Sommario
La sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) è una malattia con importanti ripercussioni sulla salute della donna, sia a livello metabolico, sia riproduttivo. Si caratterizza dall’ingrossamento delle ovaie, dalla presenza di cisti ovariche multiple e da alterazioni a livello endocrino e metabolico. Colpisce il 5-10% delle donne, si sviluppa soprattutto nel periodo puberale ed è considerata l’alterazione endocrina più comune in età fertile.
Le cause non sono ancora bene chiare. Si può dire che l’ovaio policistico deriva da una complessa alterazione funzionale del sistema riproduttivo causata dall’aumento degli ormoni maschili (androgeni). Infatti, i sintomi principali sono irsutismo (eccesso di peluria su viso e corpo), alopecia androgenetica (acne e calvizie di tipo maschile) e disturbi mestruali (mestruazioni irregolari, assenza di mestruazioni per più mesi, cicli scarsi o prolungati).
La diagnosi non è sempre semplice da porre, ma se il medico sospetta una PCOS, potrà prescrivere gli esami specifici per la diagnosi (test ormonali, glicemia, insulinemia, ecografia pelvica ecc.), consigliare una terapia mirata, uno stile di vita corretto e la perdita di peso.
Che cos’è la sindrome dell’ovaio policistico (PCOS)
La sindrome dell’ovaio policistico (PCOS, Poly-Cystic Ovary Syndrome) è conosciuta anche come policistosi ovarica o sindrome di Stein-Leventhal, dal nome dei due medici americani che l’hanno descritta nel 1935.
Si tratta di un disordine ormonale che può caratterizzare le donne nel periodo compreso tra la comparsa della prima mestruazione e la menopausa (età riproduttiva).
Comporta un’alterazione del ciclo mestruale, un’eccessiva presenza di ormoni maschili (iperandrogenismo) e l’assenza dell’ovulazione. Colpisce tra l’5% e il 10% delle donne e rappresenta una delle cause più comuni di infertilità.
Ha probabili basi genetiche. Infatti, vi sono predisposte le donne con familiari affetti da diabete di tipo II (cioè non insulino-dipendente), da calvizie precoce, insorta prima dei 30 anni (nei parenti di sesso maschile), e dalla presenza della stessa sindrome nella madre, sorelle o zie.
La sindrome si manifesta con sintomi specifici come:
- Eccessiva produzione di ormoni maschili che determina un aumento della peluria (irsutismo) o la comparsa di acne.
- Riscontro all’esame ecografico dell’ingrossamento delle ovaie e della presenza di cisti ovariche multiple.
- Sovrappeso corporeo e/o insulino-resistenza (una condizione in cui l’insulina non è in grado di svolgere le sue funzioni biologiche e sono quindi necessari livelli più alti di questo ormone).
- Alterazione del ciclo mestruale.
La conseguenza più rilevante di questa sindrome è la possibile infertilità, dovuta principalmente all’irregolarità del ciclo. Tuttavia, il ginecologo può prescrivere l’assunzione di una pillola anticoncezionale che contiene estrogeni e progesterone per regolare l’ovulazione e contrastare l’azione degli ormoni androgeni.
Quali sono le differenze tra sindrome dell’ovaio policistico e ovaio policistico?
Sebbene spesso la sindrome dell’ovaio policistico, ovaio policistico (PCO) o policistosi ovarica siano usati come sinonimi per indicare un’unica malattia, in realtà non è del tutto corretto.
L’ovaio policistico (PCO), o multifollicolare, è una condizione fisiologica dell’ovaio caratterizzata dalla presenza di follicoli, a diversi livelli di maturazione, che rimangono “dormienti” in quantità maggiore rispetto alla norma.
In pratica i follicoli che contengono gli ovociti, per un disordine ormonale, maturano in maniera disorganizzata. È, infatti, una condizione piuttosto frequente nell’adolescenza, subito dopo il menarca, presente in circa una donna su 4. Non si tratta, dunque, di una malattia ma di una peculiarità con la quale una donna può nascere e che generalmente è asintomatica e non determina particolari problemi o sintomi.
L’unico modo per identificare un ovaio policistico, infatti, è sottoporsi a un’ecografia transvaginale o pelvica.
La sindrome dell’ovaio policistico (o policistosi ovarica) invece, come abbiamo visto, è una patologia endocrina che, secondo le statistiche, colpisce in Italia dal 5 al 10% delle donne a partire dall’adolescenza e le cause non sono ancora del tutto note.
Avere dunque un ovaio policistico, con cicli più o meno regolari e senza altri sintomi, non vuol dire avere necessariamente la sindrome dell’ovaio policistico.
Cause della sindrome dell’ovaio policistico
Non sono ancora del tutto note le cause della sindrome dell’ovaio policistico. Secondo alcuni studi è l’alterazione funzionale dell’enzima che controlla la produzione di androgeni (ormoni maschili) ad aumentarne il livello nel sangue. Le ovaie quindi sono stimolate a produrre più androgeni, soprattutto testosterone (iperandrogenismo), determinando alterazioni nella crescita e nello sviluppo dei follicoli che contengono gli ovociti.
Nella normalità, infatti, il follicolo giunto a maturazione rilascia l’ovocita per la fecondazione. Nella PCOS invece i follicoli non maturi si raggruppano formando cisti più grandi con una parete più spessa. Ciò impedisce la rottura del follicolo e il rilascio dell’ovocita. La mancata ovulazione quindi non consente l’arrivo delle mestruazioni con conseguente infertilità o ridotta fertilità.
Un alterato livello di ormoni maschili aumenta anche il rischio di una disfunzione metabolica, con la possibilità di incorrere in patologie come diabete (per la resistenza agli effetti dell’insulina), disturbi cardiaci e vascolari e ipertensione arteriosa.
Si è visto infine che i sintomi tendono ad avere un andamento familiare, pertanto i ricercatori ipotizzano anche una causa genetica dovuta alla mutazione di uno o più geni.
Non sono chiare le cause dell’ovaio policistico, si suppone un’origine genetica, sicuramente è stata accertata una familiarità e una maggiore propensione al suo sviluppo nelle donne mediterranee e con basso peso alla nascita.
Non essendo tuttavia chiari i motivi per la sua genesi, anche la cura non può che essere sintomatica, perciò si mira a regolarizzare i cicli mestruali e a indurre l’ovulazione nelle donne che desiderano avere una gravidanza.
Sintomi della sindrome dell’ovaio policistico
I campanelli di allarme per ipotizzare la presenza della Sindrome da ovaio policistico sono diversi. Tra i sintomi più ricorrenti ci sono:
Irregolarità del ciclo mestruale
Gli intervalli possono essere anche superiori ai 30 giorni. In alcuni casi, si verifica la totale assenza di mestruazioni (amenorrea).
Il disturbo più frequente è poi l’anovulazione (cioè la mancata ovulazione) che è correlata direttamente alla sterilità o con una fertilità ridotta.
Anche la scarsa qualità degli ovociti, costretti a maturare in un contesto endocrino sfavorevole e non bilanciato, contribuisce a rendere difficile una gravidanza.
Irsutismo o peluria in eccesso
Si manifesta con un’eccessiva crescita di peli sul corpo femminile in alcune zone tipicamente maschili (l’area sopra il labbro superiore, il mento, il torace, l’addome, la schiena, i glutei, la porzione di braccio dalla spalla al gomito).
È un sintomo che può presentarsi in circa il 70% delle donne con PCOS.
Acne
È causata da un’ipersecrezione di sebo e determinata dall’alterazione del livello di ormoni androgeni nel sangue. Tende ad aggravarsi nei periodi di irregolarità mestruale.
Colpisce le unità pilosebacee, formate da follicoli piliferi (fori dove crescono e da cui escono i peli) e ghiandole sebacee (che producono il sebo che serve a mantenere i capelli e i peli lubrificati).
Si caratterizza per lo sviluppo cronico di papule, pustole e noduli. Può manifestarsi con lesioni infiammatorie, specialmente sul viso, ma anche sulla parte superiore delle braccia, sul tronco e sulla schiena. Si può manifestare con comedoni aperti e chiusi non infiammati (cioè punti neri e punti bianchi) o con papule, pustole e noduli infiammati.
Se vuoi saperne di più, leggi il nostro approfondimento sull’acne.
Alopecia
La perdita di capelli è causata dall’eccessiva produzione di testosterone. L’alopecia o psilosi è infatti un disturbo dermatologico che si manifesta con la riduzione della quantità di peli o dei follicoli piliferi (cioè la cavità all’interno del derma da cui nasce il pelo).
Può colpire qualunque parte del corpo. Se interessa il cuoio capelluto, comportando quindi la perdita dei capelli, è chiamata generalmente calvizie.
La perdita può essere graduale, con la comparsa di chiazze prive di capelli o peli, oppure avere un esordio improvviso.
Se vuoi saperne di più, leggi il nostro approfondimento sull’alopecia.
Obesità
L’obesità ha una prevalenza che oscilla dal 30 al 75% delle donne con PCOS. Questo aspetto, in particolare, ha portato i ricercatori a considerare questa sindrome come un disordine non solo riproduttivo ma sistemico, con importanti implicazioni metaboliche.
Per questo motivo, come vedremo in seguito, è necessario adottare uno specifico regime alimentare ipocalorico.
Se vuoi saperne di più, leggi il nostro approfondimento sull’obesità.
Insulino-resistenza
È una condizione che interessa molte delle donne con sindrome dell’ovaio policistico. Spesso è legata all’obesità ma può essere presente anche nelle donne con PCOS che non hanno problemi di peso.
L’insulina è un ormone prodotto dal pancreas che controlla il trasporto del glucosio dal sangue nelle cellule, dove è utilizzato per la produzione di energia. Quando le cellule sviluppano insulino-resistenza i livelli di glucosio nel sangue aumentano, stimolando il pancreas a produrre una maggiore quantità di insulina.
Un eccesso di insulina può aumentare la produzione di androgeni, causando difficoltà nell’ovulazione.
Se vuoi saperne di più, leggi il nostro approfondimento sull’insulino-resistenza.
Diagnosi
La diagnosi si effettua partendo dalla storia della donna (anamnesi), dalla valutazione dei sintomi e dai risultati degli esami del sangue e strumentali prescritti dal medico.
Vediamo questi aspetti nel dettaglio.
Anamnesi
Si considera lo sviluppo puberale, l’età delle prime mestruazioni, le caratteristiche del ciclo mestruale, in particolare l’inizio delle irregolarità del ciclo, l’eventuale nascita prematura (poiché secondo alcuni studi sembrerebbe associata all’insorgenza di PCOS), casi di irsutismo in famiglia.
Esame clinico con valutazione dei sintomi
Secondo l’Androgen Excess Society, la diagnosi può essere formulata in presenza di almeno due dei seguenti segni clinici:
- Iperandrogenismo: che si manifesta con eccesso di peluria sul viso e sul corpo (irsutismo), acne, alopecia e altri segni di “virilizzazione” (come l’abbassamento del tono della voce, l’aumento della massa muscolare e del desiderio sessuale, riduzione delle dimensioni dell’utero e dei seni, accrescimento del clitoride).
- Disfunzione ovarica (irregolarità del ciclo e dell’ovulazione).
- Aspetto micropolicistico dell’ovaio all’esame ecografico.
- Esclusione di altre patologie o disordini ormonali.
- Si accerta anche la presenza di obesità (con valutazione dell’indice di massa corporea, BMI) e di ipertensione arteriosa.
Esami del sangue
Gli esami di laboratorio sono necessari per misurare i livelli ormonali, come l’ormone follicolo-stimolante e gli ormoni maschili, la prolattina, il TSH, insulina, ecc. Si prescrive anche un test per le HCG per escludere una possibile gravidanza.
Nelle donne affette da questa sindrome, inoltre, è importante la misurazione della pressione arteriosa e dei livelli ematici di glucosio (zuccheri) e di lipidi (grassi), come il colesterolo, nel sangue per rilevare un’eventuale disfunzione metabolica. In alcuni casi è opportuno anche verificare l’insulina-resistenza, soprattutto in caso di obesità.
Ecografia
Serve per verificare l’aspetto morfologico dell’ovaio, la presenza di cisti ed eventualmente di un tumore ovarico o delle ghiandole surrenali. Questi tumori, infatti, possono produrre un eccesso di ormoni maschili e pertanto generare gli stessi sintomi della PCOS.
È certamente utile un’ecografia transvaginale per verificare più accuratamente la presenza di anomalie delle ovaie, il volume dell’organo e la dimensione dei follicoli.
Cura della sindrome dell’ovaio policistico
Poiché la PCOS è una sindrome le cui cause non sono ancora del tutto note, la cura, prettamente farmacologica, può solo alleviare la sintomatologia.
Secondo le linee guida internazionali, è necessario personalizzare il trattamento in base ai segni clinici e agli obiettivi della donna, come il desiderio di avere un figlio.
In questo caso, infatti, la terapia avrà come obiettivo principale il concepimento, tralasciando momentaneamente i disturbi legati all’iperandrogenismo.
La terapia è comunque finalizzata a:
- Ridurre il livello di androgeni. I farmaci comunemente utilizzati sono i contraccettivi orali a base di estrogeni, la flutamide o sostanze che sopprimono la produzione di LH da parte dell’ipofisi per bloccare l’attività ovarica.
- Riequilibrare il livello di insulina. Si usano farmaci “insulina-sensibilizzanti” come la metformina e i glitazonici che inibiscono l’assorbimento del glucosio a livello intestinale. La metformina in particolare riduce il rischio cardiovascolare e favorisce l’ovulazione.
- Prevenire il carcinoma dell’endometrio. Nel corso del tempo si è evidenziata un’associazione tra PCOS e il carcinoma endrometriale, dovuta prevalentemente alla mancanza di ovulazione e all’alterazione ormonale che ne consegue.
Come curare l’irsutismo?
Per il trattamento dell’irsutismo, invece, si può ricorrere a depilazione con ceretta, liquidi o creme depilatorie oppure il laser, poiché non esiste un trattamento farmacologico efficace.
Ci sono creme a base di eflornitina che possono contribuire a eliminare la peluria indesiderata dal viso, i contraccettivi orali, lo spironolattone, un farmaco che blocca la produzione e l’azione degli ormoni maschili e il ciproterone, un potente progestinico che blocca l’azione degli ormoni maschili e riduce la peluria in eccesso nel 50-75% delle donne.
Sono tutti farmaci che, tuttavia, può prescrivere solo il medico. Anche l’acne è trattata con farmaci a base di benzoil-perossido, creme a base di tretinoina o antibiotici applicati sulla cute o antibiotici orali.
Pillola e sindrome dell’ovaio policistico
L’approccio terapeutico per chi è affetto da PCOS si basa in particolare sull’uso di contraccettivi orali combinati, soprattutto se la donna non desidera nell’immediato una gravidanza.
La pillola, infatti, permette di ridurre la produzione di androgeni, migliorare la regolarità del ciclo mestruale e tenere sotto controllo il rischio di iperplasia dell’endometrio e garantire la contraccezione.
È tuttavia importante tenere conto di diversi aspetti come:
- E’tà.
- Peso corporeo.
- Disfunzioni metaboliche (come il diabete, ad esempio).
L’ACOG, infatti, la principale Società scientifica americana di ostetricia e ginecologia, suggerisce di usare la pillola contraccettiva, in caso di diabete, solo se la donna non è fumatrice, ha meno di 35 anni e non presenta complicanze dovute al diabete.
Se vuoi saperne di più, leggi il nostro approfondimento sulla pillola anticoncezionale.
Approccio non farmacologico
Il trattamento non farmacologico di prima scelta è la riduzione del peso corporeo mediante una dieta adeguata, come quella proposta da Melarossa, e un programma di esercizio fisico.
L’attività fisica e il calo di peso hanno un impatto positivo non solo sul versante del metabolismo, ma anche del funzionamento delle ovaie e sulla fertilità.
L’attività fisica, infatti, aumenta la sensibilità all’insulina, riduce il peso corporeo, il grasso sottocutaneo e riduce il rischio cardiovascolare.
Basta una passeggiata a passo veloce per 30 minuti al giorno per almeno tre volte a settimana. Per chi è allenata, invece è ottimo eseguire un’ora al giorno (sempre per tre volte a settimana) di attività come nuoto, corsa, bicicletta, ecc.
Sindrome dell’ovaio policistico e gravidanza
Una gravidanza in caso di sindrome dell’ovaio policistico non è facile, soprattutto a causa dell’irregolarità del rilascio dell’ovulo (amenorrea, oligomenorrea e altre problematiche legate alla puntualità del ciclo mestruale) che interferisce sulla fertilità femminile.
La PCOS però non è sinonimo di gravidanza impossibile, poiché seguendo le indicazioni mediche, c’è comunque qualche possibilità.
Una crescita follicolare lenta e meno ovulazioni significa, in particolare, meno giorni fecondi in un anno. Per ottenere la stimolazione follicolare e, quindi l’ovulazione, il farmaco solitamente usato è il clomifene citrato. Tale medicinale è in grado di indurre l’ovulazione nelle donne con anovulazione cronica ma con una funzionalità ipofisaria nella norma. L’ipofisi, infatti, è una delle ghiandole coinvolte nell’alterazione ormonale.
Il farmaco quindi agisce a livello dell’ipotalamo (area del cervello), inducendo un aumento di FSH (ormone follicolo-stimolante) e LH (ormone luiteinizzante). Si eseguono più cicli, tuttavia, in caso di insuccesso è necessario cambiare terapia.
Un altro approccio terapeutico prevede l’uso di gonadotropine esogene, che necessita comunque di controlli ecografici frequenti.
È di fondamentale importanza poi ripristinare il peso corporeo ideale, anche per evitare il rischio di diabete. Il cambiamento dello stile di vita, infatti, è molto importante nelle donne obese o in sovrappeso che desiderano un bambino.
Una volta accertata la diagnosi di Sindrome dell’ovaio policistico, inoltre, è possibile rivolgersi a uno specialista di procreazione medicalmente assistita per conoscere le opzioni migliori per una maternità più naturale possibile, studiando la coppia, la fertilità dell’uomo e la pervietà delle tube per avere un quadro preciso della situazione.
Conseguenze
L’aspetto più importante nella Sindrome dell’ovaio policistico è la presenza di una “resistenza” di fegato e muscoli all’azione dell’insulina, l’ormone che controlla il livello di zucchero nel sangue. Questa “insulino-resistenza” è più frequente nelle donne con PCOS in sovrappeso e peggiora l’irregolarità mestruale e l’eccesso di ormoni maschili.
È una condizione che può anche aumentare il rischio di sviluppare il diabete mellito, causato dalla carenza o dall’assenza di insulina.
Altre complicazioni possono, invece, comportare l’insorgenza di malattie cardiovascolari per l’eccesso di colesterolo e trigliceridi nel sangue e iperglicemia.
Uno studio piuttosto recente ha confermato che la presenza della Sindrome da ovaio policistico è un fattore di rischio per lo sviluppo del diabete di tipo 2.
I ricercatori pertanto confermano la necessità di controllare con più attenzione il peso corporeo e quindi la necessità di adottare uno stile di vita corretto che riduca il rischio di sviluppare il diabete e le relative complicazioni.
Come prevenire la Sindrome dell’ovaio policistico
Ci sono alcuni segni e sintomi che caratterizzano la PCOS, come abbiamo visto. Pertanto, alcuni accorgimenti possono essere molto utili nell’ottica della prevenzione. Tra questi:
- Cambiamento dello stile di vita.
- Controlli medici periodici.
- Terapia farmacologica e/o integrativa.
Alimentazione e stile di vita: le sei regole da seguire
In chi è affetto da PCOS è stato scientificamente dimostrato che perdere peso, fino a raggiungere il peso ideale, unitamente a una corretta alimentazione e all’attività fisica, migliora il quadro clinico (a livello metabolico e ormonale) e favorisce il ripristino delle condizioni fisiologiche ottimali.
Si tratta di sei semplici regole da seguire:
1 – Mantenere un corretto peso corporeo
Cioè monitorare l’introduzione giornaliera di energia. Si può paragonare il nostro organismo a una caldaia: mangiando trasformiamo gli alimenti in energia.
Quindi, se mangiamo più del necessario, l’eccesso di energia si trasforma in grasso, determinando così un aumento di peso. Al contrario, introducendo meno energia rispetto al fabbisogno, si useranno le riserve corporee di grasso, determinando una diminuzione di peso.
Controllare il peso una volta a settimana, sempre nello stesso momento della giornata, può essere un buon metodo per costatare eventuali variazioni di peso e quindi correggere abitudini alimentari sbagliate.
2 – Limitare gli zuccheri semplici e fare attenzione all’indice glicemico
Gli zuccheri sono una fonte di energia subito fruibile, ma occorre fare attenzione in caso di insulino-resistenza, come nella PCOS. Ogni zucchero, per essere utilizzato dall’organismo, deve essere trasformato in glucosio; l’assunzione di zucchero provoca così in tempi brevi un rapido innalzamento della glicemia (concentrazione del glucosio nel sangue) che ritorna alla normalità grazie all’insulina.
Nei soggetti in cui l’azione dell’insulina è alterata, è importante che i “picchi glicemici” non siano mai bruschi, per evitare l’insulina in eccesso. Questo non vuol dire eliminare del tutto gli zuccheri, ma consumarli con attenzione associandoli ad alimenti che ne regolino l’assorbimento e riducano l’indice glicemico.
Cosa mangiare?
Aumentare il consumo di frutta e verdura, cereali integrali, legumi e alimenti naturalmente ricchi di fibra, vitamine e antiossidanti (5-6 porzioni di frutta e verdura al giorno) che proteggono l’organismo da numerose patologie, soprattutto a carico dell’apparato digerente.
Ridurre l’assunzione di grassi.
I grassi sono fondamentali per la salute delle membrane cellulari e la loro funzionalità e consentono di assorbire vitamine essenziali liposolubili come la vitamina A, D, E, K.
È tuttavia necessario moderare l’introduzione dei grassi con gli alimenti per evitare l’obesità e le patologie correlate come le malattie cardiovascolari, sindrome metabolica e tumori.
È anche importante distinguerli dal punto di vista qualitativo. I grassi costituiti principalmente da acidi grassi saturi (presenti nei formaggi, insaccati e carni grasse, olio di palma, burro, ecc.) o idrogenati (cioè resi saturi chimicamente come la margarina), infatti, sono maggiormente correlati allo sviluppo di patologie croniche.
Gli acidi grassi insaturi hanno, invece, effetti benefici su colesterolo e trigliceridi, come quelli monoinsaturi, presenti nell’olio extravergine d’oliva o i polinsaturi come omega 3 e omega 6 contenuti nel pesce.
3. Incrementare l’attività fisica quotidiana
Fare attività fisica non vuol dire passare ore in palestra, ma muoversi il più possibile durante il giorno, ad esempio camminando di più, spostarsi in bicicletta, salire le scale invece di prendere l’ascensore. Infatti, i benefici dell’attività fisica sono molti:
- Consente di contenere lo stress e regolare l’umore con il rilascio di sostanze come le endorfine.
- Aiuta a non accumulare il grasso in eccesso riducendo il rischio di obesità.
- Contrasta l’insulino-resistenza, migliorando la risposta all’insulina e facilitando l’ingresso del glucosio nelle cellule.
- Favorisce il controllo della pressione e riduce il rischio di patologie cardiovascolari e respiratorie migliorando la vascolarizzazione e l’ossigenazione dei tessuti.
Non esiste uno sport ideale per chi soffre di PCOS, ciò che conta è svolgere un’attività motoria con costanza e per almeno tre volte la settimana.
4. Limitare l’uso di alcolici
Le bevande alcoliche contengono etanolo in quantità variabile. Si tratta di una sostanza tossica per l’organismo che deve essere metabolizzata dal fegato.
Un eccesso di alcol può causare un accumulo di grasso a livello intracellulare (steatosi epatica) e danneggiare, con il tempo, la funzionalità epatica. È stato poi dimostrato che l’etanolo può favorire l’insulino-resistenza.
Le bevande alcoliche inoltre sono anche caloriche e possono contribuire all’incremento ponderale. L’alcol è anche uno dei principali fattori di rischio per alcuni tumori (fegato, stomaco, intestino, ecc.), quindi è consigliabile limitare gli alcolici o evitarli del tutto.
5. Evitare di fumare
Il fumo di sigaretta è un miscuglio di composti chimici che aumentano l’infiammazione e lo stress ossidativo cellulare, comportando un invecchiamento precoce e lo sviluppo di patologie cronico-degenerative.
Inoltre, nei fumatori, spesso si verifica un aumento del grasso soprattutto a livello addominale e viscerale che aumenta il rischio di sindrome metabolica e diabete.
Infine, il fumo è da evitare se si usa la pillola anticoncezionale poiché aumenta il rischio di trombosi.
6. Seguire i consigli e le terapie prescritte dal medico
È importantissimo affidarsi a uno specialista evitando il fai-da-te, soprattutto per l’aspetto nutrizionale. Soltanto il medico, infatti, può stabilire la frequenza e il tipo di esami da effettuare per controllare l’evoluzione della PCOS e prescrivere una terapia adeguata farmacologica e/o integrativa efficace e sicura.
Con la consulenza della Dott.ssa Laura Anelli, Specialista in Ostetricia e Ginecologia, Responsabile UOS – Attività Consultoriali Asl Roma 1.
Fonti
- La sindrome dell’ovaio policistico, G. Tresoldi, Rivista della Società Italiana di Medicina Generale.
- Sindrome dell’ovaio policistico, P. Morghetti, Università di Verona e Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, Giornale italiano di diabetologia e metabolismo.
- Linee guida internazionali per Pazienti con Sindrome dell’Ovaio Policistico, H. Cena, S. Maffoni, Università degli studi di Pisa.
- SIEDP – Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica.
- Policlinico di Milano.