Sommario
La digestione è l’insieme dei processi che hanno lo scopo di rendere il cibo che ingeriamo assorbibile e utilizzabile dall’organismo.
Gli alimenti che arrivano sulla nostra tavola non sono impiegabili come tali. Per poterne ricavare energia ed elementi utili alla costruzione di nuove cellule e tessuti, l’organismo deve frammentarli e attaccarli chimicamente. In questo modo ottiene molecole semplici e di piccole dimensioni in grado di attraversare la parete intestinale ed essere assorbite nel sangue. Entrando nella circolazione sanguigna, gli elementi nutritivi possono essere distribuiti a tutti i tessuti.
L’intero processo digestivo è promosso dalla muscolatura presente nella parete degli organi che lo compongono. La contrazione ritmica di tali muscoli permette la progressione del contenuto dall’alto verso il basso e il suo rimescolamento.
La parola digestione deriva dal latino digestio, a sua volta composto da dis (separazione) e gerere (portare), termine che si riferisce al concetto di separazione.
Digestione: organi interessati e descrizione dell’apparato digerente
Il processo di scomposizione degli alimenti interessa ampiamente alcuni degli organi dell’apparato digestivo ma anche e soprattutto il cervello. Il solo pensiero del cibo, la sua vista, la percezione del suo odore sono sufficienti ad attivare specifici centri del cervello. Danno il via alla digestione e stimolano la motilità dell’apparato digerente e la secrezione di saliva e succhi enzimatici.
Gli organi del sistema digerente coinvolti sono:
- Bocca: è formata dalle labbra, dalle guance, dal palato duro e molle e dalla lingua. Qui ha inizio il processo digestivo. In bocca il cibo viene triturato attraverso la masticazione e impastato con la saliva per renderlo deglutibile.
- Esofago: il bolo così ottenuto passa nell’esofago per arrivare allo stomaco.
- Stomaco: qui avviene la digestione delle proteine e inizia la scomposizione dei grassi.
- Duodeno: è la prima porzione dell’intestino tenue, sede della digestione dei grassi.
- Fegato: produce la bile, che si raccoglie nella cistifellea e passando attraverso un sottile tubo (coledoco) arriva al duodeno, dove favorisce l’emulsione dei grassi.
- Pancreas: produce una serie di enzimi che vengono trasportati al duodeno per la digestione di zuccheri e grassi.
A cosa serve la digestione?
La funzione principale della digestione è quella di mettere a disposizione gli alimenti in una forma in cui siano assorbibili e, di conseguenza, utilizzabili per la produzione di energia e per la costruzione di nuovi tessuti.
Il processo digestivo è formato da una serie di reazioni chimiche (digestione chimica) e di fenomeni meccanici (digestione meccanica).
I cibi che ingeriamo sono costituiti infatti da molecole complesse, che devono essere semplificate attraverso interventi di scomposizione in sostanze più elementari.
- Le proteine contenute nella carne (rossa e bianca), nel pesce (salmone, tonno, ecc.), nelle uova e nei legumi vengono attaccate da enzimi detti proteasi (la pepsina è uno di questi) e scomposte in singoli aminoacidi, che vengono impiegati prevalentemente per la deposizione di nuovi tessuti.
- I carboidrati complessi (ad esempio, l’amido contenuto nella pasta, nel riso, nel pane, nella pizza, nelle brioche, nelle fette biscottate e nei biscotti) diventano monosaccaridi (come il glucosio), che vengono bruciati per la produzione di energia; una parte di essi finisce nel fegato, che li trasforma in glicogeno, una riserva energetica importante per il funzionamento dei muscoli.
- I grassi principali presenti nella dieta sono i trigliceridi, contenuti sia negli alimenti di origine animale (carne rossa, pollo, burro, latte, formaggio, gelati) che in quelli di origine vegetale (olio d’oliva, avocado, frutta secca a guscio); vengono aggrediti da enzimi detti lipasi e scissi in acidi grassi e glicerolo, utilizzati come riserva energetica e con funzioni di costruzione.
Tutta la mucosa digestiva è popolata da microrganismi, prevalentemente batteri, che costituiscono nel loro complesso il cosiddetto microbiota: l’insieme di queste specie supporta la digestione e l’assorbimento di numerose sostanze utili all’organismo.
Molecole di piccole dimensioni come quella dell’acqua vengono assorbite come tali e non richiedono digestione.
Cosa fare per migliorare la digestione?
Una scelta oculata degli alimenti può, viceversa, accelerare il processo di scomposizione e assorbimento. Da questo punto di vista, può essere utile, ad esempio, iniziare i pasti con un piatto di rucola o altra insalata amara (come la cicoria).
Oppure aggiungere alle pietanze spezie o erbe aromatiche, che stimolano la produzione di succo gastrico. Anche una breve passeggiata all’aperto dopo il pasto può essere molto utile. E, in caso di difficoltà digestive, fare più spuntini anziché un solo pasto pesante è un consiglio da valutare.
Può essere sicuramente utile anche scegliere di privilegiare alcuni cibi o prodotti piuttosto che altri. Ad esempio, quando fai la spesa controlla sempre l’etichetta e cerca di preferire marchi e linee specifiche e indicate per una digestione sana e corretta. Come la nuova linea Happy Digest di Céréal, una proposta di biscotti e plumcake, per colazioni, spuntini e merende, preparati solo con ingredienti di qualità e dedicati al benessere digestivo. Come? Grazie all’utilizzo di grani antichi, alla presenza di fibra prebiotica e calcio, che favoriscono il processo digestivo, e all’essere senza glutine e senza lattosio. Un’opzione equilibrata e nutriente ideale da inserire nei menù di tutti i giorni.
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Cosa fare in caso di digestione lenta o bloccata
In caso di digestione bloccata, i consigli degli esperti dipendono dalla causa del rallentamento. Se il senso di pesantezza subentra per il freddo o gli sbalzi di temperatura, è utile coprirsi e sorseggiare piccole quantità di una bevanda calda (tè, camomilla e infusi a base di zenzero).
Se è il risultato di un pasto abbondante, meglio non cedere alla tentazione delle soluzioni fai da te, come: bicarbonato, liquori (gli amari in particolare) o farmaci e i rimedi della nonna che possono ulteriormente rallentare il processo digestivo.
Come funziona la digestione mentre si dorme? Alcuni studi evidenziano, sulla base di dati scientifici, il fatto che dormire sul lato sinistro favorisca la digestione. Invece, particolari condizioni fisiologiche, come la gravidanza, possono rendere la digestione più lenta.
Come avviene la digestione
Il processo inizia nella bocca e termina a livello dell’intestino tenue, a valle del quale si verifica l’assorbimento dei nutrienti ottenuti e il loro passaggio nel sangue, con la distribuzione ai tessuti periferici.
Come detto, la digestione è un insieme di fenomeni di tipo chimico (dovuti all’azione di enzimi ed altre sostanze chimiche), e fisico (dovuti all’attività dei denti, della lingua e della muscolatura liscia contenuta nella parete del sistema digerente). La carenza o assenza di enzimi digestivi può essere, in alcuni casi, messa in relazione all’insorgenza delle intolleranze alimentari.
La fisiologica progressione del cibo dalla bocca verso l’ano è garantita dalle contrazioni ritmiche della muscolatura liscia presente nella parete di esofago, stomaco e intestino, complessivamente definite peristalsi. L’indebolimento di tale muscolatura può portare a conseguenze di vario tipo, fra cui difficoltà digestive, digestione lenta, senso di pesantezza dopo i pasti e acidità.
Ogni fase della digestione è regolata dal sistema nervoso, che interviene stimolando la secrezione degli enzimi e di tutte le altre sostanze coinvolte e la motilità della parete muscolare. La ricca innervazione presente a livello di stomaco e intestino spiega il perché delle molte interazioni fra emozioni e digestione.
Ad esempio, un forte stato d’ansia chiude lo stomaco, così come uno spavento può bloccare la digestione e la rabbia causare acidità gastrica.
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Masticazione
In bocca, il cibo viene finemente sminuzzato dall’azione dei denti per renderlo più aggredibile dagli enzimi digestivi che agiranno prima nello stomaco e poi nel duodeno e impastato con la saliva per renderlo deglutibile. I muscoli della lingua compattano il cibo e lo spingono sul retro della bocca per la deglutizione.
Le ghiandole salivari sono strutture poste esternamente alla bocca, in particolare sotto l’orecchio, sotto l’osso mascellare e sotto la lingua, che rilasciano le loro secrezioni in sottili dotti che sfociano nella cavità orale.
La saliva è un liquido composto per il 99,5% da acqua e per lo 0,55% da altre sostanze, tra cui enzimi digestivi (amilasi salivare) e muco. La produzione della saliva è sotto il controllo del sistema nervoso autonomo, che è correlato ai riflessi e agli istinti più antichi. Aumenta alla vista o al pensiero del cibo (la cosiddetta acquolina in bocca), si riduce o si arresta quando siamo assaliti dalla paura, dal panico o quando siamo preda di forti emozioni.
La digestione ha inizio già in bocca. L’amilasi salivare dà inizio alla frammentazione degli amidi (presenti nella pasta, nel pane, nella pizza, nei biscotti, nelle patate, nel riso) in molecole di maltosio, che viene poi ulteriormente scomposto in glucosio.
La saliva contiene anche un enzima protettivo (lisozima) ad azione antibatterica, che contribuisce a proteggere l’organismo dai microrganismi presenti negli alimenti. Inoltre, ha un pH neutro (circa 7), che aiuta a neutralizzare gli acidi che favoriscono la formazione della carie.
Esofago
La deglutizione comporta il passaggio del cibo nella faringe e poi nell’esofago, un condotto lungo circa 25 centimetri posto dietro alla trachea nel torace e parte dell’apparato respiratorio, che lo conduce allo stomaco.
La presenza di una valvola che separa la faringe dalle vie respiratorie protegge dal rischio di soffocamento, perché impedisce al cibo di finire nei bronchi, ostruendoli.
Fra l’esofago e lo stomaco è presente una valvola (cardias) che mantiene separato l’ambiente gastrico da quello esofageo e previene la risalita del cibo verso l’alto.
Quando la tenuta del cardias cede, si possono avere fenomeni di reflusso: poiché il materiale presente nello stomaco è acido ma l’esofago non è rivestito da un epitelio protettivo, il rischio è quello di un’infiammazione di quest’organo (esofagite da reflusso gastroesofageo).
Nell’esofago il cibo non subisce modificazioni chimiche.
Digestione e stomaco
Lo stomaco è un organo a forma di lettera J situato nella cavità addominale, che riceve gli alimenti deglutiti (bolo) e ospita le reazioni digestive compiute dal succo gastrico.
Nella parete dello stomaco sono presenti diversi tipi di cellule, le quali producono:
- Acido cloridrico e pepsinogeno (succo gastrico): le cellule parietali producono una sostanza detta pepsinogeno, che in ambiente acido si attiva in pepsina, l’enzima digestivo vero e proprio; la pepsina scinde le proteine in elementi più piccoli, i peptoni.
- Fattore intrinseco: le cellule parietali secernono anche questa sostanza, che permette l’assorbimento della vitamina B12. L’assenza del fattore intrinseco porta alla comparsa di una malattia detta anemia perniciosa.
- Muco: le cellule mucose liberano nell’ambiente gastrico sostanze protettive in grado di neutralizzare gli effetti dell’acido.
- Lipasi gastrica: dà inizio alla digestione dei grassi.
Il delicato equilibrio fra la secrezione di acido e quella di muco è cruciale per consentire la digestione delle proteine presenti negli alimenti evitando l’erosione della mucosa. L’alterazione del bilancio tra fattori aggressivi e fattori protettivi porta all’insorgenza di disturbi quali la gastrite e l’ulcera.
L’attivazione dello stomaco
Come fa lo stomaco a sapere l’esatta quantità e la tipologia di sostanze da produrre? Nella parete gastrica sono presenti anche speciali cellule (chemocettori) che rilevano la presenza di determinate sostanze chimiche e attivano la secrezione degli enzimi necessari alla loro digestione.
Ad esempio, l’ingestione di sostanze amarognole agisce da stimolo all’attivazione della digestione: da qui l’abitudine dell’aperitivo, nel quale secondo tradizione vengono serviti alcolici di sapore amaro.
Questa stessa considerazione spiega i vantaggi di iniziare il pasto con un piatto di verdura amara che, oltre a stimolare la produzione di enzimi digestivi, apporta fibre alimentari utili alla salute dell’intestino.
Nello stomaco non si verifica assorbimento, ma con qualche eccezione, ad esempio l’alcol: il fatto che sia assorbito già a livello gastrico spiega perché i suoi effetti siano così rapidi.
Il duodeno
Il chimo proveniente dallo stomaco supera una valvola detta piloro per scendere nell’intestino tenue, più precisamente nel duodeno, la prima porzione che si incontra scendendo dalla bocca.
Il duodeno ha una forma a uncino che trattiene il chimo, impedendo la sua risalita verso lo stomaco.
Anche nella parete del duodeno sono presenti chemocettori che registrano la presenza di materiale acido, segno dell’avvenuta digestione da parte dello stomaco, attivando il rilascio di sostanze (colecistochinina, peptide inibitorio gastrico, secretina) che pongono fine all’attività gastrica e favoriscono il rilascio di:
- Bile dalla cistifellea: arriva al duodeno percorrendo il coledoco e contiene sostanze utili alla digestione dei grassi (sali biliari).
- Succo pancreatico: proviene dal pancreas attraverso il dotto pancreatico, che sbuca nel duodeno. Contiene amilasi pancreatica (che digerisce gli amidi trasformandoli in zuccheri semplici, poi assorbiti dalla mucosa intestinale), lipasi pancreatica (che digerisce i trigliceridi) ed enzimi che digeriscono gli acidi nucleici (DNA e RNA).
- Insulina: ormone che stimola l’ingresso del glucosio nelle cellule e quindi permette il controllo della glicemia.
La parete del duodeno produce un enzima chiamato lattasi, che digerisce il lattosio, zucchero contenuto nel latte e nei latticini. La scarsa o nulla produzione di lattasi è alla base dell’intolleranza al lattosio
Quanto dura la digestione?
In condizioni normali, la digestione può durare da una a 5 ore, a seconda della quantità del cibo ingerito e della tipologia degli alimenti introdotti, nonché delle tecniche di preparazione e cottura a cui sono stati sottoposti.
Il tempo necessario alla scomposizione degli alimenti allo scopo di renderli assorbibili è maggiore se la masticazione non è efficiente, un aspetto che rende il lavoro di attacco degli enzimi più difficile e laborioso. Per questa ragione, gli esperti consigliano, anche in assenza di specifiche patologie, di dedicare al pasto il tempo necessario, evitando di mangiare in piedi, velocemente e senza masticare in maniera accurata.
Vi sono alimenti che richiedono tempi di digestione più lunghi rispetto agli altri. Tipico il caso delle pietanze a base di derivati animali, soprattutto se molto grassi e cucinati con metodiche elaborate.
In generale, i piatti che comportano una preparazione lunga e l’aggiunta di insaporitori e condimenti allungano i tempi di digestione.
Differenza tra digestione e indigestione: quando c’è qualcosa che non va
Come anticipato nei paragrafi precedenti, la digestione dura nel complesso un periodo di tempo variabile fra una e 5 ore, a seconda della quantità del cibo ingerito e della tipologia di alimenti presenti nel pasto, nonché dalle tecniche utilizzate per la sua preparazione.
Questo tempo indicativo aumenta nel caso in cui la digestione sia lenta oppure la quantità di alimenti mangiati cospicua, magari in presenza di alimenti particolarmente pesanti o cucinati in maniera elaborata.
Indigestione
Se occasionalmente, dopo un pasto abbondante o altre cause, la digestione risulta laboriosa, si parla di indigestione se è associata a:
- Acidità.
- Mal di testa.
- Gonfiore addominale.
Generalmente, anche se con fatica, l’apparato digerente riesce a terminare la scomposizione degli alimenti e a liberarsi dal peso. Se, però, la situazione è particolarmente seria, allora i processi fisici e chimici connessi alla digestione possono arrestarsi (blocco digestivo, digestione ferma); in questi casi subentra il vomito, che svuota lo stomaco del suo contenuto.
Questo è ciò che può succedere d’estate, quando un bagno a stomaco pieno può provocare congestione (soprattutto nei bambini) a causa della differenza di temperatura importante tra l’ambiente esterno e l’acqua del mare o della piscina. Quindi, quanto tempo aspettare dopo aver mangiato prima di tuffarsi? Dipende sempre dalla dimensione del pasto e dalla pesantezza degli alimenti di cui è composto.
Fonti
- I.Sensoy. A review on the food digestion in the digestive tract and the used in vitro models. Current Research on Food Science. (2021).
- Your Digestive System & How it Works. NIH.
- M. Carabotti et al. The gut-brain axis: interactions between enteric microbiota, central and enteric nervous systems. Annals of Gastroenterology. (2015).