Di passaggio per Montesarchio, a mezz’ora di auto da Benevento, qualche mese fa ho avuto la fortuna di scoprire un’opera di straordinaria importanza nella produzione artistica della Magna Grecia, all’interno di un museo molto meno noto di quanto meriterebbe.
Parlo del meraviglioso vaso, o meglio “cratere a calice” a figure rosse, prodotto a Paestum oltre 2300 anni fa da un artista che, orgoglioso del risultato, si firmò come “Assteas”.
Un vaso d’autore
La firma si legge ancor oggi sul vaso custodito nel Museo archeologico nazionale del Sannio Caudino, ospitato sulla collina che sovrasta l’odierna Montesarchio.
La città è l’erede dell’antica e potentissima città sannita di Caudium, il cui sottosuolo ha offerto una vasta eredità archeologica, portata alla luce solo da poco.
Il museo è molto ricco e presenta anche una sezione multimediale assai innovativa. Da solo merita il viaggio.
Il Monte Taburno in corsa per il titolo Unesco
Di fronte al Castello (e in passato carcere borbonico) che ospita il museo, c’è una bellissima Torre anch’essa per anni carcere borbonico. E’ sede di eventi come “GeoArt”, la bella mostra del fotografo sannita Michele Stanzione curata da Rosanna De Cicco per sostenere la candidatura Unesco del parco regionale del Taburno.
Le foto sono ulteriormente valorizzate da un contenitore ideale, le anguste celle e i cupi corridoi della torre-carcere, nella quale fu rinchiuso fra gli altri Carlo Poerio.
Uno dei borghi più belli d’Italia
Per arrivare alla Torre e al Museo, che da una collina alta trecento metri dominano la cittadina sannita, si può andare in auto.
Ma è molto meglio traversare a piedi i vari borghi, che dal 2016 hanno consentito alla città di entrare fra i “Borghi più belli d’Italia”.
Si parte dalla piazza che, sullo sfondo del monte Taburno, ospita una statua di Ercole che – secondo una teoria un po’ posticcia – darebbe origine al nome (Mons Erculis). Sulle stradine ciottolate, ai primi di settembre si svolge la seguitissima rassegna “Giorni al Borgo”.