Per il 2022, pandemia permettendo, uno dei must è recarsi a Reggio Calabria. E vedere (o rivedere nella nuova sistemazione) le due splendide statue in bronzo che i fondali di Riace Marina restituirono nell’agosto del 1972.
Risalenti alla metà del quinto secolo avanti Cristo, di fattura raffinatissima, le due statue, alte quasi due metri ciascuna, fecero un primo viaggio dalla Grecia alla nostra penisola, probabilmente verso Roma. Molto tempo dopo finirono in acqua, per motivi ancora poco chiari.
Non essendo state trovate né la nave che le trasportava né altre statue simili, il mistero permane e autorizza varie teorie tutte a loro modo affascinanti.
Le affascinanti fasi del restauro
Ciò che si conosce meglio, grazie a tecniche di indagine simili a quelle usate nell’uomo (come l’endoscopia), sono particolari come gli interventi di riparazione o i difetti che, pur nella quasi perfezione dell’opera, comunque si crearono nei passaggi della fusione del bronzo.
A facilitare questi studi sono state le varie fasi di restauro. L’ultima si è conclusa da non molto ed è coincisa con i lavori di ammodernamento del MArRC, il Museo archeologico di Reggio Calabria. Il museo ospita i Bronzi in una sala dedicata, che assicura temperatura e umidità costanti, oltre a un’attenta sorveglianza.
Un museo antico e moderno al tempo stesso
Progettato dal grande architetto razionalista Marcello Piacentini, il museo ha i due Bronzi come fiore all’occhiello. Ma propone anche, su cinque livelli, un panorama ricchissimo che va dalla preistoria alle prime colonie greche, dai popoli italici al periodo romano. Il tutto esposto con chiarezza e buona illuminazione.
Una visita, insomma, davvero piacevole, che si può completare con altri scorci importanti dal punto di vista archeologico. Per esempio, l’Ipogeo nel sottosuolo della vicina Piazza Italia.
Oppure anche gli scavi a cielo aperto in alcuni tratti del bellissimo Lungomare Falcomatà, del quale parleremo nella prossima puntata.
Una sosta fra gusto ed arte
La parte più bella di Reggio Calabria risale a un secolo fa, quandi la città fu ricostruita dopo il disastroso terremoto del 1908, quello “di Messina”.
A pochi passi dal Museo, in un bel palazzo di quel periodo, ha sede un eccellente ristorante che è anche una galleria d’arte. “L’A – L’accademia gourmet”, questo il nome un po’ arzigogolato del locale. E’ stata aperta dallo chef Filippo Cogliandro che propone una raffinata versione della cucina locale.
Infatti, il menù è basato su prodotti come il Bergamotto di Reggio Calabria o la struncatura, un tipo di pasta che si trova solo in questo angolo d’Italia.
Le mostre, che si succedono ogni paio di mesi, sono invece curate da Elmar, pseudonimo dell’artista Elisabetta Marcianò.