Se ti trovi a Milano, in poche ore hai la possibilità di esplorare alcune grandi espressioni del mondo della fotografia, grazie a tre mostre visitabili a poca distanza l’una dall’altra, accomunate dal livello altissimo degli autori e differenziate dall’approccio quasi antitetico a questa arte.
Doisneau, non solo baci
Cominciamo dalle 130 foto del francese Robert Doisneau, grande esponente della fotografia cosiddetta “umanista” che segnò il dopoguerra, tentando di dare una visione meno drammatica e pessimista della vita, dopo la catastrofe della seconda guerra mondiale.
La mostra, che comprende il famoso “Bacio davanti all’Hotel de Ville”, è esposta nel Museo Diocesano intitolato a Carlo Maria Martini ed è aperta fino a metà ottobre.
Già che sei lì, approfittane per vedere il resto del Museo, molto bello e raccolto, con opere che vanno dal Medioevo a Burri.
E anche la fondamentale Basilica di Sant’Eustorgio col relativo importante Museo e la Cappella Portinari con l’Arca di San Pietro Martire.
L’eredità artistica di Helmut Newton
Si intitola appunto “Legacy” la mostra ospitata a Palazzo Reale fino al 25 giugno in occasione dei cento anni (che causa pandemia sono diventati 103…) dalla nascita di Helmut Newton. L’ampia retrospettiva, per chi la perdesse nel capoluogo lombardo, sarà poi a Roma e Venezia, e andrà all’estero alla fine del 2024.
Allestimento di prestigio, stampe ad altezza d’uomo, andamento cronologico rigoroso per descrivere una carriera di straordinario successo, in particolare nel mondo della moda, che fu rivoluzionato dal suo approccio fortemente innovativo.
Un progetto di grande respiro per salvare il…polmone del mondo
Ha ricevuto la cittadinanza onoraria e ha tenuto un memorabile incontro col pubblico Sebastiao Salgado, il fotografo brasiliano ormai quasi ottantenne. L’occasione è stata l’inaugurazione alla Fabbrica del vapore di “Amazonia”, che al contrario di “Legacy”, aveva esordito a Roma lo scorso anno.
Non una mostra fotografica, sia pur accurata almeno come quella di Newton, ma un vero e ambizioso progetto culturale e politico.
Le 200 foto in bianco e nero, di grande formato, sono accompagnate da una colonna sonora del famoso compositore Jean-Michel Jarre e descrivono da un lato la foresta e la sua importanza cruciale sul piano ambientale, dall’altro le numerose e differenti tribù autoctone che la popolano.
Anni di paziente lavoro dietro le foto
Salgado, che dedica ai suoi progetti anni e anni di lavoro meticoloso, è entrato con discrezione in contatto con ognuna di queste tribù, che è poi riuscito a immortale nei suoi scatti.
Ne è uscito un grande trattato di antropologia ed etnografia, quasi irripetibile. Per i visitatori, un’esperienza immersiva di grande impatto, curata dall’inseparabile moglie del fotografo, Lélia Wanick, e visitabile fino al 19 novembre.
© Brugam