Sommario
La principale indicazione al trapianto di fegato è la cirrosi epatica. Una volta superata la valutazione di idoneità, il paziente viene inserito nella lista di attesa; l’età massima per l’iscrizione è 65 anni.
Come avviene il trapianto? Viene rimosso l’organo malato e al suo posto impiantato il fegato sano, da donatore deceduto o vivente. La durata dell’intervento è compresa fra 6 e 12 ore. La compatibilità dipende soprattutto dal gruppo sanguigno e dalle dimensioni corporee.
Può essere eseguito anche nei bambini e fra individui positivi per COVID-19. I rischi maggiori sono legati al rigetto. Dopo il trapianto stop a fumo e alcol.
Quanto si vive con un fegato nuovo? L’aspettativa di vita a 5 anni dalla diagnosi è buona e la sopravvivenza nello stesso periodo è dell’80%.
Il costo? Il trapianto di fegato non è mai a pagamento, ma gratuito e offerto dal servizio sanitario.
Cos’è e a cosa serve il trapianto di fegato
Il trapianto di fegato consiste nell’impianto di un organo sano proveniente da donatore deceduto o vivente in sostituzione di quello malato o danneggiato del paziente.
L’epatologo o l’oncologo decidono per il trapianto quando il paziente soffre di una malattia letale per la quale non sono disponibili (o non hanno funzionato) altri trattamenti ed è entrato in una condizione di insufficienza epatica.
La valutazione dell’idoneità viene stabilita da una commissione multidisciplinare.
L’intervento è complesso e rischioso: comporta la rimozione del fegato malato, con tutti i suoi vasi sanguigni e le sue fibre nervose, l’impianto dell’organo sano e il collegamento di vasi e nervi con esso. Questo passaggio deve essere effettuato rapidamente, per evitare che i tessuti vadano in sofferenza.
La procedura ha durata molto variabile, compresa fra le 6 e le 12 ore; per ragioni organizzative, nella maggior parte dei casi viene eseguita di notte.
L’obiettivo del trapianto è consentire la sopravvivenza a persone affette da malattie del fegato che non hanno altra cura. Data la scarsità di organi disponibili, si stanno sperimentando tecniche di trapianto di fegato di maiale geneticamente modificato.
Quando serve il trapianto: cause e sintomi
Il trapianto è l’unica soluzione se l’organo non funziona più. Infatti, per il fegato non esistono dispositivi che possano sostituirsi all’organo, anche solo temporaneamente, come invece accade per cuore, reni e polmoni.
La malattia per la quale si ricorre più spesso alla sostituzione del fegato è la cirrosi epatica, in particolare causata da epatite C, alcolismo o patologie dei dotti biliari (colangite biliare primaria e colangite sclerosante primitiva).
Sono sempre più numerose le persone con cirrosi da alcolismo non trattate con il trapianto: l’astinenza dall’alcol e la cura delle eventuali complicanze consentono a molti pazienti di sopravvivere a lungo anche senza sostituire l’organo.
Il trapianto rappresenta una soluzione anche per alcune forme di tumore al fegato non trattabili con terapie mediche e non operabili, ma è indicato solo nei casi in cui il tumore è unico e totalmente compreso all’interno dell’organo.
Altri disturbi per i quali è previsto sono le malattie ereditarie che comportano l’accumulo di particolari sostanze nelle cellule del fegato (morbo di Wilson, emocromatosi) e l’insufficienza epatica acuta che colpisce un fegato sano.
Come si effettua il trapianto di fegato: donazione e operazione
Il paziente viene giudicato idoneo solo dopo avere superato una serie di valutazioni mediche e psicologiche estremamente rigorose realizzate da una commissione che riunisce chirurghi, gastroenterologi, anestesisti e psichiatri.
Quindi, viene sottoposto a una serie di esami pre-operatori:
- Prelievo di sangue.
- Esame delle urine.
- Valutazione della funzione respiratoria, renale e cardiaca.
- Ricerca di eventuali infezioni e tumori.
- Valutazione psicologica per capire quale effettivo vantaggio può trarre dall’intervento.
Infatti, una persona in buone condizioni generali, consapevole di ciò che sta per affrontare e disposta a seguire la terapia e i controlli postoperatori, ha più probabilità di essere considerata idonea, perché meno a rischio di complicanze.
I pazienti idonei vengono inseriti in lista d’attesa, con una priorità che dipende dalla gravità della malattia: non sono infatti disponibili tanti organi quanti ne servirebbero per curare tutti i malati.
In Italia il tempo medio di attesa in lista è di 1 anno e 6 mesi.
Fino a che età ci si può iscrivere? Il limite d’età è fissato a 65 anni (70 anni in caso di epatite fulminante).
I fattori principali che determinano se l’organo è compatibile con il ricevente sono il gruppo sanguigno e le dimensioni corporee.
La donazione è gratuita e anonima e il costo del trapianto è a carico del Servizio Sanitario.
Un trapianto di fegato dura fra le 6 e le 12 ore e consiste nella sostituzione dell’organo malato con quello sano. La équipe procede con la rimozione dell’organo (epatectomia).
Quindi, il paziente rimane per un breve lasso di tempo senza fegato (fase anepatica). I chirurghi impiantano poi l’organo sano collegandone i vasi sanguigni e le fibre nervose.
Dopo la procedura, il paziente rimane in terapia intensiva alcuni giorni e ricoverato in reparto per 2-3 settimane.
Tipi di trapianto
Il fegato nuovo può provenire da donatore deceduto o da donatore vivente.
Quello prelevato da donatore deceduto viene espiantato dopo la dichiarazione di morte cerebrale e la sottoscrizione del consenso da parte dei familiari.
Poiché il fegato è un organo in grado di rigenerarsi, il trapianto può anche essere effettuato da vivente. Viene prelevata una parte del fegato da un donatore sano compatibile e impiantata nel ricevente.
La legge italiana prevede che, in questo caso, solo i parenti del paziente possano essere donatori (ad esempio figlio e padre). Le due porzioni di fegato (quella rimasta al donatore e quella trasferita al paziente) rigenerano l’organo completo nel giro di qualche mese.
In alcune circostanze, il fegato proveniente da donatore deceduto può essere diviso in due parti e impiantato in due riceventi diversi: questa tecnica è definita trapianto di fegato split-liver.
Quindi, sono tre le principali modalità di trapianto:
- Donatore vivente: una parte del fegato, solitamente il lobo sinistro, é prelevata dal donatore vivente e trapiantata nel malato. Entrambe le parti del fegato (quella che rimane al donatore e quella ricevuta dal malato) sono in grado di rigenerarsi e raggiungere una funzionalità epatica adeguata.
- Donatore deceduto (che ha dato il consenso alla donazione di organi): in questo caso il fegato può essere prelevato e trapiantato in un malato in lista di attesa.
- Trapianto di fegato con tecnica Split-Liver: sempre nel caso di un donatore deceduto, il fegato può essere diviso in due parti (emifegati). I protocolli clinici prevedono che la parte sinistra sia trapiantata in un paziente pediatrico (con età minore o uguale a 17 anni al momento dell’iscrizione in lista d’attesa) e la parte destra in un adulto. Tuttavia è anche possibile che i trapianti siano effettuati in due adulti.
Complicanze e aspettative di vita
I rischi maggiori sono dovuti al rigetto, che rappresenta una reazione fisiologica dell’organismo: riconoscendo l’organo nuovo come un elemento estraneo, il sistema immunitario lo aggredisce, proprio come farebbe con un virus. Per il trapianto di fegato il rischio di rigetto è minore rispetto agli altri organi.
Per prevenire questa eventualità il paziente assume farmaci anti rigetto, che vengono chiamati immunosoppressori perché tengono a bada il sistema immunitario. In questa fase è quindi più vulnerabile, rispetto alle persone sane, alle infezioni, dalle quali deve proteggersi.
Nella maggior parte dei casi la reazione si verifica entro il primo anno dopo l’impianto: in tutto questo periodo il paziente deve essere monitorato da vicino.
Non tutti i pazienti in cui si manifesta il rigetto vengono trattati: i farmaci vengono somministrati solo quando i sintomi sono rilevanti, ovvero nel 15-20% dei casi, e offrono ottimi risultati.
La complicanza più temibile in fase di intervento o subito dopo è l’emorragia. Spesso può essere controllata, anche con un nuovo intervento chirurgico, ma in qualche paziente può essere così estesa da causare la morte.
Nel postoperatorio può succedere che l’organo non riprenda a funzionare correttamente e si renda quindi necessario un nuovo trapianto (1-5% dei casi).
Nel lungo periodo possono verificarsi anomalie delle vie biliari che comportano ristagno di bile (colestasi): queste complicanze vengono generalmente trattate con un intervento chirurgico endoscopico.
Quindi, le principali complicanze sono:
- Complicazioni emorragiche durante l’intervento chirurgico.
- Rigetto del nuovo organo trapiantato da parte del corpo del ricevente.
- Mancata ripresa funzionale del nuovo fegato.
- Aumento del rischio di infezioni.
- Danneggiamento della funzionalità renale.
Terapia anti rigetto
Come dicevamo sopra, la terapia anti rigetto indebolisce il sistema immunitario: nelle persone che sono state sottoposte a trapianto a causa dell’epatite C, la malattia può ricomparire anche dopo la sostituzione dell’organo proprio a causa dell’immunosoppressione. La recidiva viene trattata con i farmaci specifici.
La prospettiva di vita dopo il trapianto è in genere buona. Ad oggi il 75% dei pazienti trapiantati gode di buona salute a distanza di 5 anni dall’intervento.
Più di 9 persone su 10 sono ancora vive dopo un anno, 8 su 10 dopo 5 anni.
Tempi di recupero, dieta e stile di vita dopo il trapianto di fegato
I tempi di recupero sono variabili: dopo il trapianto si nota che i sintomi migliorano gradualmente e tra i 6 e i 12 mesi successivi si potrà recuperare le normali abitudini di vita.
Nei mesi successivi all’intervento si devono seguire una serie di indicazioni, che includono terapie, medicazioni e comportamenti che giocano un ruolo essenziale nel determinare il successo del trapianto.
Inoltre, durante l’intervento viene posizionato nell’addome un tubicino per il drenaggio all’esterno della bile (tubo di Kehr), che si deve periodicamente medicare e svuotare. Sarà rimosso dopo circa 6 mesi.
Dieta e stile di vita
Il tuo stile di vita deve essere rispettoso della salute del tuo corpo; bisogna seguire una dieta equilibrata e praticare esercizio fisico regolare.
Poiché sarà necessario che tu assuma diversi farmaci, potrebbe esserti utile il supporto di una app o una suoneria che ti invii notifiche negli orari in cui devi prenderli. Una soluzione meno tecnologica prevede l’uso di una piccola agenda nella quale potrai spuntare l’avvenuta assunzione dei medicinali.
Non assumere farmaci non prescritti dal medico e non bere succo di pompelmo, che contiene sostanze che possono ridurre l’efficacia dei farmaci antirigetto.
Devi eliminare completamente l’alcol, indipendentemente dalla malattia che ti ha portato al trapianto, così come le droghe e il fumo da sigaretta.
Tutte queste raccomandazioni sono valide anche se sei ancora in attesa di trapianto.
I farmaci antirigetto ti espongono ad un maggior rischio di infezioni. Evita i luoghi molto affollati e proteggiti con la mascherina quando necessario. Se hai la febbre consulta subito il tuo specialista che ti consiglierà cosa fare.
La prospettiva di vita delle persone che hanno ricevuto un fegato nuovo si sta progressivamente allineando a quella della popolazione generale.
Se sei in attesa di trapianto puoi chiedere il riconoscimento dell’invalidità civile e delle agevolazioni professionali e assistenziali previste dalla Legge 104/92, incluso l’accompagnamento.
Fonti
- P. Burra et al. Aspetti medici del trapianto di fegato: informazioni per i pazienti.
- X. Li et al. Liver and Hepatocyte Transplantation: What Can Pigs Contribute? Frontiers in Immunology. (2022).