Sommario
La dismenorrea (termine medico per indicare i dolori mestruali) più che un disturbo è un insieme di sintomi, come dolore o crampi addominali, mal di schiena, diarrea o stipsi, che colpisce una buona fascia della popolazione femminile durante la fase premestruale. Solitamente si raggiunge la massima intensità del dolore nelle prime 24 ore dopo la comparsa del flusso mestruale e i sintomi si possono prolungare per 2-3 giorni.
Può variare da lieve a grave e certamente può influenzare la qualità di vita delle donne durante il ciclo mestruale. È classificata in due forme. Quella primaria è il tipo più comune ed è generata da un’attività del tutto fisiologica come l’utero che si contrae per espellere il rivestimento uterino durante il ciclo mestruale.
La dismenorrea secondaria, invece, è determinata da condizioni mediche sottostanti, come fibromi uterini, endometriosi o infezioni pelviche.
La cura cambia in base alla gravità e alle cause sottostanti, ma le possibilità sono diverse: farmaci antinfiammatori, contraccettivi orali, terapie fisiche e cambiamenti nello stile di vita.
Cos’è la dismenorrea?
Con il termine dismenorrea si intende il dolore mestruale, cioè la comparsa di dolore al basso ventre poco prima e all’arrivo della mestruazione. Di solito si manifesta sotto forma di crampi, spesso associati a mal di testa, mal di schiena e disturbi intestinali come diarrea o stitichezza.
La prevalenza della dismenorrea è più alta nelle adolescenti, di cui circa il 15% presenta dolori mestruali piuttosto forti, causa principale di assenza dalla scuola.
E’ quindi un disturbo comune tra le donne in età riproduttiva ed è classificata in primaria e secondaria.
Quella primaria è un dolore addominale che si manifesta durante il ciclo mestruale e non è associato ad altre malattie o disturbi. Al contrario, la dismenorrea secondaria è solitamente correlata ad altre patologie dell’apparato genitale.
Che sia primaria o secondaria, il suo impatto sulla salute emotiva, psicologica e funzionale resta comunque da non sottovalutare.
Dismenorrea: sintomi
I sintomi della dismenorrea, o dolore mestruale, possono variare in intensità da donna a donna, ma solitamente includono:
- Dolore addominale: è il sintomo principale della dismenorrea ed è localizzato nella parte bassa dell’addome. Si può manifestare sotto forma di crampi o spasmi con diversi gradi di intensità.
- Sofferenza lombare: il dolore mestruale può irradiarsi anche nella parte bassa della schiena o all’interno coscia, causando non poco disagio.
- Mal di testa: può essere correlato ai cambiamenti ormonali.
- Nausea e vomito: alcune donne avvertono nausea e talvolta vomito durante il periodo mestruale, soprattutto se il dolore è particolarmente intenso.
- Diarrea o stitichezza: i disturbi gastrointestinali, come diarrea o stitichezza, sono piuttosto tipici della dismenorrea.
- Affaticamento: il dolore mestruale intenso causa senza dubbio un senso di affaticamento e di malessere generale.
- Irritabilità e cambiamenti dell’umore: le fluttuazioni ormonali durante il ciclo possono influire sull’umore, con irritabilità o lievi stati depressivi.
- Gonfiore: alcune donne avvertono una spiccata sensazione di pancia gonfia durante il ciclo mestruale.
- Capogiri e svenimenti.
Il dolore precede, in genere, di alcune ore l’inizio del flusso mestruale e dura, di solito, non più di 24 ore. A volte può persistere per 48-72 ore, ma generalmente i dolori diminuiscono in intensità.
In linea generale si tratta comunque di sintomi lievi e ben tollerati. Tuttavia in alcuni casi possono essere così gravi da influenzare significativamente la qualità della vita.
Tipi di dismenorrea
Quando si parla di dismenorrea o dolori mestruali è importante distinguere le due forme, poiché derivano da cause molto diverse tra loro:
- Primaria o essenziale (funzionale): si manifesta in assenza di alterazioni dimostrabili a carico dell’apparato riproduttivo.
- Secondaria (o acquisita): conseguente a una malattia sottostante da indagare.
Dismenorrea primaria
La prostaglandina F (PGF) (una molecola prodotta naturalmente dall’organismo) è la principale causa della dismenorrea. Il momento dello sfaldamento dell’endometrio durante l’inizio delle mestruazioni è esattamente quello in cui le cellule endometriali rilasciano PGF. La prostaglandina (PG) provoca, invece, le contrazioni uterine e l’intensità dei crampi è proporzionale alla quantità di PG rilasciata dopo il processo di sfaldamento iniziato con il calo dell’aumento dei livelli ormonali.
Nella dismenorrea primaria, il dolore inizia in genere dai 6 ai 12 mesi dopo il menarca ed è molto comune nelle giovani donne, con i sintomi che tendono a diminuire gradualmente con l’avanzare dell’età.
Dismenorrea secondaria: che cos’è?
In questo caso, invece, si tratta di una condizione clinica in cui il dolore mestruale può essere dovuto a una malattia, un disturbo o un’anomalia strutturale di base all’interno o all’esterno dell’utero. Sono diverse le cause di dismenorrea secondaria, che includono:
- Endometriosi pelvica. È causata dalla presenza di endometrio, che è il tessuto che normalmente si trova all’interno dell’utero e che si sfalda a ogni mestruazione, in organi diversi dall’utero.
- Adenomiosi o endometriosi interna, in cui le ghiandole endometriali si spostano nella parete muscolare dell’utero.
- Fibromi.
- Polipi endometriali.
- Malattia infiammatoria pelvica.
- Uso di un dispositivo contraccettivo intrauterino.
- Fibromatosi uterina.
- Malformazioni congenite.
- Varicocele pelvico.
- Stenosi del canale cervicale acquisita (ad esempio, dopo un aborto).
Cause e fattori di rischio dei dolori mestruali
La dismenorrea, o dolore mestruale, può avere diverse cause, così come sono diversi i possibili fattori di rischio. Ad esempio la contrazione dell’utero durante l’espulsione dell’endometrio può essere particolarmente intensa. Oppure, il livello di prostaglandine è elevato, poiché sono queste molecole a determinare la contrazione dell’utero.
Poi ci sono tutte le possibili malattie associate alla dismenorrea secondaria, come abbiamo già indicato.
Tra i fattori di rischio della dismenorrea, invece, possono esserci:
- Età: le adolescenti e le donne di età compresa tra i 20 e i 30 anni hanno maggiori probabilità di sperimentare la dismenorrea.
- Storia familiare: se altre donne in famiglia hanno sofferto di dolori mestruali, c’è una maggiore probabilità di svilupparla.
- Fumo: le donne fumatrici sembrano essere più suscettibili alla dismenorrea rispetto a quelle che non fumano.
- Cicli mestruali irregolari.
- Stress e ansia che possono peggiorare il dolore.
- Parto: le donne che hanno avuto figli possono provare meno dolore durante il ciclo rispetto a chi non ha avuto ancora figli.
Diagnosi
Per diagnosticare la dismenorrea di solito basta un’accurata visita ginecologica e l’anamnesi, soprattutto in caso di dismenorrea primaria. La valutazione si basa sull’età in cui è comparso il dolore, dove si localizza, quanto dura e quali sono le sue caratteristiche e se si allevia o scompare con l’uso dei medicinali o con i contraccettivi.
Per avere un quadro più preciso, il medico può anche prescrivere un’ecografia transvaginale per un controllo generale degli organi riproduttivi. Successivi esami di approfondimento possono includere la risonanza magnetica, l’isteroscopia, fino ad arrivare alla laparoscopia se tutti i precedenti test sono negativi e se il dolore è particolarmente forte.
L’ecografia può essere utile per differenziare la dismenorrea secondaria e le cause scatenanti che includono l’endometriosi. La dismenorrea secondaria, infatti, può colpire tutte le donne in qualsiasi momento dopo il menarca, mentre può presentarsi come un nuovo sintomo per le donne tra i 30 e i 40 anni. Può essere associato a diversa intensità di dolore e ad altri sintomi come il dolore durante i rapporti sessuali (dispareunia), perdite di sangue abbondanti (menorragia), sanguinamento intermestruale e postcoitale.
Per chi invece è a rischio di infezioni trasmesse sessualmente o quando si sospetta una malattia infiammatoria pelvica, sarà necessario sottoporsi a tamponi endocervicali o vaginali.
Dismenorrea: cura e rimedi
Il trattamento della dismenorrea mira soprattutto ad alleviare il dolore, influenzando i meccanismi fisiologici sottostanti, in particolare la produzione di prostaglandine.
Sono diverse le cure e i trattamenti per il dolore mestruale.
Trattamento farmacologico
I farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) rappresentano la prima scelta di trattamento per la dismenorrea, poiché sono particolarmente efficaci nell’alleviare il dolore mestruale. Il loro meccanismo d’azione consiste nell’inibire l’enzima cicloossigenasi, prevenendo così la produzione di prostaglandine.
Secondo uno studio che ha confrontato vari tipi di FANS con il placebo per il trattamento della dismenorrea, nessun FANS è più sicuro o efficace di un altro. Tuttavia, circa il 20% delle donne con dismenorrea non risponde positivamente al trattamento con questi farmaci.
Generalmente i FANS sono più efficaci del paracetamolo, ma in caso di controindicazioni all’uso di questa classe di medicinali, il paracetamolo rappresenta una valida alternativa.
Anche le pillole contraccettive orali si sono dimostrate efficaci nel ridurre il dolore mestruale nelle adolescenti. Questi farmaci agiscono limitando la crescita del rivestimento endometriale e riducendo la produzione di prostaglandine. Infatti, le donne che usano la pillola sembrano sperimentare meno dolore e non ricorrono agli analgesici.
Rimedi naturali
Per ottenere sollievo dal dolore mestruale, è consigliabile adottare uno stile di vita attivo e una dieta equilibrata ricca di vitamine e sali minerali. L’esercizio fisico comporta, infatti, numerosi benefici sulla salute e può contribuire a ridurre l’intensità della dismenorrea.
Anche se non esistono prove scientifiche definitive riguardo ai tipi di esercizio specifici o alla durata, l’attività fisica moderata, soprattutto nelle donne in sovrappeso, è certamente raccomandata.
Anche l’applicazione di calore sulla pancia si è dimostrata efficace nel ridurre il dolore mestruale ed è una scelta terapeutica preferita da molte donne perché priva di effetti collaterali.
Infine, si può ricorrere ad alcuni integratori alimentari a base vegetale, ma anche in questo caso non esistono prove sufficienti per raccomandarne l’uso. Indubbiamente l’uso di tisane calmanti e lenitive può aiutare a sopportare meglio il dolore.
Ad esempio, tisane alla camomilla, finocchio e malva, un mix di proprietà rilassanti, depurative e detossinanti che conferiscono una sensazione di benessere generale. Possono essere utili anche l’achillea, dalle proprietà antispastiche, e l’echinacea, un potente antinfiammatorio.
L’efficacia dell’agopuntura, invece, è supportata da alcuni studi, ma occorrono altre ricerche per convalidarne a livello scientifico la validità.