Nuove speranze nella lotta ai tumori del colon-retto. E’ stata identificata la proteina responsabile della crescita dei tumori di tipo MSI, ovvero caratterizzati da instabilità dei microsatelliti, con un’incidenza del 10% per il colon (53 mila nuove diagnosi l’anno in Italia) e di quasi un quarto tra le neoplasie allo stomaco.
La scoperta arriva dall’Istituto di Candiolo – IRCCS, in particolare dall’equipe dei professori Livio Trusolino e Andrea Bertotti, in collaborazione con il Sanger Institute di Cambridge. I risultati dello studio sono pubblicati sulla rivista Nature.
“Quando la proteina WRN viene disattivata, il tumore regredisce fino a morire”, ha spiegato Trusolino, che a Candiolo dirige il laboratorio di oncologia traslazionale.
La cura si è dimostrata efficace anche nei casi in cui l’immunoterapia fallisce: “In un malato su due ripristinare le funzioni immunitarie non basta. E se si hanno dei risultati, dopo qualche mese la malattia riparte. La nostra speranza – conclude Trusolino – è che i farmaci contro la proteina WRN possano funzionare anche per questi pazienti”. (Fonte: Ansa)
I tumori del colon-retto: cause e fattori di rischio
Il tumore del colon-retto, spiega l’AIRC, è dovuto alla proliferazione incontrollata delle cellule della mucosa che riveste l’intestino. Si distingue generalmente in tumori del colon vero e proprio e in tumori del retto, ovvero dell’ultimo tratto dell’intestino.
La malattia è più diffusa in persone di età compresa fra i 60 e i 75 anni. In Italia, sono oltre 49.000 le nuove diagnosi di tumore del colon-retto attese nel 2019 (27.000 negli uomini e 22.000 nelle donne), secondo le stime del volume “I numeri del cancro in Italia 2019” a cura di AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) e AIRTUM (Associazione Italiana Registri Tumori).
Dieta e tumori del colon-retto
I fattori di rischio del tumore del colon-retto possono essere di natura genetica oppure non genetica, ma anche legati alla dieta. Molti studi dimostrano che una dieta ad alto contenuto di grassi e proteine animali sia associata a un aumento dei tumori intestinali: sembra infatti che questi nutrienti possano favorire l’evoluzione maligna di eventuali polipi del colon preesistenti.
Al contrario, diete ricche di fibre, caratterizzate da un alto consumo di frutta e verdura, sembrano svolgere un ruolo protettivo. Obesità e vita sedentaria costituiscono ulteriori fattori di rischio. Anche l’età, lo stile di vita (per esempio il fumo), la presenza di malattie infiammatorie croniche intestinali (come la rettocolite ulcerosa e il morbo di Crohn) rappresentano fattori di rischio non ereditari che possono aumentare la probabilità di sviluppare questa forma tumorale.
L’importanza dello screening per una diagnosi precoce
Il tumore del colon-retto si manifesta per lo più con segnali non specifici ma comuni a molte altre malattie addominali o intestinali. A volte una stitichezza persistente, alternata a diarrea, può costituire un primo campanello d’allarme. I polipi nella maggior parte dei casi non danno sintomi e solo nel 5 per cento dei casi possono causare piccole perdite di sangue rilevabili con un esame delle feci.
Per questo lo screening, in particolare la ricerca di sangue occulto nelle feci, diventa importantissimo per una diagnosi tempestiva, specie in presenza di fattori di rischio e dopo i 50 anni: questo esame è in grado di identificare il 25 per cento circa dei cancri del colon-retto. In caso di positività all’esame, è indicato sottoporsi ad una colonscopia per ulteriori approfondimenti.