Oggi vi porto a Marrakech, città che ha ispirato celebri brani musicali e film. Senza contare i volumi, come il celebre “Voci di Marrakech” del Nobel Elias Canetti. Una città tutta da scoprire, con le sue prelibatezze gastronomiche e tutto il fascino del Marocco occidentale.
Alla scoperta di Marrakech
Al viaggiatore contemporaneo non devono sfuggire la piccola sinagoga al centro del quartiere ebraico (detto mellah ) e soprattutto, a poca distanza, il grande e affascinante cimitero della comunità. Un luogo fortunatamente salvaguardato e ora in fase di completo restauro. Uno dei luoghi più tranquilli di un centro che purtroppo è soffocato dall’assedio dei turisti.
Ci sono un po’ di moda e anche di fortuna nel successo planetario della città, ma soprattutto una sostanza innegabile. Per esempio, due monumenti sono molto migliorati rispetto a qualche anno fa. Uno è il palazzo El Badi, costruito nel 1500 dal sultano Ahmed El Mansour senza badare a spese. Ancor oggi, nonostante il restauro da completare, non si può non ammirarne il gigantesco progetto, con un cortile centrale che vede l’alternanza di enormi vasche e di agrumeti. E poi sale di rappresentanza, hammam, zone di preghiera e di soggiorno, fino ai sotterranei per servitori e schiavi, recentemente riaperti al pubblico.
L’altro edificio molto ben restaurato risale a poco più di un secolo fa. È il palazzo della Bahia, una lussuosa ed enorme residenza privata di un gran visir, nella quale si alternano meravigliosi giardini e chiostri, sale di rappresentanza e camere private, all’insegna di un raffinatissimo artigianato della pietra e del legno.
A non molta distanza, due piccoli musei che meritano una visita. Il Dar Si Said si trova in un palazzo quasi gemello del Bahia, ma più piccolo e conservato peggio. Ospita comunque oggetti di grande interesse, così come il Tiskiwin, che raccoglie l’importante collezione di oggetti raccolti per decenni dall’antropologo olandese Bert Flint. Sono proprio queste che hanno reso il suo quartiere arabo, la medina, e il suo suk, cioè il luogo di produzione artigiana e di vendita delle merci, due luoghi simbolo della città.
Il cuore di Marrakech e i riad
Come dimenticare la cinta muraria del 1100, che circonda per chilometri il centro storico, cioè la medina. Molto belle anche alcune porte, a cominciare dalla Bab Aguenau che immette nella kasba, all’interno della quale si trovano molti riad, cioè antichi palazzetti magari molto belli in origine, ma poi finiti in pessimo stato. Da qualche anno il restauro e il recupero dei riad è inarrestabile, con un netto miglioramento urbanistico. Fra questi vi segnaliamo Dar al Sultan, a pochi passi dai monumenti descritti. Oltre a essere molto bello e ben tenuto, ha il vantaggio di una proprietà e soprattutto di una gestione italiane. La manager romagnola, Vania, vi potrà dare una mano sia per conoscere Marrakech, che per organizzare la vostra visita. Per giunta si mangia un’ottima cucina marocchina, che vuol dire tante verdure come antipasti, ma anche come accompagnamento del cous cous o dei protagonisti del piatto nazionale, la tajine.
Piazza Jemaa el-Fna
Il riad è a pochi minuti dalla piazza Jemaa el-Fna, sterminato palcoscenico di teatro di strada, ma anche set cinematografico per “La donna che sapeva troppo” di Hitchcock. È il vero centro della vita di una città come Marrakech che, prima del successo turistico, è stata soprattutto il terminal delle vie carovaniere in arrivo dall’Africa centrale. Ai viandanti reduci da un viaggio lungo e pericoloso, si offriva dunque in piazza lo spettacolo di cantastorie e incantatori di serpenti, ammaestratori di scimmie e acquaioli, oltre al cibo di strada più fantasioso e profumato.
Un patrimonio Unesco, la piazza, ma anche uno spettacolo che rischia di diventare patetico e finto. Per ora, è disturbato da grandi lavori di risistemazione urbanistica. In ogni caso da vedere, anche solo per andare a fotografare l’altro landmark, il massiccio ma elegante minareto della Koutoubìa, del 1100.
In Marocco moschee e minareti non si possono visitare, con la fortunata eccezione della moderna e bellissima moschea di Hassan II a Casablanca. Si possono invece percorrere e vivere i bellissimi giardini della Koutoubìa, così come il patio con piscina dell’omonimo bell’albergo di lusso. E a proposito di lusso, al termine dei giardini vi troverete all’ingresso del celebre Mamounia, uno dei simboli mondiali della hotellerie di alto livello. Rifatto interamente dopo quasi un secolo di onorata attività, offre a sua volta un parco, che è aperto ai clienti esterni dei numerosi bar e ristoranti, fra i quali uno gestito dal grande Alfonso Iaccarino.
Giardini, parchi e pause golose
Andando a piedi dalla Koutoubìa verso il quartiere moderno di Gueliz, costruito dai francesi un secolo fa, troverete un altro interessante giardino pieno di opere di arte povera. Dopo il giardino, un posto che mescola storia e classe, ottime proposte e prezzi ragionevoli: il Grand Café de la Poste. Qui si può mangiare o anche solo prendere un ottimo cocktail analcolico.
Al ritorno, provate a prendere uno degli autobus gestiti in maniera impeccabile dalla spagnola Alsa. Il biglietto si fa salendo dalla porta anteriore, costa meno di 40 centesimi di euro. Con lo stesso sistema, o con un taxi anch’esso piuttosto economico (a patto di contrattare prima il prezzo), si può andare in altri due luoghi da vedere assolutamente. Uno di questi è parco della Menara, grande giardino concepito quasi mille anni fa. Ma anche i giardini Majorelle, creati invece un secolo fa dall’omonimo artista francese. Comprati nel 1980 dallo stilista Yves Saint Laurent e dal suo compagno Pierre Bergé, sono oggi anche la sede di un piccolo ma interessante Museo della cultura berbera e, a breve, del nuovo Museo Yves Saint Laurent.