Il nostro giro di Hanoi, che prima fu la capitale del vecchio Vietnam del Nord e ora dell’intero paese, comincia da un luogo non molto allegro ma di grande interesse: la prigione di Hoa Lo. In questa prigione i francesi tenevano prigionieri i combattenti per l’indipendenza del paese (in gran parte comunisti). Successivamente, durante la guerra contro il Sud e gli Stati Uniti, i comunisti confinavano qui i militari Usa catturati, come il giovane John McCain. Poi, tornato in America, McCain diventò senatore repubblicano e candidato alla presidenza e raccontò i sei anni trascorsi da prigioniero di guerra in quello che descrisse ironicamente come l’Hanoi Hilton.
Una giornata nell’”Hanoi Hilton”
La visita è interessante. Il carcere-museo è affollatissimo di giovanissimi studenti, radunati per ricorrenze politico-patriottiche. Inoltre, i cartelloni esplicativi fanno ben comprendere lo storytelling del regime, e citano spudoratamente proprio Mc Cain e altri illustri prigionieri americani.
La tesi è che, mentre i francesi (e dunque gli “invasori occidentali”) furono carcerieri spietati, i vietnamiti furono rigidi ma tutto sommato umani. Infatti, consentivano partite di basket e altri passatempi ai giovanotti mandati da Johnson e Nixon per devastare il paese. La stessa definizione ironica di Hanoi Hilton viene presa sul serio, come a dire che in fondo i prigionieri americani tanto male non stavano!
Il tempio della letteratura
Si lascia il carcere per due luoghi certamente più… inspirational, che lasciano intuire la storia bimillenaria della città.
Hanoi è un po’ meno grande e frenetica di Saigon. Ma è comunque una metropoli piena di motorette stracariche e di traffico. La gente affolla, in modo discreto e ordinato, l’elegante pagoda di Quan Su e il meraviglioso Tempio della letteratura dedicato a Confucio, nel quale troviamo fra i “santi” il padre della patria Ho Chi Minh.
E, se nella prima abbondano i fedeli, nel secondo oltre ai turisti, ci sono centinaia di studenti liceali e universitari. Qui festeggiano il raggiungimento dei loro traguardi scolastici.
Il mausoleo di Ho Chi Minh
Un’altra visita fondamentale per capire lo storytelling passato e attuale del regime, è il centro politico della capitale. Il Mausoleo di Ho Chi Minh fronteggia da un lato il Parlamento e, dall’altro lato, la piccola, modesta ma elegante casa su palafitte dello storico leader comunista. Il culto sembra ancora vivo e solido, anche perché Ho Chi Minh non ha dato vita a corrotte e feroci dinastie familiari, com’è accaduto per esempio in Corea del Nord.
Il lago al centro della capitale
Molto belli, e da visitare, sono anche il lago di Hoan Kiem al centro della città (con templi, ponticelli e vialetti molto scenografici). I vicini teatri, che propongono gli originali spettacoli di marionette sull’acqua, e naturalmente i quartieri popolari come quello detto “delle 36 corporazioni”.
E’ una specie di Forcella a Napoli in salsa orientale. Con profumi e puzze, cibi di strada simili ai nostri e altri completamente agli antipodi (un bel piatto di bachi da seta pronti per essere fritti…). Uomini e donne di ogni età accovacciati alla maniera vietnamita, bici, moto e qualche suv contribuiscono a creare un casino affascinante anche per chi conosce gli analoghi mercati del nostro Meridione o del Nordafrica.
La cena in famiglia
In un contesto molto simile ci viene offerta in serata una tipica “cena in famiglia”.
Infatti, i parenti di un’impiegata del nostro tour operator ci ospitano a un lungo tavolo comune per farci provare un vero pasto locale. Come tanti vietnamiti, vivono nelle caratteristiche case a vari piani dalla facciata stretta ma molto profonde.
Siamo in dieci o dodici, al piano terra dell’abitazione, una specie di negozio dove la mattina la famiglia serve “informalmente” la colazione agli abitanti del quartiere.
Invece, la sera, il cibo è condiviso solo fra noi e loro, ma la serranda è aperta ed è come mangiare in strada. Tutto molto buono, abbondante e saporito, in un’atmosfera di grande cordialità, sia pure fra mille barriere linguistiche.
Perché purtroppo, dopo le invasioni del secolo scorso, la conoscenza del francese e dell’inglese si è persa negli anni della chiusura culturale dopo il 1975. E, nonostante il disgelo degli ultimi venti anni non è ancora ridiventata così diffusa.
Viaggio in Vietnam: foto scattate durante il nostro soggiorno a Hanoi
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