Sommario
Provocata dal Parvovirus B 19, la quinta malattia riguarda i bambini in età scolare, ma può colpire anche gli adulti. L’infezione si manifesta con un’eruzione cutanea che appare prima sulle gote, per cui è detta anche “malattia della guancia schiaffeggiata”.
L’esantema può essere accompagnato da malesseri, come febbre, dolori muscolari e cefalea. In alcuni casi, gli infetti sono asintomatici o non presentano il rash e gli adulti possono soffrire di dolori alle articolazioni. Il contagio avviene per mezzo delle goccioline infette emesse dal malato con starnuti e tosse e inalate dai soggetti vicini. La contaminazione avviene anche tra gravida infetta e feto, attraverso la placenta, e può dare aborto o anomalie nel nascituro.
Diffusa nel mondo, l’infezione si manifesta circa 16 giorni dopo il contagio. Dopo la viremia e il blocco momentaneo dell’emopoiesi, il paziente presenta i sintomi e produce le IgM.
Il riscontro di questi anticorpi nel siero conferma la diagnosi, che di solito viene fatta tramite i sintomi. Invece le IgG trovate nel sangue segnalano la malattia superata e l’immunità definitiva.
Il megaloeritema guarisce in breve tempo e senza interventi e, solo di rado, procura conseguenze, come una forte anemia. Per la quinta malattia, non esistono medicinali ma si possono alleviare i sintomi con i farmaci da banco, come gli antipiretici.
Non essendoci un vaccino, la prevenzione va fatta evitando i malati e con un’igiene scrupolosa, soprattutto delle mani.
Quinta malattia: che cos’è
Chiamata anche “eritema infettivo” o “megaloeritema epidemico”, è un’infezione virale acuta che riguarda soprattutto i bambini.
La quinta malattia è caratterizzata da un’eruzione cutanea atipica che si presenta maculosa o rilevata, di colore rosso.
A volte l’eritema può essere pruriginoso ed è accompagnato da malessere di lieve entità, come la febbricola. L’eruzione si espande in prevalenza sulle braccia non coperte da indumenti e può peggiorare con l’esposizione al sole.
Poiché l’esantema compare prima sulle gote con un arrossamento, l’infezione è detta anche “malattia della guancia schiaffeggiata”.
Ad andamento non tumultuoso, l’eritema infettivo guarisce da solo e raramente provoca complicanze. Particolarmente rilevante il fatto che l’esantema non è obbligatorio, almeno nei pazienti più grandi.
Infatti negli adulti, la quinta malattia può manifestarsi con:
- artralgia
- cefalea
- febbre
- stanchezza, anche senza eruzione.
Causata dal Parvovirus umano B19, la quinta malattia è abbastanza contagiosa e più diffusa durante i mesi primaverili.
Perché si chiama quinta malattia?
In pratica, le malattie esantematiche infantili sono state classificate con una metodologia, adottata solo alla fine del XIX secolo.
In questo modo, le patologie pediatriche contraddistinte da eruzione cutanea sono state riunite in una serie e numerate. Perciò, allora, sono state descritte sei infezioni, accompagnate da esantema, tipiche dell’infanzia.
In ordine cronologico:
- “prima malattia” individuata è il morbillo, che viene trasmesso da un virus dei Paramixovirus;
- “seconda malattia” scarlattina, la cui eziologia dipende dallo Streptococco di gruppo A;
- “terza malattia”, l’infezione da Rubivirus delle Togaviridae, è la rosolia;
- “quarta malattia” è la scarlattinetta, provocata da Streptococco beta-emolitico, lieve ma con complicanze, come le patologie reumatiche;
- “quinta malattia” s’intende appunto il “megaloeritema epidemico”, causato dal Parvovirus B 19;
- “sesta malattia” è l’Herpes virus 6 l’agente patologico della “sesta malattia”, che contagia anche per 2 volte nella vita;
- a questi, andrebbe aggiunta la varicella come “settima malattia”, connessa al virus varicella Zoster, ma la sua identificazione è recente.
I vari e comuni esantemi dell’età pediatrica possono essere riconosciuti e differenziati tramite le caratteristiche dell’eruzione.
Infatti, le malattie si distinguono tra loro per la forma, la dimensione, il numero e la distribuzione delle lesioni.
Per l’individuazione, bisogna osservare anche il periodo di invasione dell’esantema, cioè l’intervallo tra febbre ed eruzione, e la sua evoluzione.
Quinta malattia: epidemiologia
L’infezione, più frequente in primavera e a volte in inverno, può generare epidemie, geograficamente limitate, ogni 3-4 anni.
Ad essere colpiti dalla malattia sono in prevalenza i bambini e gli adolescenti e, solo di rado, gli adulti non immunizzati.
Soprattutto i piccoli che frequentano asili e scuole possono venire contagiati più facilmente nell’ambiente scolastico. In particolare, gli alunni delle classi elementari sono quelli più a rischio di ammalarsi di eritema infettivo.
Invece, secondo indagini sieroepidemiologiche, circa la metà degli adulti non possiede gli anticorpi contro il virus. Nel gruppo, soprattutto le gravide, mai esposte prima al microrganismo, possono contrarlo con conseguenti problemi sulla gestazione.
Infatti, tra i 5 e i 18 anni, la prevalenza di anticorpi cresce rapidamente per poi continuare a salire con gli anni. Il fenomeno starebbe ad indicare che in età adulta chiunque può essere esposto in modo continuativo al virus.
In pratica, la sieropositività al Parvovirus B 19 è del 5-10 % per i bambini dai 2 ai 5 anni e del 60% nei trentenni.
Nelle persone di oltre 60 anni di età, si assiste a una copertura anticorpale del 90% dei casi.
Dati
La quinta malattia è diffusa in tutto il mondo, senza differenze statistiche di sesso, tra maschi e femmine. In particolare, il Parvovirus B 19 si inserisce e si replica più agevolmente nei Paesi a clima temperato, come l’Italia.
In tali zone, la quinta malattia può creare focolai periodici, ogni 3-7 anni, oppure manifestarsi con casi sporadici.
Causa: il paranovirus B19
Il Parvovirus B 19 è stato ritrovato nella faringe dei pazienti e quindi identificato come agente della “quinta malattia”.
Trasmesso per via aerea, il virus deve la facilità di contagio e il nome alle sue dimensioni ridotte. Molto piccolo, perciò denominato “parvus”, viene indicato anche con l’esclusiva sigla B 19. Lettera e cifra corrispondono al numero di codice del campione di siero umano da cui è stato isolato il virus.
Il Parvovirus B 19 è un virus a singolo filamento di DNA, provvisto di una capside icosaedrica, e appartiene alla famiglia delle Parvoviridae.
Frequentemente questo gruppo, del genere Erythovirus, viene rintracciato negli animali, in cui provoca malattie ematologiche. Al contrario il Parvovirus B 19 ha un’alta specificità per l’uomo che risulta essere l’unico bersaglio e serbatoio.
Stabile, il virus resiste per 16 ore a temperature sopra i 60° C e riesce a sopravvivere in etere e cloroformio. Quindi, il contagio si spiega con la riproduzione del virus nelle cellule eritroidi del midollo emopoietico, precursori degli eritrociti e sempre in proliferazione.
L’agente infettivo si lega a questi globuli rossi immaturi, tramite lo specifico recettore, l’antigene P. Di conseguenza, le persone che, per genetica, non possiedono il recettore o ne sono carenti, non incorrono nell’infezione.
In molti altri individui, il virus, arrivato nell’organismo, si sviluppa determinando la quinta malattia.
Trasmissione e contagio della quinta malattia
Il periodo contagioso è valutato soprattutto all’inizio dell’infezione, quando è solo virale e non ancora conclamata. Dopo il contatto con un malato, un soggetto diventa contagioso nella fase prodromica, subito prima dell’eruzione.
Anche durante la crisi aplastica, con riduzione di emoglobina ed eritrociti, il paziente rilascia il virus e contamina chi lo avvicina. Per questo motivo, sono state rilevate piccole epidemie dell’infezione negli ospedali con un paziente in tali condizioni.
Invece il momento del rash cutaneo non viene ritenuto infettante, tanto che non richiede isolamento.
Scuola e bambini
La trasmissione della malattia è agevolata dall’affollamento di persone, e dai luoghi chiusi, con scarso ricambio d’aria. Quindi il virus si propaga meglio e rapidamente nelle comunità, negli asili e nelle scuole, soprattutto elementari.
Nonostante i fattori che predispongono al contagio, in una classe di solito si infetta meno della metà degli scolari. I bambini che non si ammalano sono in parte sieropositivi, per contaminazione pregressa, oppure in parte asintomatici.
Perché avvenga il contagio, oltre alle condizioni ambientali favorevoli, occorre un contatto ravvicinato e prolungato con un malato.
Solo così il virus, presente nelle goccioline di secrezioni salivari o nasali del portatore, può passare all’esterno e infettare. Questi fluidi, emessi dal paziente tramite tosse, starnuti o conversando, raggiungono direttamente le persone vicine.
I futuri malati possono introdurre il Parvovirus B 19 nel proprio organismo inspirando con l’aria le goccioline infette. Il contagio avviene anche toccando superfici o oggetti contaminati dalle secrezioni e portandosi poi le mani al volto, senza prima lavarle.
Una persona può contaminarsi entrando in contatto diretto con il sangue infetto di un malato.
Contagio e gravidanza
Durante la gestazione, una gravida mai esposta all’agente, può infettarsi e trasmettere il virus al nascituro attraverso la placenta. Anche se il rischio non è uguale a zero, poche madri malate subiscono l’aborto e il loro feto corre solo un piccolo pericolo.
Altre vie di contagio sono: il passaggio del bambino attraverso il canale del parto, i trapianti di midollo osseo e le trasfusioni di sangue infetto.
Periodo di incubazione della quinta malattia
Occorrono da 4 a 28 giorni, in media 16, perché compaiano i primi sintomi, dopo il contagio. In generale, da 4 a 11 giorni dopo il contatto infetto, incomincia la viremia, con il virus nel sangue.
L’invasione dura circa 1 settimana, termina con la risposta delle immunoglobuline IgM e coincide con l’arresto dell’emopoiesi.
Dapprima diminuiscono i linfociti, che scendono fino a un minimo di 800, e poi i reticolociti, che spesso si azzerano. Poi, è la volta dei neutrofili, ridotti a 1.000, e delle piastrine, che possono abbassarsi fino a 140.000.
Con l’esaurirsi della viremia, in 7 giorni, anche questi deficit si risolvono e scompaiono completamente.
Fase prodromica
All’incubazione, segue la fase prodromica, con una puntata febbrile, associata a brividi, mal di testa e altri disturbi.
Di solito dopo 14-18 giorni dalla contaminazione, con l’arrivo delle IgG, può presentarsi l’esantema e/o l’artralgia, prevalente negli adulti. La formazione delle macchie rossastre esantematiche è in rapporto alla predilezione del virus per i globuli rossi immaturi.
Tra l’altro, la patologia produce un’infiammazione dei piccoli vasi sanguigni del microcircolo da cui origina l’eruzione. Quindi, a viremia e a contagiosità concluse, nel bambino si verifica il rash cutaneo, mentre nell’adulto più comunemente l’artralgia.
Comunque entrambe le manifestazioni vengono considerate post-infettive e immunomediate. Questo stato, con la reazione antigene (il virus)-anticorpale (l’ospite), segnala l’avvenuta guarigione.
Infatti, se si somministrano gammaglobuline immuni in malati con immunodeficienza, può apparire il rash cutaneo. Nei volontari già sieropositivi, al momento dell’inoculazione del virus, era stato notato che difficilmente si riammalavano.
All’opposto, nei soggetti immunodepressi e nell’embrione in gestazione, la crisi aplastica si ripropone continuamente.
I sintomi della quinta malattia
La quinta malattia viene ritenuta bifasica, per le due manifestazioni principali, diverse e disgiunte nel tempo.
Dopo il contagio, a fase viremica avanzata, si presentano sintomi non specifici dell’infezione. Il paziente può accusare sintomi che persistono per pochi giorni:
- febbre lieve
- cefalea
- stanchezza
- dolori muscolari.
A volte, ai classici e comuni malesseri possono aggiungersi senso di nausea, rinorrea e mal di gola.
Prima fase
La settimana successiva è asintomatica e precede il rialzo della temperatura, nella prima fase. Nello stadio iniziale, sul viso appare un eritema, rosso acceso e tendente al violaceo, che risparmia il contorno della bocca.
L’irritazione della parete dei vasi sanguigni li fa gonfiare e sporgere dalla cute, formando così l’eritema rilevato e infuocato.
L’esantema permette di riconoscere la malattia perché si dispone prima sulle guance, che diventano gonfie e calde.
Seconda fase
Nella seconda fase, a distanza di 1-4 giorni dalla “fioritura” sul volto, l’eruzione può schiarirsi oppure diffondersi. Su tronco, natiche, braccia e gambe, possono nascere grandi maculo-papule, ad area rilevata e margine ad orletto. L’eritema spesso lascia libera la regione palmare di mani e piedi ed è sempre caldo ma solo leggermente pruriginoso.
Le bolle confluiscono in chiazze più estese, pallide al centro, formando il megaloeritema, simile a un reticolo geografico.
L’esantema è caratteristico, anche perché persistente, per 1-2 settimane, ed oscillante, tra remissioni e ricomparse.
Inoltre, l’eruzione si accentua in occasione di:
- esercizi fisici
- esposizione al sole
- stimoli, come il bagno.
Raramente all’esantema esterno se ne abbina uno in bocca, con piccole macchie rosate su palato e faringe. L’eruzione orale può comportare adenopatie ai lati del collo o dietro la nuca, con gonfiori dolenti.
Entro 7-10 giorni, l’esantema scompare, ma può continuare per settimane, determinando una terza fase. Questa sintomatologia è più frequente nei bambini dato che negli adulti la quinta malattia può dare altri disturbi.
Artralgia
Il sintomo più significativo e distintivo negli adulti, che però affligge anche il 10% dei giovani, è l’artralgia. Per un paio di settimane, i dolori e i gonfiori interessano soprattutto le piccole articolazioni di:
- polso
- ginocchio
- caviglia.
Nei più piccoli, ci possono essere artromialgie o artrosinoviti e negli adulti soprattutto artriti acute. In una ristretta cerchia di pazienti adulti, circa il 20%, l’artralgia assume la forma di artrite sub-acuta, con fatica cronica.
Negli adulti può non esserci l’esantema, ma l’artralgia può prolungarsi per settimane o mesi, anche in modo intermittente.
L’eventuale esantema nell’adulto è modesto, composto di elementi maculopapulosi molto fini. In sintesi, è la seconda fase l’unica con sintomatologia tipica che però può non verificarsi o essere meno caratteristica del previsto.
Infatti, specialmente negli adulti, la quinta malattia può essere limitata alla sola artralgia, senza altri problemi. Quindi è particolarmente rilevante il fatto che l’infezione può decorrere con assenza di segni, di rash o di artralgia.
Sono soprattutto le donne a incorrere nei dolori articolari, i bambini nell’eritema e gli individui di pelle nera ad essere asintomatici.
Complicanze della quinta malattia
La quinta malattia viene giudicata moderata dato che si risolve in breve tempo e senza interventi. In generale, il virus produce una soppressione della produzione di globuli rossi che però è transitoria e con pochi sintomi.
Infatti, l’attività del midollo rosso emopoietico, bloccata dal Parvovirus B 19, riprende dopo 7-10 giorni. Quindi nonostante la sua serietà, la crisi aplastica passa senza difficoltà, se non eventuale febbre e malessere.
Quinta malattia e pazienti con deficit del sistema immunitario
Però nelle persone con deficit immunitari, il patogeno non scompare dal circolo sanguigno e dal tessuto emopoietico, suo bersaglio. In questa struttura di colonizzazione, se non viene superata l’immunodeficienza, permane una aplasia protratta e irreversibile. Quindi il virus continua a replicarsi e mantiene la situazione aplastica, pericolosa in malati gravi e oncologici.
L’infezione protratta produce l’ipoplasia midollare cronica, che non comporta l’inibizione totale della funzione del midollo. La condizione è associata a un’anemia con grave neutropenia, che espone il paziente a infezioni di batteri e funghi.
Emopatia
Nei soggetti con emopatia, come l’anemia emolitica cronica, con l’aggiunta della crisi aplastica la condizione precipita e si aggrava. In questo caso, la complicanza è autolimitata in quanto il virus viene inibito dalla risposta immunitaria. La vita corta dei globuli rossi provoca una forte anemia, evidente per sintomi clinici, che richiede trasfusioni di sangue.
Tra i più colpiti da complicazioni sono da segnalare leucemici, malati di AIDS e sofferenti di talassemia o di anemia falciforme.
All’estremo, negli immunodepressi, la quinta malattia può sfociare in aplasia del midollo spinale, con prognosi infausta. La severa anemia cronica consegue all’interruzione della produzione del midollo, dovuta all’infezione costante.
Poliartropatia
Negli individui normali, specie se adulti, l’eritema infettivo spesso lascia uno strascico di artralgia, per mesi e mesi. La sindrome artropatica da quinta malattia è una poliartropatia non erosiva, di cui soffrono l’80% degli adulti, soprattutto donne.
La patologia è simmetrica e induce, oltre al dolore, rigidità e tumefazioni di alcune articolazioni. Mani, piedi e ginocchia risentono di più del disturbo, che può anche essere limitato a una semplice infiammazione dolorosa.
Dopo la quinta malattia, anche l’eritema può continuare o ritornare, con miglioramenti e riacutizzazioni, nella cosiddetta terza fase.
Sindrome dei guanti e delle calze rosse
Nei giovani, il virus può causare di rado una forma diversa della malattia, detta Sindrome dei guanti e delle calze rosse. In questa manifestazione, abbreviata in PPGSS, compaiono formazioni particolari sulla cute di mani e piedi.
La pelle delle due aree viene ricoperta di lesioni petecchiali e presenta eritema ed edema, marcati ai bordi.
Le petecchie sono simmetriche, provocano prurito e possono trasformarsi in bolle fastidiose. L’esantema della PPGSS ricorda la porpora, malattia del sangue caratterizzata da aggregati di piastrine che si depositano nei tessuti.
Quando le lesioni confluiscono, mani e piedi diventano molto rossi e gonfi, come se indossassero guanti e calze colorati. In alcuni soggetti, l’eruzione può interessare anche altre parti del corpo, ma comunque sparisce in 10 giorni, con desquamazione della cute.
La sindrome include disturbi comuni, tra cui:
- febbre
- mal di testa
- dolori articolari
- problemi neurologici
- linfonodi gonfi.
In particolare, in pazienti adulti con quinta malattia complicata, la PPGSS può determinare la stomatite vescicolare. In tale condizione, che dura 1-2 settimane, sulla mucosa orale si formano:
- petecchie
- afte, con erosione di palato, faringe e lingua.
Il dolore dato dalle lesioni rende impossibile deglutire per cui l’interessato non può alimentarsi e si indebolisce. Alla base della Sindrome, c’è la deposizione su vasi e cute di molecole di difesa dell’organismo, prodotte per reazione contro il virus.
Del resto, la Sindrome dei guanti e delle calze rosse, che può intaccare le vie urinarie, viene generata anche da altri virus.
Sistema nervoso centrale
Invece, il Parvovirus B 19, in rari soggetti predisposti, può insediarsi nel sistema nervoso centrale, con encefalite o meningite.
Quinta malattia e gravidanza
La quinta malattia, nelle donne incinte, durante le prime 20 settimane di gravidanza, comporta un rischio di aborto del 3-9%.
Infatti, il microrganismo riesce a oltrepassare la barriera ematoplacentare e ad arrivare al prodotto del concepimento.
Dopo il IV mese di gestazione, il pericolo si riduce notevolmente, ma può subentrare una severa anemia del feto.
Quinta malattia e possibili danni al feto e nascituro
Nel nascituro infettato dalla madre, si potrebbe verificare anche l’idrope feto-placentare, con esito letale. Il processo nocivo nel feto si instaura per il grande aumento di globuli rossi difettosi, non funzionanti.
Inoltre, il virus raggiunge il fegato del piccolo, provocando un’imponente insufficienza epatica. Di conseguenza, non vengono prodotte le proteine del plasma, che dovrebbero drenare i liquidi dentro le cellule.
Mancando questi elementi, nel nascituro sopraggiunge l’ascite, ovvero la concentrazione di fluidi, nell’addome e in altre cavità. Anche la produzione di globuli rossi viene inibita dal virus, così che lo sviluppo fetale risulta compromesso.
Ulteriori danni nel nascituro possono riguardare il muscolo del cuore, con scompenso cardiaco congestizio o miocarditi. Meno frequentemente il cervello può risentire dell’infezione e rivelare infiammazioni delle meningi, o meningiti.
Se il virus colpisce nel terzo trimestre, il feto scongiura gli effetti nocivi, grazie al suo sistema immunitario appena formato.
Comunque, è stato calcolato che circa il 60% delle donne in età fertile è sieropositivo per il Parvovirus B 19. La possibilità di ammalarsi riguarda solo il 3% delle future mamme e quella di effetti letali sul feto è ridotta allo 0,5 per mille.
In sintesi, dopo la quinta malattia, si possono verificare anomalie di gravità diversa, dalla sindrome artropatica all’aplasia del midollo osseo. In effetti, il virus predilige e attacca essenzialmente le cellule dei tessuti in proliferazione, crescita e sviluppo. Pertanto, il microrganismo danneggia il midollo osseo, in cui vengono prodotte le cellule del sangue, globuli rossi e bianchi e piastrine.
Anche le cellule del fegato e del cordone ombelicale nel feto e i precursori dei globuli rossi nei leucemici vengono lesi.
Diagnosi
La quinta malattia viene scoperta semplicemente con la visita del paziente, in cui si cercano segni e sintomi significativi. Soprattutto il tipico esantema sulle guance è decisivo per la diagnosi dell’infezione.
Tuttavia, l’eruzione può mancare oppure essere confusa con quella di altre malattie esantematiche, in particolare morbillo o rosolia.
Inoltre, l’eritema cutaneo potrebbe essere dovuto a:
- orticaria
- rosacea
- intolleranza a farmaci
- dermatite atopica.
Ad esempio, la quinta malattia si distingue dalla scarlattina perché questa ha origine batterica, riscontrabile con tampone orofaringeo. Inoltre, l’esantema a farfalla della seconda è ruvido e sparisce sotto la pressione delle dita, a differenza di quello del megaloeritema della quinta malattia.
Esami da fare: IgM e IgG
Nei casi dubbi, la conferma della diagnosi viene fatta tramite l’esame del sangue per evidenziare gli anticorpi contro il Parvovirus B 19. In pratica, nel campione ematico vengono dosate le immunoglobuline M e G, rilasciate dal sistema immunitario.
Per la certezza dell’infezione, vengono riscontrate le IgM, che segnalano la malattia recente o ancora in corso.
Invece le IgG, o anticorpi della memoria, rintracciate nel sangue, sono indice di infezione passata oppure asintomatica. Nei soggetti con sistema immunitario valido, le IgM si rilevano dopo 2 settimane dall’infezione e rimangono nel siero per 3-4 mesi.
Le IgG vengono prodotte dall’organismo contemporaneamente alle IgM e rimangono attive per tutta la vita. L’analisi del sangue è indispensabile per le donne in gravidanza con sospetta quinta malattia.
In pratica, la presenza di IgM specifiche nel siero denuncia un’infezione recente, portata avanti per 2-3 mesi. Le IgG ritrovate nell’esame indicano un’immunità definitiva, dovuta agli anticorpi che rimangono nel sangue per sempre.
Ecografia
Per identificare l’eventuale idrope del feto, la gestante infetta dovrebbe sottoporsi anche a un controllo ecografico. Le ecografie devono essere settimanali, per 2 o 3 mesi, quando l’infezione materna è diagnosticata entro le prime 20 settimane.
Le gravide contagiate possono avere assoluta certezza del virus per mezzo della cultura del loro liquido amniotico. Invece, se un paziente ha deficienze immunitarie, non è possibile basarsi sugli anticorpi per la diagnosi di megaloeritema. In queste circostanze, si preferisce la ricerca del DNA del Parvovirus B 19, detta ibridazione in situ.
La tecnica di citogenetica molecolare utilizza sonde marcate con composti fluorescenti per localizzare sequenze di nucleotidi virali. Questa analisi diretta rivela la presenza inconfutabile dell’agente patogeno in un campione di tessuti del paziente.
Quinta malattia: cure
La natura benigna della quinta malattia permette una guarigione spontanea e con poche sofferenze, nella maggioranza dei casi.
Nessun medicinale è stato approntato per accelerare la scomparsa dell’infezione che se ne va da sola rapidamente.
Febbre e dolori articolari
Eventuali trattamenti vanno riservati alla sintomatologia più fastidiosa, come la febbre e i dolori articolari. I farmaci da banco possono risolvere il malessere, optando per antipiretici e antinfiammatori.
L’acido acetilsalicilico, il paracetamolo e l’ibuprofene, in assenza di controindicazioni per il paziente, riescono a ridurre i i disturbi.
La cura di supporto deve essere intrapresa soltanto se i sintomi sono intensi, come la febbre oltre i 38° C. Una efficace azione analgesica, contro mialgie e artralgie, è ottenuta con i FANS (Farmaci Antinfiammatori Non Steroidei).
Creme emollienti
Per alleviare il prurito dell’eritema, si possono spalmare sulla pelle lozioni o creme emollienti. Inoltre, è possibile fare ricorso agli antistaminici, sia per uso sistemico sia per quello topico.
Il riposo sarebbe opportuno per tutti, anche se i sintomi non sono eccessivi e debilitanti, perché l’organismo sta combattendo.
Dieta
Riguardo alla dieta, il paziente deve idratarsi il più possibile, assumendo soprattutto acqua, latte e succhi di frutta. L’alimentazione deve essere leggera e digeribile, con abbondanza di frutta e verdura, ma senza particolari rinunce.
Gli antibiotici sono assolutamente sconsigliati, in quanto inutili contro il virus e potenzialmente nocivi.
Immunoglobuline mirate e trasfusioni
Invece, ai pazienti con gravi deficit immunitari, viene prescritta la somministrazione di immunoglobuline mirate. Mentre, in chi presenta complicanze d’ordine ematico, come l’anemia, vengono praticate trasfusioni del sangue.
Per scongiurare un’eventuale idrope e contrastare lo stato negativo del feto, anche le gravide infette ricevono trasfusioni di sangue.
Prognosi e decorso della quinta malattia
La quinta malattia, in particolare nei bambini, è benigna, con morbilità minima, e si risolve in circa 10 giorni.
Quindi, il Parvovirus B 19 infetta con facilità molte persone ma procura la malattia con sintomi solo in un numero moderato di casi. Nei bambini, l’infezione decorre in prevalenza in modo leggero, senza produrre particolari disagi.
In alcuni soggetti, il virus può invadere l’organismo e non dare manifestazioni esteriori. Così, qualche individuo non presenta esantema e non si accorge nemmeno di essere stato infettato.
Perciò, la maggior parte dei colpiti dal virus guarisce spontaneamente, in poco tempo, e ritorna in salute.
Esantema
Al contrario, in altre persone, si può instaurare un esantema che, una volta scomparso, si ripresenta temporaneamente. A scatenare la riapparizione delle macchie, concorrono fattori come:
- stress
- calore
- febbre
- raggi solari
- sforzi.
Comunque, l’esantema svanisce in 5-8 giorni nel 65% dei pazienti e in 2-3 settimane nel 35% di essi. Nel 25% dei malati l’eritema infettivo subentra e se ne va senza dare segni e lasciare tracce.
Del resto, l’esantema non è molto fastidioso né pruriginoso e non comporta desquamazione della cute.
Al massimo, l’intero decorso della quinta malattia può durare da 1 a 3 settimane ed è privo di conseguenze. Nella prima fase dell’infezione, può essere rilevata, in modo casuale, la leucopenia o la piastrinopenia.
Inoltre, in alcuni pazienti, i dolori alle articolazioni possono essere più marcati e persistere a lungo.
Prevenzione
Essendo la quinta malattia un’infezione considerata lieve, non è mai stato realizzato un vaccino contro il Parvovirus B 19. Inoltre, non si ricorre a misure di isolamento dei pazienti, che spesso sono asintomatici o paucisintomatici.
Del resto, i soggetti con il caratteristico eritema non costituiscono una fonte di contaminazione. Perciò chi non è immune, in particolare le donne incinte, dovrebbe assumere alcuni comportamenti per non infettarsi.
Innanzitutto, durante le piccole epidemie di megaloeritema, queste persone non dovrebbero stare a contatto con i malati.
Per cautela, bisogna evitare di rimanere di fronte a soggetti che starnutiscono o tossiscono. Inoltre, per non contagiarsi, bisognerebbe anche limitare il soggiorno in ambienti chiusi e affollati.
Grande prudenza, in periodo di infezione, va messa viaggiando su mezzi pubblici, che di per sé sono serbatoi di virus. Comunque, quando si è in luoghi dubbi, è meglio coprirsi bocca e naso con una sciarpa, per non inalare goccioline infette.
Inoltre, una scrupolosa igiene, soprattutto delle mani, può scongiurare l’ingresso dell’agente patogeno nel proprio organismo.
Infatti, ci si può autoinfettare portando alla bocca o al naso le mani, venute a contatto con il virus e non lavate.
Vademecum dei pediatri
Per prevenire, possono essere utili i consigli del Comitato per le Infezioni dell’Accademia Americana dei Pediatri. La Clinica Pediatrica dell’Università di Trieste, IRCCS “Busto Garofalo”, li ha sintetizzati per la rivista online MedicoeBambino:
- l’esantema infettivo, al momento del rash, non è da considerare infettante e quindi non richiede isolamento;
- invece, durante la crisi aplastica, il paziente è contagioso, come pure nel breve periodo prodromico, dopo il contatto infetto;
- la gravida esposta a contatto contagioso in uno di questi 2 periodi va informata del rischio. Il dosaggio delle IgM specifiche, quello della alfa-proteina e lo studio ecografico con ultrasuoni sul feto, come anche il trattamento con gammaglobuline intravena, sono raccomandabili;
- non è invece ragionevole interrompere per sopravvenuta gravidanza un lavoro che esponga solo potenzialmente all’infezione, come insegnante e operatrice sanitaria;
- mascherine e altre misure igieniche possono ridurre il rischio di infezione;
- al pediatra spetta il compito di consigliare, tranquillizzare e facilitare l’accesso alle procedure diagnostiche. Inoltre, lo specialista deve interpretare i risultati delle analisi in questione.
Con la consulenza di Manrico Cimoli, specialista in pediatria a Massa Carrara e di Rosanna Ercole Mellone, divulgatrice della nutrizione e del benessere.
Link esterni:
- Clinica Pediatrica dell’Università di Trieste. IRCCS.
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