La Diaccia Botrona è una riserva naturale di 1200 ettari che tutela ciò che resta di un’area palustre un tempo molto vasta (120 chilometri quadrati), fra i comuni di Grosseto e Castiglione della Pescaia.
Il nome significa in sostanza “massa d’acqua fredda” e indica una zona paludosa poco profonda, collegata in pochi punti al mare.
Dal mare è sostanzialmente separata per la presenza di un “tombolo”, cioè una striscia di terra sabbiosa sulla quale sono ben radicate una pineta di pini domestici e la macchia mediterranea.
Fra salicornie e fenicotteri
Nel corso dei secoli, e soprattutto dopo la bonifica novecentesca, è cambiato l’assetto idrogeologico, e con esso anche la fauna e la flora. Basti pensare che dove un tempo era presente la ninfea, adesso si trovano salicornia e giunco…
Molti gli uccelli migratori, di almeno duecento specie diverse. In inverno c’è anche qualche fenicottero, anche se il posto migliore dove avvistarli è la laguna di Orbetello, un po’ più a sud.
L’isola che non c’è
Non mancano neanche resti di antichi insediamenti, come i ruderi dell’Abbazia di San Pancrazio al Fango (non a caso…), costruita nell’ottavo o nono secolo sopra una villa romana di oltre duemila anni fa. La località si chiama Isola Clodia.
Ora non è più tale, ma anticamente era un’isoletta nell’antico Lago Prile. Vittime dello spopolamento del luogo conseguente a secoli di malaria (l’ultimo caso nel Grossetano risale agli anni Cinquanta), l’abbazia e la chiesa sono comunque affascinanti punti di osservazione. Soprattutto al tramonto, sia verso l’interno che verso la collina di Castiglione e le isole toscane che si vedono sullo sfondo.
Visite a piedi e in bici
L’ingresso alla riserva è gratuito e le visite in autonomia sono facili da realizzare.
Ma se volete aggregarvi alle attività di animazione del luogo ci sono da un lato le gite in bici organizzate dalla FIAB, dall’altro le visite naturalistiche delle Orme, la cooperativa delle guide della Maremma Toscana.
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