Il 28 luglio è la Giornata Mondiale contro l’Epatite, una malattia che riguarda più di 320 milioni di persone in tutto mondo, affetti per la maggior parte da epatite di tipo B e C.
Si celebra in questa data in onore di Baruch Samuel Blumberg (nato appunto il 28 luglio), Premio Nobel per la medicina nel 1976 per le sue scoperte sul virus dell’epatite B e gli studi sul primo vaccino antiepatite.
Che cos’è l’epatite
L’epatite è un’infiammazione del fegato causata principalmente da virus e che può essere anche fatale. La parola “epatite” deriva dal greco hêpar, (fegato), mentre il suffiso -ite indica la presenza di un processo infiammatorio.
Esistono cinque principali ceppi del virus dell’epatite, denominati tipi A, B, C, D ed E. La differenza risiede nella modalità di trasmissione, nella gravità della malattia, distribuzione geografica, prevenzione e approcci terapeutici. I più diffusi sono quelli di tipo A, B e C.
Epatite A, B e C
L’epatite A si trasmette per via oro-fecale, non cronicizza e si può risolvere in tempi brevi. I virus delle epatiti B e C, invece, si trasmettono attraverso i fluidi corporei (quindi sangue, sperma e liquidi vaginali), anche da madre infetta al neonato durante il parto. Tendono a cronicizzare e possono provocare nel tempo cirrosi e tumore epatico.
Alcuni tipi di epatite si possono prevenire con la vaccinazione. Uno studio dell’OMS ha evidenziato che circa 20 milioni di morti si potrebbero evitare nei Paesi poveri e in via di sviluppo entro il 2030 proprio attraverso le vaccinazioni, test diagnostici, terapia farmacologica mirata e campagne educative. La strategia globale dell’OMS mira a ridurre le nuove infezioni da epatite del 90% e i decessi del 65% tra il 2016 e il 2030.
Epidemiologia in Italia
Dal 1 gennaio al 31 dicembre 2019, il Sistema Epidemiologico Integrato delle Epatiti Virali Acute, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità, ha evidenziato una riduzione dell’incidenza dell’epatite A rispetto al 2018, mentre per l’epatite B e C i tassi restano stabili, al di sotto di 0,5 casi per 100.000. Nel 2019 si è però raggiunto un picco relativo all’epatite E, con un numero di casi segnalati raddoppiato rispetto al 2018. Un incremento che ha portato alla necessità di un approfondimento epidemiologico sui casi di epatite E.
Le regole d’oro della prevenzione
L’igiene è fondamentale per prevenire le epatiti. È dunque importante quando si viaggia in Paesi ad alto rischio di infezione:
- Non bere acqua non imbottigliata e sigillata
- Non usare il ghiaccio
- Evitare cibi crudi, anche frutta a verdura non lavate e disinfettate
- Lavarsi spesso le mani con il sapone o con soluzioni disinfettanti.
Per quanto riguarda, invece, le epatiti B e C, che si contraggono prevalentemente attraverso i rapporti sessuali non protetti e il sangue, ecco le regole da adottare:
- Non scambiarsi oggetti personali che sono stati in contatto con fluidi corporei di persone affette (siringhe, rasoi, spazzolini indumenti, ecc.)
- Evitare i rapporti sessuali senza protezione
- Attenzione all’igiene per piercing e tatuaggi.
Fonti esterne: Ministero della Salute
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