Le brutte esperienze con il cibo possono condizionare la tua dieta.
Se mangi qualcosa che ti disgusta o ti fa stare male, nel cervello scatta un interruttore che cambia le tue abitudini alimentari.
Lo rivela uno studio, condotto dall’Università del Sussex e pubblicato sulla rivista scientifica Current Biology, che potrebbe aiutare a risolvere le problematiche legate all’obesità.
Lo studio
I ricercatori volevano capire se le brutte esperienze con il cibo potessero attivare reazioni nel cervello tali da influenzare la scelta alimentare futura.
Per farlo hanno analizzato il comportamento di una specie di lumache amanti dello zucchero, sottoponendole a un “training avverso”.
Ogni volta che alle lumache veniva offerto lo zucchero, i ricercatori picchiettavano delicatamente l’animale sulla testa, senza provocare dolore, ma creando un elemento di disturbo.
In questo modo, attraverso la metodologia del training avverso, le lumache associavano il consumo di zucchero a un fastidio.
Gli studiosi hanno constatato che il comportamento delle lumache veniva alterato e gli animali si rifiutavano di nutrirsi di zucchero, anche se avevano fame.
Quando il team di ricercatori del Sussex ha analizzato più in profondità il processo mentale, ha scoperto l’esistenza di un meccanismo neuronale che ha effettivamente invertito la normale risposta delle lumache allo zucchero. Una sorta di interruttore dell’appetito che spegne la voglia di zucchero.
Inoltre, l’interruttore dell’appetito persiste: solo dopo diverse settimane le lumache hanno ricominciato a mangiare zucchero.
L’interruttore che blocca il senso di fame
L’esperienza negativa delle lumache con lo zucchero si traduce nel cambiamento delle loro abitudini alimentari.
Prima golose dell’alimento, adesso che è associato a un fastidio, lo evitano.
La dott.ssa Ildiko Kemenesa, a capo dello studio, ha spiegato:
“Effettivamente, scatta un interruttore nel cervello che porta la lumaca a non mangiare più zucchero quando offerto, perché adesso quel cibo sopprime anziché attivare l’appetito”.
George Kemenes, professore di neuroscienze presso l’Università del Sussex e membro senior del team di ricercatori, ha aggiunto:
“Le lumache ci forniscono un modello simile ma eccezionalmente basilare di come funziona il cervello umano”.
Infatti, le lumache hanno circa 20.000 neuroni, mentre gli uomini ben 86 miliardi.
Però, il loro funzionamento cerebrale si avvicina molto a quello umano. Per questo rappresentano un modello predittivo.
Le implicazioni della scoperta per l’obesità
L’esperienza negativa che la lumaca ha avuto con lo zucchero potrebbe essere paragonata a quella di chi, per esempio, mangia un cibo avariato e poi lo evita in futuro a causa dell’esperienza poco piacevole.
“Crediamo che nel cervello umano – sostiene uno dei ricercatori – esista un meccanismo simile in cui particolari gruppi di neuroni invertono la loro attività in linea con l’associazione negativa di un particolare alimento”.
Secondo gli esperti, questo interruttore che inibisce l’appetito sarebbe presente anche nel cervello umano.
È attraverso questo meccanismo neuronale che si attiva una forma naturale di inibizione al cibo. L’organismo lo attiva per evitare la sovralimentazione.
Infatti, quando sei sazio intervengono specifici neuroni che spengono la fame.
Approfondire lo studio di questo meccanismo è importante per capire i processi mentali e psicologici alla base dell’obesità. Infatti, in caso di persone con disturbi alimentari, l’interruttore dell’appetito viene alterato. Bisogna capire come e perchè.
Fonte: Currant Biology