Con questo tempo, ho dolori dappertutto! Quella che a molti può sembrare una credenza popolare ha, in realtà, un fondamento scientifico. A dirlo è uno studio dell’Università di Manchester, che ha dimostrato che esiste davvero una correlazione tra meteo e dolore e che ad avvertirla è soprattutto chi soffre di artrite e di altre patologie che causano dolore cronico.
Che legame c’è tra meteo e dolore? Lo ha svelato un’app
Lo studio ha coinvolto oltre 13.000 persone provenienti da tutte le 124 città postali del Regno Unito. I partecipanti erano prevalentemente persone con artrite, anche se alcuni soffrivano di altre condizioni croniche legate al dolore, come fibromialgia, emicrania o neuropatia.
I ricercatori hanno raccolto i dati con un’app per smartphone sviluppata appositamente per lo studio. Ogni partecipante ha utilizzato l’app per segnalare quotidianamente i propri livelli di dolore, mentre l’app ha registrato il meteo in quell’area utilizzando il GPS del telefono.
“L’analisi ha mostrato che, nei giorni umidi e ventosi a bassa pressione, le probabilità di provare più dolore, rispetto a un giorno medio, erano di circa il 20%”. E’ quanto ha dichiarato il professor Will Dixon, direttore del Center for Epidemiology Versus Arthritis presso l’Università di Manchester, autore principale dello studio.
I dati suggeriscono che non esiste alcuna connessione tra pioggia e dolore. Allo stesso modo, i ricercatori non hanno trovato alcuna relazione tra dolore e temperatura da soli.
Tuttavia, sembra che la temperatura possa peggiorare il dolore causato da un clima umido e turbolento: i giorni più dolorosi per i partecipanti sono stati quelli umidi, ventosi, ma anche freddi.
Dixon suggerisce che i risultati dello studio potrebbero portare i meteorologi a fornire previsioni sul dolore insieme a proiezioni sulla qualità dell’aria. Questo potrebbe aiutare le persone con dolore cronico a “pianificare le loro attività, portando a termine compiti più difficili nei giorni con condizioni meteo favorevoli alla loro patologia, per avvertire livelli più bassi di dolore”.