Da Samarcanda a Bukhara, viaggio tra la storia, la cultura, i sapori dell’Uzbekistan, lungo l’antica “via della seta”.
Alla scoperta di Samarcanda
Il luogo più conosciuto dell’Uzbekistan è certamente Samarcanda. La sua fama risale, se non ad Alessandro Magno, almeno a Gengis Khan, che queste terre occupò e mise al centro della carta geografica otto secoli fa. Ma il personaggio fondamentale è Tamerlano. Sovrano nato a poca distanza da Samarcanda, nel XV secolo rese la città una grande capitale politica e commerciale.
In altre parole, lo snodo fondamentale di quella “via della seta” che per secoli ha permesso alle carovane di mercanti, avventurieri ed esploratori come il nostro Marco Polo, di vendere le merci dell’occidente in Cina e di ritornarne carichi di seta, spezie e altri prodotti orientali.
Ebbene, al centro di questo percorso spiccava Samarcanda. Con sue madrasse (scuole coraniche) e le moschee in mattoni, dalle facciate rivestite di incredibili ceramiche policrome, offriva un sollievo materiale e spirituale, almeno ai viaggiatori di religione islamica. La piazza del Registan è una delle meraviglie assolute del pianeta, ma a cinquecento metri da essa potreste trovare ancor più affascinante il Mausoleo di Tamerlano. È un luogo-simbolo di questo paese nato poco più di trent’anni fa dalla dissoluzione dell’Urss. Le foto che le famiglie scattano nel Mausoleo sono uno straordinario ritratto dell’ Uzbekistan attuale.
A spasso per la capitale Tashkent
Una delle sorprese dell’Uzbekistan è il treno veloce, che in due ore vi porta da Samarcanda alla capitale Tashkent. La città è monumentale: i due milioni di abitanti quasi ci si perdono, tanto è vasta. Per fortuna del turista, i sovietici – che ne fecero una sorta di supercapitale di tutti gli “stan”, cioè gli stati di confine sudorientale dell’ URSS – cinquant’anni fa dotarono Tashkent di una metropolitana efficiente e interessante anche sul piano artistico.
Con poca spesa e rassegnandovi a infiniti controlli di passaporto e bagaglio, potrete girare velocemente tutti i luoghi di un certo interesse. Fra questi, purtroppo, almeno per un paio d’anni non ci sarà il bel teatro Alisher Navoy, in fase di restauro. Lo si può ammirare dall’esterno, a poca distanza dal buon Tashkent Palace Hotel e dai magniloquenti palazzi del potere, disseminati in una bella zona verde al centro della capitale.
Le tappe di Khiva e Bukhara
Altre tappe obbligatorie in un giro dell’Uzbekistan sono due antiche fermate lungo la “via della seta”: Khiva e Bukhara, nella parte ovest del paese. Entrambe risultano affascinanti per il viaggiatore occidentale dei nostri giorni, come lo erano nell’Ottocento per militari, spie e avventurieri britannici o russi impegnati nel cosiddetto “grande gioco”, cioè la lunga schermaglia geopolitica fra le due grandi potenze dominanti, all’epoca, in Asia.
Khiva, raggiungibile da Tashkent con un volo di poco più di un’ora e un transfer di un’altra oretta dall’aeroporto di Urgench, è una città murata per molti versi unica. Subito fuori dal centro monumentale, i vicoletti sono ancora in terra battuta, le case hanno il nucleo più antico in terracotta e paglia, i forni per il pane sono quelli medioevali. Il tutto ha l’aria di un luogo bello da vedere, ma per nulla turistico. Anche qui, come a Samarcanda o a Bukhara, moschee e madrasse, mausolei e castelli, minareti e case private, sono impreziositi sulle facciate da meravigliose ceramiche policrome. Khiva si gira tutta a piedi. Si può provare la cucina tipica di questa parte dell’Uzbekistan, in un piccolo ma grazioso ristorante finanziato dalla cooperazione tedesca, il Khorezm Art Restaurant.
A dodici ore di treno o poco meno di strada, Bukhara è abbastanza simile. Non ci sono più le mura come a Khiva, ma anche qui il centro storico è compatto, visitabile tutto a piedi e molto, molto affascinante. Gli ingredienti sono i soliti, forse con un maggior splendore, perché questa è stata per secoli una grande capitale religiosa del mondo islamico. Ci sono anche due o tre musei interessanti: una galleria di arte contemporanea locale, il museo dei tappeti (specialità uzbeka e di tutta questa parte dell’Asia) e quello più ampio ospitato nel castello.
La cucina locale
L’alimentazione è abbastanza sana, come dimostra il fisico generalmente asciutto della popolazione. Un po’ troppa carne per la verità (niente maiale, molti ovini e bovini), ma anche tantissime verdure, uova e riso. Insomma, ingredienti poco costosi che riempiono e nutrono. Hanno preso piede anche nella cucina russa piatti come i ravioli (manty o pelmeni), generalmente in brodo. Il kebab qui si chiama shashlyk, per esempio. Belli più che buoni i pani (nam o non), venduti al mercato in forme semplici ma quasi artistiche. Da provare il lagman, una zuppa di tagliolini con sottili fette di carne fritta e verdure,. Ma anche il samsa (in India lo chiamano samosa), una torta di pasta ripiena di carne e cipolle o zucca, patate, cavolo, funghi o noci, cotta nel forno.