Sommario
La miocardite è una malattia prevalentemente giovanile, che compare in forma acuta (anche fulminante) o cronica, post COVID o in gravidanza e nei bambini. Si parla di miopericardite quando è associata alla pericardite. La frequenza è di 10-20 soggetti/100.000 l’anno.
Insorge in forma benigna, grave o fulminante, con guarigione completa, danni permanenti o morte. Può essere asintomatica o dare sintomi (spesso confusi con l’infarto) come dolore al petto, tachicardia, febbre, linfonodi gonfi, mal di testa, pressione bassa.
La causa è infettiva (miocardite da virus, batterica), autoimmune (malattia di Kawasaki, miocardite reumatica, a cellule giganti) o da farmaci o tossine.
Per la diagnosi si eseguono esami del sangue, ECG, ecocardiogramma, RM o biopsia; se tempestiva può ridurre la letalità. Fra le conseguenze più frequenti, l’insufficienza cardiaca. Nei giovani atleti la miocardite non diagnosticata aumenta il rischio di morte improvvisa.
Sono prescritti farmaci non specifici e poi riposo e niente sport per 6 mesi. Non esiste una cura naturale.
Miocardite: che cos’è
La miocardite è l’infiammazione del muscolo cardiaco (miocardio). Al contrario delle altre cardiopatie, interessa la popolazione giovane. La sua diagnosi e cura rientrano nell’area di competenza della cardiologia.
Colpisce 10-20 soggetti su 100.000 ogni anno, ma i numeri potrebbero essere sottostimati.
Può avere causa, manifestazioni e decorso molto diversi, a seconda della causa, della gravità e dell’estensione dell’area di cuore interessata.
Può comparire in forma asintomatica o con sintomi lievi, benigna per così dire, o dare sintomi così gravi da mettere a rischio la vita del paziente. La principale conseguenza è l’insufficienza cardiaca.
Le manifestazioni più comuni sono il dolore al petto e la tachicardia. Invece, se l’infiammazione riguarda sia il miocardio che il rivestimento esterno del cuore (pericardio) si parla di miopericardite.
Classificazione
La forma primaria è quella infettiva causata da virus e può comparire come:
- Fulminante: è una forma acuta che porta il paziente nel giro di qualche giorno ad insufficienza cardiaca, il cosiddetto shock cardiogeno; il soggetto colpito può non farcela, e morire, oppure recuperare completamente.
- Subacuta: ha progressione molto lenta, che dura mesi; può avere esito letale, richiedere un trapianto di cuore oppure guarire spontaneamente.
- Conica attiva: la malattia viene mantenuta attiva da un’infiammazione persistente che può durare anni.
Invece, la miocardite secondaria è dovuta ad altri tipi di microorganismi, a tossine, farmaci (miocardite eosinofila) o patologie autoimmuni.
Quella autoimmune può essere causata dalla malattia di Kawasaki. È un disturbo tipicamente pediatrico, che interessa principalmente i
bambini al di sotto dei 2 anni. Si manifesta con febbre, congiuntivite, eruzioni cutanee e arrossamento delle mucose.
La guarigione è spontanea. Ma la malattia non deve essere sottovalutata, perché presenta dei rischi, soprattutto cardiovascolari.
Invece, la miocardite a cellule giganti (o gigantocellulare) è una forma autoimmune con decorso grave.
Si parla di miocardite idiopatica quando non è possibile identificarne la causa. Malgrado alcune fonti la citino come tale, non esiste una miocardite da stress.
Sintomi della miocardite
Può manifestarsi con sintomi diversi, tanto lievi da passare quasi inosservati (miocardite asintomatica o paucisintomatica) oppure così gravi da mettere a rischio la vita.
La gravità della sintomatologia dipende dalle cause, dalla forma della patologia e dalla dimensione della porzione di cuore infiammata.
Dolore al petto
Il sintomo più frequente è il dolore al petto, che può irradiarsi a collo, schiena e spalle e peggiora con la tosse, con la respirazione e la deglutizione.
Data la localizzazione e il caratteristico senso di oppressione che comporta, viene spesso scambiato per un dolore da infarto. A volte è difficile distinguere le due patologie e i medici hanno bisogno di esami invasivi come la biopsia per arrivare a una soluzione.
Inoltre, possono comparire:
- Febbre.
- Stanchezza.
- Dolori muscolari.
- Malessere generale.
- Pressione bassa.
- Mal di testa.
- Linfonodi gonfi, astenia.
- Nausea.
- Svenimento.
Sono tutti sintomi difficilmente ricollegabili a una malattia del cuore.
Aritmia
L’unica manifestazione che può suggerire un coinvolgimento cardiaco e spingere a preoccuparsi è l’aritmia: se riconosciuta in un cuore complessivamente sano può far ipotizzare la malattia, specialmente se è stata preceduta da sintomi di tipo influenzale.
L’aritmia più frequente è la tachicardia, che consiste in un numero di battiti più alto della norma. Invece, la bradicardia compare quasi solo come effetto collaterale di alcuni farmaci usati per la terapia. Si possono verificare extrasistole.
L’insufficienza cardiaca comporta gonfiore e formicolio alle gambe e difficoltà respiratoria e viene trattata con le terapie generali indicate per lo scompenso.
La miocardite da ipersensibilità è spesso accompagnata da un’eruzione cutanea simile ad un’orticaria.
I sintomi insorgono prevalentemente in soggetti giovani, al di sotto dei 30 anni. La miocardite non ha una base genetica.
Quando la malattia è causata da un virus, i sintomi insorgono di frequente dopo un episodio di tipo influenzale con qualche linea di febbre, mal di gola o raffreddore.
Cause della miocardite e soggetti a rischio
La causa principale, alla base della miocardite primaria, è rappresentata da un’infezione virale. I virus più coinvolti sono citomegalovirus, virus dell’epatite C, Herpes virus, Parvovirus B19 (responsabile della quinta malattia) e HIV.
Il virus provoca danni al cuore direttamente e anche indirettamente, scatenando una reazione del sistema immunitario che peggiora la situazione. Come risultato, si ha la morte delle cellule miocardiche attaccate. Più cellule sono coinvolte, maggiori saranno le conseguenze permanenti.
La miocardite secondaria può essere causata da:
- Batteri: micobatterio della tubercolosi, stafilococchi, streptococchi.
- Funghi: actinomiceti, aspergillus, candida.
- Protozoi: toxoplasma, tripanosoma della malattia di Chagas.
- Parassiti: echinococco, schistosoma.
- Tossine: alcol, cocaina, anfetamine.
- Malattie autoimmuni: lupus eritematoso sistemico, artrite reumatoide (miocardite reumatica), sclerodermia, sarcoidosi, celiachia.
- Reazioni autoimmuni scatenate da alcune vaccinazioni, fra cui quelle contro la varicella e anti-COVID.
- Reazioni allergiche a farmaci: medicinali usati per la chemioterapia del tumore, antibiotici, antipsicotici (miocardite da ipersensibilità).
Quando non si riesca ad accertare la causa della malattia si parla di miocardite idiopatica.
Per ragioni non chiare, i soggetti più esposti al rischio di sviluppare la malattia sembrano essere i giovani in buona salute generale al di sotto dei 30 anni.
Miocardite da Covid
Vaccino Pfizer: cosa sapere
Lo sviluppo della miocardite in seguito alla vaccinazione, non solo anti-COVID, è un evento che si verifica in una persona su 10.000 vaccinati.
Di recente, ha suscitato legittima preoccupazione la segnalazione di un certo numero di casi potenzialmente correlati con i vaccini Pfizer e Moderna.
La reazione ha interessato principalmente uomini al di sotto dei 30 anni dopo l’inoculo della seconda dose. La maggior parte dei soggetti ha sviluppato la malattia entro pochi giorni dalla vaccinazione ed è guarita completamente con la somministrazione della terapia in uso.
Non sono disponibili studi effettuati dopo la terza dose.
I dati finora raccolti non permettono ancora di stabilire se la vaccinazione sia effettivamente la causa della miocardite nelle persone colpite. Saranno necessarie per questo altre valutazioni.
Se la correlazione fosse accertata, la spiegazione potrebbe essere rappresentata da una risposta esagerata del sistema immunitario al contatto con il vaccino.
Post covid
Come tanti altri virus, anche SARS-CoV-2 è fra le cause di miocardite, in particolare nei giovani adulti e nei bambini. Su questo punto, la European Society of Cardiology (ESC) ha nel 2020 pubblicato le linee guida per la diagnosi e la gestione della patologia cardiovascolare.
La miocardite post COVID è piuttosto rara, tanto che si verifica in 2-4 pazienti su 1.000 fra quelli ospedalizzati, e non fa parte della sequela di condizioni del long COVID. La cura è analoga a quella delle altre forme.
Si tratta di un argomento che ha tenuto banco a lungo nelle cronache. A questo proposito, ha richiamato l’attenzione dei media il caso di una giovane hostess valdostana, in buone condizioni di salute generali, morta lo scorso dicembre a causa di una miocardite fulminante da COVID.
L’interesse degli organi di comunicazione è stato anche giustificato dalla pubblicazione di una serie di studi sull’argomento. Una ricerca internazionale pubblicata da poco, a cui hanno partecipato anche l’Ospedale Niguarda di Milano e l’Ospedale Universitario di Brescia, ha evidenziato che la miocardite si è manifestata prevalentemente in soggetti giovani e con una certa gravità. Nel 20% dei casi, le persone colpite sono morte o hanno avuto bisogno di supporto meccanico alla circolazione sanguigna.
Lo scorso anno una ricerca apparsa sulla rivista JAMA Cardiology ha esaminato la frequenza della miocardite post COVID in un caso particolare, quello degli atleti agonisti. I dati emersi non sono chiari e gli scienziati impegnati nello studio raccomandano ulteriori approfondimenti.
Aveva anche scatenato qualche polemica il malessere occorso al tennista Rafael Nadal durante una gara a Indian Wells. Inizialmente era circolata la voce, rivelatasi poi infondata, di una miocardite dovuta al vaccino COVID.
Diagnosi e classificazione di gravità
Lo specialista di competenza per la diagnosi e la cura della miocardite è il cardiologo.
La diagnosi di questa malattia è una delle più complesse in cardiologia: non esistono protocolli universalmente condivisi e gli esami determinano spesso esiti ambigui. La confusione aumenta se pensiamo che la miocardite si presenta in molti casi in maniera analoga all’infarto o, in generale, alla cardiopatia ischemica.
Esami
Quali esami si eseguono, quindi? Se sorge il dubbio che possa trattarsi di miocardite, vengono inizialmente effettuati test generici. In primo luogo, si esegue l’elettrocardiogramma (ECG), che però non fornisce risultati certi.
Il paziente viene anche sottoposto ad esami del sangue. Vengono valutati gli enzimi cardiaci (come la troponina), sostanze presenti in alte concentrazioni nel sangue solo quando si è verificato un danno al cuore, e i marker di infiammazione (come la VES).
Un esame molto utile per la sua capacità di fornire indizi importanti ai fini della diagnosi è l’ecocardiogramma. Si tratta di una procedura che ha altri grandi vantaggi: non è invasivo ed è economico.
La risonanza magnetica cardiaca dà indicazioni attendibili sulla presenza della malattia, sulle aree più colpite e sulla presenza di danni irreversibili. Viene ripetuta nel tempo per monitorare il decorso della malattia e verificarne il miglioramento.
Ma l’unico esame che fornisce una prova certa della diagnosi è la biopsia. Viene praticata solo in casi selezionati, ad esempio quando si sospetta la miocardite a cellule giganti, perché si tratta di un test invasivo che comporta rischi gravi, come la lacerazione della parete cardiaca e la morte.
Una volta accertata la miocardite, si procede con la ricerca della causa. Si esegue la ricerca di globuli bianchi eosinofili per valutare un’eventuale ipotesi di miocardite da ipersensibilità, di autoanticorpi per verificare la presenza di malattie autoimmuni e si cercano antigeni o anticorpi relativi alle più comuni cause infettive.
Miocardite: il decorso
Può avere evoluzioni molto diverse, che vanno dalla guarigione completa alla permanenza di postumi irreversibili che compromettono la funzionalità del cuore a diversi livelli.
Anche nelle forme più benigne, quando le manifestazioni sono molto generiche e possono essere scambiate con i segni di un’influenza, possono verificarsi danni permanenti, non diagnosticati perché lievi.
Di miocardite si muore? Purtroppo, in alcuni casi sì. Nelle forme più gravi il decorso è molto rapido e le condizioni del paziente precipitano nel giro di ore dalla comparsa dei sintomi. In molti casi diventa indispensabile collegarlo a macchinari per la circolazione extracorporea (ECMO).
Sfortunatamente, può verificarsi morte improvvisa. Paradossalmente, anche nei casi più disperati, il paziente può andare incontro a recupero rapido e completo.
Quanto dura la malattia? I casi fulminanti pochi giorni, quelli a decorso cronico anni. Poi ci sono tutte le forme intermedie.
Fra le complicanze del danno al cuore, più frequenti in presenza di miopericardite, troviamo le aritmie maligne e le cardiomiopatie, che portano a insufficienza cardiaca.
La prognosi meno favorevole è quella della miocardite a cellule giganti, che provoca insufficienza cardiaca improvvisa (shock cardiogeno) e gravi aritmie.
Questa forma è correlata ad una sopravvivenza inferiore ai 6 mesi e necessita, nella maggior parte dei casi, di trapianto di cuore.
Benché i farmaci immunosoppressori aumentino le probabilità di sopravvivenza, la mortalità della miocardite a cellule giganti è elevata.
Cure, terapie e trattamenti per la miocardite
La miocardite si cura, ma non esistono farmaci specifici e, inoltre, i pareri all’interno della comunità scientifica su come trattare efficacemente la malattia sono contrastanti. Adulti e bambini vengono trattati con modalità simili.
Il paziente viene di solito ricoverato per monitorarne le condizioni. Non esiste una cura naturale, né un rimedio di omeopatia per la miocardite.
Le cure farmacologiche
A seconda delle cause e dei sintomi vengono somministrati i farmaci comunemente impiegati per lo scompenso cardiaco:
- Diuretici.
- Vasodilatatori.
- ACE-inibitori.
- Beta-bloccanti.
- Sartani.
- Antiaritmici.
- Antivirali.
In presenza di danno permanente con insufficienza cardiaca, il paziente dovrà assumere i medicinali prescritti per tutta la vita. Quando la patologia è dovuta all’assunzione di farmaci, il primo passo è quello di sospendere la terapia.
Se il disturbo è dovuto ad una malattia autoimmunitaria, il paziente viene curato con cortisonici o immunosoppressori. I cortisonici sono utili anche per il trattamento della miocardite da ipersensibilità, che è sostanzialmente una reazione allergica, e da sarcoidosi.
Gli antinfiammatori da banco, come l’aspirina, non sono indicati.
La chirurgia
Raramente viene eseguito un intervento chirurgico.
Nella maggior parte dei casi la chirurgia ha lo scopo di impiantare un dispositivo di assistenza ventricolare, che supporta il cuore malato nell’esecuzione delle sue funzioni di pompaggio.
In emergenza, se il muscolo cardiaco non è più in grado di funzionare, il paziente viene collegato ad un macchinario che fornisce una circolazione extracorporea (ECMO).
Se si verifica un’aritmia persistente che non passa con i farmaci può essere necessario l’impianto di un pacemaker, un dispositivo posizionato sottopelle che ristabilisce il normale battito cardiaco.
Nei casi più gravi viene predisposto il trapianto di cuore.
Prevenzione e convivenza con la miocardite
Non sono note modalità di prevenzione specifiche della miocardite. Per le forme virali valgono le norme generali: il lavaggio frequente delle mani con acqua calda corrente e sapone liquido e il distanziamento da persone con segni visibili di malattia respiratoria (tosse, starnuti, raffreddore).
Se non è ad oggi possibile impedire che la malattia insorga, è anche vero che il riconoscimento tempestivo permette di ridurre la letalità. Purtroppo, la diagnosi è molto complessa e, inoltre, non esistono farmaci specifici per la cura. In generale, la presenza di un’aritmia in un soggetto giovane in buona salute deve far ipotizzare la miocardite.
Alle persone reduci dalla patologia viene raccomandato un periodo di convalescenza. Infatti, il miglioramento dei parametri cardiaci non deve essere interpretato come un segnale che tutto è tornato come prima e che è possibile riprendere la consueta routine.
Il recupero deve essere graduale ed escludere condizioni che possano sottoporre a stress il cuore, così come il consumo di alcol e il fumo. È fondamentale osservare un periodo di riposo.
L’attività fisica deve essere sospesa per almeno 6 mesi o, in generale, fino a quando il quadro clinico non si è completamente normalizzato. Viene prescritto un monitoraggio del funzionamento del cuore, che di solito comprende diversi esami fra cui l’Holter, a cui sottoporsi ogni 6 mesi.
Miocardite e sport
Il divieto di praticare sport è un punto di particolare importanza, perché la miocardite è una patologia che riguarda soprattutto i giovani, e anche gli atleti agonisti sono concentrati in questa fascia di età.
Infatti, miocarditi non diagnosticate possono lasciare danni non rilevabili con i comuni esami e, nell’ambito di performance sportive che richiedono al miocardio uno sforzo eccezionale, essere causa di morte improvvisa.
Un caso di questo tipo, fortunatamente riconosciuto per tempo, è capitato lo scorso anno al ciclista Diego Ulissi. Colpito da frequenti extrasistole, si è sottoposto ad accertamenti per trovarne la causa e gli esami hanno evidenziato postumi di una miocardite asintomatica.
La presenza di danni permanenti al cuore con insufficienza cardiaca grave può dare diritto ad una percentuale di invalidità compresa fra il 71% e il 100%.
Fonti
- G. Sinagra et al. Miocarditi, pericarditi e vaccino a mRNA contro il COVID-19. Expert opinion della Società Italiana di Cardiologia. Giornale Italiano di Cardiologia. (2021).
- E. Ammirati et al. Prevalence, characteristics and Outcomes of COVID-19 associated Acute Myocarditis. Circulation. (2022).
- Aggiornamento sul rischio di miocardite e pericardite con vaccini mRNA. AIFA.
- C.J. Daniels et al. Prevalence of Clinical and Subclinical Myocarditis in Competitive Athletes With Recent SARS-CoV-2 Infection. JAMA Cardiology. (2021).