Durante la pandemia di Covid 19 lavarsi le mani e disinfettare le superfici è diventato fondamentale, ma attenzione a non cadere nella fobia. Perché c’è differenza tra il seguire i consigli dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e diventare ossessivi.
Anche se l’OMS ha perfino promosso una giornata mondiale, il 5 maggio, dedicata al lavaggio delle mani come prima misura preventiva contro i contagi.
Che cos’è la rupofobia
La parola rupofobia deriva dal greco rupos (sporco) e phobos (paura). A certi livelli, si tratta di un Disturbo Ossessivo Compulsivo caratterizzato da una paura patologica e irrazionale nei confronti dello sporco e di ciò che può rappresentare una potenziale fonte di contaminazione.
La persona che ne soffre è quindi ossessionata dalla sporcizia e compie ripetutamente l’atto di pulire sé stesso e gli ambienti che lo circondano. Perché ciò serve ad alleviare l’ansia e la paura.
Come si manifesta la rupofobia?
Con i pensieri ossessivi, cioè immagini mentali che provocano ansia. La paura di essere contaminati e di contrarre una malattia o il disgusto per determinati ambienti o situazioni invadono la mente.
Si mettono, quindi, in atto comportamenti ripetitivi che diventano veri e propri rituali (come il lavaggio delle mani ripetuto numerose volte e con esagerata attenzione) per contrastare l’angoscia. Ma il sollievo è solo temporaneo, perché la paura di infettarsi si ripresenta.
Chi soffre di questo disturbo può anche ricorrere, per proteggersi, a specifici atteggiamenti come:
- Usare disinfettanti per le mani e creme antibatteriche.
- Evitare la stretta di mano e il contatto umano.
- Lavarsi continuamente le mani.
- Usare la manica della maglia per aprire una porta.
- Indossare guanti.
- Non frequentare eventi sociali e persone che potrebbero essere malate.
- Evitare luoghi affollati e gli animali.
- Non entrare in ospedali, medici o bagni pubblici.
Questi comportamenti, tuttavia, non solo incidono significativamente sulla qualità della vita, ma possono causare anche danni fisici come pelle arrossata, secca, screpolata o irritata e persino lesioni cutanee soggette a sanguinamento e infezioni.
Inoltre, se è esposto involontariamente a situazioni considerate potenzialmente pericolose, il soggetto può andare incontro a un aumento della frequenza cardiaca, nausea, mancanza di respiro e sudorazione. Veri e propri sintomi, tipici degli attacchi di panico.
Quali sono le cause?
Un mix di fattori genetici e psicologici, così come specifiche esperienze di vita. Anche una storia familiare di disturbo ossessivo compulsivo, disturbi d’ansia o un’educazione eccessivamente concentrata sulla pulizia, aumenta le possibilità di sviluppare questo disturbo.
Come si cura la rupofobia?
Nei casi più seri, la terapia indicata è quella cognitivo-comportamentale che si è dimostrata particolarmente efficace per il trattamento di questo disturbo. Nello specifico, è utile adottare la strategia dell’esposizione e prevenzione della risposta (ERP). Si incoraggiano, cioè, i soggetti ad esporsi alle proprie ossessioni (in questo caso la paura dello sporco) e a ritardare l’attuazione dei rituali per alleviare il disagio. L’obiettivo non è eliminare i pensieri ossessivi, ma imparare a tollerarli e a gestirli.
Nei casi meno gravi, che sono la maggior parte, si può, invece, aiutare il soggetto a modificare gradualmente il suo atteggiamento. Non è costruttiva la linea dura, mentre il dialogo e piccoli compromessi possono aiutare a ridurre il disagio.
Fonti: Istituto Watson