Un contorno di carote ti sembra un piatto scialbo? E se si chiamasse “carote croccanti con salsa di agrumi aromatizzate allo zenzero” lo troveresti più appetitoso? Certamente sì! E’ quanto ha dimostrato una ricerca dell’Università di Stanford, in California, appena pubblicata sulla rivista Psychological Science, secondo la quale utilizzare per i piatti a base di verdure una descrizione che ne esalti il gusto, più che la genuinità, a partire dal nome in etichetta, può renderli più attraenti, e così favorire l’adozione di scelte alimentari più sane.
Bocconcini di zucchine caramellate contro zucchine light: chi vince?
Lo studio fa tesoro dei risultati di una precedente ricerca condotta dallo stesso team qualche anno fa. Tutto è iniziato da una riflessione: spesso, per incoraggiare i consumatori a scegliere cibi più sani, si utilizzano etichette che ne promuovono le proprietà salutari. Questo, però, può ottenere l’effetto opposto, perché molte persone tendono a credere che gli alimenti più sani siano anche i meno gustosi. Come renderli più attraenti? Con un’etichetta che enfatizzi la piacevolezza per il palato, più che i benefici per la salute.
Per confermare questa teoria, i ricercatori hanno chiesto a una caffetteria universitaria di etichettare ogni giorno i piatti di verdure in 4 modi diversi: di base, salutare restrittivo, salutare positivo o che strizza l’occhio al gusto. Un esempio?
Un piatto di barbabietole poteva chiamarsi semplicemente “barbabietole” (base), oppure “barbabietole light senza zuccheri aggiunti” (salutare restrittivo), “barbabietole ad alto contenuto di antiossidanti” (salutare positivo) o “barbabietole piccanti con lime” (appetitoso). Per tutto il trimestre autunnale 2016, il team ha raccolto dati sulle scelte fatte dai frequentatori della caffetteria. Risultato: se il piatto aveva un nome più appetitoso era più gettonato e chi lo ordinava ne mangiava di più e ne buttava di meno.
Etichette: il focus sul gusto favorisce scelte più sane
Sulla base dei risultati di questo studio, il team di Stanford ha esteso l’esperimento. La nuova indagine ha coinvolto 57 college e università degli Stati Uniti per valutare su un campione più ampio l’effetto dell’etichettatura incentrata sul gusto.
Per quasi 200 giorni, il team ha analizzato 137.842 decisioni su 24 tipi di verdure in 71 piatti con nomi salutari, neutri o incentrati sul gusto.
I ricercatori hanno scoperto che le etichette incentrate sul gusto hanno aumentato la scelta di verdure del 29% rispetto alle etichette incentrate sulla salute e del 14% rispetto alle etichette di base. Anche la quantità di verdure consumate è cresciuta del 39%.
Conclusioni
Alia Crum, tra gli autori dello studio, ha spiegato che l’etichettatura degli alimenti focalizzata sul gusto funziona perché “aumenta l’aspettativa di un’esperienza gustativa positiva“.
“In particolare”, ha detto, “riferimenti a ingredienti come “aglio” o “zenzero “, metodi di cottura come “arrosto” e parole che mettono in risalto l’esperienza, come “croccanti”, aiutano a veicolare il messaggio che il piatto è gustoso e piacevole da assaporare”.
Questi risultati suggeriscono che, per promuovere scelte alimentari più sane, più che evidenziare i benefici per la salute di un cibo sia utile usare descrizioni giocate sul gusto, a cui spesso fanno ricorso piatti meno genuini ma molto apprezzati.
Naturalmente, c’è bisogno di ulteriori ricerche che valutino l’impatto dell’etichettatura in altri contesti e prendano in esame anche un’altra variabile che può influenzare le scelte alimentari: il costo dei prodotti.