Ci sono foto che fanno immediatamente pensare a una località, e ne diventano il biglietto da visita internazionale. E’ il caso delle immagini che ritraggono la spiaggia dell’insenatura della Purità, una delle più famose di Gallipoli. Nessun visitatore del Salento se l’è fatta sfuggire, e in estate molti provano anche l’emozione di fare il bagno proprio lì, sotto le mura.
Un’opera finanziata dai “bastàsi”
Ma non tutti, credo, hanno avuto la voglia di visitare la Chiesa delle Purità, proprio di fronte alla strada che scende verso la spiaggia. La facciata bianca è minimalista e non attira le masse, nonostante un bel trittico dipinto su maioliche.
L’interno è invece un piccolo capolavoro barocco della seconda metà del Seicento, finanziato – un po’ come la Cattedrale del Mare di Barcellona, resa celebre dall’omonimo romanzo di Falconès – con i soldi raccolti dalla congregazione dei bastàsi. Si trattava degli scaricatori del porto, che dal loro faticoso lavoro a quei tempi riuscivano a ricavare paghe assai soddisfacenti.
Gli affreschi nascosti da non perdere
Maioliche, legno intagliato, quadri di artisti come Luca Giordano. Marmi e statue, oltre a numerosi affreschi. Questo oratorio a navata unica non solo è un simbolo di storia e devozione popolare, ma un’opera di grande livello.
E non dimenticate di farvi mostrare gli affreschi degli Evangelisti, coperti normalmente da un dipinto di minore interesse che si solleva a comando …
Una città protetta da chilometri di mura
Non meno interessante è la Cattedrale, punto di snodo di un bellissimo centro storico che offre, all’interno della stupenda cinta muraria, eleganti palazzi come quello del Municipio, alcuni musei e scorci di grande fascino.
Altrettanto affascinante è il giro delle mura, ovvero ciò che resta della cinta bastionata lunga oltre due chilometri. Dal Cinquecento questa imponente opera ha difeso la città, che in effetti era un’isola connessa alla terraferma da un ingresso detto Porta Terra.
Prima l’olio lampante, poi la pesca
Oggi è difficile immaginare l’importanza del porto di Gallipoli come luogo di partenza dell’olio lampante, che fu una fonte di ricchezza per tutto il Salento fino a quando il frutto della spremitura delle olive si usava non in tavola ma nei lumi …
Le barche che si vedono adesso, e che contribuiscono al suggestivo cromatismo del porto attuale, sono dei pescatori ancora in attività (nonostante tutti i problemi della piccola pesca). Grazie a loro si mantiene viva la cucina di pesce di Gallipoli e di tante altre località salentine!