L’ictus cerebrale è una patologia grave e disabilitante che, nel nostro Paese, rappresenta la terza causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie. L’ictus cerebrale colpisce quasi 150.000 italiani ogni anno e la metà dei superstiti rimane con problemi di disabilità anche grave. Nel post ictus uno dei problemi maggiori è l’afasia, come accaduto al giornalista e conduttore Rai Andrea Vianello, colpito da ictus cerebrale il 2 febbraio dello scorso anno.
Cos’è l’afasia
L’afasia è un disturbo del linguaggio causato da lesioni in particolari aree della corteccia cerebrale dell’emisfero dominante (prevalentemente il sinistro), sede della funzione del linguaggio.
Alcune persone afasiche hanno difficoltà quando devono esprimersi verbalmente. Mentre può rimanere intatta la capacità di comprendere il linguaggio. Altre persone, invece, riscontrano difficoltà quando cercano di comprendere quello che gli viene detto. La gravità, ovviamente, è estremamente variabile e dipende dalla sede e dalla dimensione del danno cerebrale.
In Italia, le persone che hanno avuto un ictus e sono sopravvissute, con esiti più o meno invalidanti, sono oggi circa 1 milione.
Ma il fenomeno è in crescita. Sia perché si registra un invecchiamento progressivo della popolazione, sia per il miglioramento delle terapie attualmente disponibili.
Lo sapevi che, secondo le ultime ricerche, dormire più di 9 ore a notte o fare il pisolino pomeridiano aumentano il rischio di un ictus?
A.L.I.Ce. Italia ODV, l’associazione per la lotta all’ictus cerebrale, spiega che per la persona con afasia può essere difficile riuscire a seguire discorsi veloci, trovare le parole adatte da dire o comprendere frasi molto lunghe e complesse.
Contro l’afasia l’approccio riabilitativo
Fondamentale l’approccio riabilitativo. Che oggi i medici focalizzano non solo sul paziente ma anche sulla comunità circostante, prima di tutto la famiglia, che deve avvicinarsi a queste nuove modalità di comunicazione.
La durata del trattamento è variabile. Sicuramente il lavoro più intenso, quello che porta i risultati maggiori, avviene nell’arco dei primi 12 mesi.
Dopo questo primo periodo, il lavoro si concentra principalmente su quella che può essere definita “riabilitazione sociale”, meno legata dunque all’ospedale, con un percorso di adattamento costante.
Tra gli strumenti riabilitativi più utili e utilizzati per recuperare dalla afasia:
- logopedia
- fisioterapia
- terapia occupazionale
- musicoterapia, che contribuisce ad attivare canali diversi da quelli verbali generalmente utilizzati
Chi si trova a vivere con una persona afasica deve, innanzitutto, capire che convivere con un disturbo così grave può determinare cambiamenti di umore anche importanti e repentini. E quindi, sarebbe opportuno avere un atteggiamento rassicurante e positivo.
La difficoltà di linguaggio non va interpretata come “rifiuto di parlare”. La persona afasica comunica come e quando può, riuscendo un attimo prima a dire una parola, ma subito dopo potrebbe manifestare difficoltà nel comunicare efficacemente il proprio pensiero.