Sommario
La carenza di ferro o sideropenia è una condizione molto diffusa e spesso sottovalutata. Infatti, il ferro è un oligoelemento essenziale per il nostro organismo. Contribuisce alla formazione dei globuli rossi, responsabili del trasporto dell’ossigeno agli organi e tessuti, e svolge un ruolo chiave in molteplici vie metaboliche, tra cui la respirazione, la produzione di energia, la sintesi del DNA e la proliferazione cellulare.
In genere con una carenza di questo minerale si avverte un senso di debolezza e spossatezza. Ma ci sono anche altri segnali a cui prestare attenzione.
In caso di anemia sideropenica i sintomi sono molto evidenti. Questo tipo di anemia, tra le più diffuse, in genere è caratterizzata da: astenia, pallore, capogiri, tachicardia, difficoltà respiratorie. Le cause possono essere diverse e sono soprattutto le donne a essere maggiormente a rischio, in età fertile o in gravidanza, ma anche gli anziani, o persone con altre malattie pregresse.
Per coprire il fabbisogno quotidiano di questo minerale è molto importante seguire un regime alimentare vario ed equilibrato, tuttavia non sempre tale approccio si rivela sufficiente.
Infatti, il ferro basso solo in alcuni casi si può risolvere con l’alimentazione, scegliendo con attenzione cosa mangiare, o con un’adeguata integrazione, ma dipende anche dal livello di gravità e dalla causa scatenante l’anemia. Generalmente, l’utilizzo di integratori a base di ferro è vantaggioso, ed è il trattamento di prima linea più appropriato nella maggior parte dei pazienti, in alcuni casi però non è la soluzione migliore.
Continua a leggere per conoscere quali sono però le cause della carenza di ferro, cosa si intende per anemia sideropenica e quali sono i sintomi.
Cosa si intende per carenza di ferro o ferro basso
La carenza di ferro è una condizione da non sottovalutare, poiché strettamente collegata all’anemia. Abbiamo già accennato al suo ruolo come minerale strutturale necessario per la sintesi dell’emoglobina, la molecola a presente nei globuli rossi (o eritrociti) adibita al trasporto dell’ossigeno alle nostre cellule.
Poco ferro, quindi, vuol dire anche poca emoglobina funzionale nel sangue, e conseguente rischio di anemia sideropenica.
Quanto ferro serve al nostro organismo?
Il quantitativo di ferro necessario per svolgere le funzioni biologiche cambia a seconda dell’età, del sesso, del livello di attività fisica dell’individuo, oltre che in condizioni particolari come la gravidanza.
Un uomo adulto, ad esempio, ha bisogno di circa 10 mg di ferro al giorno, mentre una donna in gravidanza ne richiede circa 27 mg/giorno.
Come sapere se hai carenze di ferro?
L’accertamento di una carenza di ferro, così come dell’anemia, si basa principalmente su un esame del sangue, l’emocromo. Seguono poi il dosaggio dei livelli di ferritina, del ferro circolante (sideremia) e di altri esami che andremo ad approfondire.
Carenza di ferro o anemia sideropenica: cosa c’è da sapere
Chiariamo però un concetto: non sempre in caso di ferro basso parliamo di anemia.
Il termine “anemia” viene utilizzato per descrivere la condizione in cui si ha una ridotta quantità di emoglobina o del numero di globuli rossi.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’anemia è diagnosticata quando i livelli di emoglobina nel sangue sono inferiori ai valori considerati normali:
- Emoglobina inferiore a 13 g/dl (grammi per decilitro) per gli uomini;
- Emoglobina inferiore a 12,0 g/dl nelle donne adulte;
- Emoglobina inferiore a 11,0 g/dl nelle donne in gravidanza.
Oltre a questo valore, anche altri parametri ematologici, come l’ematocrito e la conta dei globuli rossi, possono essere utilizzati per valutare l’anemia e la sua gravità.
Le cause possono essere molteplici, ma parliamo di anemia sideropenica quanto l’anemia è dovuta da una carenza di ferro importante.
Bassi livelli di ferro, in generale, possono portare ad una scarsa ossigenazione dei tessuti, che rende il nostro organismo più debole, senza rappresentare una condizione di anemia.
Gravi carenze di ferro possono portare invece alla comparsa di anemia sideropenica, cioè la condizione in cui nell’organismo si assiste a una scarsa produzione di emoglobina proprio per via di bassi livelli di ferro.
Questo minerale è necessario per formare la struttura chimica di tale molecola e una sua carenza compromette il trasporto di ossigeno attraverso il sangue, provocando seri scompensi al metabolismo.
Ciò che caratterizza l’anemia sideropenica è la carenza di ferro, ma non sempre la causa è da ritrovare in una dieta sbilanciata. Tale condizione si verifica più spesso per problemi di perdite ematiche sostanziose (emorragie) e solo più raramente è associata a malassorbimento intestinale e ad una scarsa assunzione di ferro dal cibo.
Sintomi della carenza di ferro
Spesso i primi sintomi di una carenza di ferro sono sottovalutati o considerati semplici disturbi di altra natura. Infatti, una delle maggiori difficoltà nel diagnosticare il ferro basso o un’anemia in fase iniziale dipende dalla lentezza con cui si sviluppa e dal graduale adattamento dell’organismo.
Tuttavia, ci sono molti segni che possono far pensare a un deficit di ferro prima che diventi anemia. Inizialmente si può manifestare una stanchezza profonda e prolungata o un senso di affaticamento. Oppure disturbi della concentrazione, mal di testa e caduta di capelli (alopecia).
Se la carenza di ferro perdura, i sintomi peggiorano e intervengono altri disturbi tipici di un’anemia. Tra questi: palpitazioni o tachicardia, respiro corto e affanno. Inoltre, uno scarso apporto di ossigeno al cervello può causare anche vertigini e svenimenti o acufeni. L’anemia, infatti, riduce non solo le capacità fisiche, ma anche quelle cognitive.
La gravità dei disturbi dovuti a un’anemia sideropenica dipende da diversi fattori:
- Livelli di ferro circolante nel sangue.
- Quantità contenuta nelle riserve dell’organismo.
- Età.
- Presenza di altre malattie.
- Velocità con cui si sviluppa e la sua permanenza nel tempo (cronicizzazione).
Spesso una scarsa disponibilità di ferro o un’anemia sideropenica allo stadio iniziale si scoprono in seguito ad analisi del sangue fatte per altri motivi. In altri casi, invece, sono presenti sintomi più evidenti che ne facilitano la diagnosi.
Sintomi comuni e meno comuni
Tra quelli più comuni ci sono:
- Mal di testa.
- Pallore della pelle e delle mucose.
- Affaticamento e spossatezza (astenia).
- Difficoltà respiratorie (dispnea).
Tra i sintomi meno comuni:
- Perdita dei capelli.
- Infiammazione e gonfiore della lingua.
- Sindrome delle gambe senza riposo.
- Secchezza e fragilità della pelle, delle unghie e dei capelli.
- Tachicardia.
- Mancanza di concentrazione (disfunzioni neuro-cognitive).
- Angina pectoris.
- Vertigini e rumori percepiti da una o entrambe le orecchie (acufeni).
- Unghie a cucchiaio (coilonichia).
Quindi, se ti senti spesso stanco, spossato e con poca energia, il consiglio è di consultare il medico per verificare un’eventuale carenza di ferro.
Cause della carenza di ferro
Le cause di bassi livelli di ferro nel sangue non sono sempre da attribuire ad una dieta sbilanciata. L’alimentazione può contribuire a sostenere la perdita di ferro dovuta dalle attività metaboliche, o ad un aumentato fabbisogno (ciclo mestruale, gravidanza, allattamento o durante la crescita), ma spesso la carenza di ferro è dettata da complicazioni a monte.
Una diagnosi accurata della carenza di ferro non è da sottovalutare ed è importante capirne le cause per indagare la compresenza di altre condizioni mediche.
Vediamo insieme quali possono essere le più comuni.
Aumento del fabbisogno
Noi utilizziamo il ferro per svolgere le nostre funzioni metaboliche, così consumiamo le nostre riserve, che devono essere reintegrate per un utilizzo successivo. Il più delle volte la perdita di ferro è bilanciata dall’alimentazione, ma uno squilibrio tra assunzione e fabbisogno può essere causa di carenza di ferro.
Un aumento del fabbisogno di ferro è fisiologico:
- Durante lo sviluppo e in adolescenza.
- In gravidanza o allattamento, per lo sviluppo del feto, della placenta e, successivamente, per una corretta crescita del bambino.
- Nelle donne in età fertile (per via delle perdite ematiche dovute al flusso mestruale).
- Attività sportiva intensa, per via di una maggiore ossigenazione dei tessuti.
In questi casi una dieta bilanciata, con alimenti ricchi di ferro, o l’utilizzo di integratori, può sopperire a l’aumentata richiesta di questo minerale e prevenire, o risolvere, la carenza di ferro. Negli altri casi, invece, la carenza di ferro può essere più complicata da gestire.
Si rimanda sempre e comunque al parere del proprio medico, anche qualora si stia valutando l’uso di integratori di ferro.
Sebbene non siano considerati farmaci, infatti, è bene non utilizzarli senza la supervisione di uno specialista. Il medico, o il professionista della nutrizione saprà quindi consigliare un dosaggio adeguato in base alla dieta, alle caratteristiche del paziente (sesso, peso, età), nonché all’eventuale presenza di patologie, al grado di carenza di ferro, ma anche a seconda del tipo di integratore che si assume.
Altre considerazioni riguardano l’eventuale assunzione di farmaci, allergeni e sostanze che provocano intolleranze (glutine, lattosio).
Perdita di sangue
Una carenza di ferro sostanziosa si verifica principalmente in caso di emorragia. Il ferro è un componente essenziale dell’emoglobina, contenuta nei globuli rossi: perdere tanto sangue significa quindi perdere tanto ferro!
In seguito ad un’emorragia l’organismo provvede a ristabilire i normali livelli di globuli rossi nel sangue e, per farlo, attinge dalle riserve di ferro.
La gravità della carenza di ferro dipende dall’importanza della perdita ematica; se questa è consistente, è facile che si incorra in anemia sideropenica. Ecco perché le emorragie sono tra le cause più comuni di questa condizione clinica.
Vediamo quali eventi emorragici possono determinare una grave carenza di ferro e la conseguente anemia sideropenica:
- Cicli mestruali abbondanti e prolungati (menorragia), nelle donne, possono portare a una significativa perdita di sangue mensile, esaurendo le riserve di ferro;
- Sanguinamento gastrointestinale cronico: che si verifica in caso di ulcere, gastriti, emorroidi, polipi intestinali, angiodisplasia, malattie infiammatorie intestinali e tumori, spesso non visibile ad occhio nudo (sangue occulto nelle feci).
- Disfunzioni epatiche, come la cirrosi, possono portare alla formazione di varici esofagee, suscettibili di sanguinamento. Inoltre, anche la perdita cronica di sangue attraverso il tratto gastrointestinale può causare anemia sideropenica.
- Traumi e interventi chirurgici.
- Donazioni di sangue frequenti, soprattutto se l’assunzione di ferro attraverso la dieta non è sufficiente per compensare la perdita.
- Parto e complicazioni durante la gravidanza.
- Sanguinamenti frequenti dal naso (epistassi) o gengive sanguinanti possono contribuire alla perdita di ferro.
Ridotta biodisponibilità di ferro
In altri casi la carenza di ferro è determinata da una ridotta biodisponibilità, dovuta non solo a un carente apporto nutrizionale, ma anche a difficoltà di assorbimento, o di trasporto del nostro minerale:
Malnutrizione
Una dieta sbilanciata carente di cibi ricchi di ferro, non è la sola causa legata al ferro basso. Anche uno scarso apporto di altre componenti nutrizionali che ne aumentano la biodisponibilità lo è.
Una dieta povera di vitamina C, ad esempio, o di vitamine del gruppo B (come la B12, implicata nella formazione dei globuli rossi), può compromettere l’assorbimento a livello intestinale di questo minerale. Carenze di ferro dovute a malassorbimento possono verificarsi anche in caso di disturbi del comportamento alimentare quali anoressia o bulimia.
Diete vegane e vegetariane strette
Per via di un ridotto assorbimento del ferro vegetale (ferro non eme), con una biodisponibilità ridotta rispetto al ferro presente nei tessuti animali (ferro eme).
Malassorbimento
Tipico di alcune patologie legate ad uno stato infiammatorio del tratto gastrointestinale, come il morbo di Crohn, la colite ulcerosa, la gastrite, l’infezione da parte di Helicobacter pylori, la celiachia.
Disfunzioni epatiche
Contribuiscono al malassorbimento del ferro attraverso un’azione combinata dovuta all’infiammazione cronica e ad una ridotta efficienza di trasporto.
In dettaglio, il fegato produce alcune proteine importanti per il trasporto di ferro nel sangue, come la transferrina. In caso di disfunzioni epatiche, la loro produzione può essere compromessa, con una conseguente riduzione della disponibilità di ferro per i tessuti.
D’altro canto, lo stato infiammatorio prolungato dovuto a malattie croniche, come la cirrosi epatica, può determinare un’aumentata produzione di epcidina, ormone che inibisce l’assorbimento del ferro a livello intestinale, e la sua conseguente distribuzione a cellule e tessuti del corpo, contribuendo alla carenza di ferro.
Terapie farmacologiche
Trattamenti terapeutici a base di farmaci, come antiacidi (indicati per la gastrite, l’ulcera o la malattia da reflusso gastro-esofageo), alcuni antibiotici (come tetracicline e chinoloni) e antiartritici (come la desferrioxamina) ad azione chelante, l’uso prolungato di farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS), come l’aspirina, l’ibuprofene, nimesulide, ecc., o trattamenti chemioterapici.
Altre cause
- Interventi chirurgici, come bypass gastrico o duodenale e la resezione intestinale.
- Cause genetiche. Come l’anemia sideropenica refrattaria al ferro (IRIDA, Iron Refractory Iron Deficiency Anemia) e altre malattie ereditarie molto più rare.
Ferro basso? Ecco diagnosi ed esami utili
Una delle maggiori difficoltà nell’individuare il ferro basso o l’anemia sideropenica nella fase iniziale dipende dalla lentezza con cui si sviluppa e dal graduale adattamento dell’organismo. Infatti, spesso si scoprono forme di anemia senza sintomi evidenti in seguito ad analisi del sangue eseguite per altri motivi.
In realtà basterebbe una semplice donazione di sangue regolare per scoprire per tempo e in modo del tutto gratuito se i tuoi livelli ematici sono nella norma, facendo anche una buona azione per la società.
Per garantire la sicurezza del donatore, infatti, oltre all’anamnesi familiare (storia medica) e all’esame fisico (misurazione della pressione sanguigna, del polso, della temperatura corporea e del peso), viene eseguito un prelievo di sangue per poter valutare i livelli di emoglobina circolante e di globuli rossi (ematocrito), parametri che, se sotto soglia, sono indice di anemia. Nel caso in cui il donatore risulti anemico, si dovrà poi indagare l’origine della causa.
Ricordiamo, infatti, che possono essere molteplici le cause che portano ad una carenza di emoglobina o globuli rossi nel sangue.
Una sospetta carenza di ferro va, dunque, confermata da test di laboratorio. La maggior parte del ferro presente nell’organismo si raccoglie nel sangue, legato all’emoglobina nei globuli rossi (circa il 70%) e nel fegato, milza e midollo osseo, come deposito (circa il 20%). La quantità di emoglobina nel sangue è misurabile direttamente, ma non necessariamente bassi valori dipendono da scarsi depositi di ferro.
Un ruolo importante per valutare eventuali carenze di ferro spetta quindi alla ferritina (ferritina sierica), proteina responsabile del deposito di questo minerale. Tale molecola risulta già diminuita prima che si verifichi un’anemia.
È quindi il primo segnale del ferro basso ed è più sensibile rispetto a un valore basso dell’emoglobina. Tuttavia, anch’esso presenta dei limiti e possono essere necessari ulteriori esami per essere sicuri che si tratti di bassi livelli di ferro.
Esami da fare per ferro basso e anemia sideropenica
Per valutare carenze di ferro o l’anemia sideropenica è necessario eseguire una serie di esami del sangue che misurano vari parametri. Ecco i principali test che vengono generalmente richiesti:
- Emocromo Completo (CBC – Complete Blood Count). Un esame ematico che valuta il numero totale di globuli rossi (Red Blood Cells Count, RBC), ma anche la loro percentuale nel volume di sangue (ematocrito, HCT); il volume corpuscolare medio (MCV), solitamente basso in caso di anemia; il contenuto medio di emoglobina (MCH) per globulo rosso; la concentrazione media di emoglobina corpuscolare (MCHC) e i livelli di Emoglobina (Hb) totali; l’ampiezza della distribuzione eritrocitaria (RDW) e il test dei reticolociti (le cellule precursori dei globuli rossi); conteggio delle piastrine (PLT) e volume piastrinico medio (PLV). Ricordandoci della definizione di anemia (una condizione clinica caratterizzata da una riduzione della quantità di emoglobina nel sangue al di sotto dei valori normali), questi parametri sono sufficienti a identificarla.
Per poter indagare le cause e valutare la sua relazione con la carenza di ferro (anemia sideropenica) vengono eseguiti ulteriori esami:
- Ferritina sierica, i cui livelli sono generalmente bassi in caso di anemia sideropenica, fornisce un’idea delle riserve di ferro disponibili nell’organismo. È normalmente un indicatore adeguato delle riserve di ferro, ma uno stato infiammatorio può aumentarla in misura tale da essere inaffidabile per la valutazione della carenza di ferro.
- Sideremia (ferro sierico), ovvero la quantità di ferro circolante nel sangue (basso in caso di anemia sideropenica), non tiene conto però delle riserve di ferro nel corpo.
- Capacità totale del sangue di legare il ferro con la transferrina (TIBC – Total Iron Binding Capacity), spesso elevata in caso di anemia sideropenica.
- Saturazione della transferrina, ossia il rapporto tra il ferro sierico e la TIBC, espressa in percentuale. Nell’anemia sideropenica è solitamente bassa.
- Recettore solubile della transferrina (sTfR), ha alti livelli in caso di anemia sideropenica, è utile per distinguerla da altre forme di anemia.
- Esame microscopico per valutare la morfologia dei globuli rossi, se microcitici e ipocromici (piccoli e pallidi) è segno di anemia sideropenica.
- Esami addizionali: la misura i globuli rossi immaturi nel sangue, per valutare la risposta del midollo osseo; valutazione dello stato vitaminico(vitamina B12 e folati); Proteina C-Reattiva (CRP) e Velocità di Sedimentazione degli Eritrociti (ESR), per valutare la presenza di infiammazione o infezione cronica.
Questi test solo presi nel loro insieme forniscono un quadro completo dei livelli di ferro nel corpo e possono aiutare il personale sanitario a confermare la diagnosi di anemia sideropenica.
Sarà poi il medico a indagare le cause della carenza di ferro e proporre un trattamento terapeutico adeguato per portare i parametri ematici nei giusti valori.
Carenza di ferro: cosa mangiare
Nell’alimentazione è importante distinguere il ferro contenuto in alimenti di origine animale da quello dei cibi di origine vegetale. Il primo, presente soprattutto nella carne e nei prodotti di origine animale è assorbito in misura maggiore dall’organismo (circa il 15-35% viene assorbito nel tratto intestinale), poiché più disponibile di quello di origine vegetale (con un tasso di assorbimento generalmente intorno al 2-20%).
Nonostante alcuni vegetali contengano addirittura più ferro di quelli animali, quindi, quello che viene assorbito è nettamente inferiore.
Ciò è dovuto principalmente alla diversa natura del nostro minerale. Il ferro di origine animale, o ferro eme, è più simile a quello presente nell’emoglobina e nella mioglobina. La sua struttura gli permette di avere una maggiore biodisponibilità rispetto al ferro di origine vegetale (non eme). Una volta liberato nell’intestino, è quindi facilmente assorbito dalle cellule intestinali.
Inoltre, in molti cibi vegetali ricchi di ferro, come i legumi e la frutta secca, la presenza di altre sostanze antinutrizionali (fitati e ossalati) ne riduce ulteriormente la biodisponibilità.
La natura però ci viene sempre in soccorso. In generale, i cibi ricchi di vitamina C possono migliorare l’assorbimento del ferro, così bere un bicchiere di succo d’arancia durante i pasti, o condire la carne con limone e prezzemolo può essere d’aiuto.
Alcune ricerche hanno dimostrato che anche il consumo d’aglio e cipolla favorisce l’assorbimento del ferro. Tuttavia, sebbene questi consigli possano essere utili, molto dipende dal contesto alimentare complessivo e da eventuali disfunzioni metaboliche che possono interferire con l’assorbimento del ferro, a prescindere dal quantitativo ingerito (vedi il paragrafo relativo alle cause della carenza di ferro).
Ad ogni modo, un’alimentazione bilanciata e varia è una delle chiavi per garantirsi il giusto apporto di ferro e non esporsi a rischi per la salute. Maggiori quantità di ferro eme le troviamo nella carne, nel pesce, nelle uova (tuorlo).
Per chi deve integrare il ferro nella dieta, è consigliabile anche il consumo di fegato e di carne di cavallo.
Altre fonti di ferro (non eme) sono i cereali, i legumi (soprattutto le lenticchie), i semi oleosi (comunemente chiamati “frutta secca”) e le verdure a foglia verde. In questo caso, per aumentare la biodisponibilità, è consigliabile assumerli in uno stesso pasto associati a:
- Vitamina C, presente negli agrumi soprattutto e nel kiwi. Quindi, è utile condire la verdura con il limone o la frutta con succo di arancia.
- Cisteina, contenuta nella carne e nel pesce, poiché è in grado di far assorbire in modo più efficace il ferro presente nelle verdure. Premesso che non si segua una dieta vegana o vegetariana, è utile associare un secondo di carne o pesce alle verdure.
Conseguenze della carenza di ferro
La carenza di ferro può influenzare gravemente la salute generale dell’organismo, compromettendo la funzione di alcuni organi, la crescita, il sistema immunitario e la qualità della vita in generale.
Il ferro basso e il possibile sviluppo di anemia progrediscono molto lentamente: possono volerci settimane o mesi, presentandosi inizialmente in una forma piuttosto lieve.
Una carenza di ferro importante e prolungata può compromettere la funzionalità del cuore (al quale arriva una ridotta ossigenazione), può peggiorare un deficit cognitivo o essere una delle concause iniziali di alcune forme di demenza senile (morbo di Alzheimer).
Nelle donne in gravidanza le conseguenze di un insufficiente apporto di questo minerale possono essere gravi per il buon esito della gestazione, causando nascite premature, un basso peso alla nascita, ritardi cognitivi e persino aborti.
Nei bambini, invece, la carenza di ferro compromette la crescita e lo sviluppo, mentre l’indebolimento generale e la stanchezza possono aumentare il rischio di cadute e di traumi negli anziani.
Ecco una panoramica delle principali conseguenze dovute a una carenza di ferro:
- Anemia sideropenica, caratterizzata da fatica, debolezza, pallore, vertigini, mal di testa, palpitazioni;
- Disfunzioni cognitive, con difficoltà di concentrazione, problemi di attenzione, scarsa memoria e irritabilità;
- Compromissione del sistema immunitario, con una maggiore suscettibilità a infezioni e malattie;
- Problemi di natura cardiovascolare, come tachicardia e angina pectoris, per un maggiore sforzo del cuore nel portare ossigeni ai tessuti, e, nei casi più gravi, insufficienza cardiaca;
- Ritardo nella crescita e dello sviluppo nei bambini e negli adolescenti;
- Sintomi dermatologici come unghie fragili, perdita di capelli o pelle secca, a causa della ridotta ossigenazione dei tessuti;
- Sindrome delle gambe senza riposo (RLS), o “smania alle gambe”, una sensazione sgradevole, soprattutto durante il riposo, che richiede la necessità di muoverle.
Cure, rimedi e integratori per la carenza di ferro
La cura per il ferro basso o per l’anemia sideropenica serve a riportare nella norma i livelli di emoglobina e a ripristinare le riserve di ferro dell’organismo. È importante, quindi:
- Intervenire sulle cause della carenza.
- Integrare le riserve di ferro.
Individuare le cause della carenza di ferro è il primo passo per permettere al medico di valutare il percorso terapeutico più indicato da seguire e l’eventuale somministrazione di farmaci.
Per quanto riguarda la strategia terapeutica da seguire, molto dipenderà dalla gravità della carenza di ferro, oltre che dalla causa:
- In caso di lievi carenze può essere sufficiente ritrovare il proprio equilibrio alimentare e seguire una dieta sana e bilanciata.
- In altri casi, però la dieta non basta e per ricostituire le riserve possono essere indispensabili gli integratori, che forniscono all’organismo un apporto elevato di ferro, difficilmente eguagliabile con la dieta.
- Nei casi più gravi, invece, anche l’integrazione alimentare potrebbe non essere sufficiente, e si richiede un intervento più immediato.
Starà al medico il compito di valutare, tramite le opportune analisi ed esami, il piano terapeutico appropriato, prescrivere eventuali farmaci, o richiedere ulteriori accertamenti per garantire un corretto stato di salute del paziente.
Vediamo, quindi, in che modo è possibile integrare le carenze di ferro.
Dieta sana e bilanciata
In caso di ferro basso è necessario cambiare le proprie abitudini alimentari, introducendo nella dieta i nutrienti contenenti buone dosi di ferro, o che ne favoriscono l’assorbimento (come la vitamina C e B12). Se ciò non fosse sufficiente, il medico potrà prescrivere un integratore.
Uso di integratori
La sostituzione orale del ferro è un trattamento utilizzato per correggere carenze lievi di questo minerale, o l’anemia sideropenica agli stadi iniziali. O può essere di supporto ad una terapia farmacologica (prescritta dal proprio medico) finalizzata a ripristinare le riserve di ferro dell’organismo. Tale approccio prevede l’assunzione di integratori di ferro in compresse, capsule, o soluzioni liquide, per aumentare le riserve dell’organismo e trattare, o prevenire l’anemia sideropenica.
Il ferro solfato è la forma di integrazione più comune, anche se il ferro gluconato, o il ferro carbonilato si portano dietro minori effetti collaterali e possono essere meglio tollerati.
Per gli integratori di ferro non è richiesta prescrizione medica, puoi acquistarli in farmacia, in parafarmacia, o nei negozi online. Tuttavia, è sempre consigliato chiedere il parere del proprio medico curante, così che possa valutare una reale necessità di integrazione ed escludere i rischi di un eccesso di ferro e la possibilità dell’interferenza con eventuali terapie farmacologiche in corso.
Per via endovenosa
L’efficacia del trattamento orale può essere limitata da difetti nel metabolismo del ferro, difficoltà di assorbimento a livello intestinale, o patologie infiammatorie di varia natura. Il ferro per via endovenosa può essere quindi una terapia necessaria per i pazienti con malassorbimento, che non rispondono alla terapia orale, o per chi richiede un intervento immediato.
La carbossimeltosio ferrica è una formulazione di ferro per via endovenosa in grado di fornire una grande dose di ferro in breve tempo, che si è dimostrata sicura ed efficace.
Conclusioni
La prima forma di prevenzione viene dalla tavola, grazie a un’alimentazione varia, che includa alimenti ricchi di ferro come carne rossa, uova, verdure a foglia verde, frutta secca, pollo, frutti di mare e legumi.
È bene fare particolare attenzione ai bambini nella loro crescita e alle donne in gravidanza e in allattamento, soprattutto ai sintomi iniziali, anche se leggeri. Basta un semplice esame del sangue per verificare il livello di ferro nell’organismo e, nel caso sia basso, correre subito ai ripari, indagando anche le possibili cause.
Infatti, come abbiamo visto, non sempre la causa è una dieta sbilanciata, ma la presenza di problemi o disturbi organici che ostacolano l’assorbimento del ferro.
È importante anche mantenere un’adeguata funzionalità gastrica, poiché un corretto livello di acidità favorisce l’assorbimento di ferro. Infine, ricorda che gli integratori si possono assumere ma è sempre bene chiedere consiglio al proprio medico.
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