Sommario
Per gozzo tiroideo si intende l’aumento di volume della tiroide, la ghiandola endocrina situata alla base del collo.
Si tratta di una ghiandola che è una vera e propria cabina di regia, poiché controlla molte importanti funzioni dell’organismo come l’attività cardiaca, il metabolismo basale, l’utilizzo di zuccheri e grassi, l’attività neuromuscolare, e il corretto sviluppo del sistema nervoso nel feto.
I sintomi del gozzo possono essere lievi o del tutto assenti. Molto però dipende dalle dimensioni della tiroide e dall’alterazione della sua funzionalità (iper o ipo tiroidismo). Se il gozzo è abbastanza grande, infatti, possono verificarsi problemi a livello respiratorio.
È la carenza di iodio una delle cause principali del gozzo.
Cos’è il gozzo tiroideo
Il gozzo o struma tiroideo è un aumento irregolare della ghiandola tiroidea non dovuto a tiroidite (infiammazione della tiroide) o a neoplasia. La sua dimensione può variare da persona a persona e, se raggiunge un volume significativo, può causare problemi non solo a livello respiratorio ma anche nella deglutizione.
Ma cos’è la tiroide? È una ghiandola di piccole dimensioni, con una forma simile a una farfalla, situata nella parte anteriore del collo, davanti alla laringe e alla trachea.
È composta da due lobi laterali e la sua funzione principale è secernere gli ormoni tiroidei T3 (triiodiotironina) e T4 (tiroxina) composti da tironina e iodio. Quest’ultimo è un micro elemento indispensabile per la sintesi di questi ormoni.
La produzione degli ormoni tiroidei è, a sua volta, controllata dall’ormone tireostimolante (TSH) secreto dall’ipofisi, una ghiandola del nostro cervello.
Tali ormoni regolano quindi importanti funzioni dell’organismo, come la respirazione, il battito cardiaco, la temperatura corporea, lo sviluppo del sistema nervoso centrale, la crescita corporea, ecc.
Fabbisogno giornaliero di iodio (μg/die)
Età | Raccomandato | Massimo |
0-7 anni | 90 | 200 |
8-12 anni | 120 | 600 |
Adulti | 150 | 600 |
Gravidanza e allattamento | 250 | 600 |
Il gozzo può essere dovuto, pertanto, a un ingrossamento complessivo della tiroide, oppure a una crescita cellulare anomala che forma uno o più grumi (noduli) all’interno della tiroide stessa.
La presenza del gozzo, tuttavia, non comporta sempre un cambiamento della funzione tiroidea. Infatti, ci sono gozzi “normo-funzionanti”, altri, invece, sono associati a ipotiroidismo e/o ipertiroidismo.
La causa più comune di gozzo è dunque un’inadeguata sintesi di ormoni tiroidei, dovuta solitamente alla carenza di iodio nell’alimentazione, ma non solo.
Il trattamento, invece, dipende dalla causa scatenante, dai sintomi e dalle complicazioni. Secondo le statistiche, sono circa 6 milioni in Italia le persone affette da gozzo.
Ci sono due tipi principali di gozzo, che si differenziano in base all’aspetto della tiroide ingrossata:
- Gozzo diffuso: la tiroide è aumentata di volume e la sua superficie è liscia alla palpazione.
- Gozzo nodulare: sono presenti dei noduli all’interno della tiroide che ne rendono la superficie irregolare alla palpazione.
Sintomi del gozzo tiroideo: come si manifesta e quando
Non sempre il gozzo si manifesta con sintomi specifici, quindi può essere difficile anche accorgersi di averlo. Tuttavia, il sintomo più evidente è un gonfiore visibile alla base del collo, che si muove quando si deglutisce.
A volte però il rigonfiamento comprime i tessuti circostanti causando:
- Tosse
- Disfonia
- Difficoltà a respirare o a deglutire.
Nei soggetti con tiroidite subacuta (un’infiammazione acuta della tiroide), la ghiandola è anche dolente al tatto.
Tipologie del gozzo tiroideo
La classificazione del gozzo si esegue in base alla sua eziologia (le cause).
Il gozzo endemico
È causato da una carenza di iodio nell’alimentazione che comporta, come diretta conseguenza, un aumento della dimensione della tiroide. Si definisce endemico se è presente in più del 10% degli adulti o del 20% della popolazione scolare di una specifica area geografica.
Le zone più colpite sono solitamente quelle montane. Riguarda maggiormente il sesso femminile e può manifestarsi a tutte le età, con comparsa tanto più precoce quanto minore è la concentrazione di iodio nella dieta.
A parte l’aspetto estetico, il gozzo è un fattore di rischio per il carcinoma della tiroide e può causare problemi nello sviluppo del cervello del feto, durante la gravidanza.
In Italia, grazie alle strategie di prevenzione, il gozzo endemico è stato quasi del tutto debellato.
Gozzo sporadico o familiare
Le cause, in entrambi i casi, sono riconducibili ad alterazioni genetiche delle strutture cellulari che si occupano del trasferimento intraghiandolare dello iodio, mediato dal recettore del TSH.
Ciò che differenzia le due forme è il momento in cui accade la mutazione:
- Nella forma familiare, è trasmessa dai genitori ai figli ed è, quindi, presente fin dalla nascita, anche se può manifestarsi in momenti successivi.
- Nella forma sporadica, la mutazione può verificarsi in qualsiasi momento della vita.
Tali alterazioni, tuttavia, possono essere determinate anche dall’interferenza di sostanze chimiche, farmacologiche e dalla dieta, come vedremo di seguito.
Gozzo multinodulare
Una tiroide aumentata di volume può comunque conservare la sua morfologia (gozzo diffuso) oppure subire un cambiamento nodulare (gozzo uninodulare e multinodulare).
Ciò accade quando l’iperplasia (crescita di volume di un organo) riguarda in modo non uniforme alcune aree della tiroide. Le cause sono molteplici, alcune ancora non del tutto note, mentre altre sono imputabili a processi neoplastici o infiammatori.
Per gozzo nodulare si intende quindi un accrescimento della ghiandola tiroidea dovuto a nuovi follicoli che si raggruppano, dando vita a una struttura che altera l’aspetto generale dell’organo.
Le caratteristiche di un gozzo nodulare sono molto variabili. Può esserci una distribuzione di noduli piccoli, isolati o raccolti in grappoli sulla tiroide, che non la modificano più di tanto nelle dimensioni e nella forma.
In altri casi, invece, si può sviluppare un unico grande nodulo o più noduli di dimensioni più grandi e facilmente individuabili palpando la tiroide.
Non è ancora possibile identificare una causa specifica per la comparsa dei noduli del gozzo. Solitamente si devono a uno stimolo continuo da parte del TSH oppure a una crescita anomala di follicoli morfologicamente alterati.
Cause e soggetti a rischio
E’ la carenza di iodio la causa più frequente delle patologie tiroidee. L’incidenza delle disfunzioni tiroidee, sia benigne sia non, è ancora in crescita, anche per il miglioramento delle metodiche diagnostiche.
Lo iodio è un elemento essenziale dell’ormone tiroideo ed è assunto dall’organismo grazie all’alimentazione.
La carenza iodica è dunque fra i più importanti fattori di rischio. Storicamente è sempre stata più diffusa nelle zone di montagna. Oggi, tuttavia, queste differenze territoriali non sono più così marcate, anche per un cambiamento delle abitudini alimentari.
Uno scarso apporto di iodio con la dieta, che compromette la produzione ormonale tiroidea, può provocare, in base all’età e all’entità, alterazioni dello sviluppo, deficit neurologici e gozzo, con possibile formazione di noduli o ipo e ipertiroidismo.
Ma possono esserci anche altri aspetti, vediamo quali sono.
Fattori di rischio
- Predisposizione genetica.
- Alterazioni del sistema immunitario (come nella tiroidite di Hashimoto o nella malattia di Graves).
- Infezioni.
- Alterazioni metaboliche.
- Esposizione a radiazioni ionizzanti.
- Tiroide poco attiva (ipotiroidismo): nel caso in cui la produzione ormonale sia insufficiente, la tiroide cerca di compensare con un aumento di volume.
- Tiroide troppo attiva (ipertiroidismo): un’aumentata produzione di ormoni tiroidei può comportare un aumento del volume della ghiandola.
- Gravidanza e menopausa, perché i cambiamenti nei livelli ormonali possono influenzare la funzione della tiroide.
- Tiroiditi cioè i processi infiammatori.
- Noduli, singoli o multipli, all’interno della tiroide.
- Tumori della tiroide.
- Fumo, poiché il tabacco contiene una sostanza, il tiocianato, che può interferire con il metabolismo dello iodio.
- Farmaci come gli immunosoppressori e il litio.
Quindi, in tutti questi casi, il gozzo può essere considerato come l’espressione di un’insufficienza funzionale della tiroide o per deficit della ghiandola stessa, permanente o transitorio, o per deficit delle sostanze necessarie per la produzione di un ormone tiroideo efficiente.
Un’alterazione della funzione tiroidea determina una diminuzione della concentrazione di T3 e T4 che, attraverso un meccanismo di feedback, innesca una conseguente secrezione compensatoria di TSH.
Quest’ultimo, a sua volta, stimola le cellule della tiroide, in particolare esercita un’azione trofica sull’epitelio follicolare, determinando l’iperplasia (aumento delle dimensioni di un organo) che è alla base della patologia gozzigena.
Il perdurare dell’esposizione ai fattori di rischio e il protrarsi della stimolazione adattativa causano modifiche strutturali dell’organo.
Gozzo tiroideo: diagnosi ed esami strumentali
Se toccando il collo si avverte un rigonfiamento è meglio rivolgersi al proprio medico. Durante la visita, palpando il collo, il medico può rilevare un ingrossamento della tiroide o la presenza di uno o più noduli.
Poi, in base all’esame obiettivo, il gozzo è classificato in diversi gradi:
- Zero: tiroide non palpabile.
- Uno: palpabile, visibile solo durante la deglutizione o in cui siano presenti noduli, anche se non visibili o palpabili.
- Tre: visibile anche in posizione normale del collo.
Dopo la visita, quindi, si possono eseguire ulteriori test e analisi per la diagnosi, che possono includere: test di funzionalità tiroidea. Attraverso un esame del sangue si misura la quantità di TSH e i livelli di T3 e T4 prodotti dalla tiroide.
Questi test servono per verificare se il gozzo è associato a un aumento o a una diminuzione della funzione tiroidea.
• Test anticorpale. Serve per rilevare la presenza di anticorpi collegati a una malattia autoimmune, come il morbo di Hashimoto o il morbo di Graves.
• Ecografia. L’ecografia permette di rivelare le dimensioni della ghiandola tiroidea e l’eventuale presenza di noduli.
• Assorbimento di iodio radioattivo. Si somministra una piccola quantità di iodio radioattivo per misurare la quantità e la velocità con cui la tiroide la assorbe. È un esame che può aiutare a determinare la causa del gozzo.
• Biopsia. Si esegue un’aspirazione con un ago sottile per ottenere un campione di tessuto dai noduli e verificare l’eventuale presenza di cellule cancerose.
Gozzo tiroideo: cure, terapie e rimedi
Il tipo di trattamento dipende dalle dimensioni del gozzo, dai segni e sintomi e dalla causa sottostante. Se il gozzo è poco sviluppato e la funzione tiroidea è normale, il medico può anche adottare un approccio “attendista” con controlli regolari.
Tra i diversi orientamenti terapeutici comunque possono esserci:
Farmaci
Uso di farmaci, per aumentare o abbassare la produzione di ormoni e ridurre il volume del gozzo. Una tiroide ipoattiva è trattata con farmaci che sostituiscono il T4 come la levotiroxina.
Invece, una tiroide iperattiva può essere trattata con un farmaco che interrompe la produzione di ormoni. Il più usato è il Metimazolo. Per bloccare le attività ormonali si possono assumere anche farmaci beta-bloccanti che interrompono l’eccesso di ormoni tiroidei e riducono i sintomi.
Chirurgia
Nei casi più gravi può essere necessario un intervento chirurgico per rimuovere tutta o parte della ghiandola tiroidea (tiroidectomia totale o parziale). In questo modo si risolvono anche le possibili complicanze come la difficoltà a respirare o a deglutire.
Trattamento con iodio radioattivo
Lo iodio radioattivo è usato in caso di tiroide iperattiva. La dose di iodio radioattivo è assunta per via orale. La tiroide assorbe lo iodio radioattivo, che distrugge le cellule della tiroide.
Il trattamento abbassa o blocca la produzione di ormoni e può ridurre le dimensioni del gozzo.
Prevenzione del gozzo tiroideo
Accanto ad una dieta ricca di cibi a più alto contenuto di iodio (come pesce, latte, formaggi, ecc.), la iodioprofilassi è la più efficace forma di prevenzione delle disfunzioni tiroidee, tra cui il gozzo diffuso e nodulare.
Consente, infatti, il corretto sviluppo dei bambini già nella fase prenatale ed è facilmente realizzabile mediante l’uso di sale iodato (con iodio aggiunto) nella preparazione dei cibi.
In Italia, le indagini dell’Osservatorio Nazionale per il Monitoraggio della Iodoprofilassi evidenziano che il sale iodato è utilizzato dal 70% della popolazione.
Un momento importante per la prevenzione è rappresentato dalla gravidanza, in cui l’apporto iodico giornaliero raccomandato è quasi il doppio (circa 250-300 microgrammi/die).
Dal 1997 è attiva anche in Italia una campagna di educazione alimentare su “Sale nell’alimentazione per la profilassi della carenza iodica e la prevenzione dell’ipertensione”. Tuttavia il consumo e la vendita di sale iodato, nel nostro Paese, sono ancora troppo scarsi (circa il 3% di tutto il sale alimentare).
Poco sale ma iodato
Sappiamo che per il corretto funzionamento della tiroide è necessario assumere giornalmente la giusta quantità di iodio che per un adolescente o adulto, come abbiamo visto, è pari a 150 microgrammi al giorno e per una donna in gravidanza 250.
La fonte principale per il nostro organismo è l’alimentazione. Tuttavia nelle verdure molto dipende dalla presenza di iodio nel terreno di coltivazione, mentre per i cibi di origine animale dipende dallo iodio presente nell’alimentazione dell’animale stesso.
Invece, gli alimenti che ne contengono di più sono pesci, crostacei e uova.
Secondo i dati scientifici comunque la quantità media di iodio assunta con la dieta è insufficiente per il fabbisogno giornaliero. Infatti, l’unica soluzione è introdurre il sale iodato che ha lo stesso aspetto, sapore e odore del sale da cucina. L’unica differenza è che si tratta di un sale cui sono stati aggiunti dei sali di iodio.
Quanto sale iodato assumere?
Un grammo di sale arricchito di iodio fornisce 30 microgrammi di iodio in più (nel caso di un adulto, 1/5 di quello che è necessario assumere ogni giorno).
È comunque necessario, al tempo stesso, ridurre il consumo abituale di sale (cloruro di sodio). Infatti, elevati apporti di sodio aumentano il rischio di malattie cardiovascolari, soprattutto attraverso l’aumento della pressione arteriosa.
La cosa migliore è utilizzare sempre il sale arricchito di iodio, ricordando però di ridurre i nostri consumi di sale per raggiungere un compromesso tra gusto e prevenzione dei rischi legati al sodio.
Fonti
- Istituto Superiore di Sanità.
- Mayo Clinic. Goiter.
- Endocrinologia Oggi.
- C. Chiesa, Classificazione SIAPEC 2014: nostra esperienza nella predittività diagnostica di malignità nella categoria indeterminata della tiroide, Università Sapienza di Roma.
- C. Panunzi, Gozzo e deficit iodico, Quadri clinici, Associazione Medici Endocrinologi.
- Ministero della Salute, Iodio e salute.
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