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Sì, ma non troppo. Le differenze anatomiche ci sono, dovute anche a un diverso sviluppo cerebrale. Ma che questa differenza influenzi il comportamento è ancora tutto da provare.
Analizzando più di 2.000 scansioni cerebrali, un team di ricercatori del National Institute of Mental Health ha rilevato, infatti, che a livello anatomico, le differenze di genere ci sono eccome. Non dipendono quindi solo dagli ormoni sessuali (come si credeva), ma da un diverso sviluppo cerebrale.
Secondo lo studio, pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences, le conseguenze di queste differenze anatomiche sulle funzioni mentali sono però ancora da chiarire. Infatti, le diversità cognitive e di comportamento tra i due sessi possono anche dipendere da una diversa struttura cerebrale, tuttavia è piuttosto difficile provare questa ipotesi.
Lo studio
Negli esseri umani la variabilità tra le persone è infinita, mentre le ricerche si eseguono generalmente su campioni di popolazione ridotti. Tra l’altro il cervello è plasmato non solo dai fattori biologici ma anche culturali e ambientali.
Poi c’è il problema bias di conferma. Si tratta di quei meccanismi che il nostro cervello utilizza per creare associazioni d’idee, collegamenti tra eventi o deduzioni su ciò che ci circonda. È, infatti, un pensiero comune che le donne siano multitasking, ma avrebbero uno scarso senso dell’orientamento alla guida. Gli uomini, invece, sarebbero bravi a coordinarsi e a cooperare tra loro, ma meno capaci di esprimere le emozioni. “L’idea è che nei maschi tendano a essere superiori la capacità motoria e la cognizione spaziale, nelle femmine memoria, riconoscimento facciale e abilità sociali.
La questione se vi siano differenze biologiche diventa quindi quanto mai insidiosa, perché gli stereotipi, le posizioni politiche e le aspettative sembrano influenzare molto l’interpretazione dei dati” spiega Michela Matteoli (direttore dell’Istituto di Neuroscienze del CNR e docente alla Humanitas University a Milano).
Diversi sì, ma non così tanto
Sono numerosi gli studi sulle differenze strutturali tra il cervello femminile e quello maschile. Grazie a tecniche di neuroimaging, uno studio dell’Università della Pennsylvania ha evidenziato che i cervelli maschili hanno una migliore connettività all’interno di ciascun emisfero, mentre in quelli femminili il collegamento è più attivo tra i due emisferi. In altre parole, partecipano entrambi nell’esecuzione dei vari compiti. Tutto questo ha, quindi, avvalorato l’ipotesi che il cervello femminile funziona in modo più globale. Inoltre, sebbene le donne nel complesso abbiano un numero di neuroni più basso, in alcune aree ne possiedono di più rispetto agli uomini.
Uno studio dell’Harvard Medical School, invece, ha riscontrato una più alta densità di neuroni nelle aree della corteccia temporale femminile, quella deputata alle funzioni linguistiche ed emozionali. Questa ricerca avvalora quindi l’idea, piuttosto diffusa, che le donne comunichino le emozioni ed esprimano i sentimenti con più facilità.
Infine, l’amigdala sembra essere più grande nell’uomo, ma è più connessa all’ippocampo nelle donne. Anche questo proverebbe che le donne sono più brave a ricordare i dettagli delle esperienze emotive.
Tuttavia analisi più dettagliate, svolte su campioni più numerosi, hanno messo in dubbio molte di queste conclusioni. L’unica differenza, confermata dalle neuroscienze, riguarda le dimensioni cerebrali. L’encefalo femminile, infatti, è in generale più piccolo di circa il 10% di quello maschile.
Chi ha ragione?
Al momento, quindi, non ci sono ancora prove inconfutabili che queste differenze anatomiche comportino diversità cognitive. Pensare poi che il cervello possa essere suddiviso in due categorie (maschile e femminile), ognuna delle quali con capacità cognitive specifiche, non può che rafforzare gli stereotipi di genere. E la scienza non può permetterlo.
Senza dubbio le differenze tra i due sessi ci sono. Il sesso è, infatti, un noto fattore di rischio per i disturbi dello sviluppo neurologico come la sindrome di Tourette, il disturbo dello spettro autistico, il disturbo da deficit di attenzione e iperattività e la schizofrenia, che sono più frequenti nei maschi. Depressione, disturbo d’ansia e anoressia nervosa, sono, invece, più comuni nelle femmine.
Nessun cervello è uguale all’altro
Non si può affermare dunque che esistono due tipologie di cervelli, uno femminile e l’altro maschile. Ogni cervello è in realtà uno splendido mosaico di caratteristiche, alcune più comuni nei maschi e altre nelle femmine.
La ricercatrice inglese Gina Rippon, evidenzia che nel mondo non esistono due cervelli perfettamente uguali, ogni cervello è unico. E categorizzare i cervelli umani aumenta il rischio di stereotipi e pregiudizi.
È certamente innegabile che ci siano differenze biologiche rilevanti tra i due sessi. Ma è anche vero che il cervello è un organo plastico e l’ambiente può influenzare moltissimo la sua funzione e il suo sviluppo.
La plasticità del cervello
Che cosa vuol dire? Nel corso del tempo il cervello si rigenera e si modifica, non è un organo statico, ma è sempre in divenire, grazie a un meccanismo di “auto-creazione” chiamato autopoiesi. Le connessioni neurali possono quindi essere modificate dall’esperienza e dall’evoluzione biologica. Perché il cervello è un sistema che si “auto-organizza” e si trasforma. Sono le emozioni a svolgere un ruolo fondamentale. Gli stimoli emotivi, infatti, sono tra i più potenti attivatori dei sistemi cerebrali e dell’apprendimento. Nel corso della vita, dunque, l’esperienza ci “plasma” continuamente, creando sempre nuove connessioni neurali. In altre parole, il cervello di oggi non è quello di ieri e non sarà quello di domani. E il detto “se non usi il cervello lo perdi” è vero, anzi se lo usi, lo migliori.
Se vuoi saperne di più sulla salute del cervello, ti consigliamo di leggere il nostro approfondimento: Consigli per mantenere il cervello in salute
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