Alla scoperta di Varsavia, una città che ha molto da offrire al viaggiatore. Arte, storia e buon cibo fanno sicuramente parte del suo fascino. Ecco le cose da non perdere nella città polacca.
Varsavia, un gioiello da scoprire
Il museo più importante di Varsavia, direi assolutamente imperdibile, è il POLIN, ovvero il “Museo sulla storia degli ebrei polacchi”. Si trova al centro di un parco sulla Anielewicza, a poche decine di metri da ciò che rimane del ghetto descritto dal meraviglioso film di Roman Polanski “Il pianista”. Il museo, opera dello studio finlandese Lahdelma & Mahlamaki, è bellissimo da fuori e ancor più bello internamente. In otto gallerie sono descritti mille anni di ebraismo in Polonia.
Pensate che fino all’arrivo dei nazisti, in Polonia vivevano quasi tre milioni e mezzo di ebrei. La loro storia è raccontata in modo molto comprensibile, con ricostruzioni al computer, cartine e musiche, mobili e oggetti, fino alla parte più drammatica, quella dell’Olocausto, a cui sopravvisse solo il 10 per cento della comunità. La successiva campagna antisemita, avviata nel 1968 dal regime comunista, ridusse questo gruppo ad appena 10mila persone.
Non mi sembra di esagerare se affermo che il museo POLIN è più bello e comunica meglio il suo messaggio di quello, comunque importante e significativo, costruito a Berlino dal grande architetto Libeskind.
Piazza Krasinski e il centro di Varsavia
Un altro luogo di Varsavia, che ricorda in maniera estremamente efficace la drammaticità di un evento storico strettamente connesso allo sterminio degli ebrei. È piazza Krasinski, dove sorge il monumento alla “Rivolta di Varsavia”. Dal 1° agosto 1944 e per ben due mesi, alcuni abitanti della città, ebrei e non, tennero testa al preponderante esercito nazista di occupazione, mentre i Russi stavano a guardare a pochi chilometri di distanza. Nella rivolta morirono duecentomila polacchi, e la costruzione del monumento fu consentita solo verso la fine del comunismo.
Al di là di questo e anche delle tensioni create in patria e in Europa dal nuovo governo polacco, Varsavia nelle giornate di bel tempo si presenta come un posto piacevolissimo da vivere e da girare, grazie anche a una rete di trasporti di primissimo ordine. Pur lontano dal centro, si raggiunge in poco tempo il parco Lazienki, dove si può ammirare il Palazzo sull’acqua, costruito e decorato fra la fine del Seicento e la fine del Settecento.
Ancora una segnalazione per un museo, quello Nazionale sulla via Jerozolimskie 3. In esso, grazie all’opera dell’archeologo polacco Kazimierz Michałowski, si trova una raccolta unica al mondo.
Il Palazzo della Cultura e della Scienza
Il delicato equilibrio nel quale si è mossa la capitale polacca nel corso degli ultimi decenni, si riflette emblematicamente in un edificio. Un luogo che è allo stesso tempo simbolo dello stalinismo ma anche della sua fascinazione per l’Occidente. Parlo del Palazzo della Cultura e della Scienza, alto 235 metri e costruito fra il 1952 e il 1955 come “regalo” di Stalin all’alleato. Si trattò, evidentemente, di un tentativo sia di emulare i grattacieli statunitensi. Ma anche di “marcare il territorio” nel cuore di una nazione che non aveva dimenticato il massacro sovietico delle fosse di Katyn.
In ogni caso, il Palazzo lasciò un’impronta fortissima sul centro moderno della città. 40 milioni di mattoni, decine di sale per proiezioni, musica, danza e teatro, un’attività culturale enorme che continua ancor oggi e ne fa un riferimento per migliaia di spettatori, senza contare le visite guidate a pagamento che si svolgono tutti i giorni tranne il lunedì.
Uno spettacolo gratuito da non perdere, a pochi passi dal Museo Chopin, si svolge ogni sera d’estate lungo la riva della Vistola dal tramonto per un’oretta circa. È definito come “Multimedia fountain park”. In pratica, ci si porta un telo o una seggiolina sui quali sedersi e si assiste a un divertente show di suoni e luci, integrato dai getti d’acqua delle fontane e da fantasiosi ologrammi in movimento.
Mangiare a Varsavia
A proposito di Chopin (del quale potete visitare anche la casa natale in Zelazova Wola), a poca distanza dal Museo troverete un curioso ristorante legato a Slow Food, il Solec 44 all’indirizzo omonimo. Non facile da individuare, perché sembra più un centro sociale che un locale ufficiale. È stato aperto di recente dal giovane artista e chef Aleksander Baron. È il posto giusto per mangiare qualcosa di originale in un ambiente (anche troppo) informale, se per una volta volete evitare le peraltro deliziose pasticcerie piene di dolci belli, buoni e ipercalorici.