Sommario
I trigliceridi bassi o ipotrigliceridemia vengono diagnosticati quando i livelli di trigliceridi nel sangue sono inferiori al range considerato di normalità, ossia quello compreso tra 150 e 199 mg/dL (nel caso dei bambini e giovani al di sotto dei 18 anni, diventa 90-129 mg/dL).
I trigliceridi nel sangue possono raggiungere concentrazioni inferiori alla norma a causa di diversi fattori. Alcuni di questi sono benigni e dipendono dallo stile di vita. Ad esempio, l’ipotrigliceridemia può essere provocata da un allenamento particolarmente intenso, oppure da una dieta dimagrante intensiva o ancora dall’assunzione di farmaci ipolipemizzanti (che riducono la concentrazione ematica di lipidi).
Invece, altri corrispondono a patologie potenzialmente gravi. La diagnosi è fondamentale per individuare la cura più idonea. Anche la sintomatologia, collegata alle cause e ai fattori di rischio, rappresenta un’avvisaglia importante a supporto dell’esame del sangue. Ecco tutto quello che devi sapere!
Cosa sono i trigliceridi bassi e quando preoccuparsi
Innanzitutto, ricordiamo cosa sono e a cosa servono i trigliceridi. Le nostre riserve energetiche vengono accumulate nel tessuto adiposo e nel tessuto muscolare sottoforma di trigliceridi, cha rivestono funzioni di riserva. Quindi, queste riserve energetiche vengono intaccate quando l’organismo ha bisogno di energia per effettuare le reazioni metaboliche. I trigliceridi vengono scissi liberando le loro componenti fondamentali, gli acidi grassi e il glicerolo (come viene definita chimicamente la glicerina). La reazione di scissione dei trigliceridi libera energia, una grandezza fisica che viene in questi ambiti misurata in calorie (kCal).
L’ipotrigliceridemia è una condizione rappresentata da livelli di trigliceridi bassi nel sangue.
I trigliceridi bassi sono pericolosi? Al contrario dell’ipertrigliceridemia, che può produrre conseguenze molto gravi, l’ipotrigliceridemia non costituisce generalmente un problema clinico tout-court. Inoltre, può succedere che il livello di trigliceridi nel sangue sia temporaneamente basso, ma se i valori si normalizzano nel breve periodo, lo scostamento non è sintomatico e non costituisce un problema.
Trigliceridi bassi: quando preoccuparsi? Invece, quando il gap rispetto ai valori considerati normali è cospicuo e non transitorio, è opportuno verificare l’eventuale presenza di patologie. In sostanza, i trigliceridi bassi possono rappresentare la spia di un problema ben più grave, come una patologia autoimmune, epatica o intestinale. In questi ultimi casi, ciò che deve essere trattato è la causa primaria dell’ipotrigliceridemia, non l’alterazione dei trigliceridi in sé. Infatti, la comparsa dei sintomi della patologia di base spinge a eseguire controlli approfonditi che possono portare alla diagnosi dell’ipotrigliceridemia e della malattia sottostante.
Valori dei trigliceridi bassi
I valori dei trigliceridi nel sangue vengono considerati nei limiti della norma quando sono compresi tra 150 e 199 mg/dL (per i ragazzi al di sotto dei 18 anni 90-129 mg/dL): se minori di 150 mg/dL inquadrano la condizione di ipotrigliceridemia.
Cause dei trigliceridi bassi e fattori di rischio
Attività fisica intensa e trigliceridi bassi
Per comprendere quale sia l’effetto dello sport sulla concentrazione di trigliceridi nel sangue, occorre anzitutto distinguere fra esercizio fisico e attività fisica.
L’esercizio fisico prevede movimenti ripetitivi, programmati e strutturati specificamente destinati al miglioramento della forma fisica e della salute. Ad esempio, esercizi fisici come:
- Nuoto
- Camminata a passo sostenuto
- Ciclismo
- Ginnastica aerobica.
Invece, l’attività fisica comprende tutti i movimenti del corpo che comportano un normale dispendio energetico. Ad esempio, una passeggiata a passo regolare o comuni attività quotidiane domestiche e lavorative.
Quindi lo sport si differenzia dall’uno e dall’altra in quanto è sottoposto a precise regole ed è connaturato a circostanze di competizione e gare strutturate. Solo attività fisica e sport possono incidere in maniera significativa sui trigliceridi.
Gli allenamenti aerobici a bassa intensità per intervalli di tempo più prolungati sono maggiormente coinvolti nella modulazione dei trigliceridi. Infatti, l’aumento di intensità delle prestazioni fisiche favorisce non solo il metabolismo energetico che conduce alla riduzione dei trigliceridi (ma anche del colesterolo) e della pressione arteriosa, ma anche il metabolismo dei grassi.
Quindi, sono gli allenamenti aerobici a bassa intensità ad accelerare di più il metabolismo e a portare con maggiore facilità alla perdita di peso corporeo.
Esercizio aerobico o anaerobico
Per quanto riguarda il meccanismo d’azione di questa tipologia di esercizio fisico si è formulata più di un’ipotesi.
L’esercizio fisico intenso potrebbe incrementare il metabolismo energetico attraverso la stimolazione del sistema adrenergico e, in ultima analisi, determinare il calo ponderale.
Invece, il sistema adrenergico è quello che, in determinate condizioni di stress, libera adrenalina e altre molecole analoghe (complessivamente definite catecolamine), che aumentano il consumo di energia da parte delle cellule del tessuto adiposo.
Questo fenomeno comporta un aumento della lipolisi, la reazione di scissione dei trigliceridi dai loro depositi, che produce acidi grassi e glicerolo liberando l’energia che al muscolo serve per effettuare l’esercizio fisico.
L’esercizio fisico di tipo aerobico produce un calo dei trigliceridi e delle principali lipoproteine che li trasportano nel sangue, le VLDL (lipoproteine a bassissima densità). Quindi, quando viene effettuato con elevata frequenza, può risultare in un’ipotrigliceridemia priva di implicazioni patologiche.
Famaci e integratori
Le persone affette da dislipidemie (alterazioni nella composizione lipidica del sangue, come l’ipercolesterolemia e l’ipertrigliceridemia) devono essere sottoposte a terapia adeguata allo scopo di prevenire possibili serie conseguenze a livello cardiovascolare (infarto miocardico, ictus) o pancreatico (pancreatite acuta).
I farmaci utilizzati per ridurre la concentrazione di grassi nel sangue vengono definiti ipolipemizzanti, i principali sono:
- Statine
- Fibrati
- Acido nicotinico.
Sono molecole che possono, nel corso dell’assunzione cronica che richiedono, determinare un abbassamento eccessivo dei trigliceridi. Una condizione benigna e temporanea, generalmente non associata a conseguenze cliniche rilevanti.
Acido ascorbico
Anche l’acido ascorbico (più conosciuto con il nome di vitamina C) può contribuire a un abbassamento eccessivo dei trigliceridi nel sangue.
Così come le fibre e i prebiotici, fibre idrosolubili che comprendono diverse tipologie di polisaccaridi (fra cui i beta-glucani, i fructani e le inuline) che promuovono, nel colon, lo sviluppo della flora batterica.
Ipotrigliceridemia e fibrosi cistica
La fibrosi cistica è la malattia genetica grave più diffusa. Infatti, ha un’incidenza di 1 su 2.500-3.000 nati vivi. In Italia sono circa 5.000 i pazienti affetti da questa malattia.
E’ una patologia multiorgano, che colpisce in particolare l’apparato respiratorio e quello digerente.
La causa della fibrosi cistica è una mutazione del gene CFTR che prende il nome dalla malattia (Cystic Fibrosis Transmembrane Regulator). L’alterazione determina la produzione di muco eccessivamente denso. Per questa ragione la patologia è anche definita mucoviscidosi.
Il muco compatto ostacola la respirazione accumulandosi nei bronchi, dove facilita il ristagno di microrganismi causando infezioni respiratorie ripetute. Inoltre, ostruisce i dotti pancreatici, impedendo che gli enzimi prodotti dal pancreas raggiungano l’intestino.
Quindi, la persona affetta da fibrosi cistica non digerisce né assorbe le sostanze grasse, incluse le vitamine liposolubili (A, D, K, E). La conseguenza principale è la malnutrizione, che nei bambini genera rallentamento nella crescita e nei giovani un ritardo della pubertà.
Inoltre, si verifica un’importante riduzione della concentrazione di trigliceridi nel sangue. Quindi, l’ipolipemia o abbassamento dei livelli dei grassi nel sangue deve essere contrastata da una dieta appropriata ipercalorica e dall’assunzione di integratori alimentari specifici.
Trigliceridi bassi e tiroide
La tiroide è una piccola ghiandola situata alla base del collo che secerne due ormoni con rilevante impatto sul metabolismo, l’insieme dei processi chimici che avvengono nell’organismo, secondo due vie. La prima è quella della stimolazione dei tessuti alla produzione di proteine, destinate a scopi strutturali. La seconda è quella di aumentare la quantità di ossigeno utilizzato dalle cellule, un fenomeno che accelera il metabolismo.
Gli ormoni liberati dalla tiroide sono la tiroxina (T4, detta anche tetraiodotironina) e la triiodotironina (T3). La T4 viene prodotta e rapidamente convertita in T3, che di fatto è la molecola attiva.
Ipertiroidismo
L’ipertiroidismo è una condizione nella quale la tiroide risulta iperattiva e produce un eccesso di ormoni. E’ un fenomeno che accelera il metabolismo e che può generare sintomi come:
- Aumento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa.
- Comparsa di aritmie (soprattutto tachicardie).
- Sudorazione eccessiva.
- Ansia.
- Nervosismo.
- Irritabilità.
- Insonnia.
Altre conseguenze del ritmo accelerato cui sono sottoposti i meccanismi metabolici cellulari sono la riduzione dei livelli di trigliceridi e colesterolo nel sangue e la perdita di peso.
La malattia di Graves è una delle cause più diffuse dell’ipertiroidismo. E’ una patologia autoimmune nella quale il sistema immunitario del soggetto colpito produce anticorpi che attaccano le cellule tiroidee.
Un’ulteriore causa di ipertiroidismo è rappresentata dalla tiroidite, l’infiammazione della tiroide, che può riconoscere cause infettive virali o autoimmuni (tiroidite di Hashimoto).
Dimagrimento, malnutrizione e trigliceridi bassi
Il dimagrimento può essere causa di trigliceridi bassi? Una dieta troppo drastica può occasionalmente determinare ipotrigliceridemia. Tuttavia, si tratta di una condizione generalmente priva di conseguenze cliniche rilevanti.
Diverso è il caso della malnutrizione che può verificarsi nelle forme gravi di anoressia nervosa o in alcune tipologie di tumore, prime fra tutte le neoplasie di testa e collo (che possono penalizzare anche gravemente la capacità di alimentarsi), o ancora nel caso di malattie neurodegenerative come il Parkinson.
In questi casi, i danni al corpo possono essere devastanti, se non viene prestato un corretto intervento terapeutico, in particolare a livello del cuore (cardiomiopatie e arresto cardiaco).
Le persone che possono andare incontro a malnutrizione sono i pazienti che non vengono adeguatamente nutriti per almeno 7-10 giorni, specialmente se sottoposti a condizioni acute di stress, come una criticità acuta nel corso di una malattia cronica, di malattie infettive, dopo interventi chirurgici, soprattutto se eseguiti in condizioni di urgenza.
Il digiuno
Il digiuno può ridurre i livelli dei trigliceridi? L’ipotrigliceridemia può manifestarsi anche dopo un digiuno prolungato, una perdita di peso troppo rapida nei soggetti obesi. Ma anche dopo un intervento di chirurgia bariatrica sia di tipo gastrorestrittivo (bendaggio gastrico regolabile, gastroplastica verticale e sleeve gastrectomy), che malassorbitivo (diversione biliopancreatica) che misto (bypass gastrico).
Inoltre, quando la rialimentazione dei pazienti malnutriti avviene in condizioni non appropriate, può verificarsi la cosiddetta Sindrome da Rialimentazione, che può paradossalmente peggiorarne il quadro clinico.
In pazienti tanto fragili, l’atrofia della mucosa intestinale e l’alterata funzione del pancreas possono causare una diarrea grave dopo la ripresa della nutrizione, determinando così una ulteriore perdita di principi nutritivi.
Trigliceridi bassi e celiachia
La celiachia è una patologia infiammatoria cronica di origine genetica che non permette un regolare assorbimento dei nutrienti a livello intestinale. Una specifica predisposizione genetica genera una reazione anomala del sistema immunitario, che, venuto a contatto con il glutine, attacca le cellule della mucosa intestinale.
Infatti, il glutine è la frazione proteica alcol-solubile di grano, orzo e segale; un complesso proteico contenuto principalmente in alimenti quali pane, pasta, pizza, biscotti e crackers.
La risposta autoimmune richiama i globuli bianchi (cellule del sistema immunitario coinvolte nell’infiammazione), che, nel tentativo di annientare un nemico che in realtà non c’è, liberano sostanze tossiche, danneggiando i villi intestinali riducendo la capacità di assorbimento dei fattori nutritivi. Questo fenomeno può sfociare nella malnutrizione.
La celiachia (o malattia celiaca) è caratterizzata da un quadro clinico variabilissimo. Include sintomi locali quali:
- Diarrea profusa (associata al dimagrimento marcato).
- Manifestazioni extra-intestinali.
Inoltre, la celiachia può anche essere associata ad altre patologie autoimmuni. Quindi, lo stato prolungato di infiammazione locale può determinare un aumento del rischio di linfomi intestinali. L’unico trattamento possibile per la celiachia è una dieta priva di glutine (gluten-free) molto rigida, che permette di eliminare i sintomi e di ricostituire i tessuti intestinali.
Patologie autoimmuni
C’è un link fra l’ipotrigliceridemia e le patologie autoimmuni? Sembra di sì, anche se la correlazione non è stata ad oggi chiarita. Molti tessuti del corpo, primi fra tutti il tessuto adiposo, il muscolo e i polmoni, sono ricchi di LPL (l’enzima che scinde i trigliceridi in acidi grassi e glicerolo liberando energia).
E’ verosimile che nelle malattie autoimmuni un aumentato contenuto o rilascio di LPL da parte di questi tessuti possa ridurre i livelli di trigliceridi nel sangue.
Malattie rare e ipotrigliceridemia
I disordini metabolici genetici causati da mutazioni dei geni delle apolipoproteine (le proteine che concorrono a trasportare i trigliceridi e gli altri grassi nel sangue) possono causare una riduzione dei livelli dei trigliceridi.
Ipobetalipoproteinemie
Il caso meno grave è quello delle ipobetalipoproteinemie, un gruppo di malattie del metabolismo lipoproteico responsabile di ipotrigliceridemia per una riduzione dell’efficienza dell’assorbimento dei grassi.
Le ipobetalipoproteinemie sono generalmente asintomatiche e non richiedono trattamento, anche se occasionalmente possono essere associate ad intolleranza alimentare ai lipidi. Inoltre, hanno come conseguenza la steatorrea (eliminazione di grandi quantità di sostanze grasse non digerite con le feci).
Inoltre, nelle forme più gravi, la riduzione della capacità di assorbimento delle sostanze lipidiche può determinare una carenza di vitamine liposolubili e livelli di trigliceridi molto bassi.
Sindrome di Bassen-Kornzweig
L’abetalipoproteinemia (ABL o Sindrome di Bassen-Kornzweig) è un caso particolare di ipobetalipoproteinemia in cui queste apolipoproteine sono assenti a causa di una rara mutazione genetica.
Quindi, la totale incapacità dell’organismo di produrre lipoproteine a bassissima densità fa sì che la sindrome sia causa di notevole riduzione dell’assorbimento di grassi e vitamine liposolubili e dunque di ipotrigliceridemia.
I sintomi di ABL esordiscono durante l’infanzia. Quindi, il bambino con la malattia non cresce in maniera adeguata.
Un altro sintomo caratteristico è la steatorrea, l’eliminazione di grandi quantità di sostanze grasse non digerite con le feci. Inoltre, con il trascorrere del tempo, possono manifestarsi importanti ripercussioni a carico del sistema nervoso centrale.
Sebbene l’abetalipoproteinemia non riconosca ad oggi una cura, l’assunzione di dosi elevate di vitamina E può ritardare o rallentare la progressione delle lesioni del sistema nervoso centrale.
Quindi, i pazienti devono anche ricevere un’appropriata supplementazione di grasso dietetico e vitamine A, D, e K.
Quali sono i sintomi dei trigliceridi bassi
Di solito, il basso livello dei trigliceridi non richiama considerazione clinica, non essendo causa di sintomi particolari o conseguenze di rilievo.
Tuttavia, in caso di ipotrigliceridemia possono verificarsi disturbi molto generici, riferibili per lo più ad uno stato di alterazione dell’equilibrio intestinale e della digestione:
- Gonfiore addominale e altri disturbi relativi alla pancia gonfia.
- Dissenteria, più o meno intensa.
- Crampi addominali.
- Perdita di peso non motivata.
- Indebolimento generico.
- Atrofia muscolare (manifestazione che compare soprattutto nei bambini in accrescimento).
Molto più degni di nota i sintomi delle malattie che possono essere alla base delle basse concentrazioni di trigliceridi.
Come si manifesta la fibrosi cistica: ripercussioni digestive e metaboliche
I sintomi della fibrosi cistica sono causati dalla produzione, nell’organismo del paziente, di un muco molto più denso rispetto a quello fisiologico, che occlude i piccoli condotti nei diversi apparati.
Quindi, a livello respiratorio, il muco si deposita nei bronchi e provoca tosse persistente (inizialmente stizzosa e poi catarrale), accompagnata da sibilo e affanno (dispnea). Inoltre, l’apparato respiratorio dei pazienti è colpito da infezioni ricorrenti.
Invece, nell’apparato digerente, la chiusura riguarda i dotti pancreatici e causa impossibilità di digestione e assorbimento delle sostanze di origine lipidica.
Le manifestazioni intestinali comprendono la diarrea cronica (associata a steatorrea). Le carenze di assorbimento dei principi nutritivi determinano scarso accrescimento in peso e in altezza, oltre alla riduzione della concentrazione lipidica nel sangue (ipotrigliceridemia e ipocolesterolemia). In alcuni gravi casi, si può verificare ostruzione intestinale.
Sintomi dell’ipertiroidismo: quando il metabolismo accelera
I trigliceridi bassi e la stanchezza. Nell’ipertiroidismo, la tiroide è iperattiva e secerne un eccesso di ormoni T3 e T4, un fenomeno che accelera il metabolismo con conseguenze quali:
- Perdita di peso nonostante l’aumento dell’appetito.
- Ipotrigliceridemia e ipocolesterolemia.
- Tachicardia, palpitazioni ed extrasistole.
- Ansia, nervosismo, insonnia e irritabilità.
- Tremori e sudorazione intensa.
- Disturbi intestinali.
- Stanchezza e debolezza muscolare.
- Assottigliamento della pelle e dei suoi annessi, capelli compresi.
Una delle patologie che può essere causa di ipertiroidismo è la malattia di Graves, il cui sintomo caratteristico è l’esoftalmo, ossia la sporgenza del globo oculare oltre la rima palpebrale.
Trigliceridi, celiachia e riduzione dell’assorbimento intestinale
La celiachia è una patologia infiammatoria cronica di origine genetica: il contatto con il glutine delle persone affette scatena una reazione autoimmune che determina l’aggressione dei villi intestinali e dunque la penalizzazione dell’assorbimento intestinale.
Le manifestazioni della celiachia sono locali (diarrea, gonfiore addominale, dolori addominali, perdita di peso, malassorbimento) e sistemici (rallentamento della crescita nei bambini).
Il malassorbimento intestinale conduce all’ipolipidemia (riduzione della concentrazione lipidica nel sangue), in particolare all’ipotrigliceridemia.
Malnutrizione, trigliceridi bassi e problemi al cuore
Se una delle conseguenze della malnutrizione è rappresentata dall’ipotrigliceridemia dovuta allo scarso apporto nutrizionale, questa non è il sintomo più allarmante.
I pazienti fragili che non vengono adeguatamente nutriti possono patire conseguenze ben peggiori, come alcune condizioni cardiovascolari di una certa gravità.
Una di queste è la Sindrome di Takotsubo, più popolare con il nome di Sindrome del cuore infranto (o crepacuore), che si manifesta con senso di affaticamento, dolore al torace e respiro corto, mimando un vero e proprio infarto miocardico.
Questa condizione può essere accompagnata da un aumento degli indici di danno miocardico, gli stessi che risultano alterati nell’infarto: un innalzamento di troponina, mioglobina e CK MB, i marker del danno miocardico acuto.
La Takotsubo può essere causata da intensi stress emotivi e fisici.
Malattie rare e ipotrigliceridemia: la sintomatologia
Le ipobetalipoproteinemie sono un gruppo di malattie del metabolismo lipoproteico responsabile di ipotrigliceridemia per una riduzione dell’efficienza dell’assorbimento dei grassi. Sono generalmente asintomatiche, ma possono essere associate ad intolleranza alimentare ai lipidi e conseguente steatorrea (eliminazione di grandi quantità di sostanze grasse non digerite con le feci).
Nelle forme più gravi di ipobetalipoproteinemia la riduzione della capacità di assorbimento delle sostanze lipidiche può determinare una carenza di vitamine liposolubili e livelli di trigliceridi molto bassi.
I sintomi dell’abetalipoproteinemia esordiscono durante l’infanzia: il bambino con la malattia non cresce in maniera adeguata. Un altro sintomo caratteristico è la steatorrea. Inoltre, con il trascorrere del tempo, possono manifestarsi importanti ripercussioni a carico del sistema nervoso centrale.
Diagnosi: come si riconosce l’ipotrigliceridemia
I valori dei trigliceridi nel sangue vengono considerati nei limiti della norma quando sono compresi tra 150 e 199 mg/Dl. Ma per i ragazzi al di sotto dei 18 anni questi limiti diventano 90 e 129 mg/dL.
Un valore compreso tra 150 e 200 mg/dL è considerato borderline, fra 200 e 400 mg/dL alto e oltre 400 mg/dL altissimo. Al di sotto di 150 mg/dL (o 90 mg/dL) i valori inquadrano la condizione di ipotrigliceridemia.
Le circostanze nelle quali ci si sottopone a un dosaggio dei trigliceridi nel sangue per individuare una sospetta ipotrigliceridemia sono senz’altro meno frequenti rispetto a quelle in cui si vuole diagnosticare il problema opposto.
Per conoscere la concentrazione ematica di trigliceridi è sufficiente sottoporsi ad analisi del sangue. Poiché il valore dei trigliceridi è soggetto a notevoli fluttuazioni, è necessario presentarsi il mattino a digiuno e avendo consumato la sera prima un pasto normale.
Generalmente, viene richiesto un quadro completo delle concentrazioni lipidiche nel sangue, che include la determinazione dei livelli del colesterolo totale e delle sue frazioni, il colesterolo HDL (che siamo abituati a definire colesterolo buono) e il colesterolo LDL (comunemente descritto come colesterolo cattivo).
Trigliceridi bassi: cosa mangiare e diete consigliate
Dal punto di vista dei trattamenti, è possibile intervenire direttamente sui valori dei trigliceridi, aumentandoli con una dieta appropriata. Ma si tratta di un approccio che raramente viene applicato tout court, a parte nei casi in cui la causa è l’esercizio fisico intenso.
Se il soggetto che ha valori bassi dei trigliceridi sta seguendo una dieta eccessivamente restrittiva, il medico che se ne occupa può decidere per una modifica del regime alimentare in senso più permissivo.
Se l’ipotrigliceridemia origina da un trattamento farmacologico, il medico valuterà come gestire le diverse situazioni caso per caso. Nel caso in cui il soggetto sia sottoposto a una terapia per le dislipidemie (con statine, fibrati o acido nicotinico), potrebbe essere necessario modificarne il dosaggio.
Per quanto riguarda le ipotrigliceridemie causate da altre patologie, sarà fondamentale diagnosticare la malattia di base e procedere al trattamento specifico.
Modifica del regime alimentare
Se il soggetto con ipotrigliceridemia sta seguendo una dieta eccessivamente restrittiva per trattare un quadro di sovrappeso, obesità o iperlipidemia, il medico che se ne occupa può decidere per una modifica del regime alimentare nel senso dell’aumento dell’apporto calorico proveniente da carboidrati o lipidi.
Gli interventi sul regime alimentare rappresentano anche uno strumento preventivo per l’insorgenza dell’ipotrigliceridemia.
Dieta per un paziente malnutrito
Quando l’ipotrigliceridemia interessa un paziente fragile e malnutrito, occorre prestare molta attenzione alla sua alimentazione.
Infatti, il rischio è che vada incontro a una Sindrome da Rialimentazione, che può fare precipitare il quadro clinico. Ad esempio, in un paziente cronico, affetto da tumore (in particolare se del distretto testa-collo, le neoplasie che penalizzano maggiormente l’autonomia nell’alimentazione) o altre gravi malattie, le alterazioni della funzionalità digestiva possono scatenare una diarrea acuta dopo la ripresa della nutrizione. Un’evenienza che porta ad un’ulteriore perdita di principi nutritivi.
Quindi, la rialimentazione dei pazienti malnutriti deve procedere nel rispetto di protocolli che promuovano:
- Reintroduzione graduale degli alimenti.
- Suddivisione dei pasti.
- Equilibrio fra le componenti nutrizionali e l’aumento della densità calorica delle pietanze (mantenendo un volume limitato).
Ad esempio, se il paziente è affetto da disfagia, una condizione che rende difficile la deglutizione, è necessario alimentarlo con cibi soffici, frullati, omogeneizzati.
Invece, se è sottoposto a chemioterapia e non si alimenta a sufficienza per gli effetti collaterali dei farmaci (che possono dare mucositi orali), bisognerà offrirgli cibi freschi e non acidi o troppo dolci o saporiti, come:
- Gelati.
- Centrifugati.
- Formaggi cremosi.
Dieta per chi soffre di fibrosi cistica
La nutrizione del paziente affetto da fibrosi cistica deve essere ipercalorica e iperproteica.
Infatti, le calorie nella dieta del paziente devono raggiungere il 20-50% in più rispetto al suo fabbisogno giornaliero.
Un obiettivo che viene difficilmente raggiunto con i soli pasti principali e che richiede spuntini frequenti durante la giornata.
La scelta deve cadere sui cibi ad elevata densità calorica e/o lipidica, come:
- Noci.
- Avocado.
- Pesci grassi.
- Dolci.
Inoltre, alle pietanze è possibile aggiungere Parmigiano, panna e burro allo scopo di massimizzare l’introito calorico proveniente dalla componente grassa.
Celiachia e ipotrigliceridemia: cosa mangiare
Per la celiachia, la dieta coincide con il trattamento. Quindi, è una dieta rigorosamente priva di glutine, che deve essere impostata sotto la supervisione di un nutrizionista e continuata tutta la vita.
Gli alimenti gluten-free in commercio sono identificabili grazie alla presenza sulla confezione di una spiga barrata.
Quindi, nell’alimentazione del celiaco possono essere presenti cibi naturalmente privi di glutine.
È importante osservare alcune regole nella preparazione delle pietanze, al fine di evitare la contaminazione da glutine.
- Lavare scrupolosamente le mani dopo avere toccato alimenti che contengono glutine.
- Detergere accuratamente le superfici della cucina e lavare attrezzature e strumenti rimuovendo eventuali residui di sostanze a rischio di contaminazione con glutine.
- Verificare che l’acqua di cottura o il condimento dei cibi senza glutine non siano stati precedentemente usati per cuocere alimenti che possono contenere glutine.
- Cuocere in forno in tempi diversi cibi con e senza glutine.
Dieta per chi ha un deficit lipoproteico
Ipobetalipoproteinemia e abetalipoproteinemia vengono trattate con una dieta povera di grassi. Questo riduce l’assorbimento delle vitamine liposolubili. Quindi, è necessario sottoporre i pazienti a supplementazione intensiva con vitamina E e con le altre vitamine liposolubili (A, D, e K).
Le cure per i trigliceridi bassi
Farmaci
Il trattamento della fibrosi cistica ha lo scopo di fluidificare le secrezioni e supplementare le sostanze nutritive carenti.
La ricerca ha portato allo sviluppo dei farmaci che hanno cambiato la storia della malattia. I modulatori di CFTR (il gene mutato alla base della patologia) permettono trattamenti personalizzati in grado di intervenire sulla causa del difetto genetico presente in alcune forme della malattia. Oggi il target delle aziende farmaceutiche impegnate in questo ambito è quello di sviluppare medicinali che possano agire su tutti i tipi di mutazione.
I modulatori di CFTR (uno dei quali è ivacaftor) consentono un recupero parziale della funzione della proteina CFTR.
Inoltre, la prevenzione delle infezioni respiratorie ricorrenti viene ottenuta attraverso aerosol con antibiotici. Ma per migliorare la funzione respiratoria, vengono impiegati fluidificanti delle secrezioni bronchiali.
Il malassorbimento intestinale impedisce al paziente di assorbire i principi nutritivi. Pertanto occorre che assuma una supplementazione di:
- Vitamine (in particolare le liposolubili, A, E, K e D).
- Sali minerali.
- Integratori energetici.
Ma se la densità del muco altera la funzione del pancreas, vengono supplementati gli enzimi pancreatici.
Trattamenti per le malattie che abbassano i trigliceridi
La fibrosi cistica è una patologia che richiede un approccio multidisciplinare: a fianco delle terapie farmacologiche e della dieta, sono necessarie anche terapie fisiche.
Ad esempio, con il drenaggio bronchiale è possibile rimuovere l’eccesso di muco dai bronchi per mantenere aperte le vie respiratorie.
Invece, con la fisioterapia respiratoria, un tecnico specializzato esegue una serie di manovre esterne che hanno lo scopo di promuovere i meccanismi che mantengono deterse le vie respiratorie.
Chirurgia: quando è indicata?
Tuttavia, i pazienti con insufficienza respiratoria grave che non rispondono più alla terapia medica, devono essere sottoposti a trapianto di polmoni.
La chirurgia è indicata per i pazienti con ipertiroidismo provocato dal Morbo di Graves, in caso di insuccesso della terapia farmacologica, della presenza di un gozzo di grandi dimensioni e nei casi di adenoma tossico e gozzo multinodulare.
L’intervento chirurgico generalmente ripristina la normale funzionalità tiroidea e quindi i livelli dei lipidi nel sangue.
Fonti
- Lipid profile in cirrhotic patients and its relation to clinical outcome – L. Boemeke et al – Brazilian archives of digestive surgery, 2015– NCBI.
- Metabolic abnormalities in William-Beuren syndrome – M.G.Palacios-Verdù – Journal of Medical Genetics, 2015.
- Acute exercise-induced changes in basal VLDL-TG kinetics leading to hypotriglyceridemia manifest more readily after resistance than endurance exercise – Y. Tsekouras et al – Journal of Applied Physiology, 2008.
- Breve guida per la gestione nutrizionale del paziente a rischio di malnutrizione o malnutrito – Team Nutrizionale Aziendale – Servizio Sanitario Regionale Emilia Romagna.