E’ in fase di test una nuova pillola contraccettiva da prendere una volta al mese. Un team di ricercatori del Brigham and Women’s Hospital e del Mit di Boston ha infatti sperimentato, per la prima volta con successo in modelli preclinici, un contraccettivo orale a lento rilascio.
Si stima che il 9% delle donne che usano la pillola come metodo anticoncezionale si trovino ad affrontare una gravidanza indesiderata a causa di dimenticanze o errori di assunzione: la pillola mensile vuole essere la soluzione per ridurre questo rischio.
Per il momento, la nuova pillola è stata testata solo sugli animali. I dati preclinici sono promettenti e incoraggiano i ricercatori ad andare avanti nel percorso per lo sviluppo di questo contraccettivo. Lo studio è pubblicato su Science Translational Medicine.
Pillola mensile: i test preclinici e le prospettive future
Per mettere a punto questa rivoluzionaria pillola contraccettiva mensile, il team statunitense ha progettato una capsula di gelatina che, ripiegato al suo interno, ha un meccanismo a sei braccia in cui è stato inserito il farmaco contraccettivo orale levonorgestrel. Quando la capsula arriva nello stomaco, il guscio si dissolve e le braccia si aprono, agganciandosi. Questo aiuta il dispositivo a rimanere nello stomaco, dove può rilasciare il farmaco per periodi prolungati. Un dispositivo che consente di bypassare i limiti dei farmaci che si assumono per via orale, che hanno tempi di transito gastrointestinale molto brevi e non permettono, quindi, un rilascio prolungato del principio attivo.
I ricercatori hanno somministrato il farmaco ad un gruppo di maiali e testato il contraccettivo orale nel tempo misurando la sua concentrazione nel sangue. Hanno così osservato che il farmaco era stato rilasciato a un ritmo costante per un periodo di 29 giorni. Sono in corso ulteriori studi per passare alla fase di test clinici sulla donna.
“La nostra capsula rappresenta un importante progresso verso l’offerta alle donne di un contraccettivo da assumere solo una volta al mese. Per molti, questo può essere difficile da credere. Ma i nostri dati preclinici ci stanno incoraggiando lungo quella strada”, ha assicurato Giovanni Traverso, gastroenterologo e ricercatore del Brigham and Women’s Hospital e del Mit, autore dello studio. “Abbiamo iniziato il nostro studio sul rilascio prolungato di farmaci lavorando con terapie per la malaria, la tubercolosi e l’HIV. Ma abbiamo anche riflettuto sul potenziale impatto che il rilascio prolungato di farmaci potrebbe avere sulla pianificazione familiare. Volevamo aiutare le donne nel controllo della fertilità e siamo lieti di riferire i nostri progressi”.
Fonte: Adnkronos