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Chiamato anche l‘ormone del latte, la prolattina è prodotta dall’ipofisi ed è implicata nell’inizio e nel mantenimento della lattazione.
Svolge anche altre funzioni in ambito riproduttivo e gli effetti della prolattina sull’organismo maschile non sono ancora ben definiti. Sappiamo però che la prolattina alta o iperprolattemia nell’uomo si associa comunque a: carenza nel desiderio sessuale, ginecomastia (anomalia nella crescita delle mammelle maschili) e impotenza.
Nelle donne, invece, la prolattina alta si associa solitamente a galattorrea (secrezione di latte in assenza di gravidanza) e amenorrea (assenza del ciclo mestruale).
Vediamo allora a cosa serve la prolattina, quali sono i suoi valori ottimali e quando preoccuparsi.
Che cos’è la prolattina?
E’ un ormone prodotto dall’ipofisi (o ghiandola pituitaria), la ghiandola posta alla base del cervello. Il suo compito principale è mantenere la produzione di latte a livelli adeguati nella donna dopo il parto, per allattare il proprio bambino.
Quindi è un ormone femminile (ma è presente pure negli uomini) che, in associazione agli estrogeni, partecipa allo sviluppo del seno in età puberale.
Anche il sistema nervoso centrale, quello immunitario, l’utero e le ghiandole mammarie sono in grado di produrre questo ormone. Perfino la stimolazione del capezzolo, l’olfatto e lo stress possono contribuire alla sintesi di prolattina in questi tessuti.
Altri fattori che stimolano la produzione di prolattina includono l’ormone di rilascio della tireotropina (TRH), gli estrogeni (gravidanza) e gli antagonisti della dopamina.
Inoltre, è anche implicata nella regolazione del ciclo mestruale. Infatti, l’iperprolattinemia può determinare un ciclo irregolare o perfino assente, mancanza di ovulazione e galattorrea (secrezione di latte in assenza di gravidanza).
Invece, nell’uomo, può causare perdita o abbassamento della libido, impotenza e ridotto volume di liquido spermatico. Questo perché gli uomini hanno livelli di prolattina tipicamente bassi e un loro aumento merita una valutazione clinica.
È dunque importante che i valori siano nella norma, come vedremo in seguito.
Inoltre, ha un ruolo anche nell’adattamento dell’organismo allo stress. Infatti, in presenza di eventi stressanti, come digiuni prolungati, infarto, stress-psicofisico importante, ecc., la secrezione di prolattina aumenta per abbassare le funzioni vitali non fondamentali in quel momento (come la libido e la riproduzione), sostenendo invece le funzioni primarie.
Secondo gli studi, la prolattina sembrerebbe svolgere moltissime funzioni organiche in ambito:
- Riproduttivo.
- Metabolico.
- Regolazione dei liquidi (osmoregolazione).
- Regolazione del sistema immunitario (immunoregolazione).
- Comportamentale.
Come si regola la prolattina
I livelli nell’organismo sono regolati da due meccanismi. Uno è legato alla dopamina, un neurotrasmettitore prodotto dall’ipotalamo, che ha la funzione di limitare la produzione di prolattina.
Quindi, più dopamina c’è, meno prolattina è rilasciata. La prolattina stessa aumenta la secrezione di dopamina, dando vita a un ciclo di feedback tra le due molecole.
L’altro regolatore di questo ormone è l’estrogeno, che ne aumenta la secrezione. Gli studi hanno mostrato piccoli aumenti della prolattina nelle donne durante le fasi del ciclo riproduttivo, in cui i livelli di estrogeni sono al massimo. Questo avviene anche durante e dopo la gravidanza, poiché è necessario un livello più elevato di prolattina circolante per far iniziare l’allattamento.
Oltre alla dopamina e agli estrogeni, altri ormoni possono aumentare o diminuire la quantità di prolattina rilasciata nel corpo, come l’ossitocina e l’ormone antidiuretico.
Come e quando fare esame?
In caso di eccesso o di carenza, è importante misurarne il livello nel sangue tramite un test specifico (PRL).
È un semplice prelievo del sangue da eseguire la mattina, poiché i livelli cambiano durante il giorno, ma di solito sono più alti al mattino presto.
Il dosaggio (detto anche curva di prolattina o prolattina seriale) solitamente prevede un prelievo ripetuto 3 o 4 volte di seguito ogni 15-30 minuti, ma dipende dalle indicazioni mediche.
Il test prevede per il soggetto di stare disteso almeno 15 minuti prima di eseguire il prelievo venoso.
Nella donna, invece, la prolattina va misurata lontana dal ciclo mestruale, meglio se è appena finito.
La valutazione dei risultati spetta al medico che deve essere anche informato se si assumono medicinali. Alcuni farmaci, infatti, come gli anticoncezionali, gli antidepressivi e quelli per la pressione possono alterare la quantità di prolattina.
I livelli di questo ormone sono normalmente alti per le donne in gravidanza e le neomamme, mentre sono bassi per le donne non incinte e per gli uomini.
Quando eseguire il test per la prolattina
Quando si parla di prolattina alta o bassa ci si riferisce a una mancanza o a una eccessiva produzione di questo ormone.
Entrambe le situazioni causano dei disturbi e possono essere il sintomo di patologie correlate. Infatti, un eccesso può provocare infertilità in entrambi i sessi, così come la galattorrea o scarsa lattazione nelle donne.
In linea generale il test si esegue per:
- Diagnosi di prolattinoma (un tipo di tumore della ghiandola pituitaria, posta nella fossa ipofisaria).
- Capire la causa delle irregolarità mestruali e/o dell’infertilità nella donna.
- Capire la causa del basso desiderio sessuale e/o della disfunzione erettile nell’uomo.
Quali sono i valori normali della prolattina?
Donne | 2-29 ng/mL |
Donne in gravidanza | 10-209 ng/mL (terzo trimestre) |
Uomini | 2-18 ng/mL |
Negli uomini, i livelli variano da 2 a 18 ng/ml, nelle donne da 2 a 30 ng/ml e durante il terzo trimestre di gravidanza da 10 a 210 ng/ml.
Si misura in ng/ml (nanogrammi per millilitro) ed è importante evidenziare che, anche nelle donne che non allattano, i valori nel sangue possono aumentare in risposta ad alcuni stimoli o condizioni, tra cui ad esempio:
- Sonno (i valori sono 2-3 volte più elevati di notte rispetto al giorno).
- Esercizio fisico intenso e prolungato.
- Stress.
- Stimolazione del capezzolo.
- Rapporti sessuali.
Prolattina alta: cause e sintomi
Sono diverse le cause che possono determinare un innalzamento dei livelli di prolattina (iperprolattinemia). Le più comuni sono:
- Presenza di un tumore, solitamente benigno, che colpisce l’ipofisi (prolattinoma).
- Uso di farmaci come antidepressivi o antipsicotici, quelli per il controllo della pressione o gli estrogeni per il trattamento dei sintomi della menopausa.
- Esercizio fisico intenso.
- Disturbi del sonno (i livelli di prolattina sono alti durante la notte).
- Stimolazione dei capezzoli.
- Ipotiroidismo.
- Disturbi a carico di fegato e reni.
Il prolattinoma è l’adenoma ipofisario più comune ed è caratterizzato dalla proliferazione di cellule lattotrofiche ipofisarie nella ghiandola pituitaria anteriore. La maggior parte dei prolattinomi (90%) hanno un diametro inferiore a 1 cm e sono asintomatici.
Solitamente si manifesta nella donna con irregolarità mestruale, galattorrea e infertilità. Gli uomini, invece, possono riferire una diminuzione della libido e disfunzione erettile a causa dell’ipogonadismo, dovuto a una ridotta secrezione di ormoni come LH e FSH che regolano la produzione degli spermatozoi e del livello di testosterone.
Invece, se il prolattinoma è maggiore di 1 cm possono comparire anche sintomi compressivi, come emianopsia (alterazione o perdita del campo visivo), poiché il tumore comprime il chiasma ottico. In questo caso poi, il livello sierico di prolattina è superiore a 200 ng/mL.
Tuttavia, è opportuno evidenziare che molto spesso non si riesce a risalire a una causa specifica per l’alterazione dei livelli di prolattina. La sintomatologia poi è diversa tra uomini e donne come vedremo in seguito.
La cura per la prolattina alta deve tenere conto delle cause scatenanti e della valutazione del medico curante. Solitamente il trattamento è farmacologico.
Prolattina alta nelle donne
Le cause della prolattina alta nelle donne sono principalmente legate alla gravidanza e all’allattamento, ma anche a un forte stress, stanchezza, eccessiva attività fisica o patologie associate come la sindrome dell’ovaio policistico, ipotiroidismo e disturbi dell’ipofisi.
Se le analisi del sangue confermano l’iperprolattinemia, è bene fare un test di gravidanza e, se è negativo, rivolgersi al medico per valutare altre possibilità, come il prolattinoma, un adenoma ipofisario (tumore benigno).
È una formazione solitamente asintomatica e che si può rilevare attraverso una risonanza magnetica del cranio.
Solitamente l’eccessiva produzione di prolattina nella donna si manifesta con:
- Irregolarità mestruale.
- Oligomenorrea (ciclo mestruale saltuario).
- Amenorrea (assenza del ciclo mestruale).
- Galattorrea (produzione di latte anche se non si è in gravidanza).
- Secchezza vaginale.
Prolattina alta negli uomini
Gli effetti della prolattina nel corpo maschile non sono ancora ben definiti. In molti uomini che presentano la prolattina alta si riscontra tuttavia un calo della produzione di testosterone.
Solitamente gli uomini se ne accorgono per la diminuzione del desiderio sessuale che li spinge a consultare un andrologo, il quale consiglierà di effettuare delle analisi del sangue e un controllo ormonale.
Negli uomini i possibili sintomi dell’iperprolattinemia sono:
- Disfunzione erettile.
- Ipogonadismo.
- Galattorrea (produzione di latte).
- Ginecomastia (eccessivo sviluppo della mammella).
- Calo della libido.
- Riduzione della quantità di peli.
Valori bassi: cause e sintomi
Avere la prolattina bassa (ipoprolattinemia) è una condizione piuttosto rara e può verificarsi nelle persone con ipoattività ipofisaria.
Nelle donne, una diminuzione del livello di prolattina può causare una scarsa produzione di latte dopo il parto. Tuttavia, chi presenta bassi livelli di prolattina non manifesta sintomi specifici, anche se secondo alcuni studi si potrebbe avere una risposta immunitaria ridotta ad alcune infezioni.
Ci sono comunque alcune patologie che possono determinare ipoprolattinemia. Tra queste c’è la Sindrome di Sheehan. È una malattia caratterizzata da un infarto dell’ipofisi anteriore, che spesso si verifica durante il parto, ma non si manifesta fino al periodo post-partum se non con alterazioni a livello endocrino (endocrinopatie) e con la difficoltà ad allattare.
Comporta una significativa perdita di sangue durante il parto, che compromette l’afflusso sanguigno verso l’ipofisi e che può evolvere in necrosi della ghiandola. Tale danno implica una mancata produzione degli ormoni prodotti dalle cellule ipofisarie, come i lattotrofi, che secernono prolattina.
La carenza di prolattina può essere anche secondaria ad altre malattie che colpiscono principalmente l’ipofisi anteriore come:
- Craniofaringiomi (tumori ipofisari).
- Infezioni come la tubercolosi.
- Processi patologici infiltrativi come la sarcoidosi (malattia infiammatoria).
- Sindrome da anticorpi antifosfolipidi.
L’associazione si verifica anche con malattie del sistema immunitario come il Lupus o quelle autoimmuni della tiroide (ad esempio la Tiroidite di Hashimoto), con l’artrite reumatoide, sclerosi multipla o perfino con la celiachia.
In caso di bassi valori è opportuno chiedere una valutazione medica per capirne le cause. Solitamente il trattamento è a base di estrogeni.
Valori bassi nelle donne
Nella donna, la prolattina bassa durante l’allattamento tende a ridurre la produzione di latte da parte delle ghiandole mammarie.
Tra le cause principali c’è l’assunzione di farmaci come i dopaminergici, ma anche la presenza di malattie come la bulimia o tumori all’ipofisi. Non bisogna sottovalutare anche:
- Stress.
- Nervosismo.
- Ansia.
- Attività fisica eccessiva e prolungata.
I dopaminergici sono farmaci usati per la cura dell’iperprolattinemia che aiutano il cervello a produrre dopamina, una molecola implicata nel meccanismo di regolazione della prolattina.
I sintomi sono diversi e non sempre immediatamente riconoscibili. Tra questi: abbondanza o assenza di ciclo mestruale, cisti ovariche e infertilità.
Valori bassi negli uomini
Generalmente, negli uomini (così come nelle donne non in gravidanza) i livelli di prolattina sono piuttosto bassi, senza che ciò comporti specifiche conseguenze.
In casi molto rari possono essere implicate strutture cerebrali come ipofisi o ipotalamo.
Prolattina e allattamento
La prolattina come abbiamo visto è fondamentale per l’allattamento dopo il parto, sia per l’inizio (galattogenesi) che per il mantenimento della lattazione (galattopoiesi).
Il meccanismo di regolazione dei livelli di prolattina prevede una sinergia con gli estrogeni per la preparazione del seno all’allattamento. Infatti, durante la gravidanza, l’escrezione del latte non avviene, poiché gli elevati livelli nel sangue di estrogeni e progesterone inibiscono la lattazione.
In particolare, è il progesterone a stimolare nel seno lo sviluppo del tessuto ghiandolare, responsabile della secrezione di latte dopo il parto, mentre i dotti galattofori sono stimolati dagli estrogeni.
Durante la gestazione, i livelli circolanti di prolattina aumentano con l’incremento degli estrogeni. Infatti, già dalla fine del primo mese di gravidanza, il seno inizia a prepararsi alla produzione del latte. Al termine della gestazione sono circa dieci volte superiori rispetto a quelli di una donna non in gravidanza.
Invece, nelle ultime settimane di gestazione e durante il travaglio, la prolattina diminuisce per poi aumentare improvvisamente subito dopo il parto e raggiungere il proprio picco nel giro di due ore. Successivamente, la prolattina inizia a diminuire gradualmente e dopo quattro settimane torna ai livelli del pre-parto.
Il mantenimento della lattazione è assicurato dalla suzione del neonato che stimola la secrezione di prolattina, mentre se l’allattamento al seno è interrotto, si ripristinano i valori ormonali basali e nel giro di circa 10 settimane ricompare l’ovulazione, interrotta fino a quel momento.
Prolattina e stress
La prolattina è anche un ormone dello stress poiché è prodotto in seguito a stimoli stressanti. Alcune situazioni, pertanto, possono determinare la presenza di valori più elevati della norma, anche se non vi è una reale condizione di iperprolattinemia.
Anche nello sport, la variazione dei livelli di prolattina nel sangue si associa a quella degli “ormoni dello stress” come cortisolo e ACTH (corticotropina). Infatti, si è visto che la prolattina aumenta notevolmente dopo un esercizio fisico particolarmente intenso e prolungato.
Quindi, l’ipotesi è che alte concentrazioni di prolattina sono correlate a un allenamento molto impegnativo, come quello tipico dello sport agonistico, in cui l’organismo non riesce a rispondere adeguatamente allo sforzo richiesto.
Cure e trattamenti
Come abbiamo visto, per curare la prolattina alta o bassa, e quindi individuare la strategia terapeutica più efficace, è necessario stabilire una diagnosi certa per capire quali sono le cause dell’alterazione dei livelli di prolattina.
Dunque, è necessario rivolgersi al medico che, attraverso l’anamnesi, la valutazione dei sintomi ed eventuali analisi cliniche di supporto, potrà avere un quadro completo.
Inoltre, in base alla diagnosi e quindi alle cause, cambierà anche il tipo di cura. Ad esempio:
- Per un tumore dell’ipofisi (prolattinoma), potrà essere necessario l’intervento chirurgico o la radioterapia, soprattutto se supera i 10 mm.
- Per l’ipotiroidismo o per altre alterazioni endocrine si sceglierà un trattamento ormonale.
- Se il disturbo è idiopatico, cioè senza una causa apparente, il medico potrà prescrivere farmaci che inibiscono la produzione di prolattina (come cabergolina, bromocriptina o lisuride).
Fonti
- You and your hormones from Society for Endocrinology.
- Majumdar A., Mangal N.S., Hyperprolactinemia, J. Hum. Reprod. Sci., 2013.
- Prolactin Levels.
- Al-Chalabi M., Bass A.N., Alsalman I., Physiology prolactin, StatPearls 2021.