È uno studio italiano pubblicato sulla rivista Cortex a svelare i segreti delle capacità di memoria eccezionali di alcune persone.
Gli studiosi hanno infatti rivelato l’esistenza di un’area cerebrale che permette alle persone dotate di ipermemoria autobiografica di “datare” i ricordi.
La memoria autobiografica permette di rievocare esperienze relative a tutto l’arco della vita consentendoci di conferire una dimensione temporale e narrativa alla nostra esistenza.
In pratica, il cervello degli individui “ipermemori” è capace di ricordare anche i più piccoli dettagli di ogni giorno della loro vita.
Come ci riesce? Con specifiche aree deputate a dare una dimensione temporale ai ricordi. Quindi, si riesce a organizzare le informazioni che invece nelle persone comuni rimangono sfocate e indistinte.
La ricerca, condotta presso i laboratori della Fondazione Santa Lucia IRCCS di Roma ha coinvolto la Sapienza Università di Roma, l’Istituto Superiore di Sanità e l’Università degli Studi di Perugia.
Lo studio e le tecniche usate
Lo studio ha preso in analisi 8 persone ipermemori, già protagoniste nel 2018 di un altro lavoro della stessa equipe di ricerca.
A queste persone è stato chiesto di ricordare un evento molto lontano nel tempo (circa 20 anni prima), mentre la loro attività neuronale veniva rilevata in tempo reale attraverso la risonanza magnetica funzionale.
Allo stesso tempo, la medesima richiesta è stata rivolta ad altre 21 persone con una memoria normale (il cosiddetto gruppo di controllo).
La risonanza magnetica funzionale è una tecnica non invasiva che permette ai ricercatori di osservare il cervello mentre è in azione. Quindi, anche di identificare le aree che si attivano maggiormente durante il ricordo.
Oltre a questa tecnica, gli studiosi ne hanno utilizzata anche un’altra, chiamata Multivoxel Pattern Analysis. Questa serviva per verificare che la migliore rappresentazione neurale dei ricordi nelle persone ipermemori fosse associata al ruolo funzionale di specifiche zone del cervello.
I risultati
Gli autori dello studio hanno potuto così vedere che nel discriminare tra ricordi autobiografici vecchi e nuovi, gli ipermemori mostrano un’elevata specializzazione di una parte del cervello.
Si tratta della porzione ventro-mediale della corteccia prefrontale, un’area che si ritiene sia deputata all’organizzazione delle funzioni cognitive superiori.
E proprio questa stessa regione del cervello sembra essere meno precisa nelle persone con una memoria normale, al punto da farci confondere la dimensione termporale del ricordo.
Quanto scoperto è cruciale non solo per capire meglio le doti speciali di queste persone. Infatti, è utile anche per varcare nuove frontiere per la ricerca e la riabilitazione della memoria in quelle persone con una lesione del sistema nervoso centrale.
In conclusione, più si riesce a comprendere i meccanismi neurobiologici che sono alla base dell’iperfunzionamento della memoria e più diventa chiaro su quali aree è necessario intervenire per stimolare il ripristino del normale funzionamento della memoria in persone con deficit o che hanno subito lesioni neurologiche.
Fonte: ISS
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