Sommario
La camminata è un po’ impegnativa, ma vale la pena. Il sentiero A1 del Parco Regionale della Maremma non è lontano da Grosseto. Si snoda nella piana di Alberese e poi s’inerpica tra i boschi.
Trecento metri di dislivello
I circa 300 metri di dislivello consentono di portarsi abbastanza in alto per ammirare il paesaggio fino al monte Amiata sul fronte terra, a Monte Argentario e alla Corsica (nelle giornate più limpide) sul lato mare. Meritano anche gli scorci sulle spiagge della costa, tra le quali spicca Cala di Forno.
È stato un passo di uno dei miei romanzi preferiti a riportarmi con la mente in quel luogo magico.
I resti di una splendida chiesa
In lontananza appaiono alla vista i ruderi dell’abbazia, con i resti ancora bellissimi della chiesa che ha il suo gioiello nel campanile in stile romanico-lombardo. Tra le pietre dell’antico monastero benedettino il tempo sembra essersi fermato. Si possono scorgere ancora i locali della cucina, gli antichi lavatoi, dove in realtà pare si conciassero le pelli, e i vani della foresteria.
Una torre di avvistamento trecentesca
A dominare il tutto, la trecentesca torre di avvistamento dell’Uccellina, così chiamata in ricordo dell’uccellagione, pratica di caccia oggi illegale.
Ma cosa c’entra San Rabano e, soprattutto, chi è? E perché nel libro di Garofalo, ambientato nella seconda metà dell’Ottocento, si parla di un eremita che è ancora in questo luogo mistico e selvaggio?
Santo o eremita?
Ai tempi della sua fondazione, intorno all’anno 1000, l’abbazia era intitolata a Santa Maria Alborense, da albarium (la pietra bianca locale). Centro di preghiera, cultura e potere, fu fortificata e divenne un importante insediamento. Nel XV secolo i Senesi le diedero il colpo di grazia, smantellando le fortificazioni e accelerandone lo stato di abbandono. Un secolo dopo divenne il luogo prescelto dall’eremita Rabano, da cui ha poi preso il nome.
Un libro per viaggiare nel tempo
Mauro Garofalo nel suo libro, attraversato da venature romantiche, ne ha fatto il luogo simbolo della resistenza di un mondo di silenzi, meditazione e rispetto dell’uomo e della natura contro l’aggressione tecnologica e finanziaria; non a caso è proprio lì che trova rifugio il suo protagonista, il Capitano Bosco.
Per capire perché, leggete il libro e andate a San Rabano!
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