Sommario
Il tumore al fegato è una malattia che richiede l’intervento di un team di professionisti, fra cui l’oncologo e l’epatologo. Il fegato può essere colpito da tumori primari, come il carcinoma epatico (nel bambino epatoblastoma), metastasi di altre neoplasie e tumori benigni.
I sintomi iniziali sono spesso assenti o poco specifici. Nel tempo compaiono dolore (all’addome, schiena e spalla destra), ascite (pancia gonfia per accumulo di liquidi), sensazione di bocca amara, vomito, dimagrimento, febbre, ittero, urine scure, prurito e comparsa di lividi e macchie rosse sulla pelle
Fra le cause più comuni, le epatiti virali (B e C); meno diffusa l’infezione da HIV. L’età è fra i fattori di rischio.
La diagnosi viene effettuata nei centri specializzati sulla base delle analisi del sangue e di esami come ecografia, TC e risonanza.
Il decorso è progressivo e purtroppo l’aspettativa di vita ancora limitata: è una malattia quasi sempre curabile, ma non sempre operabile e guaribile. Grazie allo sviluppo di farmaci per le forme avanzate, gli indici di sopravvivenza stanno migliorando. Inoltre, l’immunoterapia si è dimostrata un approccio promettente.
Cos’è il tumore al fegato
Tumore, cancro, carcinoma, neoplasia: che differenza c’è? Il termine “tumore” e il suo sinonimo “neoplasia” indicano in maniera generica un vasto gruppo di malattie causate dalla proliferazione incontrollata delle cellule di un tessuto.
In particolare, si usa la parola “cancro” per definire i tumori maligni e “carcinoma” per i tumori maligni che originano da un tessuto epiteliale (pelle, prostata, polmoni, mammella, rene, fegato…).
Si parla di tumore primario del fegato quando la malattia nasce nell’organo; in questo caso, può evolvere verso la formazione di più nuclei tumorali al suo interno (tumore multifocale). Il più comune tumore primario del fegato è il carcinoma epatico, anche detto epatocarcinoma o carcinoma epatocellulare, che ha un’incidenza pari a 500.000-1.000.000 casi nel mondo.
Meno diffuse le forme che colpiscono la colecisti (carcinoma della colecisti) e le vie biliari (colangiocarcinoma). Il fegato può essere interessato da tumori benigni (angiomi e adenomi epatocellulari).
Se è causato da metastasi di neoplasie localizzate in altri organi, si parla di tumore secondario (o tumore metastatico) del fegato.
Il tumore del fegato che compare nei bambini viene definito epatoblastoma e richiede protocolli di diagnosi e trattamento diversi rispetto a quelli degli adulti.
Sulla base degli esami effettuati, l’iter diagnostico permette non solo di confermare la presenza di un tumore, ma anche di stabilire la sua esatta tipologia.
Sintomi del tumore al fegato
Come ci si accorge di avere un tumore al fegato? Purtroppo, nella maggior parte dei casi, questa patologia non dà sintomi nelle fasi iniziali.
Inoltre, anche quando presenti, si tratta di manifestazioni aspecifiche, compatibili con altre malattie del fegato. Questo limita le possibilità di diagnosi tempestiva e di cura.
Fra i sintomi che vengono notati più precocemente, i principali sono il dolore e il gonfiore addominale. Il dolore è sordo e profondo, localizzato alla parte alta destra dell’addome e talvolta percepito anche nella schiena e fino alle spalle.
Bisogna tenere presente che la comparsa di un dolore transitorio nella zona del fegato non deve allarmare, di per sé: è invece raccomandato un consulto medico quando il dolore insorge in una persona a rischio, non si risolve o è associato ad altri sintomi.
Per esempio, la pancia è gonfia per l’accumulo di liquidi (ascite) e per la presenza della massa tumorale. Il paziente si sente subito sazio, anche dopo avere ingerito piccole quantità di cibo, e spesso avverte una sensazione di peso in corrispondenza del fegato.
Inoltre, possono comparire:
- Inappetenza.
- Sensazione di bocca amara.
- Nausea e vomito.
- Stanchezza immotivata.
- Febbre bassa persistente.
- Perdita di peso.
Quando si diventa gialli? L’ittero è un sintomo tardivo, facilmente riconoscibile ma non specifico perché presente anche in altre malattie del fegato (cirrosi, epatite, calcolosi della cistifellea…).
Quando è presente l’ittero, le urine sono scure e le feci possono assumere un colore nero (melena). Possono essere presenti sintomi dermatologici, come il prurito e la comparsa di lividi e macchie rosse.
Le tipologie di tumore al fegato
I tumori del fegato possono essere classificati in modi diversi. Di seguito, una panoramica delle principali tipologie.
Le classificazioni presenti in letteratura sono basate sul luogo di origine della malattia: se è all’interno del fegato (e in quale esatto punto) o in un altro organo.
L’iter diagnostico permette non solo di confermare la presenza di un tumore, ma anche di stabilire la categoria a cui appartiene, un’informazione essenziale per l’istituzione del trattamento.
Il tumore primario
Si parla di tumore primario del fegato quando la malattia nasce all’interno di quest’organo.
La neoplasia primaria più comune è il carcinoma epatico, anche detto epatocarcinoma o carcinoma epatocellulare, che ha un’incidenza pari a 500.000-1.000.000 casi nel mondo. La sopravvivenza è ancora molto bassa: solo il 5% dei pazienti è in vita a 5 anni dalla diagnosi.
Meno diffuse le altre forme di tumore primario:
- Carcinoma della colecisti: si forma nella colecisti, l’organo che raccoglie la bile prodotta dal fegato; è più frequente nelle donne (3.000 nuovi casi in Italia nel 2020) che negli uomini (2.400 nuovi casi) e la sua incidenza aumenta con l’età. La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è bassa (15%).
- Colangiocarcinoma: si forma nelle vie biliari ed è più frequente nelle persone colpite da una malattia di questo tessuto, la colangite sclerosante. La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è compresa fra il 20 e il 50%.
Esistono, poi, tumori benigni. Il più comune è l’angioma epatico, che ha un’incidenza del 5-10% ed è 4 volte più diffuso nelle donne: in genere non necessita di trattamento ma solo di essere monitorato nel tempo.
L’adenoma epatico è molto più raro: colpisce 3 persone circa su 100.000 ed è più frequente nelle donne che hanno assunto anticoncezionali. I rischi, in questo caso, sono legati alla possibilità che aumenti di dimensioni, si rompa (provocando un’emorragia) o si trasformi in un tumore maligno.
Invece, il tumore primario del fegato nei bambini è detto epatoblastoma: viene riconosciuto perché causa un peggioramento abbastanza rapido delle condizioni di salute e per la formazione di una massa a livello addominale.
Richiede protocolli di diagnosi e trattamento diversi rispetto a quelli degli adulti. Attualmente, la sopravvivenza è intorno al 70-80%.
Il tumore secondario
Se il fegato viene colpito da metastasi di neoplasie che si sono formate in altri organi, si parla di tumore secondario (o tumore metastatico), che è molto più frequente rispetto a quello primario.
Il fegato costituisce una delle sedi più comuni di metastasi, che provengono principalmente da altre neoplasie del sistema digerente, soprattutto del colon retto.
La prognosi dipende dalla gravità della malattia di base e dal fatto che le metastasi possano o meno essere asportate chirurgicamente. Ad esempio, per il carcinoma del colon retto, la sopravvivenza a 5 anni in seguito a chirurgia radicale è del 40-45%, del 22-25% a 10 anni.
Cause e soggetti a rischio
I tumori secondari, più frequenti di quelli primari, sono causati da metastasi di neoplasie che si sono formate in altri organi.
Ha destato un certo interesse, anche per la giovane età del protagonista, la notizia della morte dello showman ed ex marito di Ivana Trump, Rossano Rubicondi. Secondo la ricostruzione comparsa nelle cronache, il suo era un caso di tumore metastatico del fegato conseguente ad un melanoma.
Invece, per quanto riguarda i tumori primari, i principali fattori di rischio sono rappresentati dall’epatite C e dall’epatite B.
Entrambe queste infezioni si manifestano tardivamente e con sintomi non facilmente riconoscibili: se non vengono adeguatamente trattate e diventano croniche possono evolvere in tumore.
Altre malattie ricollegabili sono quelle:
- Infettive (infezione da HIV).
- Autoimmuni (colangite sclerosante).
- Ereditarie (emocromatosi, difetto di alfa-1-antitripsina).
Un’altra possibile causa di tumore è la cirrosi epatica, una condizione che può subentrare in seguito ad epatiti virali o dovute a parassiti, intossicazioni da farmaci o da alimenti contaminati con tossine oppure come conseguenza dell’alcolismo.
In generale, gli uomini sono più esposti rispetto alle donne al rischio di sviluppare questa neoplasia.
Giocano un ruolo importante anche altri fattori: l’età (questo tipo di cancro insorge più frequentemente dopo i 50 anni), l’obesità e le malattie ad essa correlate (in primis, il diabete e la steatosi epatica, una condizione nota come “fegato grasso”) e il fumo.
Tumore al fegato: diagnosi, aspettative di vita e sopravvivenza
In caso si osservino sintomi sospetti, si deve chiedere un consulto presso uno specialista (epatologo o oncologo): se vengono rilevati segni che possono far ipotizzare il tumore, come l’ittero, l’ingrossamento del fegato o una pancia inspiegabilmente gonfia, sono necessari ulteriori approfondimenti.
Esami del sangue e esami
Quali valori del sangue possono indicare la presenza di un tumore? Gli esami del sangue utili includono il dosaggio delle transaminasi, della bilirubina e dell’alfa-fetoproteina (AFP).
Anche se la AFP è un marcatore tumorale, è importante ricordare che valori sballati (quelli normali sono compresi fra 0 e 7 mg/mL) non implicano necessariamente la diagnosi di tumore, ma devono essere considerati nel quadro clinico complessivo.
L’ecografia permette di identificare la presenza delle lesioni, mentre TC e risonanza magnetica (con o senza contrasto) consentono uno studio più preciso del tumore.
Solo se necessarie a completare la diagnosi, vengono effettuate procedure invasive, che richiedono un ricovero e la somministrazione di un’anestesia, come l’angiografia e la biopsia epatica.
Tutti questi esami permettono di definire il grado di malignità del tumore e la sua capacità di espandersi, elementi utili a stabilire il trattamento più appropriato. Prima vengono eseguiti, maggiori sono le possibilità di sopravvivenza del paziente.
Aspettative di vita
È importante sottolineare che questa malattia è ancora diagnosticata troppo tardivamente e che è spesso complessa da trattare.
Il tumore può essere resistente ai farmaci impiegati e, anche quando rimosso chirurgicamente, può riformarsi.
Per tutte queste ragioni, la sopravvivenza generale è purtroppo ancora molto bassa: solo il 5% dei pazienti è in vita a 5 anni dalla diagnosi.
Cure del tumore al fegato
Il trattamento della malattia è complesso e viene stabilito caso per caso dall’equipe che ha in cura il paziente. Dipende dalle sue condizioni generali, dallo stadio e dalla dimensione del tumore e dal fatto che tenda o meno a diffondersi anche all’esterno del fegato.
L’approccio più risolutivo è quello chirurgico, ma quando un tumore al fegato è operabile? Quando è unico e localizzato. In questi casi, l’intervento può essere eseguito in laparoscopia quando indicata. Se la lesione è estesa ma le condizioni generali del paziente sono buone, può essere considerata l’ipotesi del trapianto di fegato.
A causa del fatto che la diagnosi giunge spesso quando il tumore si è già ingrandito, sono frequenti i casi in cui il paziente non è operabile. L’approccio si basa quindi sulla prevenzione della diffusione della malattia e sul mantenimento di una qualità di vita accettabile.
Radioterapia e la chemioterapia
Vengono impiegate la radioterapia e la chemioterapia, somministrata a volte anche prima dell’intervento chirurgico, per ridurre le dimensioni della massa tumorale e limitare il rischio che si riformi dopo l’asportazione.
Inoltre, si ricorre a metodiche quali:
- Termoablazione: viene inserita nel fegato una sonda che raggiunge alte temperature, distruggendo le cellule tumorali.
- Chemioembolizzazione (TACE): viene iniettata una sorta di chemioterapia locale e sostanze che occludono i vasi sanguigni che circondano il tumore; i farmaci somministrati rimangono pertanto attivi più a lungo possibile esattamente dove serve.
- Radioembolizzazione: è una radioterapia effettuata dall’interno, un trattamento ancora in fase di sperimentazione.
Quando la malattia è in fase terminale, vengono somministrati al paziente farmaci che controllano i sintomi.
Farmaci sperimentali
Le scarse probabilità statistiche di diagnosi precoce non sono l’unico fattore che complica il trattamento di questa patologia. Non è raro che le cellule tumorali tendano a diventare resistenti ai farmaci. Inoltre, in una certa percentuale di casi, anche dopo la rimozione chirurgica, la neoplasia può riformarsi.
Ma ci sono anche notizie confortanti.
Da 10 anni circa vengono impiegati con relativo successo farmaci per trattare le forme avanzate, per le quali prima non esisteva alcuna opzione terapeutica.
Queste sostanze (sorafenib, lenvatinib, regorafenib, cabozantinib) hanno consentito un prolungamento significativo della sopravvivenza.
Buoni anche i dati sul ramucirumab, un anticorpo monoclonale che ha mostrato un significativo beneficio nei pazienti con tumore del fegato avanzato, in termini di aumento della sopravvivenza.
La ricerca attuale è focalizzata sull’immunoterapia, una risorsa che agisce non direttamente sul tumore, ma potenziando la reazione immunitaria naturale e attivandola contro le cellule tumorali.
Il trattamento del futuro sarà una combinazione di più farmaci, ognuno con un diverso meccanismo d’azione e sinergico con gli altri.
Trapianto di fegato
Il trapianto di fegato consiste nella sostituzione di un fegato malato o danneggiato con uno sano e funzionale attraverso un intervento chirurgico.
Si tratta di un’operazione necessaria in quei casi in cui il fegato non è più in grado di svolgere le sue attività, come nel caso di grave insufficienza epatica o estesa compromissione del suo funzionamento.
Ma quali sono i requisiti da possedere per un trapianto di fegato? La valutazione dello stato di salute del soggetto è accurata e approfondita, anche dal punto di vista psicologico.
Successivamente si può essere inseriti nella lista di attesa. È una procedura necessaria per capire se il soggetto può affrontare un intervento che è comunque molto delicato, che segua poi tutte le indicazioni terapeutiche e si sottoponga a controlli periodici.
Infatti, il numero di donazioni di fegato è inferiore rispetto alle richieste.
Ad esempio, chi è affetto da cirrosi causata da un abuso di alcol, deve sottoporsi ad un percorso riabilitativo di disintossicazione, per curare la dipendenza e non mettere a rischio la propria salute e quella dell’organo ricevuto.
Prevenzione e convivenza con la malattia
La prevenzione primaria si basa sulla correzione dei fattori di rischio eliminabili.
L’epatite B può essere prevenuta tramite una vaccinazione efficace e sicura, che è obbligatoria in Italia per tutti i nuovi nati e comunque gratuita per i soggetti a rischio.
Invece, per l’epatite C non è disponibile un vaccino, ma sono stati approvati farmaci innovativi che permettono la guarigione definitiva della malattia.
Altri comportamenti virtuosi, non solo in questa prospettiva ma in termini di miglioramento della salute complessiva, sono rappresentati da:
- Eliminazione dell’alcol dalla dieta.
- Rinuncia al fumo da sigaretta.
- Prevenzione dei disturbi legati al sovrappeso (come il diabete e la steatosi epatica).
Gli esperti raccomandano alle persone che soffrono di malattie correlate al carcinoma epatico (cirrosi, epatite, colangite sclerosante, emocromatosi) di sottoporsi a controlli periodici, presso centri specializzati, per monitorare le condizioni del fegato.
Quando la malattia è ormai diagnosticata, non è più possibile, almeno sulla base delle conoscenze attuali, mettere in atto comportamenti (a parte la diagnosi precoce e l’istituzione tempestiva di una terapia appropriata) che possano rallentare il decorso della malattia o migliorarne la prognosi.
La dieta per il tumore del fegato
I pazienti con cirrosi in stato avanzato o tumore già diagnosticato sono affetti da nausea, vomito e inappetenza, che possono provocare una rischiosa perdita di peso.
È possibile contrastare questi sintomi facendo pasti più frequenti e leggeri: da 4 a 7 spuntini al giorno, incluso uno snack prima di coricarsi.
Poiché i livelli di glicemia sono spesso alti, gli esperti consigliano di preferire i carboidrati complessi a quelli semplici, preferendo pasta e pane a scapito dei dolci.
Poiché il tumore peggiora la funzione epatica e quindi la capacità di digerire i grassi, questi devono essere drasticamente ridotti nella dieta.
Poi, le proteine sono principi nutritivi fondamentali per le persone che soffrono di tumore del fegato. Infatti, una loro carenza porta un peggioramento del gonfiore addominale.
Ma rispetto a quelle animali, che possono favorire l’insorgenza dell’encefalopatia epatica (una delle complicanze delle malattie gravi del fegato), sono raccomandate le proteine vegetali.
Per garantire la corretta idratazione e il regolare funzionamento dell’intestino, è consigliata l’assunzione di quantità adeguate di frutta e verdura.
È anche importante ridurre l’apporto di alimenti ricchi di sodio, elemento che promuove l’accumulo di liquidi e peggiora l’ascite. Meglio, dunque, eliminare piatti pronti, conserve, salumi, formaggi stagionati, snack salati e salse. Ed evitare di aggiungere sale alle pietanze.
È inoltre fondamentale eliminare l’alcol ed evitare di assumere farmaci e integratori alimentari che non siano rigorosamente prescritti dal medico, per non sovraccaricare il fegato.
Fonti
- J.K. Heimbach et al. AASLD Guidelines for the Treatment of Hepatocellular Carcinoma. Hepatology. (2018).
- A.X. Zhu et al. Ramucirumab after sorafenib in patients with advanced hepatocellular carcinoma and increased α-fetoprotein concentrations (REACH-2): a randomised, double-blind, placebo-controlled, phase 3 trial. Lancet Oncology. (2020).