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La pianta dell’assenzio (Artemisia absinthium) è diventata particolarmente famosa grazie alla bevanda distillata, chiamata assenzio, che lasciò un segno indelebile nella società, nell’arte e nella letteratura a cavallo tra fine Ottocento e inizio Novecento.
La pianta è una piccola erbacea medicinale, conosciuta anche per le sue proprietà digestive, che sembra aiutare a regolarizzare il ciclo mestruale e calmare gli stati d’ansia.
Per le preparazioni domestiche di decotti, infusi o macerati, se non si dispone delle parti fresche della pianta è possibile reperire foglie, fiori e sommità fiorite già essiccati nelle farmacie e nelle erboristerie più fornite. Le foglie emanano un odore molto forte e hanno un sapore decisamente amaro.
Inoltre, l’olio essenziale di assenzio ha un ottimo potenziale per essere utilizzato in profumeria, per cosmetici e in aromaterapia. Tuttavia, è fortemente sconsigliato in gravidanza e durante l’allattamento.
Cos’è l’assenzio?
Artemisia absinthium L. è la pianta conosciuta come assenzio maggiore o romano, o più comunemente assenzio. Appartiene alla vasta famiglia delle Asteraceae (ex Compositae).
La pianta di assenzio è una piccola erbacea medicinale, originaria dell’Europa centro-meridionale o dell’Asia Anteriore. Si può facilmente trovare in crescita spontanea in Italia e in varie parti d’Europa.
Utilizzata nelle bevande alcoliche assenzio e vermouth, questa pianta dal sapore amaro è stata impiegata per secoli a scopi medicinali per ridurre il dolore e il gonfiore e per trattare problemi di digestione, vermi intestinali e infezioni della pelle.
Può essere coltivato dai semi o acquistato come integratore e come erba essiccata. Tuttavia, nonostante i suoi possibili benefici, l’assenzio puro non trattato contiene una sostanza chimica chiamata tujone (che agisce a livello del sistema nervoso centrale), che può essere tossica e causare allucinazioni e convulsioni.
Fu proprio tale tossicità a decretare la fine della notorietà che la pianta ebbe a partire dal 1800, attraverso il consumo eccezionale del liquore a base di Artemisia absinthium, chiamato “La Fata Verde”, ovvero l’Assenzio.
La pianta di assenzio, già nota nell’antico Egitto e nella Grecia, infatti, era impiegata come tonico e digestivo. Le sue proprietà euforizzanti sono state celebrate da pittori come Manet, Van Gogh, ecc. e nelle poesie dei poeti maledetti.
Proprietà dell’assenzio
Le parti utilizzate della pianta sono le foglie e le sommità fiorite. Sono ricche di tannini, fenoli, flavonoidi, steroli e polisaccaridi.
Proprio grazie a queste sostanze, l’assenzio possiede diverse proprietà benefiche, tra cui amaro-toniche, digestive ed emmenagoghe, cioè che stimolano il flusso mestruale e favoriscono la mestruazione.
Grazie a queste caratteristiche, è un rimedio utile in caso di disturbi della digestione, vomito e dismenorrea. Inoltre, sembra che abbia un’azione tonificante, utile durante la convalescenza in seguito a influenze stagionali o infezioni.
Le sue proprietà derivano dalla presenza di numerose sostanze responsabili anche del sapore amaro.
Che effetto ha l’assenzio?
La medicina popolare riporta un tradizionale uso di quest’erba come rimedio carminativo (contrasta i gas intestinali e il meteorismo), sedativo, antisettico, stimolante gastrico.
Inoltre, la pianta è stata anche utilizzata per migliorare la circolazione sanguigna, come stimolante cardiaco, eupeptico (cioè favorisce la digestione), come analgesico per le donne durante il travaglio e per favorire e regolare il flusso mestruale.
La proprietà antiossidante dell’assenzio, secondo alcuni studi, migliorerebbe le funzioni del fegato, mentre l’estratto alcolico di assenzio e l’olio essenziale sono stati indicati per avere effetti antimicotici e antimicrobici.
In particolare, l’attività antibatterica ed antifungina si esplica attraverso un composto della pianta che sarebbe in grado di ridurre la resistenza di batteri e organismi micotici verso gli antibiotici.
Benefici dell’assenzio
Le prove sui benefici dell’assenzio per il trattamento o la prevenzione di condizioni di salute sono ancora limitate. Quindi si tratta di potenziali benefici ancora da avallare dalla scienza. In altre parole, servono altre indagini soprattutto sull’uomo.
Combatte dolore e infiammazione
L’artemisinina, un composto presente nell’assenzio, ha potenti effetti antinfiammatori poiché sembra moderare l’azione delle citochine, proteine che facilitano l’infiammazione. Di conseguenza, l’assenzio può alleviare sintomi come dolore, arrossamento, calore e gonfiore. In passato era usato per trattare il dolore del travaglio, quello premestruale e articolare e muscolare.
Diverse ricerche sugli effetti antinfiammatori dell’assenzio si sono concentrate soprattutto sul suo utilizzo da persone affette da osteoartrosi e artrite reumatoide.
Combatte i parassiti
In passato l’assenzio era usato nel trattamento dei parassiti come ossiuri, ascaridi e tenie, che causano gravi malattie gastrointestinali.
I risultati di alcune ricerche suggeriscono che l’estratto di assenzio potrebbe supportare i farmaci antiparassitari in aree dove le infezioni parassitarie sono comuni.
Attività antibatterica e antifungina
Questa proprietà è attribuita a composti come i terpeni. Diversi studi hanno evidenziato l’attività dell’assenzio contro lo Staphylococcus aureus, ma anche contro funghi comuni come la Candida albicans.
Aiuta la digestione
L’assenzio è stato a lungo utilizzato per trattare indigestione, flatulenza e gastrite.
I terpeni nell’assenzio stimolano la saliva, il muco gastrico e le secrezioni intestinali, alleviando i sintomi digestivi e riducendo gli acidi gastrici che contribuiscono alle ulcere peptiche e al reflusso acido.
Assenzio: usi
Le foglie e i fiori delle piante di Artemisia absinthium sono utilizzati per ricavarne estratti per aromatizzare e amaricare numerosi liquori, amari e vini aromatici.
La cosmesi, l’industria farmaceutica e l’erboristeria hanno inserito i derivati di questa pianta in vari prodotti per le loro proprietà terapeutiche come gli effetti digestivi, per favorire l’appetito, azione carminativa, stati di depressione, irritabilità, ansia e per regolare il ciclo mestruale.
L’assenzio si può usare sotto forma di infuso, polvere, estratto e tintura madre.
La tisana di assenzio si assume mezz’ora prima dei pasti e si prepara con un grammo di droga essiccata, lasciata in infusione per una decina di minuti in una tazza di acqua. L’infuso di assenzio è utile in caso di inappetenza o difficoltà digestive.
La polvere si assume al dosaggio di 0,5 grammi, da una a tre volte al giorno, sempre prima dei pasti. La tintura madre, invece, si assume disperdendone 20 gocce in acqua, prima dei pasti.
L’assunzione di questi prodotti non deve superare le due settimane e la quantità massima di tujone (sostanza tossica per l’organismo) è pari a 3 milligrammi al giorno.
Liquore di assenzio
La pianta di assenzio ebbe un’impennata di utilizzo e di successo alla fine del XVIII secolo quando il medico francese Pierre Ordinaire si interessò all’Artemisia absinthium nel 1792.
Quindi, per poterne fare uso, pensò di distillarla in modo da evitare la presenza delle sostanze più amare e ottenere un concentrato della componente più volatile ed aromatica.
Ottenne così un preparato di colore verde chiaro-smeraldo dalla forte gradazione alcolica (68% vol) ma dal sapore non proprio gradevole. Per renderlo più apprezzabile al gusto aromatizzò il distillato con anice, issopo, finocchio, dittamo e melissa per impiegarlo come “tonico”.
Era nata la bevanda di assenzio. Il successo fu talmente grande che in poco tempo si passò da una modesta produzione (16 litri al giorno) ai 400 litri al giorno.
La ricetta poteva variare in relazione alla zona di produzione, ma sostanzialmente prevedeva la raccolta e l’essiccazione della pianta, che veniva immersa in alcool etilico.
Era fatta macerare per un paio di giorni insieme ad altre erbe aromatiche come: semi di anice verde (raramente anice stellato), semi di finocchio, melissa o artemisia pontica.
Inoltre, ogni distilleria arricchiva la formula con altri aromatizzanti quali: menta, bacche di ginepro, coriandolo, camomilla, scorze di limone o di arancio, cannella, liquirizia, lavanda, ecc.
Quindi, il tutto veniva diluito con acqua e sottoposto a distillazione, scartando la “testa” e la “coda” del processo. Si otteneva così un distillato a circa 60° alcolici nel quale il sapore amaro non risultava eccessivo.
Uso medicinale
Ad ingigantire il successo dell’assenzio contribuì la guerra colonialista francese in Africa a metà ‘800. Infatti, le truppe di stanza in Algeria utilizzavano il distillato come medicinale per fronteggiare stati febbrili e parassiti o come antisettico e antidiarroico.
Al rientro in Francia i legionari portarono con sé la passione per questa bevanda alcolica suggerendola ai tantissimi bar, bistrot e caffetterie che sorsero all’epoca e che erano diventati un punto di riferimento sociale e culturale.
L’assenzio, così come avvenne un secolo prima per il caffè, divenne protagonista assoluto dei locali pubblici ed il distillato perse totalmente la sua originaria veste medicinale, diventando la bevanda alcolica più richiesta.
Controindicazioni ed effetti collaterali dell’assenzio
L’impiego e l’assunzione di prodotti a base di olio essenziale, estratti e di infusi di Artemisia absinthium vanno sempre effettuati con cautela e senza eccedere nelle quantità consigliate, perché potrebbero portare a importanti disturbi per la salute o effetti indesiderati.
Pertanto, è consigliato sempre un consulto medico preventivo.
Inoltre, si potrebbero verificare anche interazioni con alcuni farmaci, soprattutto nei casi di prodotti indicati per terapie ormonali o neurostimolanti.
Anche se manca una vera e propria letteratura scientifica in proposito, sono state nel tempo documentate alcune reazioni collaterali conseguenti ad assunzioni sia sporadiche ed occasionali che frequenti e reiterate. Sono possibili, pertanto:
- Reazioni allergiche.
- Nausee e vomito.
- Fastidi addominali.
- Diarrea.
Particolare attenzione deve essere osservata in presenza di alcuni stati patologici, per i quali è comunque sconsigliata l’assunzione salvo parere medico, come nei casi di gastrite (acuta o cronica), di ulcera peptica e in caso di epilessia.
Infine, è fortemente sconsigliata l’assunzione in stato di gravidanza poiché potrebbe provocare fenomeni abortivi e durante l’allattamento per evitare conseguenze eventuali al neonato.
Fonti