Celiachia: l’esposizione a pesticidi, PFAS e altri inquinanti chimici potrebbe aumentare il rischio dei giovani di svilupparla. E’ quanto sostiene uno studio della NYU Grossman School of Medicine.
Celiachia e inquinanti organici: che legame c’è
La celiachia è un’intolleranza permanente al glutine, risultato di un’infiammazione cronica autoimmune dell’intestino tenue. Nel mondo, si stima che l’1% della popolazione soffra di questa patologia, che in Italia interessa 600 mila persone. Tra i sintomi ci sono gonfiore e dolore addominale, diarrea, perdita di peso, in alcuni casi anche emicrania, che può essere una conseguenza della componente autoimmune della patologia. Contro la celiachia non ci sono cure: l’unica soluzione per chi ne soffre è seguire una dieta che preveda la completa esclusione del glutine.
Diversi studi hanno dimostrato che la celiachia ha una componente genetica: figli e fratelli di individui affetti dal morbo celiaco hanno maggiori probabilità di sviluppare la patologia.
La relazione tra la celiachia e i fattori ambientali che possono influire sul rischio in popolazioni geneticamente sensibili è stata, invece, poco indagata. Fino a questo studio, che ha analizzato il peso degli inquinanti organici persistenti (POP) sullo sviluppo della malattia. Dato che i POP sono noti interferenti endocrini, e considerata l’interazione tra il sistema endocrino e il sistema immunitario, i ricercatori hanno ipotizzato che queste sostanze potessero, plausibilmente, giocare un ruolo nell’insorgenza della celiachia.
Pesticidi e celiachia
Gli studiosi hanno analizzato i livelli di sostanze chimiche tossiche presenti nel sangue di 30 bambini e giovani adulti, dai 3 ai 21 anni, a cui era stata recentemente diagnosticata la celiachia presso l’Ospedale pediatrico Langone Hassenfeld di New York.
Hanno poi confrontato i risultati con quelli di altri 60 giovani, simili per età, genere ed etnia.
E’ così emerso che livelli elevati di sostanze chimiche tossiche presenti nel sangue corrispondono anche ad un maggiore rischio di celiachia. In dettaglio, i giovani con concentrazioni sieriche più elevate del pesticida diclorodifenildicloroetilene (DDE) avevano il doppio del rischio di sviluppare la celiachia.
La ricerca ha anche permesso di osservare che il rischio è più alto per le ragazze: l’esposizione alle sostanze tossiche aumenta di 8 volte la probabilità di sviluppare la malattia.
Celiachia: anche i PFAS aumentano il rischio
Dallo studio è risultato che non solo i pesticidi, ma anche i PFAS giocherebbero un ruolo nel far crescere il rischio di celiachia. PFAS è un acronimo che identifica le Sostanze Perfluoroalchiliche, composti utilizzati a partire dagli anni ’50 come emulsionanti e tensioattivi in prodotti per la pulizia, nella formulazione di insetticidi, rivestimenti protettivi, schiume antincendio e vernici. Sono impiegati anche nella produzione di capi di abbigliamento impermeabili, in prodotti per stampanti, pellicole fotografiche e superfici murarie, in materiali per la microelettronica. I composti perfluoroalchilici vengono usati inoltre nei rivestimenti dei contenitori per il cibo, come quelli dei fast food, o nei cartoni delle pizze da asporto, e sono presenti negli oggetti che contengono PTFE, più conosciuto come teflon, un materiale noto soprattutto per il suo utilizzo nelle padelle antiaderenti.
Dalla ricerca è emerso che le giovani con livelli elevati di queste sostanze avevano da 5 a 9 volte più probabilità di sviluppare la celiachia. Serviranno naturalmente altri studi per dimostrare che le sostanze tossiche analizzate da questa ricerca siano effettivamente una causa diretta della celiachia.
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Fonte: GreenMe.
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