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La pancreatite è un’infiammazione del pancreas. Si tratta di una ghiandola posta nella parte alta dell’addome, con una forma allungata e disposta trasversalmente.
La sua funzione principale è regolare la glicemia, ossia i livelli di glucosio nel sangue, attraverso la produzione di ormoni quali il glucagone, l’insulina, proteasi e gli enzimi digestivi.
La pancreatite può essere acuta o cronica. I sintomi comuni includono dolore addominale, nausea, vomito, febbre, battito cardiaco accelerato e aumento della frequenza respiratoria.
La forma acuta, se grave, può portare a complicazioni e persino alla morte. La mortalità è di circa il 7% sulla totalità dei casi acuti e molto gravi.
Cos’è la pancreatite?
La pancreatite è un’infiammazione del pancreas, un organo essenziale per la digestione dei nutrienti e il livello glicemico dell’organismo.
Ci sono due principali forme di pancreatite:
- Pancreatite acuta: insorge in modo improvviso e violento; è una condizione molto seria e pericolosa per la vita.
- Pancreatite cronica: persiste e si aggrava nel tempo, causando danni permanenti o disfunzioni d’organo. Il dolore può irradiarsi alla schiena e migliorare assumendo un posizione piegata.
- Pancreatite idiopatica, che non ha una causa precisa.
Le cause più comuni di pancreatite sono le malattie delle vie biliari, in particolare i calcoli della cistifellea e del fegato, che ostacolano il corretto deflusso del succo pancreatico.
Per quanto riguarda i sintomi della pancreatite, sono diversi se si tratta di acuta o cronica. Nel primo caso si avverte un forte dolore nella parte superiore dell’addome, che irradia alla schiena, spesso associato a nausea, difficoltà digestive e vomito.
Il sintomo principale della pancreatite cronica, invece, è un dolore addominale continuo o intermittente, associato a un dimagrimento non voluto.
A cosa serve il pancreas
Il pancreas è una ghiandola allungata situata nella parte superiore della cavità addominale, dietro lo stomaco e sotto il fegato.
Appartiene sia all’apparato digerente, sia al sistema endocrino, producendo enzimi digestivi e ormoni come insulina e glucagone, fondamentali per regolare la glicemia.
E’ la seconda ghiandola più grande del sistema digestivo, dopo il fegato. Le sue dimensioni variano tra i 15 e i 20 cm di lunghezza, e la larghezza massima è a livello della sua estremità destra, dove misura 4-5 cm. Inoltre, queste dimensioni possono variare a seconda del sesso, essendo più grandi negli uomini.
Secerne direttamente nel flusso sanguigno due ormoni responsabili della regolazione dello zucchero nel sangue e delle riserve energetiche dell’organismo: l’insulina e il glucagone.
Inoltre, produce succo pancreatico, una miscela di enzimi con un ruolo importante nella digestione di tutti gli alimenti.
Sintomi della pancreatite
Come ti accorgi di avere la pancreatite? I sintomi cambiano in base alla tipologia della malattia. Ecco come.
Pancreatite acuta
Pancreatite acuta significa infiammazione che si sviluppa rapidamente. Il sintomo principale è il dolore addominale, appena sotto le coste, che di solito si risolve in pochi giorni, ma a volte può diventare molto grave. Le cause più comuni sono i calcoli biliari e il consumo eccessivo di alcol.
Può essere improvviso e intenso, oppure iniziare lievemente. In rari casi è possibile avere una pancreatite acuta indolore, più comunemente in chi soffre di diabete o presenta problemi ai reni.
Vomito, febbre alta e sensazione generale di malessere sono comuni. L’addome potrebbe gonfiarsi e se la pancreatite diventa grave può coinvolgere altri organi (ad esempio, il cuore, i polmoni o i reni).
Inoltre, potrebbero mancare liquidi al corpo (disidratazione) con conseguente abbassamento di pressione.
La pancreatite acuta è una condizione molto seria e pericolosa per la vita.
Pancreatite cronica
La forma cronica si manifesta spesso con un intenso dolore nella zona addominale superiore, di insorgenza improvvisa e può durare diverse ore o addirittura giorni.
Il dolore può irradiarsi alla schiena e migliorare assumendo un posizione piegata o essere alleviato quando le cellule acinose che secernono gli enzimi digestivi vengono gradualmente distrutte. Il dolore localizzato nell’epigastrio può essere accompagnato dai seguenti sintomi:
- Nausea e vomito.
- Meteorismo (gonfiore).
- Indolenzimento addominale.
- Febbre.
- Aumento della frequenza cardiaca e respiratoria.
- Abbassamento della pressione sanguigna.
- Ittero che si verifica a seguito della compressione del dotto biliare da parte del pancreas.
- Ascite o versamento pleurico, causato dalla rottura di una pseudocisti pancreatica.
Forma idiopatica
Quando una malattia è idiopatica, vuol dire che non se ne conosce la causa scatenante. La pancreatite cronica idiopatica rappresenta la maggior parte dei casi rimanenti.
Fattori genetici, come i geni mutati SPINK-1 e The CFTR, esistono in circa il 50% dei pazienti con pancreatite cronica idiopatica. Queste mutazioni genetiche sembrano essere le responsabili dei disturbi alle funzioni del pancreas.
Altre cause molto più rare includono:
- Pancreatite cronica autoimmune, in cui il sistema immunitario attacca il pancreas.
- Pancreatite ereditaria, in cui i pazienti hanno una condizione genetica e nascono con un pancreas difettoso.
- Fibrosi cistica, altra condizione genetica che danneggia molti organi, compreso il pancreas.
Come sono le feci in caso di pancreatite?
E’ importante notare che in alcuni casi le feci possono apparire di colore chiaro e ed essere galleggianti, segno di scarso assorbimento dei nutrienti.
Gli enzimi prodotti dal pancreas aiutano a digerire i grassi nella dieta ed aiutano il corpo ad assorbire vitamine liposolubili come A, E e K.
Quando la malattia del pancreas compromette la capacità di produrre correttamente quegli enzimi, le feci appaiono più chiare e diventano meno dense. In alternativa, è possibile notare la presenza di materiale fecale oleoso, tanto che l’acqua del WC avrà una pellicola che sembra olio. Questa è la prova che i grassi alimentari non sono stati metabolizzati.
A cosa è dovuta la pancreatite?
Molti degli enzimi digestivi prodotti dal pancreas, sono “inattivi” per proteggere le cellule che li secernono dalla loro azione dannosa. Una volta rilasciati nel duodeno, il tratto iniziale dell’intestino tenue, attraverso il succo pancreatico, tali enzimi si attivano per la digestione.
Nelle pancreatiti, l’infiammazione spesso si deve proprio alla prematura attivazione degli enzimi all’interno del pancreas.
Le frequenti infiammazioni possono comportare danni pancreatici che con il tempo possono causare la perdita di funzionalità del pancreas. La conseguenza sono seri disturbi digestivi e alterazione della glicemia con aumento del rischio di diabete.
Ci sono tuttavia altre cause scatenati tra cui:
- Calcolosi biliare: piccoli calcoli possono spostarsi dalla cistifellea o dalle vie biliari all’ampolla di Vater, una zona dove i succhi pancreatici e la bile si mescolano prima di essere rilasciati nel duodeno. L’ostruzione può bloccare il normale flusso dei succhi nel tratto intestinale, causando un ristagno e l’infiammazione del pancreas.
- Malfunzionamento dello sfintere di Oddi che regola il flusso dei succhi digestivi nel duodeno e si attiva dopo i pasti. Una sua disfunzione può portare alla pancreatite.
- Specifiche condizioni che favoriscono l’attivazione enzimatica, come alcune malattie della tiroide e l’ipercalcemia, possono portare alla formazione di calcificazioni nei dotti escretori e nel tessuto pancreatico.
- Consumo eccessivo di alcol, soprattutto se associato a fumo e a una dieta ricca di grassi e proteine.
- Altri fattori includono: l’ipertrigliceridemia, predisposizioni genetiche, l’uso di specifici farmaci e condizioni meno comuni come fibrosi cistica, anomalie anatomiche del pancreas, traumi addominali, tumori pancreatici, ulcera duodenale, infezioni virali e interventi chirurgici sugli organi limitrofi.
Come avviene la diagnosi di pancreatite?
Per diagnosticare una pancreatite, è fondamentale un esame clinico in cui il medico specialista valuta la natura del dolore riportato dal paziente, tipicamente un dolore acuto nella parte alta dell’addome che può estendersi fino alla schiena.
Successivamente, si possono richiedere analisi del sangue per verificare i livelli di lipasi e amilasi. Un aumento di questi enzimi di tre volte rispetto ai valori normali può, infatti, indicare una pancreatite.
Per determinare la gravità della malattia, sono utili esami di imaging come la tomografia computerizzata dell’addome con contrasto, che offre una vista dettagliata del pancreas, oltre a risonanza magnetica ed ecografia, utili per rilevare possibili calcoli biliari.
La tomografia computerizzata (TAC) è particolarmente utile per rilevare i cambiamenti nelle dimensioni del pancreas e viene utilizzata spesso nelle persone con pancreatite acuta, specie se in presenza di un marcato calo della pressione sanguigna. Poiché le immagini sono molto chiare, le informazioni ottenute aiutano a stabilire con esattezza la diagnosi.
Come si cura la pancreatite
La pancreatite acuta, rispetto a quella cronica, può guarire completamente se si rimuove la causa scatenante.
Il trattamento iniziale richiede spesso il ricovero ospedaliero per ridurre l’infiammazione. Sono terapie che “mettono a riposo” il pancreas, evitando quindi di assumere cibo e liquidi e fornendo sostanze nutritive semplici che non richiedono la digestione.
Si tratta di alimentazione orale da somministrare per alcuni giorni, per poi gradualmente tornare alla normalità. Può essere necessario somministrare liquidi e nutrienti direttamente in vena o mediante un sondino naso-gastrico, per prevenire l’attivazione pancreatica.
Il trattamento farmacologico, invece, prevede l’uso di antidolorifici e soluzioni reidratanti per evitare la disidratazione causata da vomito e sudorazione.
Nei casi più seri, può essere necessario l’uso di antibiotici per prevenire infezioni nel tessuto pancreas danneggiato.
Se l’infiammazione si stabilizza, si procede con l’eliminazione della causa scatenante la pancreatite. Questo può includere interventi chirurgici per rimuovere, ad esempio, dei calcoli biliari o per rimuovere parti del pancreas necrotico o per drenare i fluidi accumulati.
Può essere considerata anche la rimozione della cistifellea (colecistectomia) per prevenire possibili episodi di pancreatite dovuti alla formazione di calcoli.
Pancreatite acuta: cosa mangiare?
Nel trattamento della pancreatite, adottare un regime alimentare che supporti attivamente la funzione pancreatica è essenziale. È necessario prediligere cibi facilmente digeribili che non aggravino l’infiammazione, evitando completamente l’alcol e altre sostanze irritanti.
La dieta ideale in questi casi, infatti, consiste in alimenti semplici, cucinati senza troppi di grassi.
Tra gli alimenti raccomandati, le verdure ben cotte e la frutta, preferibilmente cotta, sono ideali perché forniscono nutrienti essenziali senza sovraccaricare il pancreas.
Per i carboidrati, il pane tostato rappresenta una scelta migliore rispetto al pane fresco, più difficile da digerire.
Alimenti come pasta, riso, fiocchi d’avena, miele e marmellata possono essere consumati in quantità moderate, sempre facendo attenzione al possibile peggioramento dei sintomi.
Le carni magre e il pesce sono da preferire alle carni grasse e troppo lavorate.
Quanto ai metodi di cottura, meglio la bollitura e la cottura al vapore, che preservano i nutrienti senza aggiungere grassi. Invece, grigliatura, cottura alla brace, arrosto e frittura sono sconsigliati, poiché complicano la digestione, esacerbando la pancreatite.
Preferire, invece, tecniche di cottura più leggere, può migliorare la gestione dei sintomi e favorire il processo di guarigione.
È fondamentale anche evitare cibi che possano stimolare eccessivamente la produzione di enzimi digestivi. Alimenti come frutti acidi (tipo gli agrumi), aglio, funghi, spinaci, cavolo, legumi e cipolla dovrebbero essere consumati con moderazione o evitati del tutto.
Bevande gassate, caffè e alcol sono particolarmente nocivi, così come il fast food, cibi piccanti o marinati, cioccolato e dolci, poiché possono aggravare la condizione.
Ovviamente, in caso di pancreatite sarà il medico a prescrivere una dieta specifica che possa sostenere il processo di guarigione.
Quando la pancreatite è grave?
Alcune persone con pancreatite cronica possono sviluppare complicazioni, come: danni ai reni, cancro del pancreas, diabete, malassorbimento e infezioni pancreatiche.
La pancreatite acuta può anche aumentare il rischio di sviluppare difficoltà respiratorie, così come la formazione di pseudocisti quando il tessuto ed altri detriti si accumulano nel pancreas. Questi possono scomparire autonomamente o, se si rompono, causare infezioni e sanguinamenti che possono essere fatali se non trattati per tempo.
In caso di pancreatite acuta lieve, il rischio di morte è basso, intorno al 5%, ma nei pazienti con pancreatite che provoca lesioni gravi e sanguinamento significativo o quando il processo infiammatorio non è limitato al pancreas, il rischio di morte può raggiungere il 10-50%.
Il decesso sopravviene per insufficienza cardiaca, polmonare, renale, da un’infezione pancreatica o da una pseudocisti rotta o sanguinante.
Complicanze della pancreatite
Nei casi più gravi, la pancreatite può comportare complicazioni anche serie come delle cisti pancreatiche, cioè accumuli di fluido sulla superficie del pancreas, oppure una necrosi che causa l’interruzione del flusso sanguigno all’organo.
Anche la sindrome da risposta infiammatoria sistemica può colpire circa il 10% dei pazienti con pancreatite acuta grave e si manifesta con febbre, tachicardia e aumento della frequenza respiratoria.
Infine, la pancreatite cronica, che comporta danni permanenti al pancreas.
Ogni complicazione comunque necessita di una diagnosi tempestiva e di un trattamento specifico per prevenire ulteriori danni.
Conclusioni
La pancreatite è un’infiammazione del pancreas che può presentarsi in forme acute o croniche.
L’acuta è spesso provocata da calcoli biliari o un eccessivo consumo di alcol e si manifesta con dolore intenso nell’addome superiore, nausea e vomito.
La forma cronica, invece, può derivare da attacchi ripetuti di pancreatite acuta, portando a danni permanenti con conseguente riduzione della funzione pancreatica. Questo può influenzare la digestione, l’assorbimento dei nutrienti e il mantenimento dei livelli di zucchero nel sangue.
Il trattamento varia a seconda della gravità e può includere dieta, farmaci e, nei casi più gravi, interventi chirurgici.
Fonti