Sommario
Con la consulenza di Rosanna Ercole Mellone, divulgatrice della nutrizione.
Revisione scientifica a cura di Riccardo Dalle Grave psicoterapeuta, specializzato nei disturbi alimentari
Il picacismo o pica, chiamato anche “allotriofagia”, è un disturbo del comportamento alimentare che spinge a mangiare cose non commestibili. E’ una patologia rara di cui si hanno pochi dati certi e che non è ancora curata con terapie specifiche, rivela Riccardo Dalle Grave, medico psico-terapeuta, specializzato nei disturbi alimentari. Il picacismo non è un disturbo frequente, ma negli ultimi anni è stato evidenziato dalla scienza, soprattutto per la sua componente psichiatrica.
I criteri per la diagnosi iniziale e le cause effettive non sono ancora definiti con certezza. In ogni caso, questo disturbo alimentare può scomparire da solo, dopo essere stato presente per mesi e mesi.
Diversamente da chi cerca nutrienti nelle sostanze non commestibili, alcuni individui sani le ingeriscono per pura curiosità, al solo scopo di provare gusti nuovi.
Picacismo: cos’è
Il picacismo è una voglia incontrollabile, regolare e continua per almeno due mesi, di ingerire sostanze strane non edibili, tra cui:
- terra
- sassi
- argilla
- cenere
- limatura di ferro
- vernici
- naftalina
- gomma
- detersivi
- bottoni
- sapone
- talco
- capelli
- carta
- persino urina e feci.
Inoltre, il disturbo si può anche manifestare con il desiderio sfrenato di cibi crudi, come ghiaccio, patate, riso, farina e carne, in grande quantità.
Picacismo: sintomi, chi colpisce e a che età
Tutti possono soffrire della malattia, a parte i bambini al di sotto dei due anni, esclusi perché normalmente mettono in bocca di tutto.
Le donne in gravidanza e i bambini dai tre ai sei anni sono i soggetti più colpiti, insieme agli adulti che hanno subito traumi.
Gli individui che escono da eventi tragici o sono portatori di malattie psichiatriche soffrono del disturbo per le alterazioni delle funzioni del cervello.
Il paziente può non accorgersi della malattia e mangiare inconsciamente i prodotti non alimentari.
I seguenti sintomi possono essere segnali della patologia:
- perdita di peso
- disturbi gastrointestinali
- carenze nutrizionali
- pallore
Cause e persone a rischio
Problemi fisici o mentali possono scatenare questo disturbo, considerato sia ossessivo-compulsivo, nell’ambito psichiatrico, sia alimentare.
Ad esempio, l’anemia da carenza di ferro, la malnutrizione e la mancanza di certi minerali possono portare le persone a cibarsi di qualunque cosa nel tentativo di compensare i deficit nutrizionali.
Inoltre, schizofrenia, autismo, disabilità mentale e fattori psicologici spesso sono all’origine della patologia.
Anche chi esce da eventi tragici o è portatore di malattie psichiatriche oppure ha un ritardo mentale, manifesta più frequentemente il disturbo, che viene provocato da un alterato funzionamento del cervello.
I bambini in crescita, in particolare affetti da celiachia o da parassiti, e gli adulti celiaci oppure sofferenti di altre malattie intestinali hanno uno scarso assorbimento dei principi attivi per cui sono più a rischio di picacismo, a causa delle loro carenze.
Gravidanza e pica
Le donne in gravidanza possono sviluppare, soprattutto nell’ultimo trimestre, in via transitoria, il picacismo per uno squilibrio del metabolismo, in relazione ai cambiamenti ormonali della loro condizione.
Di solito si tratta di carenze di nutrienti, come il ferro, che spingono la mamma a cibarsi di sostanze non alimentari, nel caso la limatura di ferro, ma contenenti gli elementi indispensabili a sopperire ai nuovi fabbisogni per “due”.
A volte nelle future mamme è il fattore psicologico a prendere il sopravvento e a provocare le famose “voglie”, anche di prodotti che non si mangiano ma che per loro diventano appetitosi e irresistibili e contro i quali volontà e autocontrollo non funzionano.
Complicanze
A breve termine, il picacismo può causare soffocamento, cattiva digestione, gastrite, ulcera, malnutrizione e infezioni.
Soprattutto le donne in gravidanza, che sentono il bisogno di carne cruda, anti-anemia ma pericolosa per il feto, possono andare incontro a parassitosi.
Le mamme con picacismo possono mettere al mondo bambini sottopeso e malnutriti, a causa dell’alimentazione in gravidanza, concentrata su prodotti non edibili e privi di nutrienti che “riempiono” e non lasciano spazio nello stomaco ai cibi salutari, necessari al feto per svilupparsi.
Per di più, questi neonati possono presentare infezioni o intossicazioni, dovute ai prodotti sporchi e contaminati da batteri, virus e altri agenti patogeni, come la terra, oppure nocivi, ad esempio la colla, ingurgitati dalla madre ma che “avvelenano” anche il figlio.
A seconda della sostanza e delle quantità ingerite, si può incorrere nell’avvelenamento, da prodotti come il piombo, o nell’ostruzione intestinale, da accumulo di frammenti di oggetti, con pericolo di vita.
Invece a lungo termine, si possono presentare anemia, ostruzione o perforazione dello stomaco o dell’intestino, bezoario, se si mangiano peli o fibre che formano un ammasso nell’intestino, e tumori, provocati da elementi tossici per le cellule.
Cure mediche e psicologiche
Nel caso di carenze dell’organismo, è sufficiente integrare nella tua dieta dei nutrienti mancanti, come i minerali.
Se soffri di anemia o malnutrizione, curando la patologia di fondo, il disturbo scompare.
Terapie mediche
Chi è vittima di gravi conseguenze, come l’avvelenamento da sostanze tossiche o l’occlusione e la perforazione intestinale, magari da pezzi di vetro o chiodi, deve essere trattato d’urgenza, secondo i casi con lavanda gastrica o adeguate operazioni chirurgiche, per essere liberato dagli oggetti inopportuni.
Terapia psicologiche
Per la donna in gravidanza
Di solito, il picacismo in gravidanza, termina con il parto, ma durante i nove mesi va tenuta sotto controllo la “voglia”. La futura mamma, per tutelare la vita che porta in grembo, deve essere seguita, informata e guidata verso una dieta corretta, che integri i nutrienti di cui è carente.
Dunque, il supporto psicologico è opportuno per la donna in gravidanza perché va aiutata a spostare la sua attenzione dall’oggetto/alimento desiderato verso cibi sani e a rendersi consapevole degli eventuali danni per lei e il piccolo conseguenti all’ingestione di prodotti inappropriati.
Disturbi psicologici
I pazienti psichiatrici o con problemi psicologici devono essere rieducati ad un’alimentazione sana e curati dallo specialista con psicoterapia e farmaci specifici.
Nel disturbo ossessivo-compulsivo ma anche in altre problematiche dell’adulto, è efficace la terapia cognitivo-comportamentale che, presi in esame i motivi nascosti dietro l’ingestione di prodotti non alimentari, può eliminare l’insano desiderio tramite esercizi e tecniche mirati, prescritti dallo psicologo.
In caso di psicopatologia, la psicoterapia sistemico-relazionale permette di identificare il significato della voglia irrefrenabile, vista nell’ottica dei rapporti familiari.
La terapia per i bambini
In questo modo è possibile modificare in senso positivo il meccanismo alla base, come ad esempio, il tentativo di un figlio di attirare l’attenzione dei genitori attraverso il picacismo, che va riequilibrato e trasformato in comportamenti idonei a una relazione d’affetto.
Per i bambini è indicata una particolare strategia cognitivo-comportamentale che prende in considerazione i comportamenti sbagliati e quelli corretti, per portare il piccolo a sopprimere l’abitudine al non-cibo e a sostituirla con quella al mangiar-sano.
La pratica consiste in piccole punizioni, come i rimproveri, in caso di assunzione di sostanze non commestibili, e in incentivi, ovvero premi, tra cui lodi, regalini, sorrisi e carezze, quando il bambino riesce a vincere la voglia malsana e a cibarsi in maniera giusta.
Prevenzione del picacismo
Non esistono accorgimenti particolari contro il picacismo, se non quello di seguire una dieta sana ed equilibrata come la dieta mediterranea, per evitare carenze.
Nel dubbio, è necessario rivolgersi allo specialista, per curare problemi fisici o psicologici.
Da uno studio recente, è risultato che la somministrazione di integratori di nutrienti, come i multivitaminici, riesce a ristabilire la normalità, anche in caso di disagi mentali.