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L’insufficienza venosa è una patologia della circolazione sanguigna, caratterizzata da un ritorno difficoltoso del sangue dalle estremità al cuore. Questo disturbo fa sì che il sangue si “accumuli” o si raccolga nelle vene, causando una stasi.
Il sintomo più comune dell’insufficienza venosa, soprattutto alle gambe, è la comparsa di vene ingrossate, dilatate e tortuose sulla superficie della pelle.
Si tratta di una patologia molto diffusa, soprattutto nella popolazione femminile: si stima che in Italia ne soffrano 3 donne su 10 con un’età media intorno ai 20 anni per le donne ed intorno ai 30 anni per il sesso maschile.
Per riportare il sangue verso il cuore, la circolazione venosa degli arti inferiori deve vincere la forza di gravità. La tendenza naturale del sangue a depositarsi a livello dei piedi e delle caviglie viene fisiologicamente contrastata con la presenza di speciali valvole all’interno delle vene. Queste valvole, dette “a nido di rondine”, si aprono solo in una direzione (verso l’alto), impedendo il reflusso.
Inoltre, mentre nelle arterie il sangue si muove sospinto dall’effetto della gittata cardiaca, nelle vene lo fa grazie all’azione dei muscoli dell’arto inferiore, che spremono i vasi esercitando un massaggio che mantiene attiva la circolazione.
Scopri allora i sintomi, le cause, la cura e come è possibile curare e prevenire l’insufficienza venosa.
Cos’è l’insufficienza venosa?
Le vene fanno refluire il sangue al cuore da tutti gli organi del corpo.
Per raggiungere il cuore, il sangue deve fluire verso l’alto dalle vene delle gambe. I muscoli del polpaccio ed i muscoli dei piedi devono contrarsi ad ogni passo per spremere le vene e spingere il sangue verso l’alto. Per mantenere il sangue che scorre verso l’alto e non verso il basso, le vene contengono valvole unidirezionali.
L’insufficienza venosa si verifica quando queste valvole vengono danneggiate, consentendo al sangue di fuoriuscire all’indietro. Il danno alle valvole può verificarsi come risultato di:
- invecchiamento.
- Seduta prolungata o in piedi.
- Combinazione di invecchiamento e mobilità ridotta.
Quindi, quando le vene e le valvole sono indebolite al punto in cui è difficile per il sangue refluire fino al cuore, la pressione sanguigna nelle vene rimane elevata per lunghi periodi di tempo, portando ad insufficienza venosa cronica.
A causa di questa difficoltosa veicolazione del sangue dalle estremità al cuore, le vene perdono elasticità. Così la pelle può apparire più sottile e arrossata e si assiste alla comparsa di vene superficiali dilatate, chiamate comunemente vene varicose.
Insufficienza venosa: sintomi
L’incapacità di garantire un ritorno venoso sufficiente a drenare il sangue dagli arti inferiori causa accumulo locale di liquidi (edema), che si manifesta con un gonfiore dei piedi e delle caviglie, che può estendersi alla gamba.
Oltre al senso di pesantezza, è presente arrossamento, che tipicamente scompare premendovi un dito, costituendo uno dei criteri diagnostici dell’insufficienza venosa.
L’interessamento delle fibre nervose provoca l’insorgenza di dolore locale, crampi e parestesie (sensazione di formicolio).
La congestione del sangue nelle vene e l’incontinenza dovuta al malfunzionamento delle valvole spingono il sangue nei capillari più superficiali, mettendoli in evidenza: ecco spiegata l’origine delle teleangectasie, i capillari dilatati che appaiono sulla superficie cutanea come formazioni arborescenti. La dilatazione delle vene profonde si esprime con la comparsa delle varici.
Inoltre, possono manifestarsi alterazioni cutanee, come discromie (macchie bluastre) e vere e proprie lesioni. Queste ultime possono essere inquadrate nella cosiddetta dermatite da stasi, caratterizzata dalla presenza di aree arrossate e iperpigmentate (di colore bruno), prurito, indurimento, teleangectasie.
Solo in pochi, rari casi l’insufficienza venosa cronica compare senza sintomi.
Tutti questi sintomi si accentuano con la stagione calda: l’aumento della temperatura, infatti, provoca ulteriore vasodilatazione e aumenta la perdita di tono delle vene.
Le manifestazioni dell’insufficienza venosa diventano più acute anche stando in piedi, sia da fermi (la condizione peggiore, perché i muscoli sono scarichi e partecipano poco alla spinta del sangue verso il cuore) sia durante la deambulazione.
Invece, migliorano in posizione sdraiata, soprattutto se i piedi sono tenuti sollevati rispetto al resto del corpo, ad esempio appoggiandoli sopra un cuscino.
Cause e fattori di rischio
Solitamente si ha una predisposizione genetica alla malattia venosa cronica. Vanno aggiunti alcuni fattori di rischio che possono scatenare l’insorgenza del disturbo.
In particolare, l’insufficienza venosa organica è spesso causata da varici, ovvero delle dilatazioni permanenti delle pareti delle vene.
La patologia può comparire in due forme, provocate rispettivamente da un indebolimento della struttura delle vene e da un aumento delle sollecitazioni a cui sono esposte.
Forma organica
La forma organica viene generalmente causata dalla dilatazione delle pareti delle vene (che si esprime con la comparsa delle cosiddette varici), che può verificarsi in condizioni fisiologiche come la gravidanza, oppure patologiche come il sovrappeso. Gravidanza e sovrappeso rappresentano due dei principali fattori di rischio per il disturbo.
L’età avanzata è associata ad una riduzione del tono delle pareti dei vasi sanguigni e, pertanto, ad un maggiore rischio di insufficienza venosa.
La formazione di varici è legata a:
- gravidanza
- Età avanzata
- Sovrappeso
- Fumo
- Sedentarietà
- Ritenzione idrica
- Pillola
- Stitichezza
- Svolgere un lavoro che richiede di stare in piedi per molte ore.
Insufficienza venosa funzionale
Invece, l’insufficienza venosa funzionale è causata da un sovraccarico di lavoro delle vene, che può essere provocato da anomalie di tipo posturale o da problemi specifici come il linfedema (ristagno di linfa nei tessuti).
L’insufficienza venosa funzionale deriva, invece, da un sovraccarico di lavoro delle vene: quello che si realizza quando si assumono abitualmente posture errate, non si pratica sufficiente movimento o la struttura muscolare che circonda i vasi è alterata.
Ad esempio, l’eccesso di sollecitazione della muscolatura addominale tipico di alcuni sport (come il ciclismo e il culturismo) aumenta la pressione sulle vene delle gambe e il rischio di insufficienza venosa cronica.
Tra le condizioni che ostacolano un corretto ritorno venoso al cuore, favorendo anche la formazione di trombi, c’è anche:
- Immobilità forzata a letto.
- Ingessatura di un arto.
- Operazione chirurgica agli arti inferiori.
Quando si verificano condizioni che interferiscono con i meccanismi fisiologici che contribuiscono al ritorno venoso può verificarsi insufficienza venosa cronica.
Inoltre, l’obesità è significativamente correlata all’insufficienza venosa cronica perché associata sia alla dilatazione delle vene che allo scarso movimento che, ancora, alla presenza di accumuli di cellule adipose che ostacolano la circolazione.
Insufficienza venosa: le possibili complicanze
Le vene sono i tubi che trasportano il sangue dal corpo al cuore e queste vene sono divise in vene “superficiali” e “profonde”.
Le vene superficiali sono più vicine alla superficie della pelle e drenano nelle vene profonde. Nelle gambe, le vene superficiali drenano nelle vene profonde dietro il ginocchio e all’inguine. Le vene hanno una serie di valvole, che sono piccoli lembi di tessuto che, una volta chiusi, impediscono al sangue di fluire all’indietro.
Quando i muscoli si contraggono, stringono le vene e aiutano il flusso sanguigno contro la gravità verso il cuore.
La complicazione più temuta dell’insufficienza venosa è la trombosi venosa. Essa può essere di due tipi: superficiale o profonda.
Lipodermatosclerosi
Fra le complicanze di questa condizione, troviamo la lipodermatosclerosi, un’infiammazione del tessuto sottocutaneo, e le ulcere da stasi venosa, di solito localizzate a livello del malleolo mediale (la parte interna della caviglia). Le ulcere possono formarsi anche a causa del grattamento.
Il ristagno del sangue nelle vene degli arti inferiori e le alterazioni della parete venosa possono causare l’insorgenza di uno stato infiammatorio della vena colpita (flebite) e la formazione di trombi (trombosi venosa).
Particolarmente pericoloso il caso in cui questo fenomeno colpisce le vene profonde dell’arto inferiore (trombosi venosa profonda): un eventuale rilascio di trombi in circolo da queste sedi, infatti, può determinare l’occlusione dei vasi polmonari ed essere causa di edema polmonare.
Trombosi venosa superficiale
La trombosi venosa superficiale, a volte chiamata tromboflebite venosa superficiale, si riferisce ad un coagulo di sangue che si forma in una delle vene superficiali del corpo.
È diverso dalla trombosi venosa profonda, che si verifica nelle vene più profonde del corpo e che può avere gravi conseguenze per la salute se non trattata tempestivamente con un farmaco anticoagulante o un ‘fluidificante del sangue.
Invece, il termine “flebite” significa infiammazione della vena, che può verificarsi in assenza di coaguli, spesso nei casi in cui una vena si irrita a causa di un trauma fisico o dopo un accesso venoso periferico.
La trombosi venosa profonda
La presentazione classica della trombosi venosa profonda è la comparsa improvvisa di dolore, arrossamento e gonfiore di una gamba che si diffonde dal polpaccio alla coscia con marcato gonfiore del dorso del piede e sensazione di durezza lungo il sistema venoso profondo.
Al contrario, può essere completamente silenziosa, o causare una massiccia embolia polmonare che in alcuni casi sfocia in morte improvvisa. Ad ogni modo la presentazione più frequente rimane il dolore toracico con o senza effusione pleurica e grave dispnea (sensazione di mancanza d’aria).
Embolismi minori ripetuti da trombi asintomatici delle gambe favoriscono la comparsa dell’ipertensione polmonare e ridotta tolleranza all’esercizio.
Diagnosi
La patologia viene diagnosticata attraverso l’ecocolordoppler, un esame non invasivo e non doloroso, che si basa sull’utilizzo degli ultrasuoni (come una normale ecografia) per studiare il flusso del sangue all’interno dei vasi sanguigni.
La gravità della malattia viene stabilita su base clinica, esaminando i sintomi (dolore, crampi, pesantezza, prurito, parestesia) e i segni:
- edema.
- Iperpigmentazione.
- Indurimento.
- Dilatazione dei capillari.
- Arrossamento che scompare alla digitopressione.
- Dolore alla compressione del polpaccio.
Insufficienza venosa: cure e terapie
Sono disponibili diversi integratori alimentari e farmaci (definiti venoprotettori) che contribuiscono ad aumentare il tono delle pareti venose, ma che non risolvono la causa che ha determinato il disturbo, che deve, quando possibile, essere trattata.
Viene consigliata la pratica di esercizio sportivo, che mantiene attiva la pompa muscolare che fisiologicamente riporta il sangue verso il cuore, facendolo defluire dagli arti inferiori.
In alcuni casi viene prescritto l’uso delle calze a compressione graduata (elastocompressione), che sostituiscono (o si aggiungono) all’azione fisiologica della muscolatura.
Le varici possono essere asportate con un intervento chirurgico, mentre per ridurre l’impatto estetico delle teleangectasie si può ricorrere a procedure come la terapia:
- sclerosante.
- Fleboterapia.
- Laserterapia.
Rimedi e dieta per l’insufficienza venosa
Alimentazione e insufficienza venosa
Come detto in precedenza, il controllo del peso è fondamentale per evitare l’insorgere dell’insufficienza venosa. Obesità e sovrappeso caricano gli arti di un lavoro più pesante, rallentando così il flusso del sangue dalle gambe verso il cuore.
Fondamentale seguire un’alimentazione sana e bilanciata, come la Dieta Mediterranea, che prevede il consumo di almeno 5 porzioni di frutta e verdura al giorno. Molto importante anche bere tanta acqua, almeno di 1,5 litri al giorno. Infatti, l’idratazione è alla base di un buon funzionamento del sistema cardiovascolare.
Quali sono i cibi ritenuti più efficaci contro la fragilità capillare?
Frutti rossi
Mirtilli, ribes e more sono ricchissimi di antociani, antiossidanti della famiglia dei flavonoidi che mantengono in salute i capillari sanguigni.
Sono particolarmente utili per il microcircolo che, quando non è ben funzionante, è causa di ritenzione idrica, cellulite e vene varicose, con conseguente gonfiore e senso di pesantezza alle gambe.
Particolarmente raccomandati anche i succhi di frutta veri a base di mirtillo, in commercio in qualsiasi supermercato.
Ananas
L’ananas è un eccellente alleato contro la ritenzione idrica. Questa capacità è legata alla bromelina, un enzima presente nel gambo che svolge un’azione antinfiammatoria e stimola l’eliminazione dei liquidi.
Così l’ananas, ha un effetto drenante e aiuta a sfiammare i tessuti gonfiati dal ristagno dei liquidi. Conseguentemente, contribuisce a tenere lontani disturbi come gonfiore e pesantezza alle gambe.
Frutta e verdura ricche di vitamina C
Tra le molteplici proprietà della vitamina C, c’è anche quella di aiutare il miglioramento della circolazione, evitando edemi e accumuli di tossine nei tessuti. L’acido ascorbico, oltre a essere un toccasana per rinforzare il sistema immunitario, combatte quindi gonfiore e pesantezza di gambe.
Porta in tavola i cibi che ne sono più ricchi:
- peperoni, soprattutto crudi.
- Limoni
- Fragole
- Kiwi
- Peperoncino.
Quali cibi evitare?
La prima regola è evitare tutti quei cibi che contribuiscono al sovraccarico di vene e arterie, così come a un’eventuale aumento di peso.
Poi è importante ridurre alimenti quali:
- Sale. Una dieta troppo ricca di sale, può contribuire alla comparsa di disturbi venosi. Preferibile ridurre il sodio a favore di una più ampia varietà di spezie, che insaporiscono i tuoi piatti senza conseguenze dannose per la salute.
- Grassi saturi. Tra i principali nemici di vene, arterie, poiché contribuiscono in modo consistente ai problemi di circolazione.
- Zuccheri semplici. Troppi zuccheri sono causa di aumento di peso, che andrebbe sempre tenuto sotto controllo se si soffre di insufficienza venosa;
- Alcol. Se si soffre di insufficienza venosa, meglio limitare le bevande alcoliche e il caffè.
Come prevenire l’insufficienza venosa
Se esiste una famigliarità con questa malattia, la prevenzione diventa particolarmente preziosa.
Il punto centrale della prevenzione è l’attività fisica. In generale, è preferibile puntare su sport che non richiedano scatti bruschi: fare moto muovendo le gambe per tenere attiva la circolazione, possibilmente con lunghe camminate o con il nuoto.
Anche controllare il peso e seguire un’alimentazione sana ed equilibrata, aiutano a contrastare l’insorgenza di questa patologia.
Se fai un lavoro molto sedentario, ricordati di muovere spesso le gambe, sollevando i polpacci per favorire la circolazione. Anche indossare calze elastiche è un rimedio utile per combattere il ristagno di sangue nei capillari, così come alzare un pochino il letto (circa 30 gradi) nella zona in corrispondenza dei piedi.
Cosa non fare
Ci sono alcuni comportamenti che sarebbe bene evitare se soffri di insufficienza venosa o hai una predisposizione famigliare alla malattia. Tra queste:
- Portare spesso scarpe con tacchi alti ( sopra i 5 cm). Le scarpe basse fanno lavorare di più i muscoli, proteggendo l’integrità delle vene.
- Indossare abiti molto aderenti, intimo stretto o qualsiasi tipo di abbigliamento che ostacoli il flusso del sangue;
- Stare in piedi a lungo o seduti nella stessa posizione. In particolare, evitare le gambe incrociate.
- Fumare.
- Rimanere al sole per lunghi periodi o fare bagni e docce molto calde.
Fonti
- Chan TK. Deep vein thrombosis. Hong Kong Med J. 2002 Dec;8(6):392-3. PMID: 12459593- Pubmed.
- Evans NS, Ratchford EV. Superficial vein thrombosis. Vasc Med. 2018 Apr;23(2):187-189. doi: 10.1177/1358863X18755928. Epub 2018 Feb 11. PMID: 29431059.