Oggi vi presento una città che normalmente non trova molto spazio negli itinerari turistici, essendo fra le meno appariscenti della sua regione, la Toscana. Parliamo di Grosseto, ora al centro di una zona in forte espansione turistica dagli anni Sessanta. Ma, fino alla fine dell’Ottocento, questa città era capoluogo “dimezzato” di una Maremma caratterizzata da paludi e malaria. Per cinque o sei secoli fino alla fine dell’Ottocento, ogni anno da aprile a ottobre gli uffici e il personale hanno lasciato il capoluogo e si sono spostati a Scansano e in altri comuni. Questo ebbe un effetto devastante per Grosseto, che nel 1833 aveva poco più di duemila abitanti, il 60 per cento dei quali colpiti dalla malaria. Di fatto era soprattutto un borgo fortificato. Ecco perchè Grosseto non ha la storia né la ricchezza artistica di Firenze, Pisa o Siena, ma merita comunque attenzione.
Cosa vedere a Grosseto
Le mura con la Fortezza medicea già sono un bel biglietto da visita per chi arriva da fuori in auto. Ma, che arriviate con l’auto o col treno, il punto da cui partire per un itinerario logico è la piazza Dante. Qui ci sono neogotico Palazzo Aldobrandeschi o della Provincia (dell’architetto Lorenzo Porciatti), il Palazzo Comunale sempre di fine Ottocento, il famoso monumento al Granduca di Toscana Leopoldo II detto “Canapone” e il notevole Duomo terminato nel 1302 ma molto rimaneggiato in vari periodi successivi.
Da lì parte una piacevole passeggiata nel corso Carducci tutto pedonalizzato, che ci porta al Museo Archeologico e d’Arte (nonché di Arte sacra) della Maremma. A poca distanza, la bella chiesa trecentesca di San Francesco col suo chiostro, ma anche quella ancora precedente dedicata a San Pietro. Inoltre un altro Museo, quello di Storia naturale della Maremma, molto attivo anche sul piano dell’educazione scientifica e della formazione permanente. La passeggiata fra le vie del centro e lungo le mura richiede attenzione, perché in mezzo a edifici di scarso interesse troverete improvvisamente altre opere del Porciatti, così come interessanti edifici razionalisti o comunque di epoca fascista. Infine anche statue e lapidi che ricordano l’epopea della bonifica, opera mastodontica durata oltre due secoli.
Dal lago dell’Accesa a Massa Marittima
A mezz’ora di auto verso nord, ecco un’altra zona degna di interesse: cominciamo con il lago dell’Accesa, piccolo specchio lacustre sede di un antico insediamento etrusco diventato parco archeologico. Un posto un po’ misterioso, particolarmente affascinante al momento del crepuscolo. Da lì in pochi minuti si sale a Massa Marittima, gioiello medievale delle Colline Metallifere. Immancabile la visita del Duomo dedicato a San Cerbone, posto diagonalmente alla Piazza Garibaldi, epicentro della Città Vecchia. È una pregevolissima costruzione romanico-gotica risalente al XIII secolo, di cui mi piace molto la facciata e, soprattutto, il rilievo dell’architrave del portale con episodi della vita del Santo. Tutta la piazza è un luogo di grande suggestione con begli edifici, tra i quali il Palazzo del Podestà, anch’esso medievale, sede di un intrigante Museo Archeologico molto bene organizzato.
La Città Nuova
Superato il Palazzo Comunale, conviene incamminarsi verso la Città Nuova che si raggiunge dopo avere attraversato la poderosa Porta alle Silici, la più bella della cittadina. La parte alta di Massa Marittima è dominata da quel che rimane del Cassero Senese, unito da un arco impressionante alla svettante Torre del Candeliere, vestigia delle fortificazioni precedenti al periodo della dominazione di Siena. Lo scenario è imponente e sorprendente, con lo sguardo che si allunga sulla campagna maremmana fino al mare.
Ma non è finita. Sempre nella Città Nuova ci attende una chicca, il Museo di Arte Sacra. Accolto nel convento di San Pietro all’Orto, che custodisce un capolavoro del Trecento, la Maestà di Ambrogio Lorenzetti, è una conferma di quanto il Belpaese sia ricco di tesori d’arte non solo nei posti più famosi e turistici.
Le sorprese non si esauriscono qui. Tornando nella parte bassa, non lontano da Piazza Garibaldi, l’attenzione è attirata da un affresco che impreziosisce l’edificio duecentesco delle Fonti dell’Abbondanza. Si tratta di una singolare opera, l’Albero della Fecondità, ai cui piedi c’è un gruppo di donne in attesa che realistici falli, pendenti dai rami, cadano come fecondi frutti.
La gastronomia locale
Dal sacro al profano e poi ai piaceri del gusto il passo è breve. Infatti, a pochi metri dal Duomo, ecco un indirizzo da non perdere, previa prenotazione, dati i posti limitatissimi. Si tratta della Tana dei Brilli, l’osteria più piccola d’Italia, in Vicolo Ciambellano 4, molto intima e accogliente, dove Raffaella e Ciro preparano piatti che coniugano tradizione e grande qualità. Fra le curiosità della loro cucina, un ampio e nutrizionalmente corretto uso di erbe e spezie locali, dal rosmarino all’origano, senza tralasciare la malva e persino le foglie del cappero, che Raffaella raccoglie e conserva per poi insaporire in modo economico e originale tante pietanze, dagli antipasti ai secondi.