Sommario
L’ipoglicemia è un calo di zuccheri nel sangue (glucosio) sotto i valori di normalità (meno di 70 mg/dl). Quando i valori dell’ipoglicemia sono bassi, il corpo non riesce a produrre energia sufficiente per svolgere le funzioni organiche.
Solitamente, si associa a sintomi caratteristici che possono variare da persona a persona, ma che regrediscono ripristinando un normale livello di glicemia.
La causa principale è il diabete, tuttavia, anche se raramente, si può manifestare anche in altre condizioni cliniche.
Invece, si parla di ipoglicemia reattiva in soggetti affetti da disturbi alimentari o predisposti, come nell’obesità o nell’insulino-resistenza, se l’ipoglicemia si rileva a 2-3 ore dal pasto, soprattutto se ricco di carboidrati, oppure a causa di un digiuno prolungato.
La diagnosi è semplice: si misura la glicemia durante una crisi ipoglicemica. Invece, nei soggetti sani il riscontro della cosiddetta triade di Whipple (sintomi e/o segni clinici tipici dell’ipoglicemia, una ridotta concentrazione di glucosio nel sangue e una risoluzione dei sintomi dopo il ripristino dei valori normali) richiede una successiva valutazione per l’identificazione della causa.
Se non è possibile assistere a un episodio spontaneo di ipoglicemia, si induce l’ipoglicemia attraverso il test del digiuno prolungato, che dura fino a 72 ore.
Ipoglicemia: che cos’è
E’ una condizione clinica piuttosto rara nei soggetti non diabetici. È un termine usato in medicina per denotare la presenza di bassi livelli di zucchero (glucosio) nel sangue rispetto ai valori normali.
Si considerano valori nella norma quando la glicemia è compresa tra i 70 e i 100 milligrammi/decilitro (mg/dl) dopo 8 ore di digiuno. Al di sotto della soglia dei 70 mg/dl, si parla di ipoglicemia.
Se, dunque, i livelli di glicemia sono troppo bassi, le cellule dell’organismo non riescono a produrre l’energia necessaria per svolgere le loro funzioni.
L’ipoglicemia si associa generalmente al diabete e, in particolare, nelle seguenti situazioni:
- Dosaggio eccessivo di farmaci o di insulina per abbassare la glicemia.
- Intensa attività fisica.
- Eccessivo consumo di alcol.
Si manifesta raramente nei soggetti sani e non diabetici. Tuttavia se capita, può essere dovuta a una dieta non equilibrata, al consumo di alcolici (in particolar modo a stomaco vuoto), a interventi chirurgici dell’apparato gastrointestinale o ad alcune patologie come il morbo di Addison.
Ipoglicemia e iperglicemia: valori di riferimento
Si può parlare di ipoglicemia “lieve” se i valori sono intorno ai 60-70 mg/dL, moderata tra i 40 e i 50, grave se sotto i 30 mg/dL.
Sono parametri comuni, ma possono esserci delle eccezioni. Si possono avvertire i primi sintomi dell’ipoglicemia anche in presenza di valori fisiologici di 100 mg/dl. È il caso, ad esempio, di un organismo abituato mediamente a valori alti di glicemia (200 mg/dl).
Pertanto, scendere alla soglia dei 100 causa i segni di un’ipoglicemia che va comunque corretta. Si tratta di un fenomeno definito ipoglicemia relativa.
Corretti valori di glicemia sono quindi fondamentali soprattutto per il cervello che, per svolgere le proprie funzioni, può utilizzare soltanto il glucosio. Infatti, se i livelli di glucosio scendono al di sotto dei valori normali è proprio il cervello a risentirne per primo, innescando una serie di meccanismi protettivi che determinano la sintomatologia tipica dell’ipoglicemia (tachicardia e/o sudorazione, difficoltà di concentrazione e/o torpore, fino al vero e proprio coma ipoglicemico).
Quando, invece, sono presenti valori elevati di glicemia, si parla di iperglicemia e il diabete ne è l’esempio più tipico. Si tratta, infatti, di una delle patologie più diffuse nel mondo ed è causato da un’insufficiente azione dell’insulina a livello dei tessuti periferici.
Ciò accade perché il pancreas non produce insulina, prevalentemente nei soggetti giovani (diabete di tipo 1), o perché, pur essendo prodotta nella giusta quantità, non riesce ad agire nei tessuti poiché il recettore cui si lega non funziona correttamente (insulino resistenza). Quest’ultima situazione è tipica dei soggetti più anziani o con obesità (diabete di tipo 2).
Ipoglicemia: quali sono i sintomi?
I sintomi possono variare da persona a persona. I più comuni sono:
- Stanchezza
- Nervosismo/irritabilità
- Palpitazioni
- Sudorazione
- Vertigini
- Difficoltà di concentrazione
- Sensazione di fame
- Secchezza della bocca
- Tremori alle estremità (oppure sensazione di freddo e brividi in tutto il corpo)
- Vista offuscata
- Difficoltà a parlare.
In caso di ipoglicemia lieve, tali sintomi regrediscono completamente e rapidamente assumendo carboidrati a rapido assorbimento (zuccheri). Se moderata, ai sintomi indicati possono associarsi quelli dovuti a un insufficiente apporto di glucosio al cervello, come confusione, alterazioni della funzione motoria, sonnolenza.
Invece, se l’ipoglicemia è più grave, può verificarsi perdita di coscienza, convulsioni o perfino coma.
Circa la metà delle ipoglicemie si verifica di notte o al mattino presto. Si parla in questi casi di ipoglicemia notturna, che si verifica soprattutto nelle persone in terapia con l’insulina e la sintomatologia è più evidente al risveglio.
I sintomi causati dall’ipoglicemia notturna possono comprendere:
- Sonno disturbato.
- Mal di testa (paragonato alla sensazione di una sbornia).
- Sensazione di stanchezza appena alzati.
- Sudorazione.
Secondo le statistiche, la percentuale è più elevata nei soggetti che seguono la terapia insulinica (circa il 60%) rispetto a chi assume farmaci ipoglicemizzanti orali (circa il 40%).
Glucosio e metabolismo
Il glucosio è un elemento energetico essenziale per il metabolismo del nostro sistema nervoso, poiché il cervello non è in grado di sintetizzarlo o di immagazzinarlo.
Quindi, nei soggetti sani, la glicemia si attesta su valori compresi tra 70 e 110 mg/dl, anche in periodi di digiuno, attraverso l’attivazione di meccanismi fisiologici deputati alla produzione del glucosio e alla sua utilizzazione nel corpo.
Il glucosio nel nostro organismo proviene da:
- Assorbimento intestinale in seguito all’assunzione di carboidrati con la dieta.
- Glicogenolisi (processo metabolico di degradazione delle molecole di glicogeno fino a ottenere glucosio). In particolare, la glicogenolisi procura un costante apporto di glucosio per un periodo di circa 8 ore.
- Neoglucogenesi (processo metabolico con il quale, in caso di necessità, altre sostanze sono convertite in glucosio).
Gli organi coinvolti nel metabolismo glucidico sono il fegato e il pancreas. Il primo sintetizza e accumula il glucosio. Il secondo, invece, si occupa della produzione di alcuni importanti ormoni che regolano il metabolismo glucidico: l’insulina e il glucagone. L’insulina fa abbassare la glicemia, mentre il glucagone la fa aumentare.
Cause dell’ipoglicemia
Le cause sono associate soprattutto alla presenza di diabete e, anche se raramente, ad altre condizioni cliniche. Vediamo le differenze tra persone con diabete e soggetti sani.
Diabete
- Sovradosaggio di farmaci per il diabete. In particolare, un dosaggio eccessivo di insulina o di farmaci ipoglicemizzanti, spesso usati per controllare la glicemia nelle persone con diabete di tipo 2.
- Esercizio fisico, alimentazione e alcol. Nelle persone con diabete di tipo 1, mantenere i livelli della glicemia richiede un equilibrio tra la dose di insulina somministrata, la quantità di cibo ingerita e l’energia impiegata nell’esercizio fisico. Infatti, l’ipoglicemia si può verificare se la dose di insulina è corretta ma i carboidrati ingeriti sono insufficienti o rapidamente metabolizzati. Accade quando si ritarda o si salta un pasto o uno spuntino, oppure non si assumono abbastanza carboidrati o se si pratica un’attività fisica più intensa del solito. L’ipoglicemia si presenta anche quando si consumano quantità eccessive di alcolici o si beve alcol a stomaco vuoto.
Ipoglicemia nei soggetti sani
Anche in forma lieve, è molto rara nelle persone sane. Tra le possibili cause ci sono:
- Ipoglicemia reattiva o post-prandiale. Si manifesta quando l’organismo produce troppa insulina in seguito a un pasto abbondante a base di carboidrati. Le cause precise non sono ancora del tutto note.
- Erronea assunzione di un farmaco per il diabete.
- Digiuno o malnutrizione che non consentono all’organismo di disporre dell’energia e dei nutrienti necessari a svolgere le normali funzioni.
- Eccessive quantità di alcolici.
- Malattia di Addison, una patologia che riguarda le ghiandole surrenali.
- Alcuni farmaci, come il chinino (per il trattamento della malaria), i salicilati (per le malattie reumatiche) e il propranololo (per la pressione sanguigna).
- Patologie che interessano il fegato, i reni o la ghiandola tiroidea.
Ipoglicemia reattiva
L’ipoglicemia reattiva, detta anche post prandiale, è una condizione in cui, a distanza di alcune ore dal pasto, i livelli di glucosio nel sangue si abbassano repentinamente. Può manifestarsi anche nei soggetti sani e non diabetici. Le cause non sono ancora del tutto note.
Vi sono due tipi principali di ipoglicemia reattiva:
- Ipoglicemia alimentare: l’apparato digerente si svuota più velocemente del normale, il cibo passa rapidamente nel duodeno determinando un’eccessiva produzione d’insulina che abbassa il livello di glucosio nel sangue. La causa è solitamente un intervento gastrico.
- Ipoglicemia reattiva idiopatica: causata generalmente da iperinsulinemia (eccesso di insulina nel sangue), interruzione del glucosio per endovena, trasfusione di sangue conservato o terapie con ormoni della crescita.
Se dopo tre ore dal pasto si manifestano questi sintomi, è necessario correre ai ripari assumendo 15 g di zuccheri:
- Confusione
- Irritazione
- Nervosismo
- Pallore
- Nausea
- Fame Improvvisa
- Dolori di stomaco
- Emicrania.
Come forma di prevenzione è bene non far passare più di tre ore fra un pasto e l’altro, mangiare poco e spesso, assumere cibi con indice glicemico medio basso e a lento rilascio di energia, evitare dolci e alcolici a digiuno.
Ipoglicemia in gravidanza
In gravidanza i valori normali di glicemia possono essere inferiori del 20% senza incorrere in una crisi ipoglicemica, anche se c’è un buon margine di variabilità in base alle persone.
Durante il primo trimestre poi, in cui nausea e vomito sono più frequenti, non è detto che si verifichino crisi ipoglicemiche, ma quando accade le cause possono essere:
- Diabete gestazionale (tipo 1 e 2).
- Eccessiva somministrazione d’insulina.
- Ipoglicemie pregresse.
- Digiuno.
- Bassi valori di emoglobina.
Se la gestante è a rischio ipoglicemia, è necessario che presti attenzione ai seguenti sintomi:
- Confusione.
- Tremore.
- Stanchezza.
- Svenimento.
- Palpitazioni.
- Diplopia (vista doppia).
- Formicolii.
- Cefalea.
- Dolori addominali.
- Sonnolenza.
- Sudorazione.
Rischi per il feto
Se si interviene prontamente, le crisi ipoglicemiche non comportano gravi pericoli per il neonato, ma in caso di traumi durante la crisi o perdita di coscienza, il rischio aumenta.
È dunque importante monitorare i livelli di glucosio nel sangue. Poi, se la mamma è diabetica, la terapia insulinica va seguita scrupolosamente, adattata alla gravidanza e durante l’allattamento.
In caso di crisi ipoglicemica occorre assumere zucchero di veloce assorbimento, mentre in presenza di svenimento o perdita di conoscenza è bene chiamare il 118.
Ipoglicemia neonatale
Si tratta di un brusco abbassamento della glicemia nel neonato. È una condizione piuttosto rischiosa per il bambino.
Le ipoglicemie nel neonato possono essere di due tipi:
- Transitorie, cioè una carenza di glucosio dovuta ad una nascita prematura, per la presenza di infezioni, ipotermia e cardiopatie o di altre condizioni cliniche.
- Croniche, dovute ad alterazioni endocrine o a disturbi del pancreas (con eccesso di produzione d’insulina).
Quali sono sintomi e cause?
I motivi scatenanti di una crisi ipoglicemica in un neonato possono essere:
- Scarso o mancato apporto di glucosio attraverso la placenta
- Parto prematuro
- Disturbi funzionali del pancreas
- Patologie perinatali
- Cardiopatie congenite
- Diabete della gestante e assunzione di farmaci
- Setticemia
- Denutrizione.
La sintomatologia si manifesta con:
- Tremore
- Irritabilità
- Ipotonia muscolare
- Pianto
- Cianosi
- Problemi respiratori e apnea
- Vomito
- Rifiuto del cibo
- Scarso tono muscolare
- Spasmi
- Convulsioni
- Epilessia
- Letargia.
Più a lungo durano i sintomi, più è alto il rischio di conseguenze neurologiche per il neonato.
Pertanto monitorare la glicemia è piuttosto rilevante e consente di capire se il bambino soffre di sbalzi glicemici.
Crisi ipoglicemica: cosa fare?
La cosa più rapida da fare è assumere un carboidrato semplice che rilascia velocemente glucosio, come una bevanda zuccherata o una zolletta di zucchero.
Oppure si può bere un bicchiere di succo di frutta, prendere tre o cinque compresse di destrosio o mangiare qualche biscotto. Successivamente, si può assumere un carboidrato complesso che rilascia più lentamente il proprio contenuto di glucosio come, ad esempio, una barretta di cereali, un panino, un po’ di frutta o del latte.
Ci vogliono circa 15 minuti per correggere uno stato di lieve ipoglicemia.
La regola del 15
Se si avvertono i primi segni di ipoglicemia è importante mantenere la calma. Quindi, niente panico e non abbuffarsi. Il consiglio è di misurare la glicemia con lo stick per l’autocontrollo se possibile.
Se la glicemia è inferiore a 70 mg/dl, usa la regola del 15.
- Assumi 15 grammi di carboidrati a rapido assorbimento (zucchero o succo di frutta – 15 g di carboidrati a rapido assorbimento si trovano in: 2 bustine di zucchero, ½ lattina di coca cola, 1 succo di frutta da 200 ml).
- Aspetta 15 minuti e ricontrolla la glicemia.
- Se la glicemia non è salita di 50 mg/dl, assumi altri 15 g di carboidrati a rapido assorbimento, fino a quando la glicemia non sarà superiore a 100.
È utile anche ricordare le seguenti regole:
- Evitare di mangiare cioccolato e caramelle dure poiché impiegano troppo tempo per far salire la glicemia.
- Non usare bibite light.
- Se la glicemia è superiore a 100 mg/dl ma sono presenti i sintomi di ipoglicemia è meglio assumere carboidrati complessi come cracker, grissini, fette biscottate o frutta.
- Se non si ha la possibilità di misurare la glicemia ma sono presenti i sintomi, seguire ugualmente la regola del 15.
Consigli utili
Se si ha il diabete, è opportuno portarsi sempre dietro qualche bustina di zucchero e lo stick per l’autocontrollo. Se invece si avvertono i sintomi di ipoglicemia, meglio non mettersi alla guida o fermarsi subito e assumere zucchero.
Come intervenire in caso di ipoglicemia grave?
Se l’ipoglicemia ha causato una perdita di coscienza, la persona va messa in sicurezza (seduta o sdraiata su un fianco). Sarebbe poi opportuno, se possibile, eseguire un’iniezione di emergenza di glucagone (l’ormone che aumenta i livelli di glucosio nel sangue).
È comunque necessario chiamare subito un’ambulanza, quando:
- Non è disponibile il glucagone.
- Nessuno è in grado di fare l’iniezione.
- Se l’iniezione non è efficace dopo 10 minuti.
È meglio evitare di dare cibo o bevande se il soggetto presenta sonnolenza o è in stato confusionale, per scongiurare il rischio di soffocamento.
Come prevenire l’ipoglicemia
L’ipoglicemia è la complicanza più comune nel diabete ma può manifestarsi anche nei soggetti sani. Gli aspetti importanti da tenere presente per evitare una crisi ipoglicemica sono la dieta e l’attività fisica, oltre ovviamente, alla terapia insulinica.
È necessario, infatti, per i diabetici seguire il piano di cura, mangiare regolarmente, seguire una dieta specifica per evitare crisi ipoglicemiche e tenere sotto controllo la glicemia. Infatti, verificare con regolarità i livelli di glucosio nel sangue può aiutare a mantenerli stabili e a individuare velocemente i sintomi dell’ipoglicemia.
Ricordare, poi, che l’alcool può interferire con l’assorbimento dei farmaci e dei nutrienti e causare un abbassamento della glicemia nel sangue. Se si ha il diabete è consigliabile bere poco alcol e mangiare uno spuntino dopo aver bevuto alcolici.
È bene ricordare anche che una attività fisica molto intensa può causare crisi ipoglicemiche. Quindi, mangiare cibi a base di carboidrati complessi, prima e durante l’esercizio, può ridurre le probabilità di crisi. In caso di terapia insulinica, il medico può anche decidere di modificare il dosaggio prima dell’esercizio fisico.
Fonti
- ISS – Istituto Superiore di Sanità.
- Maran, Inquadramento e diagnosi differenziale dell’ipoglicemia, Giornale Italiano di Diabetologia Metabolica, 2015.
- Ipoglicemia: riconoscerla e trattarla. Semplici regole per affrontarla nel modo migliore, Servizio Sanitario Regionale Emilia Romagna.
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