L’alopecia femminile o calvizie è una condizione che colpisce molte donne, caratterizzata dalla perdita di capelli, spesso in modo diffuso o in alcune aree del cuoio capelluto.
Le cause possono essere genetiche oppure dovute a squilibri ormonali, stress o problemi di salute. L’alopecia androgenica può avere un impatto significativo sull’autostima e sulla qualità della vita delle donne, causando ansia e disagio.
Ci sono varie opzioni di trattamento, tra cui farmaci, laser terapia o trapianto di capelli, ma è importante definire la causa scatenate, poiché la calvizie potrebbe essere il campanello di allarme di una malattia ancora da identificare.
Cos’è l’alopecia femminile
L’alopecia è la perdita di capelli, sia localizzata, sia diffusa, che colpisce molte persone, sia uomini che donne. Anzi, nonostante sia considerata una condizione tipicamente maschile, colpisce invece circa il 50% delle donne. La forma più comune è l’alopecia androgenetica, dovuta cioè a un’alterazione del livello di ormoni androgeni spesso per predisposizione genetica.
Secondo le stime, sarebbero almeno 18 milioni gli uomini e 4 milioni le donne in Italia a soffrirne. Verso i 50 anni, almeno il 50% degli uomini e il 30% delle donne sperimentano questo tipo di calvizie.
Nelle donne, in particolare, la perdita dei capelli può avere un impatto psicologico molto forte, tuttavia mitigato da diverse opzioni di trattamento, anche molto efficaci, con pochi effetti collaterali.
L’alopecia accade a causa della miniaturizzazione dei follicoli piliferi, cioè un processo in cui i capelli si assottigliano progressivamente, si accorciano e perdono la loro pigmentazione. Tale fenomeno li rende sempre più simili ai peli, riducendo dimensioni e spessore. Inoltre, anche il ciclo di vita del capello si accorcia, quindi la fase di crescita è più breve mentre si allunga quella di riposo.
Cause della calvizie femminile
L’alopecia androgenetica femminile o di una sua predisposizione, può essere attribuita a diversi fattori.
- Ereditarietà: le donne con una storia familiare di alopecia sono più sensibili in tal senso, soprattutto in caso di iperandrogenismo, cioè un eccesso di ormoni androgeni.
- Squilibri ormonali: cambiamenti ormonali significativi, come quelli che accadono in gravidanza o in menopausa, possono favorire la comparsa dell’alopecia. Anche malattie come la sindrome dell’ovaio policistico (PCOS), che causa irregolarità del ciclo mestruale, acne, irsutismo e aumento di peso, possono influenzare la perdita di capelli.
- Sistema immunitario: alcune malattie autoimmuni, come il Lupus ad esempio, più comuni tra le donne, possono contribuire all’insorgenza dell’alopecia.
- Carenze nutrizionali: una dieta povera di nutrienti essenziali come le vitamine e i sali minerali può influenzare la salute dei capelli rendendoli più fragili e soggetti a caduta.
- Farmaci: anche una terapia farmacologica, seguita per un tempo prolungato, può determinare una calvizie.
Secondo gli studi, l’alopecia androgenetica è associata all’attività dell’enzima 5-alfa-reduttasi di tipo II, deputato alla conversione del testosterone in diidrotestosterone (DHT). Una maggiore concentrazione di questo enzima nei pressi dei follicoli piliferi ne può causare il danneggiamento, provocando la caduta dei capelli.
Caduta dei capelli in menopausa
I cambiamenti ormonali tipici della menopausa possono avere un impatto significativo sulla salute dei capelli, spesso causando una perdita considerevole. Sarebbe circa il 40% delle donne in menopausa a vivere la spiacevole esperienza di una perdita abbondante di capelli e del conseguente diradamento.
Questo fenomeno è correlato principalmente alla diminuzione degli ormoni femminili, gli estrogeni, con un parallelo aumento degli ormoni maschili, gli androgeni. Tale squilibrio ormonale indebolisce il bulbo pilifero e modifica il ciclo vitale dei capelli, accorciando la fase di crescita e prolungando la fase di caduta.
Anche lo stress, che spesso accompagna la menopausa, può aggravare il problema. Durante la menopausa, la forma più comune di alopecia è quella androgenetica, comunemente nota come calvizie, con un’incidenza che aumenta con l’età.
Inoltre, mentre negli uomini si verifica spesso un diradamento progressivo nell’area fronto-temporale e sulla sommità della testa, nelle donne sono tipicamente colpiti il vertice e la zona frontale.
Calvizie femminile in gravidanza
Anche gravidanza e il post parto rappresentano fasi in cui si verificano significativi cambiamenti ormonali nella vita di una donna. Durante la gravidanza, i livelli di estrogeni rimangono costantemente elevati, il che ha l’effetto di prolungare la fase di crescita dei capelli, rendendoli più spessi e belli.
Tuttavia, dopo il parto, a causa del brusco calo degli estrogeni, si può verificare anche una perdita di capelli, talvolta abbondante, e persino a episodi di alopecia areata (causata spesso da un trauma emotivo o dallo stress, ma reversibile). Infatti, è un tipo di alopecia che colpisce i bulbi piliferi, causando la caduta dei capelli a chiazze, localmente sul cuoio capelluto. Queste chiazze possono variare in dimensioni, da piccole ad aree più estese.
Il decorso non è lineare: in alcuni casi, le chiazze prive di capelli si formano rapidamente, in altri si può assistere a una perdita massiccia in tempi brevi.
È importante notare che spesso i capelli possono ricrescere spontaneamente, specialmente se l’alopecia areata è causata da fattori temporanei come la gravidanza, periodi di forte stress, condizioni di salute debilitante, malattie infettive della pelle o l’assunzione di specifici farmaci.
Come si capisce se si ha l’alopecia femminile?
Per diagnosticare l’alopecia femminile, è necessario seguire un percorso che inizia con un esame fisico e una valutazione complessiva dello stato di salute. Durante questa prima fase si valutano eventuali predisposizioni genetiche, la regolarità del ciclo mestruale, l’uso di contraccettivi orali, farmaci cortisonici e steroidi anabolizzanti, nonché i segni di iperandrogenismo come eccessiva peluria, acne o modificazioni della voce.
Poi, per confermare o smentire quanto emerso durante l’anamnesi, si procede con alcuni esami:
- Tricogramma: è un’analisi microscopica dei capelli che permette di valutarne la salute e il ciclo di crescita.
- Stress test dei capelli: valuta la resistenza dei capelli e la perdita causata dalla trazione.
- Analisi ormonali: per misurare i livelli di ormoni androgeni, estrogeni, cortisolo, ormoni tiroidei (TSH), SHBG, gonadotropine e progesterone, anche in relazione alle diverse fasi del ciclo mestruale.
- Esami del sangue.
Una diagnosi precoce è fondamentale per individuare e avviare tempestivamente un trattamento terapeutico per prevenire o bloccare la miniaturizzazione dei follicoli.
Come si cura l’alopecia femminile
Al momento non c’è una cura definitiva per l’alopecia androgenetica, ma è possibile gestirla con efficacia attraverso l’uso di farmaci, anche perché progredisce lentamente, nell’arco di anni, lasciando la possibilità di individuare il trattamento più efficace.
Tra i farmaci più usati, che possono rallentare e, in alcuni casi, fermare il processo di caduta dei capelli c’è il minoxidil. Si applica localmente sotto forma di lozione sul cuoio capelluto per stimolare i follicoli piliferi. Tra gli effetti collaterali possono esserci infiammazione della cute, ipotensione, prurito ed eritemi.
C’è poi l’estrone solfato, un ormone estrogeno capace di prolungare la fase di crescita del capello. Può essere somministrato in associazione al minoxidil. L’acido azelaico, invece, si impiega in quanto capace di inibire l’azione dell’enzima 5-alfa-reduttasi. In caso di alopecia femminile si prescrivono anche farmaci anti-androgeni.
In alternativa, si può ricorrere alla chirurgia, in particolare l’autotrapianto, che può offrire risultati soddisfacenti.
Plasma ricco di piastrine (PRP)
Tra le diverse opzioni terapeutiche, c’è il plasma ricco di piastrine (PRP), una soluzione innovativa adatta per i casi più lievi. Questa tecnica prevede un prelievo di sangue, il trattamento del plasma ricco di piastrine e la reiniezione sottocutanea tramite microiniezioni. L’obiettivo è stimolare l’attività dei follicoli piliferi, contribuendo a rafforzare i capelli, rallentare la caduta e, in alcuni casi, favorire la ricrescita.
Approccio chirurgico
Nei casi più gravi di alopecia, l’alternativa ai trattamenti farmacologici è l’autotrapianto di capelli. Consiste nel trasferimento di piccole sezioni di cuoio capelluto con i relativi bulbi piliferi dalle aree in cui i capelli sono più folti a quelle in cui sono diradati a causa dell’alopecia.
Tuttavia, affinché l’intervento sia efficace, è necessario individuare un’area donatrice sufficientemente ampia da cui prelevare i bulbi.
Poiché l’alopecia femminile tende a causare un diradamento piuttosto diffuso su tutto il cuoio capelluto, individuare queste aree può non essere facile per raggiungere risultati visibili e validi.