Sì della Camera alla proposta di legge contro bodyshaming e fatshaming. L’obiettivo è quello di arginare la tendenza, a cui l’utilizzo dei social network sta dando sempre maggiore diffusione, a giudicare, offendere o deridere una persona sulla base di una sua caratteristica fisica, spesso per il suo peso, offrendo strumenti di prevenzione e sostegno a chi è vittima di questi abusi.
Le conseguenze per chi li subisce possono essere drammatiche, come ha sottolineato nel suo intervento alla Camera il deputato Pd Filippo Sensi. Citando uno studio dell’università dalla Florida, Sensi ha ribadito che queste “mortificazioni” mettono chi le subisce “a rischio di ingrassare ulteriormente e notevolmente”, agevolando “comportamenti autodistruttivi, anoressia, bulimia, suicidio”, attivando la “vergogna del corpo che abitiamo”.
La toccante testimonianza di Sensi: “Da bambino, anch’io vittima di bullismo per il mio peso”
Sensi ha condannato duramente il “fenomeno odioso” del bodyshaming, e in particolare del fatshaming, ovvero “lo stigma riservato all’obesità come diversità intollerabile, ridicola, degna soltanto di disprezzo e derisione”. E ha condiviso una toccante testimonianza, confidando di essere stato anche lui, da bambino, vittima di fatshaming da parte dei suoi compagni, proprio perché sovrappeso.
“Sono stato per tutta la vita e sono – cito – un cicciabomba, un cannoniere, un panzone, un trippone, una palla di lardo. Una volta un ragazzino mi gridò: ‘Sensi mi fai senso’, lo ricordo come fosse adesso”, ha detto Sensi ai deputati.
Sensi, che negli ultimi anni ha perso molti chili, porta ancora addosso il peso di quella “etichetta”.
“Chiunque mi conosce sa che sul mio peso scherzo, ci sorrido, lo esorcizzo, ma mi ci misuro ogni giorno – ha detto Sensi -. E sento questo sguardo che pesa, che mi pesa – già – che mi pesa. Non tutti ci riescono e facciamo finta sia un passo avanti scherzarci su, ma quando sei ragazzo, o magari ragazza, è ancora più difficile, maledettamente più difficile“.
“Non tutti ci scherzano su”, spesso “ci si chiude in casa e si seppellisce la derisione mangiando. Ancora, ancora e ancora. Il cibo come anestesia, stordimento per non sentirli più, per non sentirsi più. Perdersi lì dentro perché nessuno ci trovi, tanto nessuno ci cerca”.
Da qui, l’urgenza di un provvedimento che aiuti a fare prevenzione per scoraggiare gli atti di bullismo, che sanzioni chi bullizza e, soprattutto, che dia sostegno alle tante, troppe vittime di questi comportamenti che lasciano strascichi pesantissimi sulla psiche di chi li subisce.
Bodyshaming e fatshaming: cosa prevede la proposta di legge
Il provvedimento è stato approvato con 234 voti a favore, nessun contrario e 131 astenuti. Si tratta di 8 articoli che rappresentano un’estensione della legge sul cyberbullismo approvata nel 2017. Tra le novità più importanti, un numero telefonico di assistenza gratuita attivo 24 ore su 24 (il 114) e un’app anti-violenza.
Previsto anche l’impiego di strumenti penali, con la modifica del reato di atti persecutori mediante l’introduzione delle “condotte di reiterata minaccia e molestia che pongono la vittima in una condizione di emarginazione”.
La proposta di legge chiede anche al Ministero dell’Istruzione l’impegno a monitorare costantemente gli istituti scolastici italiani per “determinare l’estensione dei fenomeni di bullismo e cyberbullismo tra gli studenti, la percezione degli stessi fenomeni da parte dei docenti e dei dirigenti scolastici e, più in generale, la qualità del clima della classe”. Coinvolto nell’attività di monitoraggio anche l’Istat, attraverso una rilevazione annuale “sugli atti di bullismo che ne misuri le caratteristiche fondamentali e individui i soggetti più a rischio”.
Prevista infine la creazione, da parte del Ministero, di una piattaforma di e-learning per i docenti, finalizzata all’adozione di strategie antibullismo.
Fonte: Repubblica.