Sommario
Il nome botanico della pianta medicinale è Atropa belladonna ed è una specie erbacea appartenente alla famiglia delle solanacee. La pianta deve il suo nome all’uso cosmetico che ne facevano le nobildonne veneziane.
Il principio attivo cardine presente nella belladonna è l’atropina. Si tratta di un alcaloide dalle formidabili proprietà terapeutiche. Per questo motivo, risulta particolarmente tossico se impiegato senza attenersi alle prescrizioni del medico curante.
Gli estratti a base di belladonna si utilizzano prevalentemente nella medicina omeopatica. In questo modo si sfruttano le sue proprietà antispasmodiche e broncodilatatrici. Inoltre, il collirio a base di atropina si impiega con successo in ambito oculistico.
In campo terapeutico si impiegano invece le foglie essiccate.
Belladonna: che cos’è
È una pianta perenne appartenente alla famiglia delle Solanacee.
Il suo nome botanico è Atropa belladonna. La nomenclatura scientifica fa riferimento sia agli effetti letali derivanti dall’assunzione della pianta che all’uso cosmetico che ne facevano le nobildonne. Invece, il termine atropa deriva dal greco Atropos.
Dunuqe, il termine belladonna fa riferimento ad un’usanza messa in pratica dalle donne veneziane.
Infatti, applicando qualche goccia del rimedio nella pupilla ottenevano un istantaneo ingrandimento della stessa, risultando più attraenti agli occhi degli uomini.
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Nonostante la pianta sia particolarmente utilizzata in farmacologia, è annoverata tra le specie più pericolose presenti nella storia della medicina per la presenza di alcaloidi tossici.
Prima del Medioevo, la pianta medicinale si impiegava in veste di anestetico da somministrare prima degli interventi chirurgici. Inoltre, era utilizzata come veleno per uccidere le prede, durante la stagione della caccia.
Principali costituenti chimici dell’atropa belladonna
- Alcaloidi tropanici: Scopolamina, Atropina, Iosciamina, Colina, Belladonnine, Cuscoigrina, Bellaradina.
- Composti organici volatili: Piridina, Tetrametildiaminobutano, Omatropina.
- Altri: Colina, Enzimi fosfatasi, Scopoletina, Ossalato di calcio.
Atropina: che cos’è
È un composto chimico appartenente alla classe degli alcaloidi tropanici.
Presente in diverse solanacee tra le quali:
- Atropa belladonna
- Datura stramonium
- Hyoscyamus niger.
Inoltre, l’atropina blocca la funzionalità del nervo vago inibendo l’azione colinergica.
In aggiunta, ha la capacità di dilatare la pupilla e riduce la secrezione gastrica, salivare e sudorifera. Infine, incrementa il numero delle pulsazioni cardiache e riduce la motilità del tubo gastrointestinale se elevata e la incrementa se la motilità è depressa.
Belladonna: proprietà terapeutiche
Le funzioni farmacologiche riconosciute alla belladonna sono attribuibili all’azione esercitata dall’atropina. Questa è in grado di inibire la stimolazione vagale.
Favorisce la midriasi
L’atropina inibisce l’attività colinergica. Questo provoca sia la dilatazione della pupilla (midriasi) che la paralisi del muscolo ciliare. Una condizione che rende difficoltosa la messa a fuoco degli oggetti che si trovano a una distanza ravvicinata.
In campo oculistico, l’estratto di atropa belladonna si impiega sotto forma di collirio.
Ma l’atropina non dev’essere somministrata nei soggetti a rischio di glaucoma.
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Allevia i disturbi gastrointestinali
L’alcaloide presente nella belladonna è in grado di rilassare la muscolatura dell’intestino e alleviare le contrazioni involontarie e gli spasmi del muscolo. Funge sia da antispastico che da sedativo.
Inoltre, l’azione esercitata dalla pianta medicinale blocca l’attività svolta dall’acetilcolina. In questo modo impedisce agli impulsi del sistema nervoso parasimpatico di arrivare alla muscolatura liscia e di provocare:
- Contrazioni
- Crampi
- Spasmi.
In particolare, trova impiego terapeutico nel trattamento di:
- Acidità gastrica
- Salivazione intensa
- Stipsi spastica
- Colica saturnina
- Sudorazione profusa dei tisici.
Inoltre, è utile anche per alleviare i crampi digestivi e i problemi intestinali di origine nervosa.
Belladonna e cuore
L’impiego dell’atropina nel trattamento dei disturbi cardiaci deve avvenire sotto stretto controllo medico.
L’alcaloide presente nella pianta medicinale risulta efficace nel trattamento della bradicardia sinusale: una condizione caratterizzata dal battito cardiaco lento ed irregolare, inferiore alle 60 pulsazioni al minuto.
Infatti, l’atropina incrementa la frequenza cardiaca e favorisce la conduzione atrioventricolare.
Riduce il catarro bronchiale
Inoltre, l’atropa belladonna si usa come sedativo per la tosse. Infatti, è efficace nel debellare gli spasmi bronchiali, i broncospasmi che caratterizzano l’asma e nel trattamento della pertosse.
Pertanto, la pianta è particolarmente indicata nel trattamento dei disturbi respiratori caratterizzati da una forte secrezione di muco.
Uso della belladonna in anestesia
L’atropina tiene sotto controllo le secrezioni salivari e bronchiali provocate dall’intubazione in anestesia. Inoltre, governa le risposte riflesse del nervo vago ed incrementa l’effetto degli anestetici generali.
Si somministra prima di procedere all’anestesia con il fine di bloccare la salivazione profusa e le secrezioni respiratorie.
Belladonna: uso terapeutico
Uso interno
Si utilizza nel trattamento delle malattie da raffreddamento quali tosse, raffreddore e mal di gola. Inoltre, allevia i disturbi che colpiscono l’apparato gastrointestinale, in particolare:
- Coliti
- Coliche
- Stitichezza.
Estratto fluido a base di foglie di atropa belladonna
Contenente lo 0.25% di alcaloidi.
Posologia: da 2 a 4 gocce più volte al giorno. Da seguire scrupolosamente le indicazioni del medico curante.
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Uso esterno
Unguento a base di belladonna
Utile nel trattamento di foruncoli, ascessi, punture di insetti e infiammazioni caratterizzate da gonfiore, dolore ed arrossamento.
Da applicare, due volte al giorno, sulla zona interessata con un lieve massaggio circolare fino al completo assorbimento. Continuare con il trattamento fino alla remissione del disturbo.
Cataplasmi
Impiegati nella cura degli strappi muscolari dei ciclisti.
Per realizzare un cataplasma, procurarsi un contenitore di vetro o di ceramica e un cucchiaio di legno. Dopodiché aggiungere due cucchiai di acqua fredda naturale e tre cucchiai di estratto secco di belladonna.
Miscelare fino ad ottenere una consistenza cremosa ed omogenea ed applicarla sulla zona sofferente. Lasciare riposare il rimedio per un periodo di tempo che va da un minimo di trenta minuti ad un massimo di due/tre ore. Eliminare il cataplasma passando una spugna imbevuta di acqua tiepida.
Belladonna nella medicina omeopatica
Formulazione in granuli in diluizione 9CH
Si usa nelle seguenti indicazioni terapeutiche: mal di gola con arrossamento, faringiti e tonsilliti. Queste si manifestano perlopiù con dolore alla deglutizione e arrossamento alla gola.
In generale, l’utilizzo omeopatico della pianta avviene per trattare infiammazioni locali caratterizzate da:
- arrossamento
- calore
- colore acuto
- tumefazione.
Si raccomanda di attenersi alle indicazioni fornite dal medico omeopata e dal farmacista.
Formulazione in gocce
Posologia standard in fase cronica: da 10 a 20 gocce, tre volte al giorno, da diluire in poca acqua naturale. Assumere lontano dai pasti.
Posologia standard per patologie acute: 5-10 gocce ogni due ore.
Medicinale omeopatico: capsule
In diluizione 6CH.
Utile nel trattamento dei sintomi influenzali, delle malattie da raffreddamento e dei disturbi alle vie respiratorie.
Posologia raccomandata: 2 capsule al giorno, una al mattino (prima di colazione) e una alla sera.
Belladonna: fiale ad uso veterinario
Indicazioni terapeutiche.
- Infiammazione nell’iperemia
- Bronchiti
- Mastiti
- Eczema
- Metrite acuta
- Sinusite
- Otite.
Da somministrare in via intramuscolare, endovenosa e sottocutanea su cani di piccola, media, grande taglia, ovini, roditori e specie avicole.
Belladonna: controindicazioni
Si raccomanda di non utilizzare l’atropa belladonna in gravidanza. Per via orale, in particolar modo, perché contiene sostanze chimiche particolarmente tossiche che potrebbero provocare gravi effetti collaterali. Inoltre, non è sicuro il suo uso durante l’allattamento.
In seguito all’assunzione della belladonna si potrebbe verificare un incremento del battito cardiaco (tachicardia) ed un peggioramento di una preesistente condizione patologica, conosciuta come scompenso cardiaco. Potrebbe anche rendere difficile l’evacuazione, in persone che soffrono di stitichezza.
I soggetti affetti da sindrome di down potrebbero sviluppare un’ipersensibilità agli alcaloidi tossici presenti nella pianta medicinale.
Un uso orale, non corretto, della pianta medicinale può dare origine a significativi effetti collaterali che incidono sul sistema nervoso.
In particolare si registra:
- Secchezza delle fauci
- Dilatazione delle pupille
- Offuscamento della vista
- Arrossamento della cute
- Tachicardia
- Febbre
- Difficoltà ad urinare
- Spasmi
- Convulsioni
- Allucinazioni
- Coma.
Tali reazioni avverse sono tipiche dei farmaci colinergici che hanno una funzione antagonista dell’acetilcolina.
Dosaggio
La posologia idonea della belladonna dipende da diversi fattori, in particolare sono coinvolte l’età e le condizioni di salute del richiedente.
Inoltre, il dosaggio medio raccomandato non è supportato da informazioni scientifiche pertanto si raccomanda di attenersi scrupolosamente alle indicazioni riportate sulle etichette.
Quindi, risulta sempre opportuno consultare un farmacista, un medico o del personale sanitario specializzato, prima dell’assunzione.
- 50 pezzi di semi di piante Atropa Belladonna
- La crescita dipende dal suolo e dalle condizioni meteorologiche
- Quantità confezioni articolo: 1, numero di semi: 50
Belladonna: consigli per gli acquisti
Si trova in commercio prevalentemente in soluzione omeopatica, sotto forma di:
- granuli
- fiale
- capsule.
Il rimedio è disponibile presso le farmacie o parafarmacie.
Questi medicinali vanno conservati al riparo da fonti di luce, calore ed umidità. Inoltre, è necessario disporli lontano da profumi e sostanze aromatiche (quali ad esempio: canfora e naftalina). In aggiunta, non devono stare a contatto ravvicinato con fonti elettromagnetiche.
Prima di assumere la soluzione bisogna agitarla e sciacquare la bocca con dell’acqua fresca. Mezz’ora prima e mezz’ora dopo l’impiego del rimedio è vietato mangiare, fumare e lavarsi i denti.
In particolare si consiglia di astenersi dall’assunzione di sostanze dal sapore forte (menta, caffè e tabacco). Infatti, se presi insieme al rimedio potrebbero annullare o ridurre l’efficacia del medicinale.
Si consiglia di attenersi sempre alle indicazioni del medico omeopata.
Il prezzo del rimedio nella formulazione in fiale è di circa 16 euro. Una confezione contenente 30 capsule costa all’incirca 14 euro. Il rimedio in granuli si trova in commercio a 7 euro.
Belladonna: botanica
È una pianta erbacea e perenne. In aggiunta a questo, ha un fusto eretto particolarmente robusto e ricco di ramificazioni. Si erge in altezza fino ai 150 cm. Il rizoma è di grosse dimensioni.
Il fogliame è semplice, munito di picciolo e presenta una conformazione ovale lanceolata.
Le foglie di piccole dimensioni si dispongono in maniera alternata nella parte superiore del fusto. Inoltre, sia il fogliame che il fusto sono muniti di peli ghiandolari che conferiscono alla pianta un odore particolarmente sgradevole.
La pianta presenta un apparato sessuale maschile ed uno femminile, conosciuti botanicamente con i termini di androceo e gineceo.
Il periodo di fioritura avviene in estate e l’impollinazione accade ad opera degli insetti.
I frutti si presentano come delle bacche nere e lucide, di piccole dimensioni, munite di un calice che si apre a stella durante la maturazione.
La droga della pianta è costituita dalle foglie che si raccolgono ad inizio estate e si sottopongono ad un procedimento di essiccazione al fine di facilitare l’estrazione delle componenti terapeutiche.
ATTENZIONE: le bacche hanno un aspetto attraente e un sapore gradevole ma risultano particolarmente velenose per l’uomo. Infatti, un’eventuale ingestione potrebbe causare:
- Vomito
- Deliri
- Perdita della sensibilità
- Convulsioni
- Perfino la morte.
Habitat
La belladonna è presente allo stato selvatico nelle aree montane e submontane fino ai 1400 metri sul livello del mare. Preferisce terreni calcarei e margini boschivi freschi ed ombrosi.
Cresce spontaneamente in Europa centrale, in Africa settentrionale, in Asia occidentale e nei boschi presenti nei pressi delle Alpi e degli Appennini. Si diffonde prevalentemente nella macchia mediterranea.
Coltivazione
La pianta non si presta ad un uso decorativo con lo scopo di abbellire giardini e terrazze.
Difatti, la belladonna se coltivata a dimora, in piena terra, ben tollera i terreni poveri purché siano particolarmente drenati. Qualora ci fossero dei ristagni d’acqua, potrebbe subire un marciume alla radice.
Invece, se disposta in un vaso ricoperto da un terriccio dal substrato neutro, può dar vita a rigogliose piantine.
Infatti, i contenitori che ospitano la pianta devono essere abbastanza capienti in modo da riuscire a sostenerla nella crescita per diversi anni, in quanto la belladonna non tollera i travasi.
Inoltre, in commercio si trovano i bulbi della pianta che vanno disposti a dimora ad una profondità pari al doppio della loro dimensione. Il periodo ideale per procedere al nuovo impianto è fine settembre/inizio ottobre.
Infatti, i fiori, fanno capolino dai bulbi dopo almeno un paio di anni dalla coltivazione. La pianta necessita di irrigazioni regolari e concimazione periodica.
I nutrienti necessari per ottenere una sana crescita della pianta devono essere apportati con moderazione, sia nel periodo primaverile che in quello autunnale.
Infine, la pianta teme particolarmente le limacce, le mosche dei bulbi e le basse temperature.
Fonti
- USDA U.S. Department of agriculture
- Torrinomedica
- Researchgate.
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