Sommario
Il calazio è una cisti della palpebra causata dall’infiammazione delle ghiandole di Meibomio, che contribuiscono a produrre le lacrime.
È una manifestazione diffusa soprattutto fra i 30 e i 50 anni, ma può interessare anche i bambini.
I sintomi di esordio sono dolore, arrossamento e gonfiore. Nei giorni successivi il dolore scompare e si forma un piccolo nodulo al centro della palpebra: non a caso il termine “calazio” deriva dal greco καλαθιόν, che significa “piccolo chicco di grandine”.
La diagnosi viene posta essenzialmente per distinzione rispetto all’orzaiolo, che è di origine infettiva e causa dolore.
Cosa fare se compare un calazio? Il trattamento prevede il ricorso a rimedi naturali, come l’applicazione di impacchi caldi bagnati (di acqua, ma senza aggiunta di sale) e la corretta igiene del bordo palpebrale. Non è raccomandato un collirio specifico, anche se l’applicazione delle lacrime artificiali riduce bruciore e secchezza.
È sconsigliato l’uso delle lenti a contatto.
Cosa è opportuno non fare? Cercare di scoppiarlo, bucandolo con un ago, per fare defluire il secreto: potrebbe causare un’infezione. Se il nodulo non si riassorbe o se è particolarmente grande o infiammato, può essere indicato l’uso di farmaci.
Quando intervenire? La chirurgia è prevista per le forme resistenti al trattamento, recidivanti o incistate.
Cosa non mangiare? È consigliabile seguire una dieta povera di grassi di origine animale. La prevenzione si completa con il trattamento dei fattori di rischio: patologie dermatologiche della palpebra, alterazioni metaboliche, stress.
Calazio: cos’è
Il calazio è una cisti della palpebra, più precisamente un lipogranuloma palpebrale, che compare improvvisamente a seguito dell’occlusione delle ghiandole di Meibomio, che contribuiscono alla produzione delle lacrime.
L’ostruzione dei loro dotti escretori provoca l’accumulo di materiale lipidico all’interno e la sua diffusione nei tessuti circostanti, che si irritano: prende così il via un processo di tipo infiammatorio.
Quali sono i punti di interesse della malattia?
Il primo, importante punto di interesse è rappresentato dalle analogie e differenze rispetto all’orzaiolo, che si discosta in termini di eziologia (ha origine batterica) e sintomatologia (nell’orzaiolo il dolore è sempre presente e intenso).
Il secondo riguarda l’interazione con alcune patologie dermatologiche e sistemiche. Le dermatiti della palpebra promuovono la formazione del calazio perché causano desquamazione e irritazione, concorrendo alla chiusura dello sbocco esterno dei dotti ghiandolari.
I disturbi metabolici, come il diabete di tipo 2, alterano la composizione del secreto ghiandolare, rendendolo più viscoso e aumentando il rischio di ostruzione dei dotti.
La dieta ricca di grassi saturi può sortire lo stesso effetto e portare alle medesime conclusioni.
Da questo punto di vista, il calazio recidivante può essere considerato la spia di un disturbo di tipo metabolico.
Il terzo è la sua diffusione: si stima infatti che il calazio sia la più diffusa infiammazione palpebrale.
Come è fatta la palpebra
La palpebra è una formazione laminare costituita da una struttura muscolo-fibrosa rivestita esternamente dalla cute e internamente da una membrana detta congiuntiva. La sua componente muscolare è formata dal muscolo orbicolare, mentre quella fibrosa (chiamata tarso palpebrale) da tessuto connettivo.
Si distinguono una palpebra inferiore e una superiore (l’unica mobile), i cui margini liberi sono definiti rime: entrambe sono provviste di ciglia e ghiandole lacrimali di diverso tipo. I movimenti di quella superiore sono governati dal muscolo elevatore della palpebra, che si innesta nel muscolo orbicolare.
Le due rime palpebrali si uniscono nell’angolo esterno (anche detto canto esterno) e nell’angolo interno (canto interno) dell’occhio.
Le palpebre hanno funzione protettiva, nei confronti sia della luce eccessiva che può colpire l’occhio che delle sostanze esterne che possono penetrarvi. Inoltre, favoriscono la distribuzione uniforme del film lacrimale sulla superficie del globo oculare.
Nell’ambito della regolazione dei ritmi sonno-veglia, schermano l’occhio dalla luce e quindi promuovono la secrezione di melatonina e il conseguente addormentamento.
Cosa sono le ghiandole di Meibomio
Le ghiandole di Meibomio prendono il nome dal medico tedesco che per primo le studiò.
Sono ghiandole sebacee localizzate all’interno del tarso palpebrale (sia superiore che inferiore) che partecipano alla produzione delle lacrime secernendo un fluido ricco di lipidi che entra nella loro composizione.
Grazie a questo materiale grasso il film lacrimale rimane più adeso alla superficie dell’occhio, la sua evaporazione rallentata e viene garantito il giusto livello di idratazione della cornea.
Complessivamente sono 50 circa le ghiandole di Meibomio presenti sulla rima palpebrale.
Calazio e orzaiolo: trova le differenze
Sia calazio che orzaiolo comportano un rigonfiamento della palpebra che subentra improvvisamente e, allo stadio iniziale, possono essere confusi fra loro.
Ma l’orzaiolo, a differenza del calazio, è causato da un’infezione batterica, nella quasi totalità dei casi da elementi della famiglia degli stafilococchi.
Inoltre, le due patologie hanno bersagli differenti: mentre il calazio interessa le ghiandole di Meibomio, l’orzaiolo colpisce le ghiandole sebacee annesse al bulbo pilifero delle ciglia (ghiandole di Zeiss).
Con il trascorrere del tempo, il primo si trasforma in un piccolo nodulo non più doloroso al centro della palpebra, mentre l’orzaiolo in un nodulo doloroso localizzato sul margine palpebrale.
L’orzaiolo comporta anche sintomi quali sensazione di corpo estraneo, fotofobia, lacrimazione accentuata. Quando l’infiammazione è particolarmente intensa può comparire febbre accompagnata da brividi. In ogni caso è associato ad un dolore più intenso e prolungato.
Il calazio multiplo
Il calazio può manifestarsi singolarmente oppure multiplo. In quest’ultimo caso, è probabile che sia dovuto ad una condizione sistemica che ne promuove la formazione.
Può trattarsi di una patologia dermatologica che colpisce le palpebre (acne rosacea degli occhi o dermatite seborroica), di una disfunzione delle ghiandole di Maibomio, di un’alterazione metabolica, anche dovuta a una dieta sbilanciata verso i grassi di origine animale, o di una alterazione dell’assorbimento intestinale.
Chi colpisce
Il calazio può riguardare sia la palpebra superiore che quella inferiore. Si tratta di un problema molto comune e diffuso in tutto il mondo.
Ha incidenza massima nella fascia di età compresa fra i 30 e i 50 anni, senza differenze fra maschi e femmine. Non è raro nei bambini, esposti anche a causa del continuo contatto fra le mani e gli occhi.
L’età di massima frequenza di questa lesione, insieme ad altri elementi, sembra dimostrare l’esistenza di una correlazione fra la produzione di ormoni sessuali, la composizione delle lacrime e il rischio di otturazione delle ghiandole di Meibomio.
Il calazio nei bambini
Questo problema interessa piuttosto di frequente sia adulti che bambini. In questi ultimi è certamente promosso dalle maggiori possibilità di contaminazione delle palpebre, dovuta al fatto che i bambini si portano spesso le mani (anche sporche) agli occhi.
Un’altra causa di calazio nei bambini è la presenza di difetti visivi non diagnosticati. Se il bambino strizza in continuazione l’occhio per cercare di mettere meglio a fuoco le immagini, può in questo modo occludere i dotti escretori, causando l’accumulo di secreto e l’infiammazione.
Nei piccoli, come negli adulti, si ricorre in prima battuta a rimedi naturali: applicazione locale di impacchi caldo-umidi 2-3 volte al giorno e detersione accurata del bordo della palpebra.
Se il problema non si risolve, si passa alla terapia farmacologica con colliri o unguenti antibiotici o associazioni di antibiotici e cortisonici. È bene ricordare che, malgrado si tratti di una patologia non seria, la diagnosi e la terapia del calazio richiedono una visita specialistica.
L’applicazione di farmaci non indicati, oltre a non migliorare la sintomatologia, può peggiorarla, aumentando il rischio di infezioni dell’occhio.
Calazio: cause
Il calazio può essere causato da qualsiasi fattore in grado di aumentare la viscosità del secreto delle ghiandole di Meibomio e quindi occludere i dotti escretori.
Infatti, una dieta ricca di grassi di origine animale può modificare la composizione lipidica di questo fluido, rendendolo più denso, aumentando il rischio di ostruzione.
Anche la presenza di difetti visivi non corretti può giocare un ruolo. Come? Causando una continua contrazione involontaria dei muscoli oculari, nel tentativo di migliorare la visione. Questo può causare l’occlusione dei dotti escretori, che intrappola il secreto ghiandolare. Il suo accumulo all’interno è responsabile del gonfiore e dell’infiammazione della palpebra. Questo fenomeno si verifica soprattutto nei bambini.
In altri casi la lesione compare per caratteristiche costituzionali: in alcune persone, al di là della dieta, il secreto ghiandolare è per natura più denso e questo rappresenta una predisposizione allo sviluppo della formazione.
Il calazio può avere origine contestualmente ad una blefarite, un’infiammazione del bordo della palpebra in corrispondenza dell’innesto delle sopracciglia. Blefarite e infiammazione delle ghiandole di Meibomio sono spesso copresenti.
Calazio: fattori di rischio
I fattori di rischio sono rappresentati da tutte le condizioni che comportano un’alterazione della secrezione prodotta dalle ghiandole di Meibomio e quindi favoriscono la loro ostruzione. Di seguito una breve panoramica.
Disfunzione delle ghiandole di Meibomio
Si tratta di un’anomalia cronica e diffusa di queste ghiandole, caratterizzata dall’ostruzione dei dotti escretori e dall’alterazione della composizione del liquido lacrimale.
Come si manifesta? Il primo stadio del disturbo è subclinico, nel senso che possono non essere presenti sintomi. Poi, con l’evoluzione, le manifestazioni cominciano a comparire e a caratterizzarsi in maniera sempre più precisa, in particolare con l’arrossamento e il gonfiore del bordo palpebrale.
Quali forme esistono? La disfunzione delle ghiandole di Meibomio, identificata con l’acronimo MGD, può assumere diverse forme, tutte accomunate dall’irritazione oculare.
La forma ipersecretoria comporta, come suggerisce il nome, un’eccessiva secrezione da parte di queste strutture, visibile all’osservazione e osservabile anche spremendo il bordo della palpebra.
Quella iposecretoria provoca, al contrario, una riduzione del deflusso della componente lipidica del secreto lacrimale.
La MGD ostruttiva dipende, in ultimo, dall’ostruzione dei dotti ed è associata ad una maggiore incidenza del calazio. Le persone che soffrono di diabete di tipo 2 sono più soggette al rischio di sviluppare questa forma di disfunzione.
Acne rosacea
La rosacea, così viene chiamato comunemente questo disturbo, è una malattia dermatologica cronica che comporta un’infiammazione della pelle del viso, con comparsa di arrossamento e talvolta piccoli brufoli e visibilità dei capillari.
La rosacea non può, ad oggi, essere curata definitivamente, ma la sintomatologia può essere gestita con l’uso di farmaci, fra cui gli antibiotici.
Acne rosacea e occhi. In alcuni casi, la malattia coinvolge anche gli occhi. I sintomi oculari sono rappresentati da arrossamento, bruciore e secchezza. La palpebra infiammata tende a gonfiarsi e può aumentare il rischio di comparsa di un calazio.
Rosacea oculare: cosa fare? Fra i rimedi utilizzati per trattare i sintomi oculari di questo disturbo, troviamo le lacrime artificiali, i prodotti specifici per la pulizia della palpebra e le creme antibiotiche da massaggiare localmente per prevenire queste manifestazioni o accelerarne la guarigione.
Dermatite seborroica
Diverse forme di dermatite possono comparire anche sulle palpebre: in questi casi si parla di dermatite palpebrale. La forma più frequente è la blefarite seborroica, caratterizzata dalla comparsa della caratteristica eruzione a livello dell’angolo nasale delle sopracciglia e del bordo palpebrale.
I sintomi della blefarite seborroica. La pelle infiammata diventa più spessa, edematosa e secca e il secreto, più viscoso, provoca l’arrossamento dell’occhio.
Tutte queste condizioni portano all’ostruzione dei dotti delle ghiandole di Meibomio: si stima che il 74% delle persone che soffrono di dermatite seborroica nell’area oculare ha una disfunzione di queste ghiandole e un rischio aumentato di sviluppare anche il calazio.
Blefarite seborroica e lenti a contatto. Complessivamente, questo quadro clinico può rendere molto difficile l’uso delle lenti a contatto.
Cosa fare? L’applicazione locale di compresse calde e umide e l’impiego di detergenti specifici per il cuoio capelluto migliorano la sintomatologia. Utile anche l’igiene appropriata del bordo palpebrale, che deve essere tenuto il più possibile libero dalle scaglie di pelle e dai residui di secreto lacrimale.
In casi particolari, lo specialista prescrive farmaci antibiotici, da soli o in associazione con i cortisonici.
Disfunzioni intestinali
Il microbiota intestinale è l’insieme di tutti i microrganismi che vivono sulla parete dell’intestino.
Cos’è la disbiosi? Dalla composizione del microbiota dipende la salute del tratto digerente, ma anche di molti altri organi. Se non si realizza il corretto mix fra le diverse specie di batteri può accadere che microrganismi patogeni abbiano opportunità di sviluppo e che diventino in grado di scatenare malattie.
Le disbiosi possono anche provocare un’alterazione della secrezione ormonale, che ha ripercussioni di vario tipo sull’organismo.
Disbiosi e disturbi oculari. La presenza di una correlazione fra le alterazioni del microbiota e la comparsa di disturbi oculari anche gravi sembra essere documentata da diversi studi, che mettono in evidenza come la frequenza di patologie croniche dell’occhio sia significativamente più elevata nelle persone che soffrono di morbo di Crohn o colite ulcerosa.
Inoltre, anche l’occhio possiede una sua flora batterica, la cui alterazione può esporlo a malattie di diverso tipo.
Disbiosi e calazio. In particolare, questo tipo di manifestazione sembra essere legato ad alcuni disturbi intestinali, fra cui la sindrome del colon irritabile, benché non sia ad oggi noto il meccanismo con il quale la disbiosi influenza la composizione del fluido secreto dalle ghiandole di Meibomio.
In generale, la supplementazione di probiotici rappresenta un sistema efficace e sicuro per prevenire la formazione del calazio nelle persone predisposte.
Alterazioni metaboliche
In generale, una dieta nella quale i grassi di origine animale sono eccessivamente presenti può alterare la composizione lipidica del fluido secreto dalle ghiandole di Meibomio, aumentandone la viscosità e creando le condizioni perché i loro dotti escretori si otturino.
La malattia più coinvolta è il diabete, ma anche alcune affezioni della tiroide possono entrare in questo gruppo.
Il deficit di vitamina A
La vitamina A gioca una funzione fondamentale nella salute della pelle.
In condizioni di carenza, la cute diventa più secca, meno elastica. A livello palpebrale si possono creare le condizioni perché i dotti delle ghiandole di Meibomio si ostruiscano e compaia un calazio.
Calazio: come si manifesta
L’esordio si verifica con la comparsa del dolore all’occhio, che appare gonfio e arrossato (iperemia congiuntivale). Può essere presente un senso di pressione locale.
Durante l’evoluzione il dolore scompare, ma il gonfiore può essere così intenso da rendere impossibile aprire l’occhio.
I sintomi sono tanto più intensi quanto è maggiore il livello di infiammazione e il numero di ghiandole di Meibomio coinvolte.
Dopo 1 o 2 giorni il calazio migra nel corpo della palpebra, dove forma un piccolo nodulo non dolente. Dall’esterno appare come una piccola pallina bianca visibile o comunque percepibile al tatto. La dimensione del nodulo è variabile: da molto piccola a una grandezza tale da rendere impossibile l’apertura dell’occhio.
Calazio sovratarsale e sottotarsale. Come descritto nei paragrafi precedenti, il tarso è l’impalcatura fibrosa della palpebra. Se la formazione è localizzata a livello della superficie cutanea è detto calazio sovratarsale, mentre se è sulla superficie interna della palpebra è detto calazio sottotarsale.
Il calazio di Maria De Filippi
La presenza di gonfiore palpebrale, accompagnato da un’anomala tensione cutanea e arrossamento può, a prima vista, essere confusa con gli esiti di una procedura di chirurgia estetica.
È accaduto alla presentatrice televisiva Maria De Filippi, che si è vista costretta a rilasciare una dichiarazione in cui smentiva il ritocco, attribuendo la causa dell’edema ad un calazio.
La De Filippi ha anche raccontato di essere soggetta alla formazione di queste lesioni e di essersi già sottoposta a diversi interventi di rimozione. Ha anche fatto riferimento ad una predisposizione familiare (dal lato materno) e alle frequenti recidive, malgrado la dieta rigida e l’esercizio fisico regolare.
Quanto dura un calazio
Generalmente il gonfiore e l’infiammazione si risolvono in 7-10 giorni, per lasciare spazio al nodulo palpebrale, che scompare in 2-8 settimane, con l’apertura sulla superficie interna della palpebra e lo svuotamento oppure il riassorbimento.
Cos’è il calazio incistato? Se, trascorso questo periodo la guarigione non si è verificata, è probabile che si sia formata una sorta di cisti che ha inglobato la ghiandola (calazio incistato) e che sia indicata la chirurgia.
Quali sono le complicazioni?
Se è di dimensioni cospicue può comprimere la cornea e modificare la sua curvatura. Di conseguenza può comparire una forma di astigmatismo, per cui la persona colpita avrà una visione sfuocata.
In questi casi, il medico valuta la prescrizione di iniezioni di farmaci cortisonici direttamente nel calazio oppure l’intervento chirurgico.
Cos’è il calazio recidivante
Il calazio ha una certa tendenza a recidivare. Dopo una prima apparente guarigione, può capitare che si ripresenti nello stesso punto o in una zona attigua. In alcuni casi, può comparire nell’altro occhio.
Le recidive sono per lo più causate da disfunzioni sistemiche che aumentano la viscosità del secreto delle ghiandole di Meibomio e la predisposizione a sviluppare ostruzioni dei dotti escretori. Fra queste patologie, le disfunzioni intestinali, l’acne rosacea, la dermatite seborroica e alcune patologie della tiroide.
Il calazio cronico. Quando questa formazione cronicizza e non risponde al trattamento, viene eseguita una biopsia (seguita da un esame istologico) per escludere l’ipotesi di un tumore della palpebra (carcinoma sebaceo, carcinoma basocellulare, tumore della ghiandola sebacea, linfoma).
Diagnosi
Il riconoscimento del calazio si realizza essenzialmente su base clinica e il suo aspetto principale consiste nella diagnosi differenziale rispetto all’orzaiolo.
Nel corso della visita oculistica, lo specialista valuta la posizione della formazione (il calazio sale al centro della palpebra durante l’evoluzione, mentre l’orzaiolo rimane sempre sul bordo) e il suo aspetto.
Il racconto del paziente è importante ai fini della diagnosi: mentre l’orzaiolo è accompagnato da dolore intenso e sensazione di corpo estraneo nell’occhio, questi sintomi sono piuttosto limitati nel calazio.
In caso di calazio resistente alla terapia può essere consigliata la biopsia (con esame istologico) per la differenziazione rispetto ai tumori della palpebra.
Come si cura un calazio
La terapia si basa principalmente su rimedi naturali.
Occasionalmente, il medico fa ricorso all’uso di farmaci, cortisonici o associazioni di cortisonici e antibiotici.
Nel caso di forme resistenti alla terapia farmacologica, di grandi dimensioni oppure di calazio recidivante, è possibile ricorrere, ove ve ne siano le indicazioni, all’intervento chirurgico.
Rimedi naturali
La terapia del calazio è generalmente limitata all’applicazione di una garza sterile imbevuta di acqua bollita e ancora calda da tenere posizionata sull’occhio da 5 a 10 minuti 2-3 volte al giorno.
L’acqua non deve essere troppo calda, per non peggiorare l’infiammazione presente o rischiare l’ustione.
Massaggio
Il massaggio della palpebra gonfia, lieve e praticato con le mani pulite e sanificate, aiuta a liberare il dotto escretore.
Dopo avere individuato la posizione del nodulo si applica il polpastrello e si esercita una pressione delicata eseguendo un movimento rotatorio prima in senso orario e poi in senso antiorario.
Il massaggio, che deve essere protratto per qualche minuto e ripetuto 2-3 volte al giorno, può provocare fastidio o leggero dolore.
La dieta
È anche raccomandata una dieta equilibrata, nella quale sia ridotta al minimo la presenza di insaccati, dolci, piatti pronti e, in generale, grassi di origine animale.
Lo scopo è quello di mantenere la composizione del secreto ghiandolare il più possibile nei limiti della fisiologia. Questo permette anche di prevenire le recidive.
Probiotici
Quando è presente un’alterazione dell’assorbimento intestinale si può ricorrere all’assunzione di probiotici, che migliorano la qualità del microbiota locale riportando nella norma l’assorbimento dei nutrienti.
Igiene
Il bordo della palpebra deve essere mantenuto sempre pulito utilizzando un bastoncino cotonato imbevuto di acqua calda, per prevenire possibili infezioni.
La protezione
L’utilizzo di occhiali da sole permette di schermare l’occhio dalla luce e dalle radiazioni ultraviolette del sole.
Cosa non fare: farlo scoppiare
Circolano molte fake news su trattamenti casalinghi del calazio. Se è vero che l’intervento di prima istanza viene portato avanti con rimedi naturali, occorre tuttavia attenersi alle procedure consigliate dagli specialisti, per evitare di incappare in conseguenze spiacevoli.
Spremere il calazio, bucarlo con un ago o strofinare con forza la palpebra nel tentativo di liberare il dotto escretore può causare infezioni serie dell’occhio.
Non è consigliato l’uso di acqua e sale per gli impacchi caldi: gli esperti raccomandano di usare solo acqua.
In presenza di un calazio l’applicazione del trucco o delle lenti a contatto può peggiorare il grado di infiammazione e aumentare il rischio di complicanze.
Quali farmaci
Se il disturbo non accenna a risolversi il medico può decidere di prescrivere una terapia farmacologica a base di cortisonici, da applicare localmente in forma di pomata.
Se il trattamento non risulta efficace, o per calazi particolarmente grandi, è possibile iniettare il farmaco direttamente nella lesione.
È molto importante rivolgersi all’oculista e non ricorrere all’automedicazione, per prevenire conseguenze spiacevoli.
Terapia chirurgica del calazio
Se il calazio non reagisce al trattamento portato avanti per intervalli di tempo relativamente lunghi (diverse settimane) potrebbe essersi formata una capsula intorno alla ghiandola (calazio incistato).
In questo caso, è possibile eseguire un intervento chirurgico ambulatoriale di courettage. La procedura consiste nell’incisione, drenaggio, detersione chirurgica e l’asportazione di una o più ghiandole. Per evitare la formazione di cicatrici l’incisione viene effettuata, quando possibile, sull’interno della palpebra.
L’intervento viene eseguito in anestesia locale negli adulti; i bambini devono, invece, essere addormentati.
Altri casi nei quali è indicata la chirurgia sono quelli dei calazi di dimensioni cospicue o che comunque causano eccessivi disturbi al paziente.
Il calazio è contagioso?
Il calazio non ha un’eziologia microbica, come l’orzaiolo (che è causato da un’infezione batterica da stafilococchi): dunque non è contagioso.
Non può essere trasmesso di persona in persona, neppure con lo scambio di oggetti personali.
Ma è importante osservare comunque le norme di igiene degli occhi, che sono esposti al rischio di infezioni.
Fonti
- Associated morbidity of chalazia– A. Y Nemet – Cornea, 2011.
- Human Microbiota and Ophthalmic Disease – L. J. Lu et al – Yale Journal of Biological Medicine, 2016.
- Serum Vitamin A Levels in Patients with Chalazion – M- Malekahmadi et al – Medical Hypothesis Discovery and Innovation Ophtalmology Journal, 2017.
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