopatici, che non possono sopportare emozioni violente. I bambini e gli adolescenti non dovrebbero essere ipnotizzati, in quanto la loro personalità non ben definita ne sarebbe turbata.
Anche chi presenta ritardi mentali non deve accedere all’ipnosi così come a volte:
- asmatici
- epilettici
- diabetici.
In questi malati, la procedura potrebbe generare altri disturbi o aumentare quelli preesistenti, come l’iperglicemia o un attacco di asma.
In merito all’ipnosi regressiva, le persone che soffrono di depressione maggiore acuta o di psicosi non beneficiano della pratica. Inoltre, questa tipologia non deve essere applicata su:
- chi assume medicinali anticonvulsivi
- minorenni
- donne in gravidanza.
L’importanza della scelta dell’operatore
La metodica richiede un grande sforzo sia da parte dell’interessato sia da parte dell’operatore.
Se qualunque tipo di ipnosi non è praticata da professionisti specializzati, può essere pericolosa e provocare scompensi. Quando una persona ha tendenze psicotiche, nelle mani degli inesperti potrebbe sviluppare deliri ed allucinazioni.
I malcapitati, sottoposti a un’ipnosi mal condotta, sono a rischio di sintomi e disagi psichici.
Critiche all’ipnoterapia
L’ipnosi non è una panacea risolutiva e, come tutte le forme di psicoterapia, ha i suoi limiti. Inoltre, le revisioni sistematiche circa la sua efficacia in medicina non forniscono ancora chiare evidenze.
La tecnica può essere utilizzata, anche se con buone intenzioni, da persone inesperte oppure con interessi non scientifici.
Oltre alle figure “da avanspettacolo”, l’ipnosi può attrarre malintenzionati che potrebbero sfruttarla a scopi truffaldini. Secondo alcuni studiosi, da parte di questi truffatori può avvenire il plagio del soggetto, soprattutto se è neurolabile. Agli individui predisposti, gli ipnotizzatori imbroglioni potrebbero ordinare di commettere crimini.
Illustri personaggi, come il giornalista televisivo Piero Angela, continuano a sostenere che l’ipnosi non sia veramente efficace.
Ipnosi regressiva
In particolare, l’ipnosi regressiva è accusata di creare falsi ricordi, che invece, secondo la tecnica, derivano da vite passate.
Per i critici, le esperienze irreali sarebbero generate dal subconscio, dietro l’influsso e le informazioni pilotati dall’operatore. In un libro, Angela afferma che sotto ipnosi una persona ricorda fatti attribuiti al suo vissuto e in realtà solo immaginati. Quindi, queste esperienze non sarebbero mai avvenute, anche se il soggetto da sveglio ne conserva memoria.
Addirittura i ricordi fasulli potrebbero presentarsi più intensi di quelli veri da cui non possono essere distinti. Pertanto, la metodica è ritenuta pericolosa per le persone facilmente suggestionabili o deboli psicologicamente.
Inoltre, l’ipnosi regressiva, essendo ancora sperimentale, viene considerata pseudoscientifica da molti specialisti. La stessa ipnoterapia viene messa in discussione in quanto non avrebbe esiti concreti ma funzionerebbe nell’ambito della fantasia.
In alcuni Paesi del mondo, come negli Stati Uniti, la disciplina non è considerata psicoterapia, ma una pratica complementare.
Con la consulenza della dr.ssa Antonella Ciaramella, Psichiatra, Psicoterapeuta, Terapista del dolore a Pisa e membro della Società Italiana di Ipnosi di Roma ( SII) e di Rosanna Ercole Mellone, divulgatrice della nutrizione e del benessere.
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