Sommario
Andiamo a Matera, una città dal fascino innegabile, regalato da millenni di costruzioni umane che si fondono perfettamente con il paesaggio naturale. Ma la città lucana vuol dire anche ottimo cibo e arte dell’accoglienza.
Alla scoperta di Matera
Non si può non iniziare un tour di Matera dal dipinto di quasi 20 metri che Carlo Levi dedicò alla Basilicata in occasione della mostra “Italia 61”, organizzata dal comitato per le celebrazioni del centenario dell’unità d’Italia. Si tratta del commovente Lucania 61 esposto in modo molto efficace nel secentesco Palazzo Lanfranchi, sede del Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna. Il dipinto è un omaggio al poeta contadino lucano Rocco Scotellaro e illustra con toccante vicinanza la difficile quotidianità con un riferimento anche ai famosi Sassi, che Levi nel suo celeberrimo romanzo “Cristo si è fermato a Eboli” aveva descritto, denunciandone le inumane condizioni di vita.
Matera oggi
Oggi molto è cambiato in questa città che nel 2019 è stata Capitale Europea della Cultura. Per rendersene conto consiglio la visita del MUSMA, Museo della Scultura Contemporanea. Allestito nell’antico Palazzo Pomarici, si trova sul versante del promontorio roccioso della Civita che guarda il Sasso Caveoso. L’assoluta originalità di questo museo si deve soprattutto all’allestimento “ipogeo” di molte opere. In sette grotte che si allungano nelle viscere della terra è possibile ammirare la perfetta integrazione delle sculture i cui materiali sottolineano il contenitore rupestre. Un suggestivo percorso artistico forse unico al mondo. Interessante anche la storia di questo museo, che reca il segno del riscatto di Matera da “Vergogna d’Italia”, come fu definita negli anni ’50, al riconoscimento nel 1993 di Patrimonio Mondiale dell’Umanità da parte dell’UNESCO.
Oltre al MUSMA, altre mostre trovano spazio in un altro contesto sorprendente: il complesso rupestre di Madonna delle Virtù e San Nicola dei Greci. Qui non è possibile sottrarsi alla magia della roccia modellata in colonne e ambienti di culto e di preghiera, dove ancora si scorgono pregevoli affreschi. Imperdibile è il monastero risalente al IX secolo, scavato al di sotto della chiesa di Madonna delle Virtù. Inizialmente ospitò una comunità di suore della Palestina e successivamente fu usato per la produzione e la conservazione del vino.
L’itinerario nel Vulture
Poco più di un’ora in auto ed eccoci nella zona del Vulture, incastonata nello spicchio nordorientale della Basilicata tra la Campania e la Puglia. Siamo in una terra ancora legata al ricordo di Federico II di Svevia, conosciuto come “stupor mundi”, vale a dire “meraviglia o stupore del mondo” o anche “puer Apuliae”, cioè fanciullo di Puglia. Mai avrei immaginato che la sua presenza fosse ancora così pregnante in questo territorio, oggi considerato periferico, ma centrale per Federico II dato anche il suo amore per l’arte della falconeria. L’imperatore lo impreziosì di masserie regie, manieri e castelli, che svettano in un paesaggio ancora oggi abbastanza incontaminato e selvaggio.
Melfi e il suo castello normanno
Maestoso con le sue otto torri il castello normanno di Melfi. Qui Federico promulgò le cosiddette Costituzioni melfitane che riorganizzavano i diritti feudali, riconoscendo alle donne il diritto di successione ereditaria. Oggi questo castello ospita il Museo Archeologico Nazionale del Melfese, per me una grande sorpresa. Non solo per lo stupefacente sarcofago di Rapolla del II secolo dopo Cristo, proveniente dall’Asia Minore, ma anche per gli interessanti e finissimi corredi funerari rinvenuti nel comprensorio del Vulture, risalenti fino all’VIII secolo avanti Cristo.
A parte il castello, Melfi merita comunque una sosta non frettolosa per la suggestione del borgo antico. Da non perdere le due chiese rupestri medievali di Santa Margherita e Santa Lucia, scavate nel tufo. Queste custodiscono mirabili affreschi in stile bizantino, fra cui il Monito dei Morti, nel quale sarebbe rappresentato sempre lui, l’imperatore Federico II. Un altro gioiello che si deve a Federico è il castello di Lagopesole, alto, in posizione collinare, a dominare la valle di Vitalba.
La natura nel Vulture
Per gli amanti della natura il Vulture è ricco di proposte, come la Riserva Naturale Grotticelle, nel comune di Rionero. Qui vive l’Acanthobrahmaea europaea, farfalla notturna caratterizzata da un’ampia apertura alare, unico rappresentante europeo di una rara specie di falene. Immergendoci tra i boschi del Monte Vulture un’altra sorpresa ci attende. La solitaria abbazia benedettina di San Michele, che domina i laghi vulcanici di Monticchio. Di esse fa parte pure una storia relativamente recente. Il Vulture, infatti, nella seconda metà dell’Ottocento fu il centro nevralgico del brigantaggio lucano, controverso movimento di protesta contro il governo unitario rievocato nel Parco Storico Rurale e Ambientale della Grancia a Brindisi di Montagna.
Questa fertile terra vulcanica è però oggi molto nota soprattutto per essere l’habitat perfetto per la produzione di un grande vino, l’Aglianico del Vulture. Spesso fatto invecchiare in grotte di tufo, che un tempo erano anche nascondiglio dei briganti. Delle prelibatezze gastronomiche lucane è lungo l’elenco: ortaggi come il peperone di Senise, legumi, il baccalà in tante versioni, molti tipi di pasta fatta in casa. Ma forse è meglio andare a provare di persona. Un indirizzo per tutti: Agriturismo La Villa della Famiglia Sonnessa, Contrada Cavallerizza, Melfi. Buona degustazione!