Sommario
La canapa o cannabis è una pianta erbacea originaria dell’Asia meridionale e centrale. E’ impiegata, sin dall’antichità, in diversi settori che spaziano da quello curativo a quello tessile.
Questa specie del genere cannabaceae vanta numerose proprietà terapeutiche. Infatti, studi scientifici dimostrano le potenzialità della canapa nel trattare la sintomatologia dolorosa derivante da patologie invalidanti. L’effetto farmacologico della cannabis è riconducibile alla presenza di due componenti funzionali, il tetraidrocannabinolo (THC) e il cannabidiolo (CBD).
Tuttavia, essendo associata ad alcune forme di tossicodipendenza, questa pianta è spesso oggetto di dibattiti legislativi inerenti al proibizionismo e alla liberalizzazione.
La cannabis ad uso alimentare si presenta sulle tavole in forme diverse: semi, olio e farina. I semi sono ottimi per condire antipasti, contorni, primi piatti e prodotti dolciari. Invece, l’olio si può usare a crudo per arricchire paté, frullati e creme.
Canapa: cos’è
La canapa, il cui nome scientifico è Cannabis sativa, è una pianta angiosperma appartenente alla famiglia delle Cannabaceae.
E’ caratterizzata dalla presenza di una componente fibrosa molto robusta nello stelo e dalla produzione di una serie di composti chimici funzionali che possiedono attività farmacologica. Su queste proprietà si basa l’utilizzo umano, con finalità eterogenee, di questa specie botanica, che ha avuto inizio oltre 10.000 anni fa.
Inoltre, la canapa non viene sfruttata solo per scopi medicali ma trova largo impiego anche nelle industrie:
- tessili.
- Cartarie.
- Alimentari.
- Cosmetiche.
- Edili.
Olio di canapa
E’ noto per le sue proprietà antinfiammatorie, per contrastare l’accumulo di tossine o in caso di affaticamento dello stomaco e dell’intestino.
Come alimento ha un sapore delicato, dal vago sentore di nocciole: ha un contenuto pari al 90% di grassi insaturi ed è verde, in modo più o meno intenso.
L’unica importante accortezza è quella di evitare la sua cottura.
Infatti, va assunto a crudo, magari puoi condire un’insalata con i semi di canapa o preparare delle tartine con la farina di canapa. Puoi anche provare con le varietà aromatizzate, come quelle al peperoncino.
Farina di canapa: priva di glutine
Dai semi della canapa si ricava una farina che può essere utilizzata in sostituzione della tradizionale farina di frumento tipo 00.
Priva di glutine, è indicata anche per chi soffre di celiachia. Inoltre, rispetto alla farina 00, possiede il 21% di calorie in meno, di cui solo il 3,8% è costituito da carboidrati.
Formidabile anche la presenza di proteine, che formano circa il 30% della massa complessiva del prodotto. La farina di canapa ha poi un elevato contenuto di fibre, ideali per il nostro intestino. Nella farina di canapa sono presenti anche molte vitamine, tra cui significativa è la presenza della E.
Vari i produttori che la usano per paste dal sapore particolare (e sempre caratterizzate da un retrogusto di nocciola), prive non solo di glutine ma anche a ridotto contenuto di grassi saturi, zuccheri e sale. Diversi i formati che si possono trovare in commercio, anche nelle varianti che associano la canapa a riso e/o a grano duro.
Semi e fiori di Cannabis sativa
Oltre ad essere una generosa fonte di Omega 3 e Omega 6, i semi sono anche ricchi di proteine, vitamine, carboidrati, sali minerali e fibre. Il basso apporto di grassi e di zuccheri ne permette il consumo anche in caso di diete ipocaloriche.
I semi sono adoperati in cucina per un gran numero di preparazioni. Si consumano integrali o decorticati, crudi o cotti, per arricchire una insalata mista, per dare corpo allo yogurt o un gusto particolare alle zuppe e alle minestre.
Infatti, possono essere polverizzati per insaporire carne e pesce, senza ricorrere a troppo sale o a condimenti grassi e calorici, oppure per dare una nota diversa e profumata nella preparazione di torte, frullati di verdura o frutta.
Inoltre, i fiori servono in particolare per realizzare tisane, che agiscono regalando effetti:
- miorilassanti
- Antipsicotici.
- Antiepilettici.
- Tranquillanti.
- Antiossidanti.
- Antinfiammatori.
Quanti tipi di canapa ci sono?
Cannabis sativa
Questo tipo di cannabacea era anche soprannominato canapa utile per via della possibilità di sfruttamento di parti della pianta, in molteplici settori.
L’etimologia della parola ‘sativa’ deriva da sativus che significa adatto a essere coltivato. La coltivazione della Cannabis sativa ha origini antiche risalenti perfino all’era neolitica.
Tale specie arborea è originaria dell’Asia e la sua coltivazione si estende dalla Cina all’India. Nell’Asia orientale, usavano la canapa sativa sia in cucina che a scopi terapeutici.
La produzione di cannabis utile si è diffusa in Occidente durante il diciottesimo secolo, in seguito ad un incremento dell’espansione coloniale. Inoltre, la coltivazione aveva finalità tessili: in particolare la pianta era destinata alla produzione di funi e corde.
In Italia, la produzione della canapa sativa risale a circa 13.000 anni fa, quando pare fosse diffusa prevalentemente nella regione del Lazio.
Grazie alla spiccata resistenza delle fibre, fu impiegata per la realizzazione delle funi del veliero Amerigo Vespucci.
Oggi, trova impiego nel settore industriale, nel campo tessile e nell’edilizia.
Inoltre, alcuni estratti della canapa sativa hanno interessanti proprietà terapeutiche, che ne legittimano un utilizzo a scopo curativo.
Infatti, contiene ben 60 sostanze chimiche attive, chiamate cannabinoidi, che possiedono interessanti proprietà analgesiche sfruttate per trattare il dolore cronico associato ad alcune patologie neurologiche (come la sclerosi multipla) e tumori, per promuovere l’appetito e combattere la nausea nelle persone affette da AIDS o anoressia nervosa.
Cannabis indica o canapa indiana
La cannabis indica è una delle specie più ricche in principi attivi. I fitocomplessi della pianta si trovano nella resina e sono composti da:
- cannabinoidi.
- Terpeni.
- Flavonoidi.
Infatti, tali principi attivi producono un effetto rilassante, meditativo e soporifero sull’individuo. L’uso dei derivati di questa specie è prevalentemente ricreativo.
La pianta ha un’altezza che si aggira intorno al metro e mezzo e presenta una conformazione molto simile all’abete. Questo genere di cannabis cresce nei territori del Nepal e nell’India settentrionale, in zone montuose e in alta collina.
E’ una pianta robusta e di facile coltivazione, che presenta chiome molto rigogliose con calici assembrati. Il tronco è eccessivamente legnoso per essere destinato all’industria tessile.
Canapa russa o cannabis ruderalis
La ruderalis è una specie di canapa selvatica proveniente dalla Siberia. Ha un contenuto di THC piuttosto basso, per cui non si presta ad essere utilizzata né a scopo ricreativo né terapeutico
. È un arbusto di piccole dimensioni, che non supera i 50 cm in altezza, legnoso, robusto, privo di rami laterali e munito di piccole cime, talvolta prive di estremità. Le specie ruderalis possiedono elementi chimici in quantità equiparabili alla canapa da fibra.
Tale variante di canapa è utilizzata negli incroci ibridi per irrobustire le piantine giovani e per far sì che l’arbusto fiorisca in base all’età piuttosto che alla luce che riceve.
Come distinguere la canapa dalla marijuana
Con l’espressione cannabis si intende indicare la pianta nella sua totalità, con stelo, radici, foglie e fiori.
Quando parte la fioritura della Cannabis sativa, la pianta concentra le proprie componenti funzionali nelle sommità fiorite, per supportare la crescita dei rami. Una volta raccolte, le infiorescenze vengono essiccate e utilizzate a scopo ludico (marijuana) oppure terapeutico (cannabis medica).
Sebbene nella percezione comune questi due prodotti possano avere il medesimo effetto curativo, non è così. Infatti, la prima viene distribuita attraverso canali non ufficiali e non è controllata nel suo contenuto in principi attivi. Mentre, la seconda può essere acquistata solo attraverso la rete ufficiale delle farmacie ed è titolata nel suo contenuto in principi attivi.
Invece, con l’espressione hashish si indica un prodotto che contiene resine e pollini della pianta della cannabis e che può raggiungere concentrazioni piuttosto elevate in THC e CBD.
Cannabis medica
La cannabis medica in Italia è prodotta dallo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze oppure importata dall’Olanda e dal Canada attraverso i canali ufficiali, secondo la normativa riportata nell’Ordinanza del 18 luglio 2006.
I fiori sono trattati e distribuiti alle farmacie ospedaliere e di comunità (a seconda della normativa regionale vigente) per la dispensazione come farmaco galenico.
Le piante di cannabis coltivate in Italia, Olanda e Canada sono lavorate in condizioni di Good Manufacturing Pratices (GMP), ossia standard che garantiscono l’elevata qualità del prodotto.
Le tipologie di cannabis medica legali in Italia sono la cannabis FM2 (che ha un contenuto in THC compreso fra il 5 e l’8% e di CBD compreso fra il 7 ed il 12%) e la cannabis FM1 (che ha un contenuto in THC decisamente elevato, che oscilla tra il 13 e il 20%, e bassissimi contenuti di CBD, pari a meno dell’1%).
La concentrazione del CBD è importante perché modula gli effetti psicotropi del THC. La differenza sostanziale fra queste due tipologie ne legittima le diverse applicazioni terapeutiche.
Cos’è la cannabis light?
La cannabis light, nota anche come canapa depotenziata, è una varietà di canapa industriale, i cui fiori (sia maschi che femmine) presentano percentuali di THC compatibili con le disposizioni di legge. La normativa italiana, attraverso la Legge 242/2016 e la Legge 309/1990, impone che possa essere venduta legalmente solo canapa che contenga concentrazione di THC inferiore allo 0,6%.
Al di sopra di questa percentuale, è considerata una droga d’abuso. Ad esempio, per avere un’idea, si tenga conto che nella marijuana la concentrazione di THC non è controllata e può anche superare il 20%.
La cannabis light non può essere ingerita né fumata.
Composizione chimica della canapa sativa
La droga, ossia la parte della pianta che contiene i principi farmacologicamente attivi, è costituita dalle infiorescenze femminili. Dai peli secretori presenti sulla superficie dei fiori si estrae una resina ricca delle componenti funzionali.
La loro concentrazione nella pianta è ampiamente variabile, a seconda della latitudine in cui la pianta si coltiva. Negli ultimi anni, sono state ottenute specie ibride che producono una resina molto più ricca in componenti funzionali rispetto a quelle naturali.
La resina di cannabis contiene più di 400 composti chimici: i più noti e utilizzati sono i cannabinoidi, che sono circa 60.
Fra questi, il composto psicoattivo più importante ai fini farmacologici è il tetraidrocannabinolo (TCH). In particolare, un suo isomero, il delta-9-tetraidrocannabinolo (delta-9-THC, chiamato anche dronabinolo) è autorizzato per il trattamento della nausea da chemioterapia.
Altri cannabinoidi contenuti nella resina di cannabis sono il cannabidiolo (CBD), il cannabigerolo (CBG), il cannabinolo (CBN), che viene utilizzato come indicatore dello stato di conservazione della droga (maggiore è la quantità in cui è presente, più datata è l’infiorescenza).
Il cannabidiolo (CBD) possiede attività analgesiche e antinfiammatorie con meccanismo d’azione analogo a quello dei comuni antinfiammatori da banco (FANS); non ha spiccata azione psicoattiva, ma modula l’effetto centrale del THC.
Inoltre, nella resina della cannabis sono anche presenti composti di tipo terpenico, come il limonene, responsabili del sapore e dell’aroma della droga. La loro funzione, in natura, è quella di allontanare gli erbivori che potrebbero volersi nutrire della pianta.
Infine, la resina della cannabis contiene anche flavonoidi, composti antiossidanti come l’apigenina (che ha blanda attività ansiolitica) e la cannaflavina A e B (caratterizzata da azione antinfiammatoria).
Melarossa consiglia il gel alla canapa perché dà sollievo a dolori articolari e muscolari. Ideale per massaggio, si assorbe facilmente, idrata e non unge. Contiene olio di canapa e rosmarino, mentolo, canfora.
Meccanismi d’azione dei cannabinoidi
Le sostanze attive agiscono attivando speciali interruttori (definiti recettori), che danno il via ad una serie di reazioni chimiche, le quali producono, direttamente o indirettamente, un effetto farmacologico.
Nello specifico, i cannabinoidi attivano i recettori CB₁ (presenti nel sistema nervoso centrale, periferico e in numerosi altri tessuti del corpo) e CB₂ (localizzati perlopiù sulle cellule del sistema immunitario, ma presenti anche in alcuni neuroni centrali).
Dopo avere scoperto i recettori su cui agiscono i cannabinoidi, la comunità scientifica è giunta alla conclusione che esistono dei cannabinoidi endogeni (chiamati anche endocannabinoidi) che li attivano naturalmente, modulando i sistemi che regolano:
- il tono dell’umore.
- La memoria.
- Il dolore.
- Le funzioni cognitive.
L’attivazione dei recettori degli endocannabinoidi produce, anche attraverso l’interazione con il sistema degli oppioidi endogeni (endorfine), un’azione rilassante e analgesica.
Efficacia della cannabis medica nel trattamento di alcune patologie
La dispensazione della cannabis a carico del servizio sanitario nazionale è codificata in una normativa, che considera le indicazioni terapeutiche per le quali esistono dati sufficientemente significativi nella letteratura scientifica.
Tuttavia, i preparati destinati all’uso terapeutico possono essere acquistati a carico del cittadino e dietro presentazione di ricetta medica (la cannabis è classificata come stupefacente) nelle farmacie di comunità. L’uso ricreativo non è contemplato dalla nostra Giurisprudenza.
Cannabis e dolore cronico
Il primo e più diffuso impiego è quello nel trattamento del dolore cronico, anche associato al tumore, che i cannabinoidi attenuano senza il rischio della depressione respiratoria (presente, invece, nella terapia con gli analgesici oppioidi).
L’uso della cannabis genera analgesia anche nel dolore cronico di tipo neuropatico, ossia generato da lesioni nervose di vario tipo, generalmente resistente alla somministrazione degli antidolorifici tradizionali, sia oppioidi che non oppioidi.
Nella sclerosi multipla, i cannabinoidi agiscono sia sulla componente di dolore neuropatico che sulla spasticità caratteristica della malattia.
Una seconda indicazione terapeutica è rappresentata da nausea e vomito associati alla chemioterapia e alle terapie antivirali per l’infezione da HIV, su cui agisce, nello specifico, il dronabinolo.
La cannabis è anche utilizzata per stimolare l’appetito nelle persone con anoressia nervosa, forme tumorali e AIDS. Inoltre, l’effetto di riduzione della pressione endoculare prodotto dai cannabinoidi rende la cannabis attiva sul glaucoma.
La sindrome de la Tourette è una patologia neurologica causata da alterazioni di strutture anatomiche situate alla base del cervello, i gangli della base, caratterizzata da una spasticità incontrollata e comportamenti di tipo ossessivo.
L’assunzione della cannabis causa l’attivazione del recettore CB₁, inibendo l’attivazione dei neuroni coinvolti nella sindrome de la Tourette.
I numerosi usi della canapa e benefici
Questa pianta millenaria si presta ad essere impiegata in numerosi settori eterogenei:
Usi alimentari
I semi di canapa, ricchi di omega 3 e omega 6, costituiscono un alimento salutare e nutriente.
Comprendono gli otto aminoacidi essenziali che l’organismo non è in grado di produrre ma che richiedono di essere integrati attraverso il cibo.
Inoltre, costituiscono un alimento di facile digeribilità, che possiede il 25% di proteine in aggiunta a minerali e alle vitamine A, B ed E. Dai semi si ricava anche la farina e viene estratto l’olio. Quest’ultimo rafforza il sistema immunitario e cura l’ipercolesterolemia.
La farina di canapa è un’ottima fonte di proteine e fibre, i semi dai quali si ricava hanno tutti gli amminoacidi essenziali, oltre a sali minerali, acidi grassi omega 3 e omega 6, vitamina e e vitamine del gruppo b.
Fitoterapia
In campo erboristico, la canapa si utilizza come pianta officinale dalle molteplici virtù.
In particolar modo, svolge un’interessante azione protettiva ed antidolorifica. Studi rilevano le potenzialità della droga della pianta nel contrastare la sintomatologia dolorosa associata ad alcune patologie.
Cosmesi
La cannabis costituisce un ottimo alleato della bellezza grazie alla presenza di:
- tocoferolo
- fitosteroli
- vitamine
- minerali
- caroteni.
L’acido linolenico, in sinergia con il tocoferolo svolge un’interessante azione antiossidante nel trattamento di pelle e capelli. Inoltre, gli estratti possono contribuire a contrastare l’invecchiamento cutaneo grazie a proprietà rigeneranti ed antinfiammatorie.
Agricoltura
L’utilizzo della canapa in questo settore consiste prevalentemente nella pacciamatura, una tecnica agricola che si svolge attraverso la copertura del terreno con del materiale apposito.
Infatti, con questa modalità si garantisce una corretta umidità del terreno, si contrasta la crescita di piante infestanti e si mantiene la temperatura del suolo.
Tessuti
La fibra della canapa è resistente e non cede di fronte ad usure e strappi, oltre a possedere proprietà antifungine ed antibatteriche.
Lo stelo della pianta si utilizza in sostituzione al cotone e alle fibre sintetiche. La coltivazione della canapa richiede un numero esiguo di fertilizzanti e pesticidi.
Il tessuto ottenuto dalla cannabis diventa caldo in inverno e fresco in estate.
Carta
Dalla componente legnosa della canapa, ottenuta attraverso il processo di estrazione di fibre e semi, si ricava una carta preziosa, sottile ma resistente. Per la fabbricazione della carta di canapa si utilizzano gli scarti della pianta. Grazie all’impiego della cannabis, sia l’ambiente che il settore economico ne traggono vantaggio.
10000 m² di cannabis contengono un quantitativo di cellulosa equiparabile a quello presente in quattro ettari di foresta. La carta di canapa non richiede un particolare trattamento con sostanze chimiche.
Ad esempio, la Bibbia di Gutenberg, così come la Costituzione americana e francese, sono state stampate su questo materiale fibroso.
Edilizia
Nel campo della bio-edilizia, la canapa sta diventando una valida alternativa ai mattoni e al cemento. Il bio mattone riesce efficacemente ad assorbire la CO2 garantendo un buon isolamento acustico e termico.
Inoltre, con la canapa si costruiscono tavole di legno solide e al contempo flessibili. Con una particolare miscela di canapa e calce si può ottenere un materiale adatto alla costruzione di pavimenti e mura.
Materie plastiche
Attraverso la polimerizzazione, la cellulosa presente nella canapa può essere utilizzata per sostituire la plastica. Questa bioplastica è di natura:
- flessibile
- biodegradabile
- riciclabile.
Quindi, potrebbe svolgere la medesima funzione della plastica, qualora la fabbricazione di quest’ultima rallentasse. La cellulosa di canapa si può utilizzare anche per realizzare imballaggi, materiali per il confezionamento ed isolanti.
Combustibili
Può essere considerata un elemento essenziale anche per la realizzazione di innovativi combustibili da biomasse, in alternativa al petrolio. La potenzialità della canapa in questo settore è equiparabile all’etanolo. Un particolare biodiesel di origine naturale può essere ricavato dalla canapa con un basso impatto ambientale.
Uso ricreativo
La cannabis è utilizzata anche come droga d’abuso: a questo scopo viene fumata o ne vengono inalati i vapori. L’effetto immediato proveniente dalla somministrazione ricreativa di cannabis comprende:
- tachicardia.
- Torpore.
- Arrossamento oculare.
- Secchezza delle fauci.
- Aumento dell’appetito.
- Effetto analgesico.
Fra le reazioni conseguenti al consumo di cannabis: la riduzione della capacità di concentrazione, della memoria e l’alterazione del coordinamento motorio. Nei casi più gravi, possono verificarsi episodi di delirio e allucinazioni.
Canapa: modalità d’uso
L’impiego della canapa a scopi terapeutici può verificarsi per somministrazione orale, con l’assunzione di decotti preparati a partire dai semi o dall’oleolito oppure attraverso l’inalazione per mezzo di vaporizzatori.
Quest’ultimo metodo utilizza i fiori della canapa. Tuttavia, è importante iniziare il trattamento con un dosaggio basso, da regolare in base alla risposta del paziente. Qualora opti per la soluzione orale, il medico curante deve suggerire le modalità e i tempi di preparazione e il quantitativo di acqua da impiegare.
Olio di canapa
Per olio di canapa si intende non l’oleolita utilizzato in terapia (vendibile solo dietro prescrizione medica e utilizzabile secondo le modalità specificate dal medico), ma l’olio ricavato dalla spremitura (o dall’estrazione con solventi) dei semi della Canapa sativa, privo di effetto psicoattivo.
L’olio di canapa è una delle poche fonti di acido linolenico, il più importante acido grasso della serie omega-3. Per prevenire la degradazione dell’acido linolenico e della vitamina E, deve essere rigorosamente assunto a crudo e conservato in recipienti adeguati, al riparo dalla luce.
Grazie al suo contenuto in omega-3, può contribuire alla prevenzione del rischio cardiovascolare.
Malgrado questi aspetti importanti, l’uso di questo olio a scopi alimentari non è molto diffuso, per due ragioni. La prima è rappresentata dalla grande variabilità nella concentrazione dei principi funzionali; la seconda dai costi elevati (che possono toccare i 40-50 euro al litro).
Differenza tra olio di canapa e olio di CBD
Mentre l’olio di cannabidiolo è estratto dai germogli della canapa e usato per scopi medicinali, l’olio di canapa è ottenuto dai semi della canapa industriale.
Mediante il Decreto del Ministero della Salute del 1 ottobre 2020, sono state aggiornate le tabelle allegate al D.P.R. n. 309/90 (anche noto come Testo Unico degli Stupefacenti) per inserirvi le composizioni per uso orale di cannabidiolo ottenuto da estratti di cannabis.Tuttavia, il 28 ottobre, il Ministro della salute ha sospeso la validità del provvedimento, in attesa del parere del Consiglio Superiore di sanità.
L’inserimento di questi prodotti in tabella determinerebbe una serie di restrizioni e il rispetto di formalismi precisi nella dispensazione dei medicinali che lo contengono.
Il provvedimento si è reso necessario perché è attualmente in corso di valutazione una richiesta di approvazione, da parte dell’agenzia del farmaco (AIFA) di una soluzione orale contenente cannabidiolo, già approvata dall’ente regolatorio europeo per il trattamento dei pazienti con sindrome di Dravet e sindrome di Lennox-Gastaut.
Per alcuni aspetti, la normativa confligge con le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che afferma che il cannabidiolo è una sostanza non psicoattiva, che non induce dipendenza fisica e non risulta associata a potenziali fenomeni d’abuso.
Guida all’acquisto della canapa
L’olio e i semi di canapa si possono trovare sia in supermercati che vendono prodotti biologici sia presso rivenditori online. Inoltre, sta prendendo piede anche la vendita negli esercizi commerciali della grande distribuzione.
Tuttavia, per essere sicuri di acquistare un prodotto contenente i principi funzionali ad alte concentrazioni occorre verificare che gli articoli provengano da agricoltura biologica certificata e che siano puri al 100%.
Inoltre, nel caso dell’olio, è importante controllare che nell’etichetta ci sia l’indicazione di pressatura a freddo. Il prodotto deve essere conservato in bottiglie di vetro scuro, chiuse e disposte lontano dalla luce e dalle fonti di calore. Una volta aperta la confezione, il residuo del prodotto si conserva in frigorifero.
Usi della canapa in cucina
In cucina, si usa una variante di canapa cosiddetta industriale, privata della componente psicoattiva.
La fragranza e il sapore tipico della cannabis possono essere descritti come un cocktail tra lo speziato, il fruttato e il legnoso.
Le proteine della cannabis sono utilizzate per realizzare barrette energetiche e biscotti. Hempfu, un peculiare formaggio ottenuto con il latte di semi di canapa, è tra le ricette più gettonate. Una miscela di spezie comprendente anche la canapa, chiamata shichimi, viene impiegata su carni bianche, zuppe e riso.
Inoltre, in commercio esiste anche il gelato di canapa che racchiude in sé tutto il sapore tipico dell’arbusto.
Canapa: controindicazioni
La Cannabis sativa contiene una serie di sostanze chimiche farmacologicamente attive, caratterizzate da azione psicotropa, ovvero capaci di modificare le percezioni, il tono dell’umore e la coscienza. Inoltre, i suoi derivati illegali sono lo stupefacente più consumato nel mondo.
Il consumo di derivati della cannabis è correlato all’insorgenza di forme di dipendenza in almeno il 10% dei casi (17% negli adolescenti).
Questo quadro giustifica le restrizioni normative all’utilizzo di questi prodotti a scopo terapeutico, per il quale il medico deve sempre operare una valutazione rischio/beneficio.
Le indicazioni terapeutiche per cui è prevista la prescrizione (e, in determinate Regioni, la dispensazione in regime di servizio sanitario) sono codificate da norme precise, che non le considerano come una terapia vera e propria, ma come un trattamento sintomatico di supporto per le condizioni nelle quali i farmaci convenzionali non hanno prodotto risultati.
Tuttavia, in questo ambito, è opportuno ricordare che l’assunzione di preparazioni a base di cannabis è associata al rischio di effetti collaterali. Fra questi, penalizzazione di:
- memoria.
- Capacità di concentrazione (In particolare negli adolescenti).
- Riflessi.
- Alterazione della coordinazione motoria, del senso del tempo.
- Percezione di colori e suoni.
- Tono dell’umore.
Un sovradosaggio può causare allucinazioni e psicosi. Inoltre, l’assunzione di questi prodotti può avere un effetto peggiorativo negli stati psicotici latenti.
Abusi della canapa a scopo ricreativo
L’assunzione dei derivati della cannabis al di fuori delle indicazioni mediche costituisce una forma di abuso, una condizione che può portare allo sviluppo di una dipendenza.
In questi casi, la persona che ne fa uso è spinta da un meccanismo mentale (definito craving) a rinforzarne l’assunzione e ha bisogno di una dose sempre maggiore per ottenere la medesima azione farmacologica. In caso di sospensione, avverte veri e propri sintomi fisici (dolore, nausea e vomito, allucinazioni).
I soggetti più esposti ai rischi derivanti dall’abuso di cannabis sono:
- donne in gravidanza e quelle allattano. In questo caso la componente psicoattiva potrebbe generare problematiche al feto.
- Adolescenti, in quanto, l’abuso di cannabis, può dar vita ad anomalie neurocognitive. Spesso in questi casi si verificano riduzioni delle capacità mnemoniche e disturbi dell’apprendimento, che possono permanere anche dopo l’interruzione dell’assunzione.
- Persone con patologie mentali. L’assunzione eccessiva di cannabis potrebbe aggravare i sintomi derivanti da psicosi.
- Chi soffre di malattie polmonari. In questo caso la cannabis può esacerbare la patologia.
- Chi soffre di patologie cardiache e di ipertensione, in quanto il consumo di cannabis può compromettere il quadro di salute generale.
Canapa: botanica
La cannabis è una specie arbustiva, con un ciclo vitale annuale.
Cresce spontaneamente in zone dal clima temperato e tropicale, ma si presta ad essere coltivata anche in aree diverse. Qualora la pianta riesca a svilupparsi in ambienti ostili, si manifestano forme ermafrodite.
La pianta ha l’aspetto di un fusto, di consistenza ruvida, che si erge dagli 80 cm ai 3 m. La radice è lunga e a fittone. Dallo stelo centrale si propagano fitte ramificazioni. Quest’ultime sono composte da foglie, munite di picciolo, disposte su lati opposti. Il fogliame presenta una conformazione lanceolata ed è seghettato ai margini. Le piante femminili presentano dei pistilliferi posti al di sotto delle brattee. I fiori sono costituiti da un calice di consistenza membranacea comprendente un ovario supero e pistilli.
La resina è contenuta nel calice e al suo interno si forma il seme. Quest’ultimo è di colore scuro, carnoso e dotato di un embrione curvo.
Le piante maschili producono staminiferi con una cromia giallognola. Con la maturazione delle infiorescenze, viene rilasciato il polline. In seguito a questo processo, il ciclo vitale della pianta giunge a termine.
La germinazione della cannabis avviene in primavera, mentre la fioritura a fine estate. L’impollinazione avviene naturalmente attraverso il vento.
I frutti fanno capolino in autunno e si presentano come acheni di consistenza dura e globosa.
Storia della canapa
L’uso della canapa ha origini remote. Alcune sementi della pianta ritrovate nei pressi di una grotta in Romania risalgono, perfino, all’epoca neolitica.
Invece, la coltivazione della cannabis ad uso tessile, in Asia e in Medio Oriente, ha origini remote. L’impiego della cannabis nell’industria tessile in Inghilterra risale al XVI secolo e la sua commercializzazione ha inizio nel XVIII secolo. L’utilizzo della fibra della canapa per la produzione di carta è avvenuto per un centinaio di anni fino all’introduzione del proibizionismo.
Agli esordi, la coltivazione della canapa in Italia era destinata alla realizzazione di corde e vele da ancorare alle flotte di guerra. Un’usanza molto antica in Romagna era quella di produrre tovaglie di canapa. Le prime coltivazioni di canapa negli Stati Uniti risalgono al diciottesimo secolo, George Washington aveva dichiarato che egli stesso era un coltivatore di questa pianta.
Gli induisti furono i primi ad assumere la cannabis per scopi ricreativi. In seguito, il popolo arabo ha cominciato a sfruttare la resina di canapa per beneficiare degli effetti psicoattivi. Per le medesime finalità, la canapa veniva impiegata dagli Arii, Sciti e Traci durante le cerimonie religiose.
Uso terapeutico della canapa
Il padre della medicina cinese Shen Nung, aveva incluso la canapa ad uso terapeutico nella farmacopea del 2700 a.C. Veniva impiegata come bevanda a scopo analgesico e fumata per trattare:
- mal di denti
- pustole
- problematiche del cavo orale.
Diffusione
Con le migrazioni degli asiatici, la canapa si diffuse nel Mediterraneo, nell’Europa occidentale e nel Medio Oriente. Gli sciiti, nomadi di origine Indo-iraniana, fumavano la canapa per rallegrarsi durante le cerimonie funebri. Anche, Plinio Il Vecchio, nel suo trattato Naturalis Historia, ha descritto le virtù terapeutiche della canapa.
Ma, una bolla papale, nel Medioevo, ha impedito l’uso della cannabis ai fedeli.
Nel’800 era in voga l’impiego dell’hashish a scopo di svago. In Francia è stato istituito il Club des Hashischins dove veniva praticata tale usanza. Questo salotto era frequentato da artisti di rilievo come:
- Hugo
- Baudelaire
- Dumas
- Balzac
- Gautier.
Invece, per i rastafariani, fumare la ganja era un rituale importante per riuscire a meditare e a pregare.
In Europa, l’impiego della cannabis a scopo ricreativo è di recente datazione. Dovuto al fatto che nel territorio europeo aveva preso piede la canapa sativa a discapito di quella indica, maggiormente ricca di sostanze psicoattive. Quest’ultima è stata introdotta nell’Ottocento da Napoleone, il quale nutriva interesse per le sue proprietà sedative ed analgesiche.
Negli anni Trenta, la cannabis si utilizzava, prevalentemente, nel settore industriale per la produzione di materiale plastico, carta di canapa e cellulosa.
Henry Ford ha dato vita nel 1937 ad un innovativo progetto industriale, costruendo la prima automobile interamente composta da plastica di canapa.
Proibizionismo
La cannabis viene chiamata con il suo nome latino-americano marijuana quando si intende attribuirle connotazioni negative, che fanno riferimento allo stigma sociale che la circonda in quanto prodotto d’abuso.
Nel 1937 è stata sancita negli Usa una normativa, la Marihuana Tax Act che vietava la coltivazione della cannabis a prescindere dall’uso al quale era destinata. In seguito a questa legge numerose persone sono state arrestate per aver commesso reati relativi alla coltivazione, vendita e consumo di canapa. L’uso medicinale e industriale della pianta è stato drasticamente ridotto in seguito a tale decisione.
La legge non impediva il consumo, la coltivazione e la compravendita ma rendeva impraticabile economicamente l’impiego della cannabis. Qualsiasi contratto commerciale, che aveva come oggetto la canapa, veniva tassato di un dollaro. Oltretutto i possessori e i coltivatori erano assoggettati ad un peculiare sistema burocratico. Coloro che non rispettavano le disposizioni erano puniti con una sanzione che andava dai 2000 dollari di multa alla reclusione per 5 anni.
L’impossibilità di commercializzare la canapa è durata fino al 1942, data in cui gli agricoltori ripresero a coltivare la canapa per realizzare alcune parti costitutive delle navi da guerra.
L’ ONU ha dichiarato ufficialmente la cannabis sostanza stupefacente nel 1961.
In seguito al celebre processo contro lo psichiatra e scrittore americano Timothy Leary, attivista a favore della liberalizzazione del consumo di sostanze psichedeliche accusato di possesso di marijuana, la normativa venne modificata. Nel 1970 la Marijuana Tax Act venne sostituita dal Controlled Substances Act.
Articolo rivisto da Monica Torriani, farmacista e consulente scientifico.
Fonti
- Ministero della Salute– Importazione di medicinali a base di delta-9-tetraidrocannabinolo e trans-delta-9-tetraidrocannabinolo.
- Decreto del 25 giugno 2018- Gazzetta Ufficiale– inserimento dei preparati a base di cannabis nella terapia dolore.
- Research Gate– Caratteristiche qualitative e quantitative del seme di Cannabis sativa L.
- Decreto 1 ottobre 2020- Ministero della Salute.