Sommario
La clamidia è un’infezione batterica piuttosto comune in Europa, ma al secondo posto nel mondo dopo l’infezione da Trichomonas vaginalis. Si tratta di una malattia sessualmente trasmissibile (MST) che colpisce più le donne rispetto agli uomini, soprattutto tra i 15 e i 24 anni.
Se non curata, nel 10-20% dei casi, si può sviluppare una malattia infiammatoria pelvica che può causare sterilità e/o infertilità. Molto spesso la malattia è asintomatica e circa il 70% delle donne non sa di esserne affetta, poiché i sintomi sono assenti o molto lievi.
È causata da un batterio, la Chlamydia Trachomatis e la cura si basa sulla terapia antibiotica.
Clamidia: cos’è
È una tra le più comuni malattie sessualmente trasmesse causata da un batterio intracellulare, la Chlamydia trachomatis. Generalmente è asintomatica o si manifesta con sintomi molto lievi.
Per questo motivo chi ne è affetto spesso non sa di esserlo.
Tuttavia le conseguenze a carico dell’apparato riproduttivo, soprattutto nelle donne, possono essere molto gravi. Se non trattata, quindi, può sviluppare una malattia infiammatoria pelvica che, a sua volta, può causare, nel 10-20% dei casi, sterilità.
Il quadro clinico tipico in entrambi i sessi, nei casi sintomatici, è comunque l’uretrite, con bruciore urinario e difficoltà nella minzione.
La malattia però colpisce prevalentemente le donne. Infatti, negli uomini che la contraggono, difficilmente si verificano danni permanenti, anche se recenti studi evidenziano una correlazione tra l’infezione da clamidia e la sterilità maschile.
Inoltre, chi è affetto da clamidia è più vulnerabile all’HIV. Cioè rischia 6 volte di più di essere contagiato da HIV durante un rapporto non protetto con una persona sieropositiva.
Chlamydia Trachomatis
La parola chlamydia deriva dal greco chlamys, che vuol dire “spalle ricoperte da un mantello”. Il termine descrive perfettamente il meccanismo di intrusione del batterio nel citoplasma della cellula, che va a “ricoprire” il nucleo della cellula contaminata.
Si tratta quindi di un parassita intracellulare che colpisce esclusivamente il genere umano e che fu isolato per la prima volta nel 1963.
Le specie di Chlamydia responsabili di malattie nell’uomo sono tre:
- Chlamydia trachomatis: colpisce prevalentemente l’uretra, la cervice uterina e il retto. Si diffonde prevalentemente per via sessuale ma può anche essere trasmessa dalle donne in gravidanza ai neonati.
- Chlamydia pneumoniae: è responsabile di infezioni polmonari. Si trasmette per via aerea da persona a persona con la tosse o gli starnuti.
- Chlamydia psittaci: causa la psittacosi, un tipo raro di polmonite. È presente negli uccelli, anche da compagnia, e nel pollame. L’infezione si contrae per inalazione di polvere proveniente dagli escrementi degli uccelli infetti.
Clamidia: epidemiologia
La clamidia è la malattia sessualmente trasmessa più comune tra le donne.
Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), infatti, ogni anno l’impatto dell’infezione da clamidia nel mondo corrisponde a circa 54 milioni di nuovi casi tra le donne adulte (15-49 anni).
Europa
Secondo le stime del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), nel 2017 sono stati circa 410.000 i casi confermati di clamidia, in 26 Stati UE.
L’incidenza è pari a 146 casi ogni 100.000 abitanti. Il Regno Unito è in testa alla classifica con il 56% di tutti i casi di infezione, anche grazie a un programma di screening rivolto ai giovani di età compresa tra 15 e 24 anni, che ha evidenziato un aumento delle diagnosi.
Sempre nel 2017, nelle donne sono stati segnalati circa 234.000 casi rispetto ai 173.000 degli uomini.
La classe di età più colpita è quella tra i 20-24 anni (1.112 casi per 100.000) e 15-19 anni (718 casi su 100.000).
Italia
Secondo i dati dell’osservatorio dell’ISS, i casi di infezione da clamidia sono notevolmente aumentati tra il 2008 e il 2017.
Nel 2017, i centri clinici hanno segnalato 599 nuovi casi, pari al 9,4% di tutte le malattie sessualmente trasmissibili segnalate. La prevalenza è più alta tra i 15 e i 24 anni, rispetto ai soggetti con più di 24 anni (8,6% contro il 2,7%), arrivando all’1,9% dopo i 34 anni.
Tra gli uomini la prevalenza aumenta nei soggetti con più di un partner sessuale negli ultimi sei mesi rispetto a quelli con un solo partner (16,6% contro il 4,5%).
Nelle donne, invece, la prevalenza è più elevata nei soggetti con due o più partner negli ultimi sei mesi (11,1%) e nelle giovani (15-24 anni) (6,8%).
Clamidia: cause e fattori di rischio
La clamidia è una malattia sessualmente trasmissibile quindi i fattori di rischio dipendono soprattutto dai comportamenti individuali. Le donne poi sono maggiormente vulnerabili all’infezione rispetto agli uomini.
Ecco i principali fattori di rischio:
- età inferiore ai 25 anni
- un nuovo partner negli ultimi sei mesi
- partner sessuali con infezioni sessualmente trasmesse negli ultimi sei mesi o ancora in atto
- mancato uso o utilizzo non corretto o discontinuo del profilattico
- aver già contratto un’infezione sessualmente trasmessa
- precedente malattia infiammatoria pelvica
- dolore addominale e/o pelvico senza diagnosi certa
- segni di infezioni urinarie con urino coltura negativa.
Clamidia: sintomi e decorso
Secondo i dati clinici, circa il 70-80% delle donne e il 50% degli uomini sono asintomatici.
I sintomi, anche lievi, si manifestano dopo 1-3 settimane dall’infezione. Tipicamente, tra i primi segni dell’infezione c’è bruciore e difficoltà nella minzione.
L’evidenza clinica principale nelle donne è la cervicite (infiammazione della cervice) che può causare:
- secrezioni mucose filanti
- sanguinamento
- sensazione di bruciore e a volte uretrite (infiammazione dell’uretra), con piuria (pus nelle urine) e disuria (difficoltà nella minzione).
Seguono poi le malattie infiammatorie pelviche (PID – Pelvic Inflammatory Disease) e la salpingite (infiammazione delle tube di Fallopio). Infatti, le infiammazioni pelviche si diffondono dal tratto genitale inferiore e coinvolgono prima le tube di Fallopio e poi le ovaie.
I sintomi iniziali si manifestano quindi con dolore addominale, senso di stanchezza, brividi e febbricola e, successivamente, dolore localizzato nelle pelvi.
Negli uomini, invece, la clamidia può provocare uretrite con secrezioni o sensazione di irritazione e prurito. È possibile anche la comparsa di infiammazione, ingrossamento e dolore ai testicoli (epididimite).
Come si manifesta la clamidia?
I principali sintomi sono quindi:
- nessun sintomo nel 75% delle donne e nel 50% degli uomini
- vaginite con perdite vaginali biancastre
- sanguinamento tra un ciclo mestruale e l’altro
- dolori addominali
- rapporti sessuali dolorosi
- disturbi urinari e bruciori durante la minzione
- fuoriuscita di liquido trasparente dal pene
- arrossamento del glande
- dolore e gonfiore dei testicoli
- infezione del retto con dolore, perdite e sanguinamenti dall’ano (in caso di rapporti anali)
- infezione di gola e cavo orale (in caso di rapporti orali).
Complicanze della clamidia
Se non adeguatamente trattata, la clamidia può evolvere causando serie complicazioni a lungo o a breve termine. Nelle donne, infatti, l’infezione può diffondersi dalla cervice all’utero, tube di Fallopio e peritoneo determinando una malattia infiammatoria pelvica che racchiude diversi quadri clinici come:
- endometrite (infiammazione dell’endometrio)
- parametrite (infiammazione del parametrio, la zona che circonda l’utero)
- salpingite (infiammazione delle tube di Falloppio)
- ooforite (infiammazione delle ovaie)
- peritonite pelvica e ascesso pelvico (che possono comportare dolore pelvico cronico, occlusione delle tube, sterilità, rischio di gravidanza extrauterina e parto prematuro).
Negli uomini, invece, la clamidia può colpire i testicoli causando dolore, febbre e raramente sterilità.
Tra le complicanze, anche se rare, che possono riguardare entrambi i sessi:
- artrite reattiva (o Sindrome di Reiter), che si manifesta con artrite, uretrite, congiuntivite e lesioni muco-cutanee non dolorose.
- Linfogranuloma venereo (doloroso ingrossamento dei linfonodi inguinali e, talvolta, infezione del retto).
Come si trasmette la clamidia?
La clamidia si trasmette attraverso i rapporti sessuali, che siano vaginali, anali o orali.
Se trasmessa mediante un rapporto anale, l’infezione può diffondersi al retto causando proctite (con dolori, perdite muco-purulente e sanguinamenti).
Anche una donna in gravidanza affetta da clamidia può trasmettere l’infezione al neonato durante il parto, che si manifesta con congiuntivite e/o polmonite neonatali.
Clamidia e gravidanza
La clamidia è una malattia “silenziosa” poiché i sintomi possono essere così lievi da non accorgersi di esserne affetti. Può anche rimanere latente per mesi o anni. Per questo motivo, quindi, nel corso della gravidanza non è sempre facile diagnosticarla.
L’infezione si trasmette al neonato al momento del parto, ma non mancano casi di infezione anche durante il cesareo. Al momento del passaggio del nascituro nel canale del parto, il batterio infetta le cellule epiteliali delle mucose a livello della congiuntiva e nasofaringeo.
Infatti, la manifestazione più precoce dell’infezione, entro le prime due settimane di vita, è rappresentata appunto dalla congiuntivite che solitamente è benigna e si risolve anche senza farmaci.
La polmonite da clamidia, esordisce, invece, tra le 2-8 settimane di vita ed è trattata con antibiotici.
Per la donna in gravidanza è indicata la ripetizione del test diagnostico 4 settimane dopo la fine della terapia e, se persistono fattori di rischio comportamentali (più partner o non curati farmacologicamente), il test deve essere ripetuto durante il terzo trimestre di gravidanza. È comunque raccomandata l’astensione dai rapporti sessuali fino a 7 giorni dopo la fine del trattamento anche da parte del partner.
È consigliabile poi lo screening ma solo nelle giovani donne più a rischio (età al di sotto dei 25 anni, promiscuità sessuale o nuovo partner).
Diagnosi
L’infezione da clamidia è diagnosticata mediante test di laboratorio. Questi test permettono di ricercare la clamidia sia in tamponi endocervicali e/o uretrali, che in tamponi vaginali, rettali, orali o in campioni di urine.
I test di laboratorio quindi si effettuano su:
- campione di urina
- tampone rettale
- tampone faringeo
- analisi dello sperma
- tampone cervicale nella donna
- tampone uretrale nell’uomo
In caso di infezione, il test è positivo anche in assenza di sintomi. È consigliabile fare il test in presenza di:
- uretriti con bruciori nella minzione e nei rapporti sessuali per le donne
- bruciore urinario e perdite biancastre dal pene per gli uomini.
In alcuni casi il quadro clinico è molto sfumato e i sintomi sono spesso confusi, nell’uomo, con la prostatite. Generalmente il sospetto di infezione da clamidia deve porsi se i sintomi compaiono dopo rapporti sessuali con nuovi partner.
Se i test risultano positivi, è necessario avvisare i partner sessuali ed è anche raccomandato il test per l’HIV e per la ricerca di altre malattie sessualmente trasmissibili.
È anche consigliabile eseguire i test dopo circa 10-20 giorni da un rapporto sessuale non protetto con partner occasionale o con un nuovo partner.
Trattamento della clamidia
Il trattamento è farmacologico e si avvale di specifici antibiotici prescritti dal medico. Tipicamente si ricorre per via orale all’azitromicina, doxiciclina o in alternativa eritromicina, levofloxacina e ofloxacina, sempre per via orale.
La terapia va assunta subito dopo il risultato positivo al test diagnostico anche da parte dei partner sessuali avuti nei tre mesi precedenti l’insorgenza dei sintomi. Questi ultimi, infatti, devono essere avvisati per i necessari accertamenti e le eventuali cure.
Dopo tre mesi circa poi è necessario effettuare nuovamente il test.
È consigliabile non avere rapporti sessuali sino alla fine della cura per evitare di infettarsi nuovamente. Inoltre, la terapia deve essere seguita da entrambi i partner per essere sicuri di non passarsi nuovamente il batterio.
Cure naturali
L’unico trattamento efficace contro la clamidia è quello farmacologico a base di antibiotici. Tuttavia questi ultimi danneggiano la flora batterica intestinale, quindi è utile l’uso di integratori a base di probiotici per mantenerne la funzionalità.
Possono aiutare anche alcune erbe che hanno un’azione immuno-stimolante e che è possibile assumere contemporaneamente agli antibiotici sotto forma di sciroppi, tisane o gocce.
Tra queste:
- echinacea
- eleuterococco
- aloe
- curcuma
- astragalo
- sambuco
- timo
- zenzero
- rosa canina.
Prevenzione
La prevenzione si basa soprattutto sul corretto uso del preservativo nei rapporti sessuali occasionali, con un nuovo partner o con persone di cui non si conosce lo stato di salute.
Lo screening, cioè la ricerca dell’infezione nei casi asintomatici, è raccomandato nei giovani al di sotto dei 25 anni una volta l’anno, soprattutto in caso di rapporti non protetti con nuovi partner.
In caso di dubbio di infezione rivolgersi subito al proprio medico.
Le 10 regole per un sesso sicuro
- Usare sempre e correttamente il profilattico in tutti i rapporti occasionali e con ogni nuovo partner di cui non si conosce lo stato di salute. La pillola protegge dalle gravidanze indesiderate ma non dalle malattie a trasmissione sessuale.
- Non abusare di alcool o droghe per essere lucidi durante un rapporto sessuale ed evitare comportamenti non idonei alla salute.
- Ridurre il numero dei partner sessuali per evitare il rischio di contagio.
- Evitare rapporti sessuali occasionali senza l’uso del preservativo.
- Se affetti da un’infiammazione, un’ulcera o una lesione nell’area genitale, anale o attorno alla bocca, oppure se si hanno perdite genitali da vagina, pene o ano, evitare i rapporti sessuali. Stessa cosa se è il partner a presentare questi sintomi.
- Evitare i rapporti sessuali mentre si sta seguendo la terapia per una malattia sessualmente trasmissibile.
- In caso di infezione avvisare il proprio partner, avere rapporti sessuali solo con l’uso del preservativo e recarsi dal medico o da uno specialista il prima possibile.
- Effettuare con regolarità i test diagnostici per questa tipologia di malattie e per l’HIV se si hanno numerosi partner occasionali.
- Praticare una accurata igiene intima prima e dopo il rapporto sessuale, in particolar modo se occasionale.
- Evitare il sesso orale in presenza di lesioni della mucosa della bocca o sanguinamento gengivale poiché possono diventare un veicolo di infezione.
Dieta e rimedi naturali
Non ci sono diete specifiche per combattere o prevenire la clamidia, ma alcuni nutrienti possono essere validi alleati per rinforzare il sistema immunitario. Vediamo quali.
- Vitamina C, presente nella frutta come arance, mandarino, limone, kiwi, pompelmo e mela, ma anche nei peperoni, lattuga, cicoria, cavoli, broccoli e prezzemolo.
- Vitamina D contenuta nel pesce, olio di pesce e tuorlo d’uovo.
- Zinco, ferro, selenio e magnesio presenti nel fegato, carne, pesce, latte e derivati, uova, molluschi e semi oleosi.
- Probiotici, tipici degli alimenti fermentati come yogurt, tofu, ecc., aiutano l’attività dell’intestino, un organo fondamentale per l’equilibrio del sistema immunitario.
- Omega 3, contenuti soprattutto nel pesce azzurro, alcuni semi oleosi e nelle alghe.
Sono poi da evitare diete che non prevedono un corretto equilibrio tra i nutrienti come le diete vegane, le diete solo a base di proteine, diete povere di frutta e verdura o quelle basate solo sul consumo di cibi cotti o conservati.
Con la consulenza della Dott.ssa Laura Anelli, Specialista in Ostetricia e Ginecologia, Responsabile del percorso citologico Asl Roma1, Responsabile di Branca Ostetricia e Ginecologia Asl Roma 1.
Fonti
- Istituto Pasteur Italia – Fondazione Cenci Bolognetti, Le infezioni sessualmente trasmesse. Come riconoscerle e prevenirle.
- L’infezione prenatale da Chlamydia trachomatis, D. Baronciani – Unità Operativa di Patologia Neonatale, Ospedale di Lecco.
- Epicentro, ISS.
- MDS.
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