Sommario
La piazza di Santa Maria Novella a Firenze, vicinissima all’omonima stazione ferroviaria, è sempre stata per me un polo di attrazione. Si apre come un armonico spazio civico e religioso. Nata più di 700 anni fa, tra edifici sobri nelle loro linee e decorazioni. Da un lato, il complesso conventuale domenicano che porta lo stesso nome e di fronte, la loggia di quello che era l’ospedale di San Paolo.
La facciata della basilica
Il segno indelebile di questa chiesa è la sua facciata. In marmo bianco e verde scuro, ha il pregio di non essere stata rimaneggiata. Questo consente di apprezzare il suo stile romanico che ben si coniuga con le simmetriche geometrie di Leon Battista Alberti della parte superiore.
I Crocifissi di Giotto e Brunelleschi
Entrati nella basilica, i nostri occhi vengono catturati dal Crocifisso di Giotto al centro della navata centrale. Solenne nello spazio vuoto che lo circonda. Appartato nella cappella Gondi, a sinistra dell’altare maggiore, troviamo il Crocifisso del Brunelleschi. Intagliato nel legno e poi dipinto, centro focale di attenzione tra le architetture di Giuliano da Sangallo.
Un’ubriacatura di pittori rinascimentali
Nell’ampio ed elegante interno della chiesa lo sguardo vaga da un capolavoro all’altro: dalla splendida Trinità di Masaccio, maestro della prospettiva, alle cappelle magnificamente affrescate da altri grandi artisti, ognuno dei quali meriterebbe lunghi tempi di contemplazione. E così si passa da Filippino Lippi della cappella Strozzi al Ghirlandaio della cappella Tornabuoni. Per non parlare del giovane Sandro Botticelli, la cui Natività adorna la lunetta della controfacciata sopra la porta.
I musei di Santa Maria Novella
Il percorso museale si snoda lungo i silenziosi chiostri del convento appartenuto nel passato ai Domenicani. Suggestivo con il Cappellone degli Spagnoli è il chiostro verde, così chiamato per il colore dominante degli affreschi dell’immaginifico Paolo Uccello. Le sue restaurate Storie della Genesi si possono ammirare da qualche anno nell’ex refettorio del convento, con la possibilità di apprezzarne da vicino la potenza visionaria. Un’esperienza davvero speciale!
Ma non è finita: l’arioso grande chiostro, anch’esso affrescato, chiude la nostra visita con la “grande bellezza” riflessa negli occhi. Non a caso, l’azienda Rigoni di Asiago, benemerita per le sue sponsorizzazioni artistiche, ne ha appena restaurato una parte.
Un salto da Fabio Picchi
Non lasciate Firenze senza aver provato la cucina di Fabio Picchi nel suo regno, in zona Sant’Ambrogio, tra il più raffinato Cibreo e il più popolare Cibreino. Con la sua chioma bianca, questo istrionico chef vi farà gustare piatti semplici e tradizionali dai sapori decisi e con ottime materie prime.
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