Sommario
L’appendicite è un’infiammazione dell’appendice, un organo situato nella parte bassa dell’addome, che può evolvere in infezione. Detta anche vermiforme per la sua conformazione, l’appendice è una specie di prolungamento della parte finale dell’intestino crasso (detto intestino cieco) ed è ricca di tessuto linfatico. La sua funzione non è ancora del tutto nota e il dibattito tra i ricercatori è ancora aperto.
L’appendicite può colpire a qualunque età, anche se è più frequente dai 6 ai 30 anni. I sintomi si manifestano tipicamente con forti dolori addominali. La causa principale è l’accumulo di materiale organico come muco, calcificazioni di feci e residui di cibo (compresi i noccioli dell’uva o delle ciliegie). Tale ostruzione favorisce la crescita della flora batterica da cui si origina l’infiammazione.
Il trattamento principale è l’intervento chirurgico per asportare l’appendice e la somministrazione di antibiotici per trattare l’infezione.
Che cos’è l’appendicite
E’ un’infiammazione acuta dell’appendice, un piccolo organo a forma di sacchetto allungato situato nella parte bassa dell’addome. È quindi una specie di prolungamento di una zona dell’intestino crasso chiamata cieco ed è ricca di tessuto linfatico.
L’appendicite può colpire a qualsiasi età, uomini e donne indistintamente, anche se si manifesta prevalentemente tra i 6 e i 30 anni (è piuttosto rara nei bambini al di sotto dei 4 anni). Secondo le statistiche, circa il 7% della popolazione mondiale è colpito da appendicite e circa l’1% ha subito un’appendicectomia (asportazione chirurgica dell’appendice). In Italia gli interventi chirurgici per appendicite sono circa 60.000 l’anno.
La causa dell’infiammazione è un’ostruzione della cavità interna dell’appendice (il lume). Ciò determina il ristagno del muco, la proliferazione dei batteri normalmente presenti e la formazione di pus. Se non si interviene tempestivamente, l’appendice può perforarsi e diffondere pus e feci all’interno dell’addome, provocando un ascesso o evolvendo in peritonite (cioè la diffusione dell’infezione al peritoneo, la membrana che riveste la cavità e gli organi addominali).
Che cos’è l’appendice e a cosa serve?
L’appendice è una protuberanza vermiforme con una lunghezza media dai 5 ai 10 cm e un diametro inferiore al cm. È una specie di prolungamento che parte dalla base dell’intestino cieco (la parte finale destra dell’intestino crasso) ed è quindi situata nella zona inferiore destra dell’addome. L’altra estremità, invece, è libera. Infatti, per questo motivo, il dolore si può localizzare anche in altre parti dell’addome.
Per molto tempo è stata considerata dalla scienza un organo superfluo, sopravvissuto all’evoluzione perdendo la sua funzionalità. Ultimamente, invece, secondo uno studio del Midwestern University Arizona College of Osteopathic Medicine, l’appendice svolgerebbe un’importante funzione immunitaria come riserva di batteri intestinali “buoni”.
Quali sono i sintomi dell’appendicite?
I sintomi possono cambiare in base alla grandezza dell’appendice e alla sua posizione. Tipicamente si manifestano con:
- dolori o crampi addominali. Inizialmente possono essere sopportabili, ma nelle 24 ore tendono a peggiorare. Diventano sempre più intensi con il movimento, la respirazione profonda, la palpazione, la tosse o gli starnuti. Il dolore si localizza generalmente nei pressi dell’ombelico, per poi spostarsi nel quadrante inferiore destro dell’addome o in tutto l’addome in caso di peritonite (la perforazione del peritoneo, la membrana che avvolge la cavità addominale, come grave complicanza dell’appendicite).
- Dolore alla palpazione che aumenta nettamente quando si rilascia la pressione (segno di Blumberg).
- Dolore al quadrante inferiore destro (dove si trova l’appendice) quando si applica una palpazione del quadrante inferiore sinistro (segno di Rovsing).
- Nausea e vomito.
- Indolenzimento alla gamba destra.
- Inappetenza e malessere generale.
- Febbre (in caso di peritonite la febbre supera i 38°).
- Stipsi o diarrea.
- Gonfiore intestinale per la difficoltà ad espellere i gas intestinali.
In presenza di questi sintomi è necessario rivolgersi prontamente al proprio medico di base. Infatti, occorre evitare che in caso di appendicite, l’appendice possa rompersi e causare peritonite.
Quali sono le cause dell’appendicite?
La causa principale è l’ostruzione dell’appendice dovuta a materiale organico intrappolato all’interno della sua cavità (il lume). Si tratta per lo più di muco, frammenti di feci calcificate (coproliti), parassiti intestinali, batteri, residui di cibo o altri corpi estranei.
Quindi, queste sostanze che non riescono a fuoriuscire dall’appendice, con il passare del tempo causano una proliferazione batterica con la formazione di pus, il rigonfiamento e l’infiammazione dei tessuti.
Tale ostruzione aumenta perciò il rischio di lacerazione o di perforazione dell’appendice e il possibile passaggio di feci e pus nell’addome causando una peritonite. A volte, infine, il pus rimane localizzato vicino all’appendice dando origine a un ascesso appendicolare.
Diagnosi
L’appendicite tipicamente si accerta partendo dalla sintomatologia dolorosa e con una visita medica. Quindi, il medico esamina l’addome per verificare se con la palpazione nella zona dell’appendice (a destra verso il basso) il dolore peggiora.
Se poi lo ritiene opportuno, prescrive specifiche analisi del sangue come l’emocromo e/o un’ecografia. L’emocromo serve soprattutto per verificare il numero dei globuli bianchi, poiché in caso di appendicite i valori tendono ad aumentare. Invece, gli esami strumentali consentono di confermare l’infiammazione dell’appendice.
Diagnosi differenziale
Una sintomatologia simile a quella dell’appendicite può caratterizzare anche altre patologie come, ad esempio:
- coliche renali
- infezioni delle vie urinarie
- malattie delle ovaie e delle tube
- gravidanza extrauterina nelle donne
- blocco o infezioni intestinali
- forte stitichezza
- adenomesenterite (infezione del mesentere).
Anche il morbo di Crohn si può manifestare con disturbi simili ma, in questo caso, i sintomi durano nel tempo (sono cioè cronici) e sono seguiti spesso da perdita di peso e diarrea.
Tipi di appendicite
Le appendiciti, in base all’evoluzione del processo infiammatorio, si distinguono in:
- appendicite acuta catarrale. L’appendice è molto infiammata e tumefatta. Il lume è ostruito da secrezioni di muco, ma non c’è coinvolgimento del peritoneo. È il caso meno grave e l’infiammazione può regredire da sola.
- Appendicite acuta purulenta o flemmonosa. L’infiammazione è più estesa e l’appendice si presenta ingrossata. Nel lume e nelle pareti è presente il pus che può formare piccoli ascessi.
- Acuta gangrenosa. L’infiammazione è allo stadio più grave e l’appendice presenta zone necrotiche, già perforate con fuoriuscita di pus e feci. In questi casi è necessario intervenire immediatamente per evitare la peritonite.
- Appendicite cronica. Si tratta di una condizione definita dalla SICCR (Società Italiana di Chirurgia Colo-Rettale) come una manifestazione clinica che presenta una sintomatologia simile a quella dell’appendicite ma senza la lesione dell’organo. È causata da uno spasmo dell’appendice, dal ristagno delle feci o da piccole ostruzioni e a volte aggravata dall’uso di lassativi (coliche appendicolari).
Appendicite: come si cura
La scelta della terapia dipende dallo stato di salute generale, dall’età, dalle patologie in atto e dal possibile pericolo di perforazione dell’appendice.
Tuttavia, l’approccio più frequente è la rimozione chirurgica (appendicectomia). Questo perché, non svolgendo un ruolo necessario all’organismo, la rimozione dell’appendice non crea problemi per la salute.
Non è però sempre necessario ricorrere alla chirurgia, soprattutto nei casi meno acuti. Infatti, si possono somministrare antibiotici per tenere sotto controllo l’infezione. Nondimeno, statisticamente, i soggetti trattati solo con antibiotici vanno incontro a una recidiva entro pochi mesi, rendendo imprescindibile l’appendicectomia.
Ma, è raccomandabile in caso di sospetta appendicite, non assumere antidolorifici o antibiotici, ma rivolgersi subito al proprio medico. In particolare, in caso di dolori localizzati nella parte inferiore destra dell’addome, che non diminuiscono con il passare delle ore, è opportuno chiamare il medico o andare in pronto soccorso.
Appendicectomia
All’origine dell’appendicite c’è un’ostruzione, l’infiammazione batterica è secondaria.
Per questo motivo la chirurgia (unitamente alla somministrazione di antibiotici) è la soluzione più idonea. L’intervento chirurgico tuttavia si può eseguire in due modalità.
Mininvasiva o laparoscopia
L’intervento si esegue attraverso tre o quattro piccole incisioni nella parte destra dell’addome per inserire una microtelecamera e strumenti chirurgici di alta precisione per rimuovere l’appendice. I vantaggi di quest’approccio sono:
- recupero fisico più veloce
- possibilità di esplorare tutta la cavità addominale
- riduzione del dolore post operatorio
- riduzione del rischio di aderenze post operatorie
- rapido recupero per l’alimentazione.
Chirurgia tradizionale o laparotomia
L’operazione consiste in un unico taglio nella parte inferiore destra dell’addome. Richiede una permanenza più lunga in ospedale ed è utilizzata soprattutto in caso di:
- appendice perforata
- peritonite
- ascesso.
In entrambi i casi è necessaria, comunque, l’anestesia generale e, a volte, la rimozione dei punti di sutura. Si tratta però di operazioni risolutive, prive di gravi rischi o complicazioni.
Il post operatorio: cosa mangiare e cosa evitare
La durata della convalescenza dipende dal quadro clinico. Generalmente nelle prime 24-72 ore non è possibile né bere, né mangiare. Si passa poi a una dieta liquida, inserendo gradualmente i cibi solidi. Sono preferibili inizialmente alimenti come:
- brodo
- succhi di frutta o di verdura
- tisane.
Invece, da evitare cibi che producano gas come legumi o formaggi stagionati.
In caso di peritonite, si può restare in ospedale dai 7 ai 10 giorni. Comunque dopo 3-4 settimane è possibile riprendere la vita di prima, compreso lo sport.
Nei giorni successivi all’operazione bisogna evitare di fare il bagno o la doccia e attendere che la ferita sia ben chiusa. In alcuni casi, potrebbe anche essere necessario somministrare degli antibiotici.
Appendicite: complicanze
Se non si interviene prontamente, l’appendicite può produrre serie complicazioni come:
- peritonite: si verifica quando l’appendice ostruita, ormai gonfia ed infiammata, si rompe, riversando l’infezione e i batteri all’interno dell’addome (sacco peritoneale). In questo caso la febbre raggiunge anche i 39° e battito cardiaco e respirazione accelerano. Se non si agisce rapidamente (nell’arco di poche ore), rimuovendo chirurgicamente l’appendice, si può anche rischiare la vita. I batteri, infatti, possono infettare il sangue provocando una condizione grave e letale, la sepsi (o setticemia). Nella donna c’è anche il rischio che l’infezione si estenda alle ovaie.
- ascesso: è l’accumulo di pus intorno a un’appendice perforata. L’organismo cerca di combattere l’infezione circondando il pus con fasci fibrosi (aderenze) che però si attaccano agli organi vicini. Si può curare con antibiotici, ma a volte è necessario far fuoriuscire i liquidi mediante drenaggio chirurgico.
Prevenzione
Come per molte altre patologie, anche per l’appendicite la prevenzione inizia a tavola e non solo con:
- una dieta corretta ed equilibrata, con un giusto contenuto di fibre
- uno stile di vita sano
- il mantenimento del corretto peso corporeo
- una regolare attività fisica
- una lenta ed accurata masticazione dei cibi (per facilitare la digestione, mantenendo un buon funzionamento dell’intestino evitando anche la stitichezza, che potrebbe favorire la formazione di piccole feci dure, i coproliti, spesso responsabili dell’ostruzione dell’appendice).
Un’alimentazione ricca di fibre quindi riduce il rischio di appendicite. Lo conferma anche l’incidenza della malattia che è più alta nei Paesi industrializzati, in cui la sedentarietà e una dieta raffinata e povera di scorie rallentano il transito intestinale e causano un’alterazione della flora batterica.
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Stitichezza e appendicite
Abitudini alimentari poco sane e scarsa attività fisica tendono a rallentare la motilità intestinale e ad aumentare il tempo di ristagno delle feci nell’intestino, compresa la quantità di acqua riassorbita dalla massa fecale. Le feci, quindi, diventano più dure e più difficili da evacuare.
Se una parte delle feci si raccoglie nell’appendice, causando un’ostruzione, aumentano le possibilità di infiammazione. Anche l’accumulo di muco contribuisce a dilatare le pareti dell’appendice, comprimendo i vasi linfatici e sanguigni che scorrono al suo interno. La carenza di sangue può dunque favorire la proliferazione di batteri e può provocare necrosi e rottura dell’appendice.
Prognosi
Se si interviene precocemente, il rischio di prognosi infausta si azzera o quasi e il recupero post operatorio è abbastanza rapido. Negli anziani, i tempi possono essere un po’ più lunghi.
Anche in caso di perforazione dell’appendice, grazie agli antibiotici e alla chirurgia il tasso di mortalità è molto basso.
Con la consulenza del Dott. Salvatore Marotta, specialista in Chirurgia di urgenza e Pronto soccorso, docente di Medicina del territorio presso il Dipartimento di Sanità Pubblica, Università Federico II (Napoli).
Fonti
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