Il latte materno è la prima, importante barriera protettiva contro le varie forme di allergia che, in Italia, colpiscono circa 1 bambino su 4. Possono comparire ad ogni età, anche nel primo anno di vita, e sono influenzate dalla predisposizione genetica e dai fattori ambientali, in particolare quelli dei Paesi occidentali, dove il numero degli allergici è in rapida crescita. A fare il punto sono gli esperti dell’Istituto Bambino Gesù per la Salute.
La più frequente è la rinite allergica
La forma più frequente di allergia tra i bambini italiani è la rinite allergica, che colpisce il 35% dei ragazzi delle scuole medie inferiori; seguono l’asma allergica, la dermatite atopica e le allergie alimentari.
Negli ultimi decenni queste malattie hanno registrato un’impennata soprattutto nei Paesi occidentali o con stili di vita “occidentalizzati”. Dove alcuni fattori, come l’igiene sempre più accurata e l’alto livello di inquinamento degli agglomerati urbani, ne favoriscono l’insorgenza o il peggioramento.
La predisposizione genetica conta
Anche la predisposizione genetica ha un ruolo determinante: se mamma e papà non sono allergici, il rischio che un figlio sia allergico è del 10 – 15%. La percentuale sale al 30% se uno dei genitori è allergico; se lo sono entrambi si arriva anche all’80%.
Le allergie che colpiscono bambini e adulti possono essere anche gravi, a seconda dei sintomi con i quali si manifestano e dell’impatto sulla qualità della vita.
Allergie alimentari e anafilassi
È il caso, in particolare, dei pazienti con anafilassi, ovvero la forma più grave di reazione allergica ad un alimento. Colpisce soprattutto i bambini e gli adolescenti e in età pediatrica ha una prevalenza tra l’1 e il 3%. I suoi sintomi si sviluppano molto rapidamente.
Basta l’ingestione, il contatto, o la semplice inalazione di minime quantità dell’allergene per scatenare orticaria, edema e gonfiore del volto, prurito e gonfiore delle estremità, rinite, congiuntivite, mancanza di fiato, tosse convulsa. In circa 3 casi su 100 si arriva anche alla riduzione della pressione arteriosa e allo shock anafilattico.
Se vuoi sapere di più sulle allergie alimentari, leggi il nostro articolo su Cause, effetti delle allergie alimentari: cosa sono e come diagnosticarle.
Per gli esperti, l’intervento per prevenire e contrastare le allergie deve essere precoce.
È scientificamente provato, infatti, che particolari interventi sulla dieta e sulle abitudini di vita delle future mamme e dei neonati entro le prime 4 settimane dalla nascita riducono il rischio di sviluppare allergie nel corso della crescita.
Il latte materno, prima barriera
La prima barriera contro le allergie – sottolineano gli esperti del Bambino Gesù – è il latte materno che contiene una serie di sostanze in grado di proteggere il bambino dalle infezioni e dalla comparsa di numerose malattie, tra cui le malattie allergiche. Tra cui anticorpi specifici, batteri, zuccheri complessi ad azione sul microbioma intestinale e sul sistema immune del neonato, acidi grassi essenziali.
Quando il latte della mamma non è disponibile, ai bambini a rischio di sviluppare allergie, in particolare alle proteine del latte vaccino, si raccomandano prodotti idrolizzati.
Si tratta di “latti” formulati in modo da avere una composizione il più vicina possibile a quella del latte materno. Che vengono sottoposti a un particolare procedimento (idrolisi) che provoca la scissione delle proteine riducendone la capacità di indurre reazioni allergiche.
Il ruolo di probiotici e prebiotici
Un’altra strategia preventiva è l’introduzione nella dieta di mamme e bambini di prebiotici e probiotici. I probiotici sono microrganismi vivi (presenti in molti alimenti comuni, come yogurt o latte fermentato) che possono apportare benefici alla salute quando somministrati in quantità adeguate.
Se somministrati alla mamma nell’ultimo trimestre di gravidanza, possono ridurre la frequenza di eczema nel lattante del 15%. Somministrandoli durante l’allattamento la frequenza si riduce del 10%. Se somministrati direttamente al bambino quando non ha il latte di mamma – ad esempio nel latte formulato – possono ridurre la frequenza di eczema del 5%. Per quanto riguarda i prebiotici, invece, si hanno benefici solo se somministrati al lattante, in termini non solo di eczema, ma anche di asma e di allergia alimentare.