Sommario
L’epatite B è un’infiammazione del fegato causata dal virus HBV. Si tratta di un virus altamente infettivo. Il nome deriva dal greco hepato (fegato) e itis (infiammazione).
Secondo le statistiche, infatti, nel mondo sono circa 250 milioni le persone con infezione cronica da Epatite B; di queste, solo il 10% sa di essere portatore della malattia. Inoltre, secondo l’OMS, nel 2015 sarebbero stati circa 800.000 i decessi per le conseguenze della patologia.
Il virus si può trasmettere da madre a figlio durante il parto e attraverso il contatto con il sangue o altri fluidi corporei, inclusi i rapporti sessuali non protetti con un partner infetto. Il contagio può avvenire anche con la condivisione di aghi, siringhe infette, rasoi o altri strumenti non sterilizzati.
Il vaccino e una maggiore informazione sui comportamenti a rischio sono la più efficace forma di prevenzione.
Il rischio di sviluppare un’infezione cronica del fegato, che può comportare nel tempo conseguenze anche gravi (come la cirrosi epatica e il carcinoma del fegato), è più elevato quando il contagio avviene nei primi anni di vita.
Il vaccino e una maggiore informazione sui comportamenti a rischio sono la più efficace forma di prevenzione. Dal 2019 la vaccinazione è raccomandata soprattutto nei bambini molto piccoli (4-12 mesi) e negli adolescenti (prima dell’inizio dell’attività sessuale).
Epatite B: cos’è
Le epatiti sono patologie infettive del fegato, originate da virus. Ci sono cinque diverse forme di epatite, provocate da cinque virus differenti:
- A causata dal virus HAV
- B causata dal virus HBV
- Epatite C causata dal virus HCV
- D causata dal virus HDV
- E causata dal virus HEV.
L’Epatite B è una malattia molto contagiosa che colpisce il fegato ed è causata dall’HBV, un virus a DNA con una struttura molto compatta (appartenente alla famiglia degli hepadnavirus).
Si tratta di un virus piuttosto resistente, capace di vivere circa 7 giorni nell’ambiente.
Si trasmette venendo a contatto con sangue o fluidi corporei infetti (sperma, liquido vaginale, secrezioni organiche) oppure per via verticale, cioè da madre a figlio durante il parto.
Quindi, il contagio può avvenire principalmente:
- Attraverso rapporti sessuali non protetti (compreso il sesso orale o anale), con soggetti infetti da HBV.
- Tramite trattamenti cosmetici o chirurgici eseguiti con strumenti non sterilizzati (piercing, tatuaggi, agopuntura, manicure/pedicure, rasatura dal barbiere, ortodonzia).
- Mediante lo scambio di aghi, siringhe infette o altri utensili (come cucchiai e recipienti utilizzati per la preparazione della droga prima dell’iniezione), tra i tossicodipendenti.
- Per via verticale o perinatale, cioè trasmissione da madre a figlio durante la gravidanza o il parto.
I tempi di incubazione sono piuttosto lunghi (circa sei mesi). Nella maggioranza dei casi chi è affetto da Epatite B non presenta sintomi e raramente l’infezione porta al decesso.
Però, l’aspetto più insidioso di questa malattia è la cronicizzazione, che si verifica in base all’età del soggetto. Infatti, l’infezione cronica si sviluppa nell’80-90% dei bambini contagiati fin dalla nascita dalla madre, si riduce al 10% nei bambini più grandi e arriva al 5% negli adulti.
L’epatite cronica può poi evolvere nel tempo in cirrosi (alterazione irreversibile del fegato e della sua funzionalità), insufficienza epatica e in tumore.
Tuttavia, nella maggior parte dei casi, dopo la fase acuta, la malattia può evolvere in una guarigione spontanea. Infatti, molte persone non si accorgono nemmeno di essere state infettate.
Che cos’è l’epatite fulminante?
È una patologia molto rara caratterizzata da una rapida ed estesa necrosi (nel giro di qualche giorno, al massimo settimane) del tessuto epatico.
La “morte” degli epatociti causa una riduzione delle dimensioni del fegato che non è più in grado, quindi, di svolgere la sua funzione. Può essere causata dal virus dell’Epatite B, ma anche da:
- abuso cronico di alcol
- sostanze stupefacenti
- uso prolungato di farmaci.
Il tasso di mortalità è molto elevato e il trattamento richiede un trapianto di fegato, poiché non ci sono al momento farmaci efficaci.
Anatomia del fegato
Il fegato è un organo molto complesso e svolge moltissime funzioni vitali legate al metabolismo.
Si tratta della ghiandola più grande della cavità addominale. Si trova sotto il diaframma ed è situato tra diaframma, colon traverso e stomaco. Ha una forma che ricorda un triangolo in cui la parte più ampia si estende verso il fianco destro.
Svolge una funzione disintossicante, poiché aiuta il corpo a eliminare tossine e sostanze nocive attraverso la bile e le urine.
È anche un deposito di sostanze nutritive, come zuccheri, vitamine e sali minerali, con lo scopo di rifornire i vari organi in caso di bisogno.
Produce, inoltre, la bile che è una sostanza fondamentale nel processo digestivo e nell’assimilazione dei nutrienti (soprattutto i grassi) da parte dell’intestino.
Un fegato sano è in grado di rigenerare rapidamente le proprie cellule e i propri tessuti danneggiati.
Suddiviso in due lobi, il fegato è lungo circa 20 cm e pesa circa 1-1,5 kg.
Le principali funzioni del fegato
Ecco le principali funzioni del fegato.
- Produce la bile, una sostanza necessaria per assorbire i grassi a livello intestinale.
- Svolge la gluconeogenesi, il processo di produzione del glucosio per nutrire i tessuti e le cellule del nostro corpo.
- Produce il fibrinogeno e la trombina, due sostanze necessarie per la coagulazione del sangue.
- È un deposito di vitamina B12, ferro e rame da usare in caso di necessità.
- Demolisce ed elimina le sostanze di scarto non più necessarie, così come le sostanze tossiche.
- Sintetizza una parte del colesterolo circolante. In caso di un’alimentazione troppo ricca in grassi o in caso di predisposizione genetica, può aumentarne la produzione. Quindi, più s’ingeriscono grassi, assumendo cibi fritti, formaggi grassi, ecc., più il fegato produce colesterolo.
Infine, svolge una funzione forse poco conosciuta: nei primi tre mesi di gestazione produce i globuli rossi nel feto, in attesa che il midollo osseo si sviluppi completamente.
Come si manifesta la malattia
L’Epatite B causa un’infezione acuta del fegato, che può evolvere in 4 modi diversi, anche a seconda della reazione immunitaria di chi contrae l’infezione.
- Fase acuta, con guarigione e conseguente immunizzazione dal virus.
- Infezione cronica. Il sistema immunitario non riesce a sconfiggere completamente il virus e, quindi, l’infezione non guarisce ma resta latente. In questo caso, la presenza del virus persiste nell’organismo, anche per molti anni e il soggetto diventa portatore della malattia. Dopo 10-30 anni tuttavia questa condizione può evolvere in cirrosi epatica o in carcinoma del fegato.
- Epatite fulminante (abbastanza rara, con un caso su 100, ma un alto tasso di mortalità). Il sistema immunitario per difendersi dal virus attacca il fegato danneggiandone le funzioni organiche. In questi casi, può essere necessario anche un trapianto di fegato.
- Fase inattiva (portatore sano). Il virus è presente nell’organismo senza provocare danni epatici. È una fase che può durare anche tutta la vita, senza particolari conseguenze.
Epidemiologia
Grazie alla vaccinazione obbligatoria introdotta nel nostro Paese nel 1991, il numero dei soggetti affetti da Epatite B e dei portatori cronici si è molto ridotto. L’incidenza, infatti, è passata da 12 casi ogni 100.000 abitanti nel 1985 a < 1 caso ogni 100.000 abitanti nel 2012.
Sempre nel 2012, i casi noti di infezione sono stati 358, in cui la fascia di età più colpita è quella tra i 35 e i 54 anni e tra gli ultra 55enni.
Il 17% delle infezioni acute riguarda poi gli immigrati, soprattutto provenienti dall’Europa dell’Est. In Europa, nel 2011, sono stati 17.025 i casi di Epatite B. La fascia di età più colpita è 25-34 anni.
Nel mondo, invece, si stimano circa 250 milioni di portatori del virus e tra i 600.000 e gli 800.000 decessi a causa delle conseguenze della malattia, ancora endemica in molte zone dell’Africa, Cina, India, Indonesia e Amazzonia.
Che cosa succede se si contrae l’Epatite B
Nei primi sei mesi dall’infezione si parla di “fase acuta” che si può distinguere in asintomatica e sintomatica.
Asintomatica
L’età al momento del contagio è importante per il futuro decorso della malattia.
Infatti, se si contrae l’Epatite B durante il parto o nella prima infanzia, l’infezione solitamente si presenta senza sintomi.
Anche negli adulti, almeno nel 50-70% dei casi, l’andamento è asintomatico, e l’infezione è diagnosticata, dopo qualche settimana dal contagio, grazie a specifici esami del sangue (antigene HBS, anticorpi IgM, alti valori delle transaminasi).
Sintomatica
I sintomi dell’Epatite B si manifestano, generalmente, dopo circa sei mesi dal contagio (periodo di incubazione).
Tra il 30 e il 50% delle infezioni in età adulta, il sintomo più evidente è l’ittero (colorazione giallognola della pelle), ma i primi segni dell’infezione sono a-specifici (febbre, stanchezza, dolori articolari, inappetenza, disturbi gastrointestinali).
Tutti questi disturbi possono, tuttavia, sparire dopo alcune settimane. Il virus, infatti, è eliminato dall’organismo che sviluppa anticorpi per affrontare eventuali nuove infezioni.
L’epatite B infine, se non efficacemente contrastata dal sistema immunitario, può evolvere in questo modo:
- 5% delle infezioni contratte da adulti, può progredire in epatite cronica
- 90% dei bambini che l’hanno contratta durante il parto, si cronicizza (nel 30% se si è infettati nella prima infanzia)
- 0,1-0,5% dei casi, il decorso della malattia è severo e può comportare insufficienza epatica grave, cirrosi o tumori del fegato.
Epatite B: come si trasmette
Il virus dell’epatite B (HBV) si trasmette attraverso il contatto con il sangue o con i fluidi corporei.
Negli anni passati era possibile contagiarsi anche con una trasfusione di sangue. Ma attualmente questo rischio è praticamente escluso dai rigidi controlli effettuati sulle sacche di sangue e sugli emoderivati.
Si può essere quindi contagiati:
- Attraverso rapporti sessuali non protetti (senza quindi il preservativo) con partner infetti. Questa è la forma più comune di contagio, per questo motivo l’Epatite B è considerata dall’OMS una MST (Malattia Sessualmente Trasmissibile).
- Mediante lo scambio di aghi e siringhe usate tra i tossicodipendenti.
- Sottoponendosi a pratiche estetiche, come i tatuaggi o il piercing, o a trattamenti medico/chirurgici e ortodontici in un ambiente poco igienico e con strumenti o attrezzature non sterilizzate.
- Tramite una trasfusione di sangue o emoderivati. In Italia questa possibilità è piuttosto rara per i rigidi controlli sulle trasfusioni e le sacche di sangue. Tuttavia, in Paesi in cui tali controlli sono ridotti, la possibilità di contrarre il virus è concreta.
- Condividendo utensili come spazzolino da denti, rasoio, pinzette o tagliaunghie con persone infette. Il virus, infatti, persiste sulle superfici anche una settimana.
- Mediante punture accidentali con aghi usati su persone infette. È il caso degli operatori sanitari come medici e infermieri.
- Durante la gravidanza o durante il parto. Il rischio di contagio del feto da parte della madre che ha contratto l’infezione è, infatti, molto alto. Tutte le donne in gravidanza, quindi, dovrebbero sottoporsi ai test diagnostici per verificare la presenza del virus dell’Epatite B e limitare il rischio di trasmissione al figlio. In caso positivo, infatti, il neonato può essere vaccinato subito dopo la nascita.
- Attraverso il contatto con il sangue di una persona infetta (tramite ferite, tagli, graffi, ecc.).
Come in altre malattie sessualmente trasmissibili, il contagio può avvenire soprattutto da parte dei soggetti asintomatici, che il più delle volte non presentano sintomi rilevanti e non sanno di essere infetti. Quindi, trasmettono senza volerlo, la malattia ad altri.
Quali sono i sintomi dell’Epatite B
Solitamente si manifestano dopo alcuni mesi dal contatto con il virus. Tuttavia, ci sono anche casi totalmente asintomatici e sono la maggioranza.
Il periodo di incubazione del virus è di uno-quattro mesi. Ecco i sintomi.
- Simil-influenzali (spossatezza, dolori articolari, malessere generale).
- Nausea e inappetenza.
- Ittero (colorazione giallastra della pelle e delle sclere, cioè la parte bianca dell’occhio). È un disturbo causato dall’accumulo nel sangue di bilirubina, un pigmento che si forma con la degradazione dei globuli rossi (un normale processo fisiologico) e smaltito dal fegato. Se il fegato è in sofferenza, non riesce a eliminare la bilirubina.
- Feci chiare e urine scure (in caso di malattia grave).
- Dolori al lato destro dell’addome.
In alcuni casi, anche se rari, il danno al fegato può essere così grave da causare un’insufficienza epatica fulminante, che può portare perfino al decesso (1-2% dei casi).
Invece, nelle forme croniche, i sintomi si evidenziano solo quando il fegato è in seria sofferenza e la malattia può evolvere in:
- cirrosi epatica
- insufficienza epatica
- tumore al fegato.
Epatite B: diagnosi
La diagnosi di Epatite B si effettua attraverso alcuni specifici esami del sangue per verificare la presenza di specifici antigeni (come l’HBs e l’HBe che rivelano se è in atto la replicazione del virus) e anticorpi (IgM e IgG).
In caso di cronicizzazione della malattia, l’antigene HBs resta presente nel sangue, al contrario la sua assenza può indicare la guarigione.
Anche l’aumento delle transaminasi è un campanello di allarme, così come l’innalzamento del livello di bilirubina.
Infatti, entrambi i valori indicano uno stato di sofferenza del fegato. È possibile anche verificare direttamente la presenza del virus mediante test specifici (HBV-DNA) utili per monitorare la replicazione virale durante i trattamenti farmacologici.
È comunque il medico a decidere quali test eseguire. Essere positivi ad alcuni esami, non vuol dire avere l’infezione. Potrebbe, infatti, indicare un precedente contatto con il virus che non ha lasciato alcuna conseguenza poiché l’organismo è riuscito a debellare l’infezione. L’interpretazione dei risultati dei test, quindi, è unicamente competenza del medico e spesso è piuttosto complessa.
Come si cura l’epatite B
Negli adulti solitamente il sistema immunitario è in grado di farcela da solo. Nei casi, invece, in cui il decorso della malattia sia molto aggressivo, è necessario un trattamento farmacologico antivirale, così come nei soggetti immuno-compromessi.
Attualmente non esistono farmaci capaci di eliminare del tutto il virus, è possibile però bloccare la sua replicazione, per attenuare il danno epatico.
Tra i vari farmaci disponibili ci sono:
- Epivir
- Viread
- Interferone
- Peginterferone.
Sono antivirali che agiscono bloccando il ciclo vitale del virus e la sua moltiplicazione nell’organismo. Sono medicinali che può prescrivere soltanto il medico.
Se si è esposti al virus dell’Epatite B, si può, dietro prescrizione medica, eseguire subito una profilassi passiva (cioè si somministra tramite un siero una certa quantità di anticorpi specifici già formati modo artificiale) entro le 24 e le 72 ore e avviare la vaccinazione.
Ciò riguarda soprattutto i neonati. Infatti, se gli anticorpi (immunoglobuline anti-HBV) sono somministrati entro dodici ore dalla nascita, il rischio di contrarre l’infezione si riduce del 90%.
La somministrazione di immunoglobuline e la vaccinazione permettono alla neomamma affetta da Epatite B, di allattare il suo bambino in modo sicuro.
Prognosi e decorso dell’epatite B
Sono le cellule epatiche (gli epatociti) il bersaglio del virus. E il sistema immunitario ha solo un modo per combattere il virus: eliminare le cellule contaminate.
Se la reazione dei globuli bianchi non è eccessiva, si eliminano solo pochi epatociti per volta. In caso contrario, invece, il numero di cellule epatiche distrutte è più alto. In questo caso, si può verificare un ingiallimento della cute (ittero), causato da un accumulo di pigmenti biliari (bilirubina), che non sono più eliminati attraverso la bile e che quindi ristagnano nel sangue.
Se la risposta immunitaria non riesce a eliminare il virus, l’infiammazione diventa cronica.
Circa il 90% dei bambini contagiati alla nascita e il 30%-50% di quelli che contraggono la malattia entro i primi 5 anni di vita, diventano portatori cronici del virus HBV.
Mentre solo il 5-10% delle persone contagiate da adulti sviluppa un’infezione cronica di lunga durata, dopo un breve periodo iniziale di infezione acuta.
Complicanze
Le complicanze dell’Epatite B sono rappresentate soprattutto dal tessuto del fegato danneggiato che, nel tempo, è sostituto da tessuto cicatriziale.
Per questo motivo, nel corso degli anni, l’epatite può evolvere in:
- Cirrosi (una malattia cronica e degenerativa del fegato che ne altera la struttura e la funzionalità. Attualmente non esiste una cura, si può solo rallentarne il decorso).
- Insufficienza epatica (cioè il fegato non riesce più a svolgere le sue importanti funzioni metaboliche).
- Tumore.
Epatite B e prevenzione: il vaccino
Per proteggersi dal virus dell’Epatite B è bene evitare situazioni a rischio e vaccinarsi.
Il vaccino è, quindi, particolarmente indicato per il personale sanitario, familiari di soggetti infetti, tossicodipendenti e per chi ha comportamenti sessuali a rischio o più partner occasionali e rapporti non protetti.
Con la legge 165 del 27/05/1991 la vaccinazione antiepatite B diventa obbligatoria a tutti i nati dal 1979 in poi.
Grazie a questa legge, si è appurata una notevole diminuzione dell’incidenza dei casi di Epatite B in Italia. Anche una maggiore informazione e le tante campagne di prevenzione hanno ridotto i comportamenti a rischio.
Il vaccino, ottenuto attraverso tecniche di ingegneria genetica, contiene solo una parte del virus, quindi non è in grado di scatenare la malattia.
Invece, sviluppa la risposta immunitaria dell’organismo. È sicuro ed efficace (nel bambino e nell’adulto) e permette una protezione di lunga durata. Si somministra con un’iniezione intramuscolare.
La vaccinazione contro l’epatite B è anche, seppur in modo indiretto, la prima vaccinazione contro una forma tumorale: il carcinoma epatocellulare.
Quanti richiami fare e effetti collaterali
Nei bambini e negli adolescenti sono previste 3 dosi, con un preciso intervallo che cambia in base all’età.
Ai bambini nati da madre infetta, è necessario somministrare la prima dose entro 12 ore dalla nascita, e contemporaneamente all’iniezione, in altra zona del corpo, delle immunoglobuline specifiche (anticorpi).
La seconda dose è somministrata a un mese di distanza, mentre le successive in occasione della vaccinazione esavalente, seguendo il normale calendario vaccinale.
Si può eseguire alle neomamme anche durante l’allattamento o la gravidanza.
La vaccinazione contro l’epatite B è in genere ben tollerata. Raramente si manifestano delle reazioni localizzate (arrossamento della pelle, fastidio, gonfiore) sul punto dell’iniezione. Sintomi, invece, come cefalea, stanchezza o febbre, sono ancora più insoliti e scompaiono in 1-2 giorni.
Il vaccino, inoltre, è gratuito per le professioni sanitarie e per i familiari di persone portatrici del virus.
Invece, non è consigliato ai soggetti che presentano allergie alle sostanze contenute nel vaccino (come il lievito di birra) o che hanno avuto reazioni avverse alle precedenti somministrazioni.
Epatite B e alimentazione consigliata
Una sana ed equilibrata alimentazione è sicuramente d’aiuto per ridurre il lavoro del fegato e potenziare il sistema immunitario.
Non ci sono particolari limitazioni, ma è meglio prediligere gli alimenti freschi e tenere sotto controllo il peso, poiché il grasso in eccesso potrebbe accumularsi in parte anche nel fegato e peggiorare la situazione.
È bene quindi seguire poche e semplici regole alimentari per sostenere e depurare il fegato.
- Sospendere l’uso di alcolici.
- Eliminare dalla dieta i cibi “spazzatura” come snack, fritti, cibi da fast food o alimenti industriali, ricchi di grassi e additivi.
- Preferire cibi freschi e poco raffinati.
- Evitare pasti troppo abbondanti per non appesantire fegato e intestino o seguire digiuni prolungati.
Prediligere il consumo di frutta e verdura e di alimenti ricchi di omega 3, che svolge anche una funzione antinfiammatoria.
Si consiglia però un abbondante apporto di frutta e verdura, ricche in vitamine antiossidanti, di limitare il sale e di assumere almeno un litro e mezzo di acqua al giorno.
Niente alcolici, mentre è concesso un moderato consumo di caffè.
Anche svolgere un’attività fisica regolare (camminare 30 minuti al giorno può essere sufficiente) è importante, non solo per tenere sotto controllo il peso, ma per migliorare lo stato di salute generale e quello psicologico, riducendo lo stress.
Scopri come depurare il fegato e gli alimenti da inserire nella tua dieta.
Fonti
- Epicentro ISS.
- L’epatite B. Rischi, prevenzione e trattamento, S. Zeuzem.
- Epatite: quale regime dietetico è più appropriato? Fondazione Italiana Fegato Onlus.
- Epatite B, 50 domande e risposte, E. Odenheimer, B. Müllhaupt e A. Cerny.
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